PODCAST HALL

DIECI LETTURE PER L'UNITÀ D'ITALIA

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/3/2011, 10:01

papero

Group:
Member
Posts:
5,684

Status:


Il grande rivolgimento, che dopo secoli di divisione condusse nel giro di pochi decenni all’unificazione della penisola, ebbe numerose ripercussioni sulla letteratura italiana. Nonostante per ragioni prevalentemente linguistiche fosse vissuta lontano dalla gente e dalla società, anche la letteratura offrì la sua testimonianza all’Unità, oscillando tra toni celebratori e risentimento, entusiasmo e rancore. In questa serie di trasmissioni Franco Brevini ci guida in un percorso attraverso i testi più famosi del Risorgimento, che offrono un ritratto sempre vivo e variato dell’Italia e dei suoi popoli.

1) Leopardi Canzone all’Italia, Porta Paracar e Manzoni Coro Adelchi
Tre grandi autori e tre testimonianze diverse sugli anni che precedono l’Unità: il velleitarismo del giovane Leopardi, nutrito di retorica più che di politica; la rabbia di Porta per il succedersi delle dominazioni straniere; la lucidità di Manzoni sulla reale natura degli italiani dopo anni di schiavitù.

2) La spigolatrice di Sapri e la poesia romantico-risorgimentale
La poesia patriottica fu molto viva nell’800. Non di grande livello, fu notevole per l’intonazione popolare, soprattutto in una tradizione come quella italiana segnata dalla predilezione per lo stile nobilmente retorico.
Il testo più famoso in questa produzione fu La spigolatrice di Sapri. L’autore fu Luigi Mercatini, ma il testo ambisce a proporsi come un canto corale, una poesia anonima di ispirazione popolare. Anche il taglio non è lirico, ma narrativo, lontanissimo dalle indulgenze introspettive del tardo romanticismo.

3) Carlo Cattaneo e le cinque giornate di Milano
Fuggito a Parigi, Carlo Cattaneo scrisse Dell’insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra, una relazione dedicata agli uomini di stato ignari delle vicende italiane. Stese a caldo, le pagine di Cattaneo sono una testimonianza di prima mano, che raccoglie le esperienze di uno dei protagonisti delle cinque giornate del 1848. Ma il testo è anche un’analisi disincantata della situazione politica, caratterizzata da uno scontro di interessi e di sistemi economici, che non potevano sfuggire a uno specialista come Cattaneo.

4) Le ultime ore di Venezia
Uno degli episodi più drammatici del Risorgimento fu la capitolazione di Venezia alle forze austriache, avvenuta il 20 agosto 1849. All’avvenimento dedicò il suo canto patriottico più famoso Arnaldo Fusinato, poeta vicentino, volontario nella guerra del 1848 e l’anno successivo combattente per la difesa della città lagunare. L’ode si intitola semplicemente A Venezia ed è uno dei testi più popolari dell’epopea risorgimentale.

5) Ferdinando Russo, ’O luciano d’ ’o Re: la voce della Napoli borbonica sconfitta
Fra i grandi sconfitti del Risorgimento ci furono anche i dialetti, avviati dalla cancellazione delle realtà statuali in cui era articolata l’Italia preunitaria verso un nuovo statuto di lingue provinciali. Non stupisce dunque che al dialetto, in quanto contrassegno dell’ancien regime, si sia tante volte affidata la protesta della parte soccombente.
Il più illustre esponente della protesta anti-risorgimentale in dialetto fu il poeta napoletano Ferdinando Russo, che tracciò un grande affresco del popolo napoletano, dei suoi drammi e delle sue miserie, dando voce alla città plebea e filoborbonica.’O luciano d’ ’o Rre è sicuramente il suo capolavoro. Fu pubblicato da Carabba nel 1910 e ospita una commossa rievocazione degli ultimi giorni di Ferdinando II.

6) Nievo, Abba e la memorialistica garibaldina
L’impresa dei Mille e in genere le guerre garibaldine suscitarono una ricca epopea, che è divenuta uno dei capitoli più vivaci della letteratura risorgimentale. Il tono è molto diverso: si va dalla consacrazione agiografica di Abba ai versi scanzonati di Nievo. Su tutti i testi domina la figura di Garibaldi, ritratto nella quotidianità militare che ne ha fatto una delle figure più affascinanti di tutto l’Ottocento.

7) C. Pascarella, Villa Gloria e il trasteverino-patriota
Con la sua poesia in dialetto romanesco Cesare Pascarella si proponeva di trapiantare in atmosfere meno rarefatte il Carducci cantore delle glorie nazionali. Cecchi scrisse perfettamente che Pascarella fu il poeta epico che Carducci non aveva potuto essere per ragioni linguistiche. Il poemetto garibaldino Villa Gloria, su cui il vate maremmano apporrà il suo tempestivo imprimatur, non è che la versione strapaesana dei miti patrii confezionati da Carducci.

8) La Calabria di Antonio Martino e Mastru Brunu ovvero alle origini del banditismo
La poesia di protesta è legata nella Calabria ottocentesca a due figure: l’abate Antonio Martino e il poeta-scalpellino Bruno Pelaggi. L’unificazione aveva lasciato irrisolti drammatici problemi connessi all’arretratezza del paese, che, sommandosi alle contraddizioni innescate dalla «conquista» piemontese, alimentarono una vivace poesia quasi sempre legata a due tipiche figure della letteratura locale e più in generale del Sud pre-borghese: il prete radicale e il popolano semicolto.

9) Vespasiano Bignami, L’esule e la satira del reduce
Mentre antichi problemi e nuovi scandali moltiplicavano le perplessità sui modi in cui era stato condotto il processo di unificazione nazionale, non mancò nel panorama dialettale chi pensò di fare il verso alla poesia della patria. Già nei sonetti di Fucini e di Guerrini si affaccia qua e là il tema guerresco, ridotto però alla prosa di un esercito che è ormai solo ferma obbligatoria, imboscati, naja.
Con L’esule una popolarissima poesia del pittore cremonese Vespasiano Bignami, composta nel 1875 e giunta nel 1900 già alla sua ottava edizione, la dissacrazione colpisce invece un’altra figura della religione patria: il fuoriuscito.

10) Edmondo De Amicis e Collodi, dalla Piccola vedetta lombarda a Dagli Appennini alle Ande: «fare gli italiani»
Fatta l’Italia, bisognava fare gl’italiani. La celebre frase di Massimo d’Azeglio sarebbe diventata di drammatica attualità in un paese diviso, con scarsissimo senso di appartenenza. A fare gli italiani avrebbero provveduto le istituzioni, la vita associata, l’esercito, ma ci avrebbero pensato anche i giornali e la letteratura. In quest’ultima un posto particolare spetta alla letteratura per ragazzi, che si rivolgeva alle nuove leve del paese, cercando di mobilitarle intorno a un progetto di nazione. Gli autori più popolari furono Collodi con Pinocchio e De Amicis con il Cuore.

di Franco Brevini


[le dieci puntate durano pochi minuti l'una, le ho accorpate in un file della durata complessiva 00.34.31]
www.mediafire.com/?6h0miglxahxojbu



Edited by eos1948 - 5/8/2021, 14:49
 
Top
view post Posted on 14/9/2012, 19:20

papero

Group:
Member
Posts:
5,684

Status:


collegamento ristabilito
 
Top
1 replies since 23/3/2011, 10:01   251 views
  Share