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UN TRENO ROSSO VERSO LA RIVOLUZIONE, di Guido Piccoli

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view post Posted on 18/9/2017, 16:46
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Un treno rosso verso la Rivoluzione



Programma: Colpo di scena
Trasmesso da: RSI Rete Due
Titolo: Un treno rosso verso la Rivoluzione
Autore: Guido Piccoli
Regia: Guido Piccoli
Presa del suono, editing e sonorizzazione: Thomas Chiesa
Ciclo: originale radiofonico in 05 puntate dal 28 agosto 2017 al 01 settembre 2017
Produzione: Francesca Giorzi (NUOVA prod. RSI 2017)
Con:
Mario Cei (Lenin),
Adele Pellegatta,
Massimiliano Zampetti,
Matteo Carassini,
Claudio Moneta,
Jasmine Laureti,
Mirko d’Urso,
Enrico Bertorelli,
Davide Casarin


Che piaccia o no è stato uno dei Grandi della storia. Eppure, fino a pochi mesi prima di cambiare il mondo, viveva quasi in miseria con la fedele moglie Nadežda sulla Spiegelgasse nel quartiere di Niederdorf a Zurigo. In un modesto appartamento a cinquanta metri dal Cabaret Voltaire, la culla del dadaismo, dove tutte le notti si discuteva, si cantava e si recitavano poesie, proprio mentre Lui, Vladimir Ilic Ulianov detto Lenin, per tirare avanti era costretto a tradurre noiosissimi libri su derivate e integrali e simili bagattelle.
Mentre nella sua lontana Russia scoppiava la rivoluzione, lui viveva la Svizzera, dove aveva già trascorso quasi cinque anni d’esilio, come una vera prigione. Tutti i paesi che la circondavano, allora nel pieno della prima guerra mondiale, gli erano carcerieri: la Germania, in quanto nazione nemica di quella che era comunque la sua patria, e i suoi alleati europei, comprese la Francia e l’Italia, perché temevano a ragione i suoi propositi rivoluzionari.
Fu al termine del rigido inverno del 1917 che al Kaiser Guglielmo II venne un’idea a dir poco singolare, se non sensazionale, per mettere ancora più in difficoltà il nemico del fronte orientale, la Russia: quella di offrire a Lenin una montagna di marchi per finanziare la sua rivoluzione e soprattutto un treno blindato che lo trasportasse da Zurigo fino al Baltico e da lì, attraverso la Svezia e la Finlandia (non coinvolte nel conflitto) fino a Pietroburgo. E Lenin, pur consapevole di tutti i rischi dell’offerta, accettò. “Il treno rosso” racconta questo frammento della storia contemporanea, così importante se non decisivo per le sorti del mondo, perché fu anche grazie a quel viaggio (e forse anche a quei soldi) che Lenin fece quella rivoluzione che, tra l’altro, portò alla firma della pace con la Germania, anche se non riuscì a salvarla dalla sconfitta.
Un frammento di storia abbastanza controverso e comunque poco noto e indagato, da molti quasi rimosso. E a ragione perché, di fatto, fu un esempio e un tributo del pragmatismo, di una politica basata più su scelte concrete che su principi universali o etici. D’altronde, che avrebbe dovuto fare Lenin? Continuare a vegetare a Zurigo, immalinconirsi o al massimo continuare, tra una traduzione e l’altra, a scrivere di rivoluzione, standosene lontano, senza mai viverla? Anche perché, diciamocela tutta, rigido com’era, nei fiumi d’alcol e fumi di tabacco, oltre che di poesie del Cabaret Voltaire, proprio non ce lo riusciamo ad immaginare.


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