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LONTANO DA CASA

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view post Posted on 25/2/2010, 06:02

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LONTANO DA CASA


Tra le tante, troppe, pagine amare che affollano la storia del secondo conflitto mondiale, quella della partecipazione italiana alla campagna di Russia resta una delle più tragiche, e non solo per l'alto numero di morti e dispersi, ma soprattutto per l'inevitabilità di questa tragedia. Fuor di qualsiasi connotazione retorica infatti, la spedizione italiana in Russia presenta tutti i caratteri di una Disfatta a dir poco annunciata.
Ben oltre 220'000 uomini furono infatti mandati allo sbaraglio in una terra sconosciuta e ostile, per inseguire un folle sogno di conquista che già in passato aveva portato a drammatici esiti.
Dell'intera armata denominata ARMIR, ben 95'000 soldati non fecero ritorno, tutti vittime del freddo insostenibile, delle drammatiche marce e dei lunghi anni in prigionia: un sacrificio umano che oggi, anche a distanza di sessanta anni, rimane inaccettabile.

21/02/2005 - L' inizio della campagna di Russia : l'allestimento del CSIR e la creazione dell'ARMIR
"22 giugno 1941: la Germania fa scattare l'operazione Barbarossa, una vasta offensiva che - nei piani di Hitler - dovrebbe portare in termini rapidi alla conquista della Russia; in questa prima fase accanto all'esercito tedesco, compare anche una forza italiana, il corpo di spedizione italiano in Russia - lo CSIR - un contigente di 62'000 al comando del Generale Giovanni Messe.
Dati i primi successi riportati dall'esercito invasore, Mussolini decide di inviare nuove truppe per accentuare la presenza italiana nella campagna di Russia; nonostante il parere contrario del generale Messe, Mussolini - nel luglio del 1942 - decreta l'invio di un intero corpo d'armata, l'ARMIR.
Divisioni alpine, nuovi reparti di fanteria e altri contingenti partono alla volta della Russia per ricongiungersi allo CSIR e partecipare alla seconda fase dell'offensiva."

22/02/2005 - Il viaggio attraverso l'Europa e l'arrivo in Russia
"Luglio 1942: con un'avanzata di circa 500 chilometri, i tedeschi giungono fino al fiume Don; il Csir dapprima distribuito lungo i Carpazi, partecipa a tale iniziativa: l'eco di questi successi iniziali giungono in Italia proprio mentre tanti giovani vengono arruolati e inquadrati nelle tante divisioni che costituiranno l'ARMIR: dalle stazioni di Alessandria, Novara, Ventimiglia , Torino, Udine e Borgo S. Dalmazzo migliaia di convogli carichi di soldati italiani partono alla volta della Russia; giovani di storie e provenienze diverse si ritrovano insieme in quella che viene dipinta come la partecipazione ad una grande impresa. Le tradotte attraversano un'Europa che, mentre ci si avvicina sempre più al confine sovietico, mostra i segni di una guerra tragica e dolorosa. I giovani soldati italiani, oltre a nuovi paesi e panorami, scoprono inesorabilmente gli effetti di un conflitto che sta devastando l'intera Europa: nessun squillo di tromba, piuttosto la scoperta di realtà dolorose fino a quel momento sconosciute: il dramma degli ebrei e il duro impatto con la terribile e criminale politica antisemita del regime nazista".

23/02/2005 - L'arrivo in Ucraina e la realtà russa
"Tra la fine di giugno e la fine di agosto del 1942 le divisioni di fanteria "Cosseria", "Sforzesca", "Vicenza", gli alpini delle divisioni "Cunnense", "Julia" e "Tridentina", il battaglione sciatori "Monte Cervino" e altre truppe giungono in territorio russo, in diverse città ,pronte a congiungersi con le già presenti forze del CSIR. Nelle città di Stalino, Kharkov, Gorlovka, Rikovo e Izijum le truppe italiane entrano in contatto con la popolazione ucraina ma anche con gli alleati tedeschi. Immediato e durissimo risulta essere l'impatto con la guerra; il caos, la distruzione e la disumanità delle truppe tedesche nei confronti della popolazione compongono il quadro drammatico che si presenta ai soldati italiani, i quali - per carattere e storia - finiscono invece per scrivere pagine di solidarietà e rispetto con la popolazione civile. Le compagini italiane, riunite al CSIR, già provato dal precedente inverno del '41 e dagli scontri lungo il Donetz nonché da un equipaggiamento che mostra tutti i suoi limiti, ricevono l'ordine di recarsi sul Don, per comporre un fronte di oltre 270 km; l'ARMIR si mette così in marcia verso la lunga ansa del Don".

24/02/2005 - La marcia verso il Don
"Nei primi di novembre l'ARMIR si stanzia sul Don; ben 229'000 uomini, tra ufficiali e uomini di truppa, si schierano su un fronte di quasi 300km. Tra di essi anche gli alpini delle divisioni Julia, Tridentina e Cunnense, inizialmente destinati al Caucaso ma poi fatti rapidamente deviare verso il Don; la divisione Sforzesca infatti ha dovuto fronteggiare nell'agosto di quello stesso anno una decisa offensiva dell'esercito russo che, pur non riuscendo a sconfiggere le forze italiane, era riuscita a stabilire una testa di ponte oltre le linee nemiche.Dal nord, nei pressi di Kamilschowa, si sistemano in successione Tridentina, Julia, Cuneense, Cosseria, Ravenna, Pasubio, Torino , Celere e Sforzesca che chiude lo schieramento a Wescenskaya ; ai due lati la II armata ungherese e la III armata romena che si estende quasi fino a Stalingrado. Per ogni divisione l'ordine è quello di presidiare 30km di fronte; l'armata italiana così attua le operazioni di rito concernenti l'approntamento e l'organizzazione delle truppe lungo il fronte, preparandosi come meglio puo' all'ormai imminente inverno".

25/02/2005 - L' inverno al fronte
"Inverno del'42: le giornate passano scandite dalla vita di linea: ogni bunker, ogni caposaldo, viene battezzato con nomi familiari ai soldati, un borgo, un villaggio, un paese. Mentre nelle retrovie i tedeschi compiono ogni genere di scelleratezze, gli italiani iniziano a conoscere le prime difficoltà di una guerra che anche da un punto di vista ambientale si fa sempre più dura.
A dicembre la situazione inizia a precipitare: l'11 dicembre l'Armata Russa compie un attacco - denominato "Operazione Piccolo Saturno" -con cui colpisce duramente le truppe italiane. Solo tre gironi dopo, il 14 dicembre, l'esercito russo sfonda le linee italiane nei settori presieduti dalla "Celere" ad est e, a ovest, tra la "Cosseria" e la "Ravenna". La superiorità dell'offensiva sovietica risulta schiacciante. Colpite duramente e a corto di rifornimenti e equipaggiamenti, le truppe italiane cercano di organizzare una difesa; l'Armata russa intanto arriva fino alla zona di Millerovo. Un triste Natale , lontano da casa, attende i soldati italiani".

28/02/2005 - L'attacco finale dell'Armata Russa e la resa
A metà gennaio del 1943 inizia la terza e decisiva fase dell'offensiva sovietica: l'armata russa irrompe a nord, sfondando la linea difensiva allestita dai tedeschi, finendo così per accerchiare le divisioni alpine.
Dopo aver sbaragliato le prime linee, l'esercito sovietico travolge le retrovie, bloccando i rifornimenti , gettando nel caos le truppe nemiche. L'avanzata dell'Armata Russa impone lo spostamento della Julia, in modo da creare una seppur flebile difesa; i sovietici riescono però a prendere alle spalle il corpo d'armata alpino . Le divisioni alpine sono così costrette ad aprirsi un varco . Attraverso durissimi scontri che durano ben più di 15 giorni e che registrano perdite enormi. Nonostante lo strenuo valore dimostrato i soldati italiani non possono nulla contro la potenza di fuoco soverchiante dell'esercito russo, che conta - oltre a innumerevoli schiere di soldati arruolati da tutte le zone dell'unione sovietica - carri armati e artiglieria pesante; in soli 45 giorni l'ARMIR è costretta a subire perdite per 95'000 uomini; inizia così la fase più drammatica della campagna di Russia: la ritirata".

01/03/2005 - Le marce del davai
"Senza un preciso ordine, più volte attaccati e colpiti dalle forze russe, i soldati italiani sono costretti ad una terribile e drammatica ritirata; il freddo e le condizioni disagiate, oltre alla mancanza di cibo, sono causa di numerosi morti nonché motivo di dispersione delle truppe.
Al termine del ripiegamento, per i soldati italiani si incrociano diversi destini: qualcuno viene inviato verso gli ultimi avamposti di difesa, qualcuno ferito e vittima di congelamenti torna a casa, ma la maggior parte dei soldati conosce un'altra pagina nera della campagna di russia: la cattura da parte dell'esercito sovietico e la lunga prigionia. I soldati italiani sono costretti ad estenuanti marce, dette appunto marce del "davai" , dalla parola russa "davai ( che significa "avanti!") continuamente urlata dai soldati russi: le marce si protraggono anche per 15, 20 giorni, una durata che insieme alla mancanza di cibo e acqua e alle temperature proibitive , falcidiano drammaticamente le torme di prigionieri in marcia. Lungo il percorso infatti quanti cadono stremati dalla fatica vengono finiti da scariche di mitra."

02/03/2005 - I campi di prigionia
Nei mesi di gennaio e febbraio del '43 migliaia di prigionieri vengono ammassati nei vagoni ferroviari con destinazione i campi di internamento; nonostante le distanze non fossero lunghissime, il sovraffollamento nei vagoni, la mancanza assoluta d'igiene e le soste prolungate nelle stazioni causano un'altra spaventosa ondata di morti. Non fossero bastate le ferite, i congelamenti e la fame, ora sono le epidemie a falcidiare i malcapitati prigionieri. Tambov, Micurinsk, Chrinovaja, Oranki sono solo alcuni dei campi di prigionia in cui vengono raccolti i prigionieri, italiani ma anche tedeschi, ungheresi, rumeni; il caos e la disorganizzazione sono totali; l'epidemia di tifo petecchiale e le tante carenze continuano a causare decessi su decessi. Stessa sorte per i tanti malati trasferiti negli ospedali delle retrovie oltre il Volga, verso gli Urali: i malati vengono continuamente spostati nel vano tentativo di non aumentare i morti per epidemia; si organizzano rudimentali sistemi di vaccinazioni ma la carenza di medicinali e l'ancor più critica assenza di condizioni igieniche accettabili non permettono il controllo né tanto meno la sconfitta delle epidemie."

03/03/2005 - Il rimpatrio
Nel settembre del 1945 finalmente iniziano le difficili operazioni di rimpatrio: il rientro dei soldati italiani avviene a scaglioni, a partire da settembre di quello stesso anno fino a tutto il marzo del 1946. Durante questo lungo periodo l'URSS restituisce in totale all'Italia poco più di 10'000 soldati, un numero di gran lunga inferiore alle aspettative del governo italiano. Gli ufficiali italiani, dapprima sposati al campo di Suzdal, devono attendere l'aprile del 1946 prima di essere, finalmente, rimpatriati. Il viaggio di ritorno si trasforma ben presto in un'altra odissea: fermati ad Odessa e poi trasferiti in uno stabilimento balneare sul Mar Baltico, ripartono solo il 6 giugno. Per tutti, ufficiali e soldati, questo viaggio risulta carico di significato: partiti con tutt'altro spirito ben 4 o 5 anni prima, i pochi reduci ripercorrono a ritroso un'Europa che lentamente e a fatica cerca di risollevarsi da una terribile guerra: Per tutti il lento avvicinarsi al confine italiano è il concretizzarsi di un sogno in molti momenti divenuto irrealizzabile".

04/03/2005 - A casa, in Italia!
"Brennero, Tarvisio, Pescantina: in questi, come in altri luoghi, i pochi reduci miracolosamente scampati alla campagna di Russia, tornano a calcare il suolo italiano. Ad attenderli un paese profondamente diverso da quello che avevano lasciato, un paese che inizia una nuova fase della sua storia. L'accoglienza delle istituzioni si dimostra tutto sommato timida, ma quello che i soldati desiderano è solo tornare a casa. A differenza delle istituzioni, il popolo italiano si dimostra molto più partecipe e vicino ai reduci; nelle stazioni italiane, ad ogni sosta, la folla si accalca lungo i vagoni: accanto alla gioia di chi riabbraccia i propri cari, il dolore, l'angoscia di chi, esponendo una vecchia fotografia, chiede notizia di un familiare, un amico partito anni prima e di cui non si hanno notizie; per i soldati italiani il disagio, la tristezza di non poter fornire notizie certe o informazioni utili. Lentamente i reduci tornano alla vita ordinaria, in un paese in profonda trasformazione ma anche caratterizzato da forti contraddizioni: gli orrori del fascismo e della seconda guerra mondiale fanno ormai parte del passato. Solo dopo molti anni la tragedia dell'ARMIR prenderà le sue debite proporzioni, grazie soprattutto alla volontà e al lavoro di chi, tornato miracolosamente da una campagna militare disastrosa, spenderà la propria vita per non dimenticare; per tutti questi uomini un ricordo, un'immagine, un aneddoto, tutti egualmente indelebili nella memoria e nell'animo di ognuno".


trasmissione: Il Terzo Anello
titolo: Lontano da casa
programma di: Fabio Ross
a cura: Paola Tagliolini
regia: Daria Corrias e Diego Marras
ciclo: 10 puntate - dal 21-02-2005 al 04-03-2005




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Edited by eos1948 - 8/4/2019, 08:36
 
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