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L'ULTIMO NASTRO DI KRAPP, di Samuel Beckett

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gutturnio
view post Posted on 7/5/2008, 08:01




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SAMUEL BARCLAY BECKETT


Samuel Barclay Beckett (Dublino, 13 aprile 1906 - Parigi, 22 dicembre 1989) è stato uno scrittore, drammaturgo e regista irlandese.
la sua famiglia era di estrazione borghese e di religione protestante. Studiò lingue e letterature romanze al Trinity College di Dublino, laureandosi con una tesi, successivamente pubblicata, su Proust. Trasferitosi a Parigi, fu nominato lettore d'inglese a l'École Normale Supérieure divenendo il segretario di James Joyce. Frequentò gli ambienti dei surrealisti e pubblicò alcuni romanzi tra cui Molloy (1951), Malone muore (1951) e L'innominabile (1953).
Secondo una felice intuizione di Martin Esslin, Beckett fu considerato fra i massimi esponenti del teatro dell'assurdo, insieme a Eugène Ionesco e a Arthur Adamov. Per il teatro scrisse Aspettando Godot nel 1952 (opera scritta prima in francese e poi tradotta da lui stesso in inglese) che venne rappresentata per la prima volta il 5 gennaio 1953 a Parigi, al Théâtre de Babylone. Di seguito scrisse Fin de partie (Finale di partita, 1957) e Oh les beaux jours (Giorni felici, 1960]. Per il cinema scrisse nel 1963 la sceneggiatura di Film (distribuito nel 1965) con Buster Keaton. Per la TV tedesca realizzò come autore e regista cinque "teleplay", di notevole impatto visivo per la sperimentazione del linguaggio e l'ideazione registica (in particolare segnaliamo Quad (1981) e Nacht und Träume (1982).
Nel 1969 ricevette il Premio Nobel per la letteratura, ma egli non si presentò per ritirarlo.

L'ultimo nastro di Krapp

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L'ultimo nastro di Krapp (Krapp's Last Tape) è un'opera teatrale in atto unico di Samuel Beckett, pubblicata nel 1958. L'opera fu ideata per l'attore Pat Magee, che fu interprete della prima il 28 ottobre 1958 al Royal Court Theatre di Londra.
Krapp, il protagonista dell'opera drammatica, utilizza come diario un vecchio registratore, in cui descrive le sue giornate, i pensieri e i desideri.
L'atto unico ha inizio con il vecchio Krapp intento ad ascoltare una sua registrazione diaristica di trent'anni prima, dalla quale si evince l'entusiasmo che l'allora giovane clown aveva nei confronti della vita. Arrivato all'età anziana e sentendo prossima la morte, deride sé stesso per il futile tentativo di dare un senso alla propria esistenza, rivelatasi poi fallimentare.


Nota di Gutturnio
Copia incolla dal blog:
http://it.wikipedia.org/wiki/Samuel_Beckett
Lasciando da parte la casualità che ha sempre contraddistinto gli inserimenti in questo blog, origino una dovuta eccezione con questa commedia, essendo ospite per il mese di maggio presso Krapp's Last Post (http://klp.splinder.com/ ) nella sezione audio e, giocando con il titolo elaboro i dovuti ossequi.
E' comunque un'ottima occasione per insinuarsi nel teatro di Beckett, autore che ha scritto espressamente anche per la radio come del resto: Durrenmatt, Miller, Frisch, Brecht, Claudel. ecc ecc.
Di conseguenza vi rimando qui: http://www.samuelbeckett.it/radio.htm#radio1
Questa non è una stesura radiofonica, ma un adattamento ben riuscito intrepretato da Alberto Canetta (Krapp) e Pierangelo Tomassetti (voce narrante) con la realizzazione tecnica di Gianfranco Pongelli e regia di Marco Parodi, prodottto dalla rsi nel 1976.
In questo monologo a due voci, ambientato in una stanza definita tana, Krapp, anziano scrittore fallito, molto miope, è consuetudinario nel riascoltare i nastri sonori dove di anno in anno ha inciso con la propria voce il resoconto degli accadimenti trascorsi.
Sta ascoltando il nastro inciso del suo trentanovesimo compleanno e di ciò che è stato riconosce una continuità solo per l'abitudine alle banane e all'alcool. Un momento del passato che sembra lusingarlo è l'incontro amoroso con una donna che è stata l'unica cosa felice della sua vita: esito conclusivo al dramma dell'esistenza e le registrazioni, gli offrono l'opportunità di poter dialogare con il proprio io trascorso.
Da Teatro:
"Il linguaggio non sa più esprimere il dialogo dell'uomo con se stesso, e l'uomo rimane per un tempo indefinito come sospeso fra due stati di coscienza: l'interminabile sforzo di vivere e la vanità della vita"
(F.Guichanard). Trad. di C. Fruttero, in Teatro (Torino 1961).

http://www.divshare.com/download/4383240-86e



Edited by eos1948 - 18/2/2009, 22:16
 
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