PODCAST HALL

GRAZIA DELEDDA: LA VOCE, LA PASSIONE, LA VITA E LA SCINTILLA

« Older   Newer »
  Share  
icon1  view post Posted on 17/3/2011, 17:46

Advanced Member

Group:
Moderatore
Posts:
1,495
Location:
Orvieto ( Umbria )

Status:


Grazia Deledda


image



image



Autore : Grazia Deledda

image



( Anno di registrazione 1926)

www.mediafire.com/?six35vjrco3k2d5



Supporto: Bobina

Etichetta: Da Voci Premi Nobel Italiani

Commento :

'Adoro l'arte e il mio ideale è di sollevare in alto il nome del mio paese, così mal conosciuto e denigrato al di là dei nostri malinconici mari, nelle terre civili. E lavoro, lavoro tanto, come un uomo, per la mia Idea, e riuscirò, benché sia una piccola personcina pallida e umile, che ha però lo spirito grande e ardente come gli oscuri occhi andalusi'.
Così scriveva la 'pallida e umile' Grazia Deledda in una lettera datata Nuoro, ottobre 1891, al critico Luigi Falchi: un periodo della sua vita ancora lontano dalla realizzazione sia come donna che come scrittrice in grado di raccontare e analizzare la Storia di un Paese che diventa paradigma e metafora della Storia di ogni Uomo.
La nascita nella perifericissima Nuoro del 1871, la condizione autodidatta, seppure nel seno d'una famiglia borghese e acculturata, danno l'illusione di una genesi quasi spontanea dell'opera letteraria della Deledda. In realtà le sue letture e le ispirazioni giovanili non si limitano alla pur ricca biblioteca paterna, né vanno sottovalutate le ricerche etnologiche compiute su impulso del De Gubernatis, né l'influsso che ebbero su di lei i dibattiti politici, sociali e culturali assai vivi nella pur effimera stampa periodica nella Sardegna dell'epoca.
All'incrocio tra il Verismo e il particolarissimo Decadentismo che in Italia ha come pietra di paragone D'Annunzio, l'opera della Deledda sembra quasi un risultato necessario, ancorché fragile, provvisorio e mai pienamente assestato. Sospese come sono tra Verismo e Decadentismo le sue opere testimoniano in maniera molto chiara questo passaggio, sia contenutisticamente che formalmente: dall'interesse per la cultura tradizionale sarda passarono alla vera e propria analisi psicologica, al cospetto della quale l'ambiente isolano veniva trasformato in puro e semplice sfondo.
Una ricerca sull'Uomo incessante e che prescinde da ogni dove.
'Il destino ' scrive in un'altra lettera Grazia Deledda- mi ha fatto nascere nel cuore della solitaria Sardegna. Ma anche se fossi nata a Roma o Stoccolma, credo che non avrei cambiato natura e sarei sempre stata quella che sono: un'anima che si appassiona ai problemi della vita e che lucidamente vede gli uomini tali quali sono, pur credendo che potrebbero essere migliori, e che nessun altro, all'infuori di essi medesimi, mette ostacolo all'avvento del regno di Dio sulla terra. Tutto invece è odio, sangue e dolore. Ma tutto forse potrà essere vinto per mezzo dell'amore e della sua buona volontà'.

La natura e l'anima appassionata della Deledda emergono in tutta la loro forza nel minuto e mezzo del 'Messaggio al popolo italiano' riportato alla luce da Radioscrigno: una bobina dell'Audioteca Rai unico documento rimasto di un 78 giri di cui non conosciamo la marca ma solo il titolo della serie 'Voci Premi Nobel Italiani'. Il documento sonoro non è datato ma sicuramente si colloca tra il 1926 (anno del Nobel alla Deledda) e il 1936 (anno della morte). Nel documento cenni autobiografici ma soprattutto una frase che segna il carattere della Deledda: 'Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo Destino ma grande sopra ogni Fortuna la Fede nella Vita e in Dio'.
Una sintesi del pensiero deleddiano che come emerge dalla sua opera anche se spesso triste non è mai pessimista: 'Si, tutto era cenere: la vita, la morte, l'uomo; il destino stesso che la produceva. Eppure, in quell'ora suprema, davanti alla spoglia della più misera delle creature umane, che dopo aver fatto e sofferto il male in tutte le sue manifestazioni era morta per il bene altrui, egli ricordò che fra la cenere cova spesso la SCINTILLA, seme della fiamma luminosa e purificatrice, e sperò, e amò ancora la vita.'(Da 'Cenere'-1904)

Biografia:

Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871 da Giovanni Antonio e Francesca Cambosu, quinta di sette figli. La famiglia appartiene alla borghesia agiata: il padre che ha conseguito il diploma di procuratore legale, si dedica al commercio del carbone ed è un cattolico intransigente ma si diletta anche in poesie in dialetto dando vita a dibattiti letterari, molto rare in una città povera di risonanze culturali. Favorita e osteggiata allo stesso tempo da una famiglia chiusa in sé stessa ma soprattutto da un padre che la obbliga a lasciare l'educazione scolastica subito dopo le elementari, Grazia Deledda riesce però a farsi dare delle lezioni private e inizia a leggere e studiare di tutto, con una costanza e un'assiduità determinanti che la porteranno, per lo più come autodidatta, a fornirsi di una cultura disorganica e poco approfondita. Diciassettenne, invia alla rivista 'Ultima moda' di Roma il primo scritto, chiedendone la pubblicazione: è 'Sangue sardo', un racconto nel quale la protagonista uccide l'uomo di cui è innamorata e che non la corrisponde, ma aspira ad un matrimonio con la sorella di lei. Nel 1892 la morte del padre segna l'inizio di una maturazione graduale ma progressiva, di cui è testimone l'infittirsi dell'attività letteraria e di ricerca. Sollecitata da Angelo De Gubernatis, si occupa di etnologia: della collaborazione alla 'Rivista di Tradizioni Popolari Italiane', che va dal dicembre '93 al maggio '95, il miglior risultato sono le undici puntata delle 'Tradizioni Popolari di Nuoro in Sardegna'. Nel 1896 esce 'La via del male' che incontra il favore di Luigi Capuana.
Durante una permanenza a Cagliari, nel 1899, conosce Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze in missione che sposerà l'11 gennaio dell'anno successivo trasferendosi poi con lui a Roma nell'aprile: si realizza così il sogno di evadere dalla provincia sarda. Il 3 dicembre del 1900 nasce il primogenito, Sardus battezzato dal De Gubernatis (avrà in seguito un altro figlio, Franz). Sono questi gli anni in cui la Deledda si realizza anche come scrittrice: nel 1900 sulla Nuova Antologia esce il suo romanzo più apprezzato Elias Portolu , storia dell'amore di un ex detenuto per la cognata; nel 1904 Cenere, da cui verrà tratto nel 1916 un film interpretato da Eleonora Duse; nel 1913 Canne al vento in cui rappresenta la fragilità dell'uomo travolto da una sorte cieca e spietata, mentre La Madre(1920) scandaglia la relazione fra un sacerdote e sua madre. Il 10 settembre 1926 le viene assegnato il Nobel per la letteratura: resta finora l'unica scrittrice italiana premiata. L'ultimo romanzo 'La chiesa della solitudine' è del 1936. La protagonista è, come l'Autrice, ammalata di tumore. Di lì a poco Grazia si spegne, il 15 Agosto. Lascia un'opera incompiuta, che verrà pubblicata l'anno successivo a cura di Antonio Baldini con il titolo 'Cosima, quasi Grazia'.
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 19/3/2011, 07:45

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
7,326

Status:


me ne sono accorta solo adesso..... bellissima questa cosa.... bravo sergio!!!

consiglio questa release a tutti quanti.... una vera chicca!!!
 
Top
view post Posted on 20/3/2011, 12:52

Advanced Member

Group:
Moderatore
Posts:
1,495
Location:
Orvieto ( Umbria )

Status:


... Grazie a te :) ; mi fa davvero piacere ....
 
Web Contacts  Top
2 replies since 17/3/2011, 17:46   186 views
  Share