Quanto č bravo il «professor» Marco Paolini alle prese con Galileo Galilei! Il teatro per lui, č un'avventura antica, filtrata dallo sguardo da uomo contemporaneo intelligente. Oltre al talento indubbio, la capacitą affabulatoria peculiare, č un artista che non tradisce mai nelle scelte, scavalcando i canoni facili e commerciali, riempie a tutto spiano i teatri e raggiunge picchi di audience nelle sue performance televisive. In tempi di grandi fratelli e dintorni, č un miracolo.
Il prologo
Dissertare sui massimi sistemi č rivoluzione, come annuncia nel prologo del suo spettacolo «Itis Galileo», che parte come una scheggia seguendo la velocitą della terra, ossia milleottocento chilometri ogni sessanta secondi. Eccoci catapultati nel Seicento tra fisica, astronomia, filosofia, Copernico, Keplero, Tolomeo, Giordano Bruno. Il teatral-docente e gran cerimoniere, avverte il pubblico del Teatro Ambasciatori di Catania: «Si tratta di materia complessa si farą fatica ad arrivare alla fine della serata». Dobbiamo smentirlo, quella materia č contagiosa, viva, pulsante in un attimo Paolini ipnotizza la sala, instaura la sua proverbiale empatia e voilą la lectio magistralis ha inizio.
Un salto nella macchina del tempo«Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo» č il libro di Galilei, da cui il cantastorie del terzo millennio decolla, con un salto nella macchina del tempo dal leggio ci porta per mano, grembiale di cuoio da garzone di bottega e baschetto nero, sul palcoscenico, dove domina una gigantografia autografa dello scienziato e penzola una grande sfera a forma di mina marina che fa da scrigno al sistema copernicano. Marco con disinvoltura mescola: rigore storico e inventiva in uno schema drammaturgico efficace, dimostrando di essere raffinato indagatore delle umane vicende e facendo dimenticare l'immagine classica di Galilei vecchio e con la barba bianca.
Un Galileo moderno Il suo Galileo č moderno, umanissimo: fiorentino nato a Pisa, genio non laureato, insegnante precario di matematica all'Universitą, arrotonda lo stipendio facendo oroscopi, un po' «sborone», se la tira specialmente dopo l'invenzione del cannocchiale. Ma č soprattutto lo scienziato che rifiuta la morte eroica abiurando, ma non rinuncia alle sue teorie, china il capo ai dogmi della Chiesa senza cambiare idea, e ci appare alla fine un uomo libero dalla mente aperta, capace di riconoscere errori e dubitare.
Il concetto di evento come forza che nasce da un racconto, genera per due ore ammalianti la solita alchimia made in Paolini, l'artista non esita a esplicitare concetti, a rendere chiarissimi passaggi oscuri e riferimenti alla realtą odierna, a provocare con battute ed esempi la risata, sempre e comunque sagace.
«C'č qualcosa che lega Galileo alla bomba atomica» - conclude Paolini - cavalcando alla texana la mina, sulle note della Quinta di Beethoven versione rock. C'č qualcosa che lega noi al suo teatro: la capacitą di trascinare dentro l'anima e il cuore di una storia, che si tratti di uomini famosi o di eroi del quotidiano poco importa, quel che conta č che č sempre capace di farci inseguire la sua inesauribile passione.
testo da Domenica del sole24orelo spettacolo:
www.mediafire.com/?gkj5u13xvz6d4u3dopo spettacolo:
www.mediafire.com/?uu96n7nx6qd222r«Itis Galileo»
con Marco Paolini
di Francesco Niccolini e Marco Paolini.
Consulenza storica di Giovanni De Martis.
Consulenza scientifica di Stefano Gattei.
PS: la registrazione non l'ho fatta io, l'ho presa da altro sito in rete, ho fatto un ascolto "a campione" e la qualitą audio mi č sembrata medio alta, anche senza tanti rimaneggiamenti.
