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UTOPIA, LINK DA SOSTITUIRE

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view post Posted on 26/5/2013, 13:38

papero

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Utopia
Storia e teoria di un'esperienza politica



Luogo ideale, eppure inesistente o impossibile, l’utopia rappresenta l’essenza della cultura moderna, nel suo sforzo verso l’emancipazione dell’individuo dai legami tradizionali e la realizzazione di una società garante di giustizia e libertà. In quanto comunità ideale, l’utopia si contrappone a una realtà storica degradata, proponendo un progetto meditato e razionale di società giusta in cui bisogni individuali e beni collettivi, aspirazioni private e scopi pubblici possano trovare una logica e armonica compenetrazione, tanto da giungere a costruire un «paradiso in terra», secolarizzato nella pura immanenza. In questa prospettiva il carattere “desiderante” e “immaginario” dell’utopia rimanda a una concezione “aperta” dell’agire individuale e sociale, arricchita dalla dimensione della possibilità e della libertà, contro ogni immagine dell’esistente cristallizzata in una concezione chiusa e determinata della realtà, considerata al di là di ogni possibile valutazione critica. Ecco dunque il motivo per cui l’idea di utopia – sia essa un progetto di legislazione sociale o un viaggio immaginario, un laboratorio di esperienze o un modello di sovranità – si accompagna alla concezione moderna dell’homo faber che considera la «vita in comune» come un compito poietico da ordinare e razionalizzare secondo un progetto dato a priori e controllabile, secondo un’immagine fissata in una rappresentazione mentale. Dell’utopia esiste però anche un’altra faccia. Proprio come è avvenuto anche per altri aspetti della cultura moderna (tra cui l’eguaglianza e la tecnica), i progetti utopici di emancipazione possono rovesciarsi nel loro esatto opposto, cioè in vere e proprie distopie caratterizzate da elementi totalitari, soprattutto nei casi in cui lo sguardo utopico sia inteso meccanicisticamente in vista di una compiuta omologazione culturale. Nell’immagine della comunità ideale, infatti, il dissenso è bandito in linea di principio: ciò che è perfetto, dunque non perfettibile, non ammette discussioni, non «diviene», bensì «è», autosufficiente e assoluto. In una completa eterogenesi dei fini, il desiderio utopico si trasforma dunque in un universo reificato, statico e definitivo che – sognando di risolvere “tecnicamente” i conflitti sociali – realizza il progresso storico-sociale determinando però, allo stesso tempo, la sua crisi irreversibile, tanto che l’impossibilità dell’utopia diventa una virtù politica, e non un difetto.
Proprio a partire dalla constatazione di questa intrinseca ambiguità, con il programma su “Utopia” il Centro Culturale della Fondazione San Carlo mira a riconsiderare il ruolo dell’immaginazione politica per la definizione di nuove linee di sviluppo delle società occidentali, troppo spesso concentrate solo sulla stabilizzazione della realtà esistente, giustificata anche da un punto di vista ideologico. Il percorso muoverà dalla ricostruzione delle principali teorie filosofiche sull’idea di utopia nelle varie fasi storiche della civiltà occidentale (dal Rinascimento all’Illuminismo, dal movimento socialista alle culture liberali), fino a giungere all’analisi delle trasformazioni delle pratiche sociali e della sfera pubblica legate alle nuove forme di vita sociale che costringono a ripensare radicalmente sia categorie di taglio sociologico e politologico (quali legge, diritti, libertà), sia categorie esplicitamente culturali (quali progresso, identità, futuro, immaginazione e contingenza), in modo da analizzare anche il complesso incrocio tra storia e politica, tra filosofia e scienza individuato dal concetto di utopia nella cultura moderna. Il programma intende dunque proporre una riflessione ad ampio raggio – filosofica, politica, sociologica, letteraria e antropologica – sui modelli di pensiero che, attraverso l’immagine della “città ideale”, si propongono di riflettere sulle possibilità del mutamento politico, soprattutto attraverso l’elaborazione di una progettualità politica innovativa e non dogmatica, in grado cioè di sfuggire ai pericoli non solo dell’ideologia (sia rivoluzionaria che conservatrice) ma anche delle derive totalitarie. Con una consapevolezza: che l’utopia – se non vuol trasformarsi nel suo opposto, cioè nell’incubo delle distopie – si delinea nella sua apertura e nella sua incompiutezza, che demistificano la pretesa datità del reale e declinano l’essere come possibilità e contingenza, non come necessità. L’utopia è tale solo se è un’«attesa», cioè una modalità di opporsi alla necessità del mondo.



01 Paolo Virno - L'azione innovativa. L'animale umano e la logica del cambiamento 07-10-2011

02 Michele Ciliberto - Tra passato e futuro. Realismo e utopia nella cultura del Rinascimento 12-10-2011

03 Alberto Burgio - Progresso. Progetti di una società migliore tra illuminismo e marxismo 21-10-2011

04 Dario Antiseri - Contro l'utopia. Le ragioni della libertà 04-11-2011

05 Antonello La Vergata - Utopie e distopie. Immagini del futuro nella letteratura moderna 11-11-2011

06 Gabriella Turnaturi - Il reale e il possibile. L'immaginazione letteraria e la pluralità dei mondi 18-11-2011

07 Marcello Flores - Le utopie degli altri. I diritti umani nelle culture non occidentali 02-12-2011


fonte del materiale

https://mega.co.nz/#!6YMi0LgT!ELiF...JtKcY_gWeSUSFk0





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Edited by eos1948 - 14/8/2021, 00:30
 
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view post Posted on 26/5/2013, 17:50

papero

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Storia e teoria di un'esperienza politica



Il 1989 ha rappresentato l'apertura di una speranza nella costruzione di un mondo senza barriere e senza contrapposizioni, un mondo senza l'incubo nucleare e senza guerre. Libertà politiche e libertà economiche avrebbero dovuto espandersi progressivamente, in un crescendo di opportunità per tutti i popoli che avessero partecipato attivamente al processo di globalizzazione. Tramontata l'utopia socialista, stava per sorgere l'utopia della democrazia liberale e dell'economia di mercato a livello globale. Purtroppo, però, le cose non sono andate così. Il conflitto politico si è riacceso a livello internazionale, seguendo strade nuove e inesplorate; la delocalizzazione delle attività produttive ha comportato dolorose ristrutturazioni delle pratiche di lavoro; le migrazioni di popoli e persone si sono accentuate, generando drammatici esodi; il primato della finanza sulla produzione ha reso impossibile il controllo politico delle transazioni internazionali, i cui esiti sono però visibili nella vita pubblica di tutti i paesi; la crescita economica di intere aree del pianeta ha permesso l'uscita dalla povertà di milioni di persone ma ha messo a dura prova la tenuta ambientale. In breve, il progetto della globalizzazione ha mostrato, nel corso di pochi anni, tutti i suoi limiti. La nuova utopia è rapidamente sfiorita, con effetti nefasti soprattutto in Europa, dove l'Unione Europea non è riuscita a dimostrarsi all'altezza delle sfide sociali, politiche ed economiche generate dalla disarticolazione della storica coincidenza territoriale tra politica, economia e diritto caratteristica dell'epoca moderna. Dopo due decenni di globalizzazione, dunque, niente è più come prima, e niente lo sarà più. Senza favorire sguardi nostalgici sul passato, oggi è almeno necessario avvertire che gli strumenti teorici con i quali le culture occidentali avevano costruito lo Stato di diritto e il welfare state sembrano ormai reperti archeologici inutili per affrontare le questioni contemporanee. A questo punto, il compito della politica europea dovrebbe consistere - oltre che nella gestione oculata e sapiente dell'emergenza attuale - nella progettazione di un nuovo modello di sviluppo di medio e lungo periodo, equo e sostenibile: il primo passo in questa direzione può però essere fornito solo da una profonda analisi critica dei processi globali che si sono sviluppati a cavallo tra XX e XXI secolo, a partire dalla consapevolezza che oggi è sostanzialmente esaurita l'utilità dei concetti filosofici e politici con i quali le società europee si sono finora costruite. Le soluzioni ai gravi problemi attuali risiedono infatti nell'elaborare una nuova architettura istituzionale e giuridica in grado di governare i movimenti globali attraverso la costruzione di una nuova articolazione tra sfera politica, economica e giuridica.

Con la dodicesima edizione del seminario di cultura europea «Le frontiere dell'Europa» il Centro Culturale intende proseguire la discussione sul tema «utopia» già avviata con il ciclo di lezioni dell'autunno 2011. Mentre nella prima parte dei lavori è stata data precedenza, in una prospettiva di lungo periodo, alla discussione dei principali nodi storici e teorici relativi alle diverse concezioni dell'utopia, nel presente seminario viene dato maggiore spazio alle questioni aperte nella vita delle società contemporanee in una prospettiva europea, visto che proprio l'Unione Europea, soprattutto dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, dovrebbe mirare a trovare spazio tra gli attori sovranazionali in grado di progettare i nuovi assetti globali. A tale compito l'Europa è delegata soprattutto per un motivo; perché - se vogliamo evitare che la globalizzazione determini un nuovo teatro di conflitti locali e internazionali fondati esclusivamente sul criterio della "forza" - è necessario sostanziare il governo politico e istituzionale dei movimenti globali (produzione, commercio, finanza, migrazioni, ambiente) con la cultura filosofica, politica e giuridica che si è faticosamente affermata nell'Europa moderna intorno al concetto di democrazia e ai processi di conoscenza. «Sapere è potere» affermava Francis Bacon all'inizio dell'età moderna, con l'intento di costruire la legittimità dell'autonomia umana, allo stesso tempo libertaria ed egualitaria: oggi, nell'epoca del lungo tramonto della modernità, questa sentenza acquista invece un carattere sinistro che, lungi dal rimandare alla sfera dell'autonomia soggettiva, sembra giustificare una condizione sociale ed economica gerarchizzata all'interno della quale le diseguaglianze non solo crescono, ma si cristallizzano in «stati di dominio» che hanno inoltre il privilegio di godere di un ampio consenso popolare, reso possibile dalla diffusione di un'ideologia che tiene insieme, paradossalmente, Stato e mercato, locale e globale, libertà e obbedienza, diritti e diseguaglianze. Abbandonate definitivamente le vecchie pratiche della violenza e della repressione, gli attuali «stati di dominio» sono fondati, costruiti e perpetuati proprio sulla conoscenza, sulla cultura, sull'ideologia; in una parola, sul monopolio dell'immaginario e, dunque, dell'utopia da parte dei «poteri indiretti», in particolare di quelli economici. Se le società democratiche vogliono riappropiarsi del loro futuro e abbandonare un modello globale centrato esclusivamente sui rapporti di forza, il primo passo consiste nell'inversione di questo monopolio dell'utopia.



1 Pier Paolo Portinaro - L'utopia tra geopolitica e biopolitica FSC10-02-2012

02 Yves Sintomer - Verso una democrazia partecipativa. Crisi della rappresentanza e nuove forme di autogoverno FSC17-02-2012

03 Giacomo Marramao - Realismo e utopia. Dilemmi del mondo globalizzato Utopia democratica FSC24-02-2012

04 Eugenio Somaini - Utopia democratica. Il processo di democratizzazione nell'età globale FSC02-03-2012

05 Luciano Canfora - Profilo del rivoluzionario FSC16-03-2012


fonte del materiale


https://mega.co.nz/#!DU0WiD6b!dZ0P...z-Lr0kv1K3W2Giw





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Edited by eos1948 - 14/8/2021, 00:30
 
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view post Posted on 22/10/2020, 17:15

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salve ragazzi, carichereste nuovamente il secondo file (con Canfora, per intenderci, "profilo del rivoluzionario") per cortesia?

anzi entrambi, se possibile
 
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view post Posted on 22/10/2020, 17:16

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tutti e 12 i files (i due link) non sono piu' disponibili.
 
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view post Posted on 22/10/2020, 17:17

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caspita, che peccato. grazie comunque
 
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view post Posted on 22/10/2020, 18:31

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CITAZIONE (roscio85 @ 22/10/2020, 18:17) 
caspita, che peccato. grazie comunque

:-D roscio, volevo ribadire anch'io che non c'era più il collegamento ! :-D magari le amiche e gli amici di podcasthall potrebbero essere in grado di recuerarli. spesso, han fatto miracoli. occorre avere solo un po' di pazienza.
 
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view post Posted on 22/10/2020, 18:58

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SPERAVO AVREBBERO POTUTO, MA A QUANTO PARE SI TRATTA DI LACUNE INCOLMABILI. SEMBRA CHE, CON LA SCMPARSA DI PAPERO, BUONA PARTE DELL' ARCHIVIO SIA ANDATO PERSO....

c'è da dire che molte di queste registrazioni sono reperibili su YouTube

e cercando si trovano quasi tutte altrove

vai a Fondazione collegio San Carlo (www.fondazionesancarlo.it/fondazione/archivio-conferenze/); le troverai tutte. CIAO
 
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view post Posted on 14/8/2021, 08:07
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view post Posted on 23/8/2021, 12:21

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