Il pessimismo della ragioneUn incontro con Mario Rigoni Stern ed Ermanno Olmia cura di Daniela Fornaciarini e Gianluca Papa
La necessità di rivolgersi ad un presente che abbia lunga, intensa, coerente vita alle spalle porta spesso i giornalisti che si occupano di cultura -nel senso più esteso del termine- ad incontrare uomini, personalità che nel loro vivere lascino segni validi, fissi nella memoria anche quando i tempi mutano. E così il 9 marzo ad Asiago, in provincia di Vicenza, Rete Due ha incontrato due uomini che hanno inciso profondamente nella cultura italiana: il regista Ermanno Olmi e lo scrittore e saggista Mario Rigoni Stern.
Ne è scaturita una lunga intervista esclusiva e i due grandi amici si sono raccontati come mai avevano fatto prima davanti ad un microfono.
Il legame che avvicina Mario ed Ermanno, più che un’amicizia, ha il sapore di una speciale “affinità elettiva”.
Olmi e Rigoni Stern vivono in belle villette fuori dal paese. Le loro case sono molto diverse tra loro. L’una è posta di fronte all’altra, proprio a ridosso del bosco. Dalle finestre delle loro stanze si domina tutto l’altopiano, lo stesso che nella guerra del 1915-18 vide scrivere pagine spietate della storia umana.
Già osservando l’ambiente che circonda questo luogo si intuiscono quali possano essere quelle affinità, che dal 1959 li tengono uniti in un rapporto di reciproca stima e fiducia.
“Siamo amici perché possiamo stare insieme senza avere il bisogno di parlare” ci ha spiegato Rigoni Stern. Il regista e lo scrittore amano un silenzio di pace per permettere al loro sentire, al loro sapere di uscire dalla stretta delle emozioni e dei pensieri per prendere forma sulla carta o sulla celluloide.
E fin dall'inizio le loro opere li hanno consacrati alla storia e al sapere. Vissuti diverse, ma allo stesso tempo simili. Toccati entrambi dalla guerra, hanno seguito un percorso formativo singolare.
Ermanno Olmi ha iniziato alla Edison Volta, documentando con la cinepresa la costruzione delle grandi centrali elettriche che hanno permesso all’Italia alla fine degli anni Cinquanta di crescere, anche se a discapito di molti territori alpini sacrificati senza troppi scrupoli sull’altare del progresso. A distanza, anche Olmi ha riconosciuto in parte quell’errore dell’uomo perpetrato nei confronti della natura.
Rigoni Stern ha esordito nel 1953 con il libro autobiografico “Il sergente nella neve”. Narra e documenta la disastrosa ritirata dalla Russia delle truppe italiane sul finire della Seconda Guerra Mondiale.
Tutti e due sono accomunati da quella visione neorealista, che nel tempo è diventata opaca, più negativa, ma mai rassegnata.
Per Olmi un percorso cinematografico complesso che "dall'Albero degli zoccoli " a " Centochiodi " lo ha portato continuamente a misurare l'uomo fra gli altri e l'uomo con il sovra naturale, la trascendenza .
Per Rigoni Stern una scrittura -dopo la descrizione dei ricordi e degli orrori della seconda guerra mondiale - in cui con "saggezza naturale" identifica l'uomo nell'andare quotidiana: con se stesso, con le sue opere e con il resto della vita umana.
Oggi mettono in guardia il mondo dagli errori del passato.
“Mi rifiuto di pensare che l’uomo debba continuare a commettere gli stessi errori” ha quasi gridato Olmi nel corso dell'incontro. Un’Umanità cieca, che giorno dopo giorno distrugge l’ambiente in cui vive, avviandosi irreparabilmente verso la propria cancellazione.
Lui e Stern lo ribadiscono quasi all’unisono, con una convinzione e con una forza che di ritorno da Asiago abbiamo cosi sintetizzato: “Il loro pensare ed essere è il pessimismo della ragione”. Un disfattismo ancora carico di speranza.
Per Olmi attualmente la sintesi migliore del suo pensare è il film “Centochiodi” uscito nelle sale italiane il 30 marzo, con il quale il regista ha dichiarato conclusa la sua esperienza cinematografica, continuando però a dedicarsi ai documentari.
La pellicola è già" un caso". Un giovane professore universitario lascia la sua abituale vita per rifugiarsi solitario lungo il Po, non prima di aver “crocifisso” al pavimento di legno i testi sacri della biblioteca dell’ateneo. Un gesto che potrebbe sembrare quasi blasfemo per un autore come Olmi che nei suoi discorsi cita spesso il Nuovo e il Vecchio Testamento.
Riesce persino a far dire al suo protagonista che sarà Dio, nel giorno del Giudizio, a dover rispondere di tutta la sofferenza, spiegando nell’incontro con Rete Due che «le religioni non hanno mai salvato il mondo».
Per Rigoni Stern la sintesi forse starà in quel libro che proprio a Lugano un paio di anni fa indicò come strumento per una rilettura di se stesso e del suo tempo. Non si può che aspettarlo.
La saggezza di Mario Rigoni Stern e la colta esperienza di Ermanno Olmi oggi quasi implorano l’uomo di fermarsi, proprio come il docente di “Centochiodi”, per tornare finalmente a guardare il fiume, il cielo e le stelle, o anche soltanto per bere un caffé con un amico: un gesto semplice, ma nel quale - ricorda Olmi - c’è più sapienza che nei libri.
una biografia ed altro su Mario Rrigoni Sternuna breve biografia di Ermanno Olmilink:www.mediafire.com/?elqcfhqvt1at8p0Edited by papero62 - 24/8/2011, 22:59