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IL MORMORIO DEL SANGUE E IL TUMULTO DEI SOGNI, dal 3 agosto al 28 agosto 2009

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view post Posted on 25/2/2010, 10:23

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IL MORMORIO DEL SANGUE E IL TUMULTO DEI SOGNI




Un titolo importante, una frase di Vladimir Nabokov, per questo ciclo estivo che vuole essere una "leggera" indagine sulla patria non come luogo di origine ma come luogo di arrivo. Un'indagine sulla vita, lo stile, la biografia personale di quegli scrittori che vivono in Italia ma non appartengono all'origine, alla cultura italiana e una domanda rivolta ad ognuno di questi scrittori è stata quale fosse la lingua nella quale ognuno di loro abitualmente sogna.




03-08-2009 Hamid Ziarati

Ad aprire questa serie di interviste Hamid Ziarati, nato a Teheran nel 1966 e trasferitosi in Italia per motivi di salute nel 1981. Quando partì per l'Italia aveva 15 anni, età che lo rendeva appetibile come soldato in Iran, e gli fu possibile lasciare la sua terra solo a condizione di non portare denaro con sé. In Italia frequentò prima il liceo e poi l'università al Politecnico di Torino, dove conseguì la laurea in ingegneria. Ora ha una famiglia, che definisce metà italiana e metà iraniana. Alla nascita del primo figlio sentì la necessità di scrivere un libro che parlasse del ricordo e dell'appartenenza alla sua terra. Così nacque "Salam, Maman.", che vede come protagonista Alì, un bambino che attraverso i suoi occhi racconta gli avvenimenti drammatici dell'Iran degli anni '70 e della rivolta khomeinista, intrecciati alla sua quotidianità.

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04-08-2009 Nicolai Lilin

In questo secondo appuntamento incontriamo Nicolai Lilin, nato nel 1980 a Bender, in Transnistria (lembo di terra a cavallo tra la Moldavia e l'Ucraina, non più estesa della Val d'Aosta, autoproclamatasi repubblica) e nel 2003 trasferito in provincia di Cuneo, dove fa il tatuatore, avendo studiato per tanti anni i tatuaggi della tradizione criminale siberiana e imparato le tecniche e i codici complessi che li regolano. Nel suo primo libro, "Educazione siberiana", Lilin ha scelto di narrare direttamente in italiano la propria storia di bambino nato in un posto in cui l'Unione Sovietica trasferì negli anni Trenta i suoi avi dalla Siberia.

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05-08-2009 Anilda Ibrahimi

Si dipana il filo che stiamo seguendo all'interno del problema che riguarda il modo di pensare e di scrivere di chi nasce in un paese e poi si trova a vivere in un altro. Poeti, scrittori, saggisti che non sono italiani ma usano l'italiano per esprimere i loro pensieri, le loro emozioni. Oggi l'incontro è con Anilda Ibrahimi, giornalista e scrittrice albanese, dal 1997 a Roma, dove è consulente per il Consiglio Italiano per i Rifugiati. Nel 2008 ha pubblicato da Einaudi il romanzo Rosso come una sposa, scritto in lingua italiana e incentrato sulle vicende delle donne di una famiglia attraverso i cambiamenti sociali della storia albanese, dal mondo arcaico di inizio Novecento al socialismo reale del regime comunista di Enver Hoxha, alla società post-comunista. Partita da ricordi e racconti della sua terra, che si intrecciano con il vissuto personale, crea una saga familiare che si sviluppa attraverso quattro generazioni.

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06-08-2009 Ingy Mubiayi

Qual è la lingua dei sogni di Ingy Mubiayi? Nata al Cairo da madre egiziana e padre congolese, a quattro anni si è trasferita a Roma con la famiglia, dove ha sempre vissuto, a parte brevi periodi. Si è laureata in Storia della civiltà arabo-islamica all'Università di Roma La Sapienza e nel corso degli anni ha fatto parte di diverse associazioni, operanti
prevalentemente nell'ambito dell'immigrazione. Si è occupata di traduzioni e insegnamento e dal 2000 ha aperto una piccola libreria a Primavalle, dove oltre alla lettura si dedica alla scrittura. Nel 2004 è stata premiata nell'ambito del concorso letterario di Eks&Tra con il racconto "Documenti, prego" pubblicato nell'antologia La seconda Pelle del 2004. Nel 2005 sono stati pubblicati "Fiori e
scarafaggi", sulla rivista Nuovi Argomenti, e "La Famiglia" nell'antologia "Italiani per vocazione", per le edizioni Cadmo. Nel 2005 è uscita l'antologia "Pecore Nere" (Laterza) in cui sono raccolti due racconti. Nel 2008 è stata pubblicata l'antologia "Amori bicolori" con due suoi contributi.

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07-08-2009 Laila Wadia

"A volte vorrei essere orfana. E' una cosa terribile da dire, lo so, non sono un'ingrata. Forse mi sono espressa male. Voglio un bene dell'anima ai miei, lo giuro, è solo che vorrei che fossero diversi, normali cioè, come i genitori di tutti gli altri ragazzi della mia classe, il liceo Petrarca...."
Laila Wadia narrastorie e insegnante, neo-paroliere, neo-triestina, neo-italiana è una vecchia anima dell'India, scrive in inglese da sempre e in italiano da qualche anno. Nei suoi due testi presenti in Pecore nere la bonaria comicità è il tessuto connettivo di fatti e situazioni. Nel primo il contrasto che genera ilarità si ha fra un padre, indiano profondamente legato alle sue abitudini, ai suoi schemi, alla sua tradizione e un giovane per di più figlio di leghisti che forse difficilmente riuscirebbe ad accettare usi e costumi di altre culture. Nel secondo emerge un'altra particolarità inaspettata della scrittrice di origine indiana: l'uso di un linguaggio adolescenziale, proprio di chi è abituato ad usare il cellulare per comunicare tutti i momenti. La lingua usata è scattante, nervosa, a volte monosillabica.

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13-08-2009 Paul Bakolo N'goi

«Voi banane vi parlate?» chiede Furmi, stupito.
«Ma non farmi ridere! Se siamo noi esseri umani a raccogliervi quando decidiamo che siete abbastanza mature.»
«No, Furmi» ribatte la piccola Bustine con decisione. «È proprio qui che sbagli. Sei presuntuoso. Gli esseri umani sanno assecondare la Natura, questo è quanto. Anche se devo dire che non sempre poi lo fanno, perché qualche volta cercano di forzarla&»
Paul Bakolo N'goi, un altro degli scrittori "stranieri" che hanno scelto di scrivere nella lingua italiana, è nato a Mbandaka, nella Repubblica Democratica del Congo, nel 1962. Ha fatto il liceo classico a Kinshasa e si è laureato in Scienze Politiche a Pavia, per poi diplomarsi nel 1991 alla Scuola di Specializzazione in Comunicazioni Sociali all'Università Cattolica di Milano. Dal nonno paterno, (uno dei primi scrittori del Congo), ha ereditato la passione per la scrittura e dal padre, ex- diplomatico, la passione per i viaggi. Ha pubblicato il suo primo racconto dal titolo "Un tiro in porta per lo stregone" nel 1994. Vive a Pavia da più di vent'anni, dove lavora all'assessorato alla Cultura del Comune, è stato per quattro anni presidente degli studenti africani a Pavia ed è membro dell'Ufficio culturale internazionale in qualità di addetto stampa.

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14-08-2009 Muin Masri

"Sì,anche secondo me non hanno digerito tanto bene che sto con un extracomunitario. Cosa vuoi, non sono usciti mai dal paese, vedono e leggono certe cose sugli stranieri, si sono fatti un'idea tutta loro. Senti questa che è bella: quando ho detto alla mamma che esco con un palestinese, sai qual è stata la sua reazione? tutta perplessa mi ha chiesto: ma non sarà mica un negro? ma pensa te, roba da ridere o da piangersi addosso. Cosa vuoi, non sanno nemmeno cosa c'è sull'altra sponda del PO..."
... Rashid si è preparato il discorso, ma ogni volta che lo ripete tra sé e sé lo cambia. La sua mente è invasa da dubbi e da perplessità. Vorrebbe chiudere gli occhi ed essere trasportato nel futuro, quando tutto è finito. "Magari fosse così! Ogni volta che si presenta una difficoltà chiudere gli occhi e andare oltre! ma che sciocco che sono, al posto di pensare a cosa dire al prete sto pensando a queste stupidaggini. Ecco, per fortuna sono arrivato e quello che deve succedere succeda, Inshallah".

"Salve, salve, figliolo. Prego, accomodati, prendi una sedia... scusa, ma ti aspettavo nel pomeriggio. Se vuoi favorire, prego!"
Il ragazzo dice no, scuotendo la testa.

"Ho capito, non mangi il maiale, Allah non vuole", ride, "ma che vuoi, figliolo, siamo in Italia, mica in Arabia... per carità non ho niente da dire sulla vostra religione, è una grande cultura, però siamo proprio diversi, perfino il nostro cibo è diverso, che è la cosa più elementare di questo mondo.... "

Muin Masri è nato a Nablus, in Palestina, nel 1962 ed è residente in Italia dal 1985 dove si occupa di informatica e dove, tempo permettendo, racconta "storie del proprio paese".
Ha già pubblicato Racconti (1994) edito da Scripturiom, Il sole di inverno (1999) e Pronto ci sei ancora (2001) editi da Portofranco.

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17-08-2009 Younis Tawfik

"La notte scende sulla città come un velo triste, copre finestre e parciapiedi. Il freddo di Novembre soffia prepotente sulle strade e si stende con l'oscurità, lentamente. Io non lo sopporto questo freddo così umido, mi penetra nelle ossa e mi congela la mente. Non riesco ad abituarmi, anche dopo tutti questi anni. Passando con l'automobile vedo le luci dei lampioni scorrermi davanti come macchie scivolose sull'asfalto. Sono passati ormai mesi, ma tornare a casa è sempre triste per me. Sono stanco, molto stanco dopo una giornata di lavoro passata sopra il tecnigrafo o sempre in giro da un cantiere all'altro, per seguire i lavori, gli umori degli operai, dei capisquadra. Penso a riposarmi, ma il vento e il silenzio mi spaventano. Entrare nella casa vuota, trovare le sue cose, i mobili scelti da lei, o quel che è rimasto, è angoscioso...."
Queste poche righe sono tratte da La straniera, il primo romanzo di Younis Tawfik, scritto per lanciare una sfida e dimostrare che anche un extracomunitario può integrarsi. Tawfik è nato a Mosul (Ninive), in Iraq e fin da giovane ha pubblicato poesie sulle maggiori riviste del Paese e, nel 1978, ha ottenuto il "Premio di Poesia Nazionale" conferito dalla Presidenza della Repubblica. Nel 1979 si è trasferito a Torino dove, nel 1986, ha conseguito la Laurea in lettere. Attualmente svolge attività di opinionista, conferenziere ed insegna Lingua e Letteratura araba presso l'Università di Genova. Per lui la scrittura è uno strumento per riprendere possesso del suo passato culturale, inclusa la letteratura e in particolare lo stile narrativo arabo.

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19-08-2009 Mihai Mircea Butcovan

Preparo la valigia per la prossima partenza
ti lascio sola, solo resto senza
le tue interferenze, le tue illusioni
che ti ho conquistata coi soli pantaloni
ricordi, lettere, cassette
ancora uno sguardo, le lancette
annunciano partenza
lunga o breve assenza
partire per lontano
biglietto scritto a mano
controfirmato con il pianto
il prossimo sarà uno schianto
memoria corta o dimenticanza
indigestione o mancanza
sarà comunque la vacanza
per cui sognavi che partissi
un giorno ti dirò che vissi
con te più belle ore
lo chiamerò ricordo non amore
tu chiamerai e se non ti risponde
ascoltagli le onde.

Mihai Mircea Butcovan è nato nel 1969 a Oradea, in Transilvania, Romania. In Italia dal 1991, vive a Sesto San Giovanni e lavora a Milano come educatore professionale nell'ambito delle tossicodipendenze e dell'interculturalità. Vincitore nel 2003 del premio "Voci e idee migranti", ha pubblicato il romanzo "Allunaggio di un immigrato innamorato" (Besa 2006). Con la raccolta di poesie "Borgo Farfalla" (Eks&Tra 2006) ha vinto, nel 2006, la XII edizione del Premio Eks&Tra.
Collabora con varie riviste e giornali, tra cui Internazionale e Il Manifesto. Premio Multietnicità ed Intercultura 2007. Membro del comitato editoriale della rivista El-Ghibli.
Nel 2009 ha pubblicato "Dal comunismo al consumismo"; Fotosafari poetico esistenziale romeno-italiano, raccolta di poesie corredate dalle fotografie di Marco Belli (Linea BN - La Carmelina edizioni).

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20-08-2009 Elena Paraskeva

... Spostarsi quotidianamente da un'aula all'altra era una fatica per lui. Ci volevano venti minuti pre trascinare il corpo massacrato e il passo era emiplegico. Gli studenti che dovevano trasportare l'organo, un harmonium ottocentesco che si teneva insieme con lo scotch, si illudevano di poter prendersela comoda, ma in realtà accadeva la solita corsa tra la tartaruga e la lepre e la tartaruga, si sa, arriva sempre per prima....

Così inizia un racconto breve inedito, scritto proprio per noi di Radiotresuite da Elena Paraskeva,scrittrice greca che da molti anni vive in Italia.

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27-08-2009 Masturah Alatas

"Mia madre è della Malesia, ma non so bene cosa significhi.
Io sono nato e cresciuto a Macerata. Ho visto il
posto esatto dove sono nato, e vedo tutti i giorni i luoghi
che mi fanno crescere: la scuola, il campo di calcio, gli
alimentari. E se una volta il signore con la gobba che abita
al piano di sotto non mi svegliasse alle tre di mattina
quando sbatte il portone per portare a spasso il cane, me
ne accorgerei subito. Insomma, conosco come le mie
tasche tutte le strade che mi portano a casa. Questo per
me vuol dire sapere da dove vengo....."
Protagonista di questo undicesimo incontro con scrittori che, nati con una lingua di appartenenza non italiana, scrivono oggi in questa che è diventata per loro una seconda lingua madre, la giornalista e scrittrice Masturah Alatas, nata e cresciuta a Singapore, la più multiculturale e multilinguista città del sudest asiatico. Si è trasferita in Italia nel 1992 ed attualmente è docente di lingua inglese presso l'Università di Macerata.

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28-08-2009 Gabriella Ghermandi

C'era una volta un leone che si credeva invincibile, superiore a tutto, persino agli altri suoi simili. Un giorno si rese conto però che non aveva neppuro un servo. "Come! - si disse - tutti gli altri leoni hanno servitori ed io, il migliore, che pure dovrei averne per la mia naturale superiorità, sono senza". Quindi decise di farsi uno schiavo. Andò sotto un grande sicomoro ed emise un potente ruggito. Una bertuccia che mangiava nascosta tra i rami, al tuonare del leone svenne di paura e cadde dall'albero, ai piedi del re della foresta. Quando si riebbe e riaprì gli occhi, incontrò quelli del leone che la stava fissando. Rapida li richiuse, sperava che lui la credesse morta e se ne andasse per la sua strada. Invece lui la scosse con la zampa. "Stupida scimmia, alzati! alzati e seguimi: da oggi sarai la mia schiava&.."
Una favola, una favola tratta da "Regina di fiori e di perle" (Donzelli Editore) di Gabriella Ghermandi, ultima ospite di questa piccola inchiesta sulla lingua dei sogni, sulle parole, le riflessioni, le idee, i racconti di alcuni scrittori non nati in Italia ma che hanno scelto di scrivere nella nostra lingua. Italo-etiope nata ad Addis Abeba nel 1965, Gabriella Ghermandi si è trasferita in Italia nel 1979 e da parecchi anni vive a Bologna, città originaria del padre. Nel 1999 ha vinto il 1 Premio del concorso per scrittori migranti dell'associazione Eks&Tra, promosso da Fara Editore. Seguendo l'arte della metafora tipica della tradizione culturale etiope, scrive e interpreta spettacoli di narrazione che porta in giro sia in Italia che in Svizzera.
In questo suo primo romanzo percorre oltre cento anni di storia, dal tempo di Menelik ai giorni nostri. Una narrazione che, come scrive Cristina Lombardi-Diop nella postfazione, «non riguarda solo la dimensione del passato etiopico, ma è anche un modo di interrogarsi sull'Idendità della memoria coloniale italiana». A cavallo tra lingue ed etnie, tra nazioni e continenti, tra occupazioni militari e guerre fratricide, si dipanano le mille storie di una Sheherazade dei nostri tempi, fiera delle sue origini etiopi ed eritree, e insieme capace di usare la lingua italiana con l'intensità e la precisione di un bisturi".


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Edited by eos1948 - 25/7/2021, 14:50
 
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view post Posted on 22/4/2015, 02:04
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Buongiorno!

Vorrei segnalare che il link a: Anilda Ibrahimi risulta invalido. Grazie
 
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view post Posted on 25/7/2021, 13:49
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25.07.2021 - Ripristinati link:
05-08-2009 Anilda Ibrahimi
07-08-2009 Laila Wadia
 
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