Edizione 2014
01 Diego Fusaro - da Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci 07-03-2014Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”. Così scriveva Antonio Gramsci nel 1917. Al netto delle avventure che hanno attraversato un secolo breve ma denso più di ogni altro, l’indifferenza non ha cessato di essere il “peso morto della storia”: essa si declina oggi nella forma della “pigrizia fatalistica”, come la chiamava lo stesso Gramsci nei Quaderni del carcere, ossia della passiva e inerte accettazione dell’esistente come destino, vuoi anche come mondo naturale, sottratto alla storia e all’agire umano, tale da dover essere conservato non perché giusto e buono, ma semplicemente perché è. Dalla condanna dell’indifferenza come forma patologica del nostro presente occorre partire per destrutturare la mistica della necessità e riattivare il senso della possibilità e del rinnovamento.
02 Stefano Zamagni - da L'idea di giustizia di Amartya Sen 14-03-2014“La mia ricerca riguarda la possibilità di trovare un’intesa fondata sulla ragione su come ridurre l’ingiustizia nonostante le nostre diverse idee sullo stato ‘ideale’ delle cose ”. E’ con questa definizione che Amartya Sen descrive, nel libro “L’idea di giustizia” l’ambizioso progetto di fornire gli strumenti concettuali per accrescere la giustizia, rispondendo a domande quali: perché dobbiamo accrescere la giustizia? Giustizia di che? Come mettersi d’accordo per accrescere la giustizia? Entro quali confini (comunitari, nazionali, globali)? Un appuntamento importante che morde sul nostro tempo, privo com’è, di giustizia sociale.
03 Piergiorgio Odifreddi - da De rerum natura di Lucrezio ma21-03-2014Duemila anni fa un uomo guardò alla cultura del futuro, e ne anticipò una buona parte in un’opera visionaria e avveniristica: l’uomo era il poeta Lucrezio, l’opera il poema “De rerum natura”. Tutte le grandi teorie scientifiche di oggi (l’atomismo fisico-chimico, il materialismo p sicologico, l’evoluzionismo biologico) sono esposte e difese nei suoi canti. Tutte le grandi superstizioni umanistiche di ieri (la filosofia non epicurea, la letteratura non realistica, la religione non deista) sono criticate e attaccate nelle sue invettive. Il “De rerum natura” costituisce dunque, allo stesso tempo, un’opera di divulgazione scientifica e una testimonianza laica: esattamente le due chiavi di lettura del mondo alle quali ha legato il suo nome anche il “matematico impertinente” Piergiorgio Odifreddi. Ma allora chi meglio di lui può condurre il pubblico nei meandri del poema antico, e mostrare che la scienza moderna è in larga misura una serie di postille a Lucrezio? ” Si scopre così che le parole di un letterato classico e i pensieri degli scienziati contemporanei convergono nell’offrire una grandiosa visione del mondo.
04 Marco Vannini - da Attesa di Dio di Simone Weil 28-03-2014“Simone Weil ha convertito molti non cattolici, ha deconvertito molti cattolici”: è sufficiente questa affermazione di un eminente teologo per testimoniare quale rivoluzionario valore abbia assunto, nel Novecento, un pensiero che si dipana in una piccola costellazione di «libri duri e puri come diamanti, dal lento ritmo incantatorio, dal francese sublime» (secondo le parole di Cristina Campo). Una costellazione al centro della quale si colloca Attesa di Dio, raccolta di scritti – composti fra l’autunno del 1941 e la primavera del 1942 – apparsa postuma nel 1949 per le cure di Joseph-Marie Perrin, l’affabile padre domenicano che fu amico, confidente e destinatario delle sei lettere che, dettate da un ineludibile «bisogno di verità», costituiscono parte essenziale dell’opera. Ponendosi sulla soglia di una Chiesa che ha svilito la verità a linguaggio normativo, e rimanendo «in attesa» nel punto d’intersezione fra cristianesimo e tutto ciò che non lo è, Simone Weil esprime, attraverso «un esempio concreto e certo di fede implicita», l’urgenza di una nuova forma di religione e di una radicale trasformazione dell’anima. E ancora oggi non si esce illesi dalla lettura di pagine fra le più alte che nel secolo scorso siano apparse.
05 Carlo Sini - da Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam 04-04-2014La celebre operetta immagina che la Follia sia un’dea, la quale, davanti a una piccola folla meravigliata, mostra quanti e quali benefici riceva dalla sue mani e come, senza il suo intervento, nulla nella vita sia piacevole, conveniente o sopportabile. Dal suo podio, la Follia delinea così un quadro immortale dell’umanità, passando in rassegna tutti i vizi incarnati in varie categorie di persone e personaggi, non risparmiando né re, né papi, con una satira feroce che colpisce ogni tempo.
6 Ivano Dionigi - da La brevità della vita di Seneca 09-04-2014Il senso della fuga del tempo e della caducità delle cose ne percorre tutta l’opera. A questa realtà egli oppone una problematica saggezza, che invita a liberare lo spazio breve dell’esistenza dalle futili tensioni che lo consumano, vanificandone la potenziale ricchezza. Il tempo è il bene più prezioso dell’uomo; ma è anche quello più facilmente dissipato. Ecco l’impietoso spettacolo dell’alienazione umana, la massa frenetica degli affaccendati, il dramma delle vite consunte dalla brama di ricchezza e di potere; e, di contro, la figura del saggio, che nel dominio razionale di sé sa rendere intenso e fecondo ogni attimo dell’esistere e fa di ogni giorno che passa una vita. La brevità della vita è uno tra i piú famosi trattati dell’antichità, capace di indicarci ancora oggi la via per raggiungere la felicità e la pienezza del vivere.
07 Vito Mancuso - da Cantico delle creature di Francesco d'Assisi 18-04-2014“Laudato si, mi signore, per sora nostra matre Terra”: Francesco invita a lodare e ringraziare la terra. È una possibilità offerta a tutti, per osservare e comprendere con uno sguardo vivo le crisi e le emergenze che abbiamo sotto gli occhi e alle quali non possiamo più sottrarci. Un inno alla vita in una preghiera permeata da una visione positiva della natura in quanto riflesso divino.
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