PODCAST HALL

EMMA B. VEDOVA GIOCASTA, di Alberto Savinio

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/4/2008, 07:13
Avatar

Advanced Member

Group:
Amministratore
Posts:
6,565

Status:


Fratello minore di Giorgio De Chirico, Alberto Savinio (pseudonimo di Andrea De Chirico, nato ad Atene nel 1891, morto a Roma nel 1952) è ormai considerato uno degli artisti più geniali del Novecento. Un surrealista ante litteram a cui tutte le forme di espressione artistiche andavano strette. Perciò Savinio si mise alla prova in più campi: dalla narrativa, al teatro, alla pittura, alla musica. In tutti portò la sua ventata di follia, la sua ironica interpretazione di un mondo classico ormai di cartapesta, la sua malinconica poesia. Fu tra i fondatori nel 1924, insieme a Luigi Pirandello, del Teatro d'Arte, e sposò nel 1926 un'attrice di prosa Maria Morino, dalla quale ebbe due figli, Angelica e Ruggero. La prima prova teatrale, Capitan Ulisse risale al 1925 (rappresentata nel 1938), le cui gravi difficoltà di allestimento, e l'esito alquanto contrastato della prima, tennero Savinio lontano dal teatro per un altro decennio. Seguirono Il suo nome (1948), La famiglia Mastinu (1948), Alcesti di Samuele (Milano, Piccolo Teatro 1950, regia di Strehler) e Emma B. vedova Giocasta (Roma, Teatro Valle 1952, interprete Paola Borboni ).


Emma B. vedova Giocasta

emmabvb2

Una lettera annunciata alla signora Emma il ritorno del figlio Millo dopo quindici anni di separazione. Nel lungo monologo che ne precede l'arrivo Emma B. ripercorre sul filo della memoria il cammino della sua autocoscienza di madre. La vicenda interiore di Emma B. si anima di dettagli, si colora di aneddoti: dalla rievocazione dello stratagemma con cui essa aveva salvato il figlio, nel gennaio del '44, durante una perquisizione della polizia, al ricordo del momento di verità che aveva accompagnato l'ingresso di Millo nell'età adulta, allorché vedendolo dentro i panni riadattati del padre ella aveva finalmente riconosciuto in lui il suo vero uomo. Emma B., per anni, dopo l'abbandono da parte del figlio, ne aveva allineati i vestiti, custoditi in un armadio, appendendoli ad una corda, in una pratica fattasi quotidiana. Quei vestiti, in grado di raccontare l'intero iter esistenziale del figlio, avevano finito per acquistare medianiche potenzialità evocative. Millo, assente, è nelle parole della madre la vittima di un destino cui tentò invano di sottrarsi, ma anche Emma B. rivela nel finale un attimo di esitazione di fronte all'estremo atto della sua insubordinazione al principio di autorità incarnato dal marito. È per ribellarsi a quel principio che ella ha preso a muoversi sul terreno della trasgressione. Con la rimozione di ogni traccia mnemonica dell'esistenza del marito e con l'esercizio del potere, connesso con il suo nuovo status di madre, Emma B. aveva iniziato l'opera di riscatto della propria situazione di donna. Il vero eroismo della maternità di Emma B. sta nell'aver accettato la pregiudiziale indispensabile alla condizione di madre: la sudditanza ad un estraneo. Il suo egoismo sta nell'aver messo a segno un progetto che contemplava nel figlio maschio la propria rivalsa di donna, di essere condizionato dalla ricerca di un complemento. Complemento che, una volta creato, va educato nella dipendenza, nella convinzione a lungo conculcata che altrove sia vana la ricerca della felicità (premessa necessaria al ritrovamento del figlio maschio è che egli sia "morto alla vita"). L'armadio dei vestiti racconta le tappe di questa servitù, le somiglianze fisionomiche delle donne incontrate dal figlio con i tratti del proprio volto costituiscono per Emma B. altrettante conferme della riuscita del suo disegno, la certezza di un percorso che lo ricondurrà inevitabilmente al punto di partenza. Dopo l'inutile calvario sentimentale della sua vita, Millo è ora pronto a ritornare da lei, ad ammettere con il ritorno la propria sconfitta. Il monito oscuro, la negazione di ogni felicità esterna, la promessa tranquillante di un microcosmo sotto tutela, non sono che alcune delle armi cui ricorre questa madre per trattenere il figlio, e dove più non vale l'autorità interviene la lusinga, l'affascinante trasformazione finale, che la vede pronta ad attrarre il partner con la seduzione dei sensi. La totale assenza di pudore di Emma B. è già motivo sufficiente a distanziarla da un'altra Gran Madre del nostro teatro, la Donn'Anna Luna de "la vita che ti diedi", cui alcune affinità inviterebbero ad imparentarla. Ma più che le analogie di un parallelo quanto più immediato, tanto più fuorviante col testo pirandelliano, sono le sostanziali differenze (la presenza in Savinio dell'antagonista maschile e la coscienza dell'incesto come gesto di ribellione) che ci persuadono a ricercare all'interno del mondo dell'autore le radici del suo personaggio. Anche nella scelta del genere teatrale il monologo costituisce il momento di maggior verità in teatro e per il personaggio e per l'attrice che lo interpreta: tutto dunque obbedisce ad una coerente esigenza di demistificante chiarezza.

Monologo di Alberto Savinio
Con Valeria Moriconi
Atto unico - Registrazione del 1984


Regia teatrale: Egisto Marcucci
Regia radiofonica: Lorenza Codignola
Assistente alla regia: Alberto Donatelli
Realizzazione tecnica: Pino Incardona

www.mediafire.com/?z5ijbu8myeun8ax

Edited by papero62 - 27/8/2011, 01:58
 
Top
linotelesca
view post Posted on 27/8/2011, 00:00




Link non funzionante
 
Top
view post Posted on 27/8/2011, 00:58

papero

Group:
Member
Posts:
5,684

Status:


CITAZIONE (linotelesca @ 27/8/2011, 01:00) 
Link non funzionante

link sostituito
 
Top
view post Posted on 15/12/2014, 20:12

Junior Member

Group:
Member
Posts:
10

Status:


Grazie mille
 
Top
3 replies since 4/4/2008, 07:13   314 views
  Share