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LA TERRA IMPAREGGIABILE, di Mario Cei, Alessandro Quasimodo

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lo sciamannato
view post Posted on 13/11/2010, 23:49




impareggiabile



LA TERRA IMPAREGGIABILE
di Mario Cei, Alessandro Quasimodo



Regia: Mario Cei
Musiche originali: Flavio Minazzi

Con Alessandro Quasimodo e Mario Cei
Flavio Minardo chitarra, mandolino, ocarina e marranzano




La Sicilia tra mito e letteratura, questo l’assunto di un recital che ripercorre, tra poesia, prosa e canzone, la storia di un legame inscindibile fra “la terra impareggiabile” quasimodiana e i suoi più rappresentativi narratori del novecento, da Verga a Pirandello, da Vittorini a Brancati, da Bufalino a Sciascia.
Quasi con un’unica voce, gli autori siciliani parlano della loro isola, di volta in volta, con accorato rimpianto, struggente amarezza, radicato fatalismo e non rassegnata accettazione, ma sempre con appassionato amore.
La poesia di Salvatore Quasimodo è il filo conduttore e costituisce l’ossatura di questo percorso che vuole restituirci un’immagine della Sicilia lontana da abusati stereotipi o, ancor peggio, da ormai improponibili motivi folclorici.
I temi sono molteplici, dal sentimento di appartenenza ad un mondo in cui “la (…) razza ha coltelli che ardono e lune e ferite che bruciano” (Le morte chitarre), all’orgoglio mai piegato di chi grida ovunque si trovi la sorte della propria terra (Lamento per il Sud).
L’isola è il luogo dell’incanto, della luce e dei colori intensi, ma è anche il luogo dell’alienazione, di chi “è e si fa isola a sé” (L’isola nell’isola) e il luogo da cui si fugge per cercare chissà dove chissà quali certezze, per poi struggersi nell’angosciante impossibilità del ritorno.
La Sicilia è il luogo degli affetti, dei legami familiari e del recupero dell’infanzia, che anche nella distanza del tempo e dello spazio, ma si affievoliscono e si perdono (Al padre, Intervista a mia madre, Lettera alla madre).
Non manca l’aspetto ironico, il divertissement, come ne La rallegrata di Pirandello o nel brano tratto da Cere perse di Gesualdo Bufalino in cui si scoprono vizi e virtù del “siciliano eccellente”.
Il viaggio si conclude con la novella di Pirandello Di sera, un geranio, in cui alla fine della propria esistenza, nel momento del distacco, arde in noi il desiderio di ritornare nella corporeità nuda e immortale di una cosa, di una pietra “O anche un fiore che duri poco: ecco questo geranio… Di sera, qualche volta, nei giardini s’accende così, improvvisamente, qualche fiore, e nessuno sa spiegarsi la ragione”.

www.mediafire.com/?2227275w3e8533g

Edited by Elrond_55 - 20/12/2014, 12:16
 
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view post Posted on 22/2/2020, 13:22

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