L’imbroglio
di Alberto Moravia
La storia è l’insieme di molta ingenuità e di altrettanti imbrogli. Nella pensione diretta da una vedova un giovane conte, studente di legge, facoltoso e molto ingenuo conosce la bella e scaltra Santina.
Il giovanotto viene immediatamente conquistato dalla ragazza che, con la madre e un “caro amico” di famiglia, approfitterà della sua credulità per architettare una trappola tesa a spillargli soldi e promesse.
Santina confesserà all’ingenuo Gianmaria di essere sfruttata dalla donna, in realtà sua falsa madre e il di lei amico, per accalappiare uomini ricchi e ottenere, senza nulla concedere, ingenti somme di denaro per poi scomparire nel nulla. Infine gli farà credere di odiare questa ignobile vita e di desiderare di aiutare la vera madre che langue malata in un ospedale.
La commozione del giovane conte è grande e si impegnerà a trovare il danaro col quale la povera ragazza sarà in grado di realizzare il progetto di redenzione.
La trappola dell’imbroglio è montata, la molla è tesa. Moravia però, e con lui lo sceneggiatore, farà in modo che non sarà così ovvio e scontato il finale.
Lo scrittore e regista Marco Visconti firma l’adattamento per la TV e con questo sceneggiato nel 1959 Moravia debutta sul piccolo schermo.
La regia è di Giacomo Vaccari, giovane e talentoso regista, morto a soli 32 anni nel 1963, ancora oggi rimpianto dal pubblico e dai critici.
Tra gli interpreti una giovane Giuliana Lojodice, agli esordi in tv e ancora Mercedes Brignone, Laura Carli, Stefano Svevo, Lia Angeleri e Ubaldo Lay.
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