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DE L'AUTRE COTE' DU LIT

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gutturnio
view post Posted on 3/1/2012, 19:23




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Riane Marciac non riesce a gestire le sue giornate, presa fra la cura dei due figli, la vendita porta a porta di gioielli artigianali e la supervisione ai restauri di casa. Il marito Hugo vive per la sua azienda di utensili edili e non ha tempo neanche per partecipare al compleanno dei figli. Quando, stressata dalle lamentele del marito, Ariane si trova a dargli un pugno in faccia, capisce che il loro matrimonio è in crisi e che le loro vite hanno bisogno di una svolta. Come terapia sperimentale, suggerisce di scambiarsi lavoro e abitudini per un anno e, per assecondare l'impresa, ingaggia un bizzarro ufficiale giudiziario come coach.
Dai piccoli grandi capricci dell'adolescenza ai fragili e sconvolgenti equilibri del matrimonio e della vita familiare, Vic de Il tempo delle mele è cresciuta e, con lei, i problemi declinati all'universo femminile. Ariane Marciac si presenta come l'evoluzione diretta della protagonista tanto amata dalle adolescenti degli anni ottanta: stessa attrice, stesso desiderio di dormire/sognare (Dreams are my reality) e stessa necessità di emanciparsi da un ruolo imposto dal nucleo familiare. A cambiare, sono invece il genere e lo stile della commedia, che passa dal realismo sociale del ritratto generazionale al carattere eccentrico e sopra le righe richiesto dalla guerra dei sessi. La strategia messa in atto dalla regista Pascale Pouzadoux per rappresentare i conflitti domestici è di tipo culturale, oltre che commerciale: mettere a confronto un'icona generazionale (Sophie Marceau) con l'attore comico più quotato del momento (Dany Boon, regista e protagonista di Giù al nord), suona come una sfida fra due paradigmi della commedia francese contemporanea. Solo che il film sventola fin dall'inizio bandiera bianca e decide di inserire i suoi modelli all'interno di una cornice di tonalità pastello, più in linea con la “corrente Amélie Poulain” che con lo sguardo cinico e acuto degli autori francesi. Se, da una parte, è apprezzabile il fatto che la regista faccia sì che i due protagonisti si scambino vita e lavoro pacificamente, senza ricorrere a espedienti occulti o fantascientifici da tradizione americana, è anche vero che il resto della sceneggiatura scorre fin troppo etereo e limpido, edulcorando in momenti inconsistenti la comica conflittualità delle premesse. A poco serve qualche sinuosa ripresa in movimento fra le vie e i tetti delle casette a schiera della periferia parigina, se non a dare maggiormente l'impressione di un film con la testa fra le nuvole.
( fonte testo my movies.it )

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