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STADELMANN, di Claudio Magris

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view post Posted on 24/10/2009, 07:09
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CLAUDIO MAGRIS


Claudio Magris, germanista e critico, è nato a Trieste nel 1939. Finissimo letterato, di vastissima e straordinaria cultura, è uno dei più profondi saggisti contemporanei, capace come pochi di scandagliare non solo il patrimonio della letteratura mitteleuropea ma anche di ritrovare le ragioni profonde sedimentate dietro ogni libro con cui viene a contatto. Infine, Magris è indubbiamente uno dei letterati di più grande umanità e sensibilità, come testimoniato periodicamente anche dai suoi sempre acuti, a volte commoventi, interventi sul Corriere della Sera.

Laureatosi all’Università di Torino dove è stato ordinario di Lingua e Letteratura tedesca dal 1970 al 1978, dopo un periodo di apprendistato all’Università di Freiburg, è ora docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste. La sua tesi di laurea, dal titolo "Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna" è stata pubblicata da Einaudi nel 1963.

Inutile dire che è appunto Trieste il nucleo fondamentale da cui ha origine buona parte dell'eccezionalità dell'uomo Magris. Città multiculturale, mitteleuropea, densa di stimoli e crocevia di molte delle più importanti esperienze artistiche del Novecento, la città giuliana vive di contraddizioni e come tali sono state recepite e condensate dal Magris letterato.

Magris non è solo un insigne studioso, infatti, ma è anche un letterato a tutto campo, un intellettuale che ha scritto alcuni dei più bei libri mai apparsi in Italia (basti qui ricordare il recente "Microcosmi").

Magris ha inoltre contribuito con numerosi studi a diffondere in Italia la conoscenza della cultura mitteleuropea e della letteratura del "mito asburgico". Traduttore di Ibsen, Kleist e Schnitzler, ha pubblicato numerosi saggi, fra i quali: "Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna" (Torino 1963), "Wilhelm Heinse" (Trieste 1968), "Lontano da dove, Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale" (Torino 1971), "Dietro le parole" (Milano 1978), "Itaca e oltre" (Milano 1982), "Trieste. Un’identità di frontiera" (in colaborazione con Angelo Ara, Torino 1982), "L’anello di Clarisse" (Torino 1984), "Illazioni su una sciabola" (Pordenone 1986), il testo teatrale "Stadelmann" (1988) "Un altro mare" (1991) e il già citati "Microcosmi", con cui ha vinto il Premio Strega 1998.

Come narratore, ha esordito in letteratura nell'84 con "Illazioni su una sciabola", imponendosi come uno degli autori italiani più originali ed apprezzati all’estero. Sempre in quell'anno uscì "Giuseppe Wulz" (scritto con Italo Zannier), e l’anno successivo "Quale totalità". Nel 1986 Magris dà alle stampe il suo capolavoro, il libro con il quale ancora oggi è riconosciuto come lo scrittore che é: "Danubio" (da cui nel 1997 Giorgio Pressburger ha ideato uno spettacolo teatrale, presentato in prima mondiale al Mittelfest). Si tratta di un libro singolare, una sorta di romanzo–saggio dalle tonalità diaristiche, tendenti ad esplorare la dimensione di struggimento derivato dall'incombente senso di nichilismo che grava sull'Europa, con le sue implicazioni, le sue conseguenze e i suoi retroscena.

Per scrivere, Magris è uso sedersi al tavolo del caffè triestino ormai diventato, grazie a lui, leggendario: lo storico Antico Caffè San Marco.

Senatore della Repubblica nella XII Legislatura (1994-1996) è anche Titulaire de la Chaire Européenne du Collège de France nell’a.a. 2001-2002.

E' socio di varie Accademie italiane e straniere; Officer de l'Ordre des Art et Lettres da la République Française 1999; Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana 2001.


Stadelmann

stadelmann

Un uomo rivive il grande momento della sua vita e ne scopre la grandezza e il nulla: è il dramma di Stadelmann, la cui esistenza plebea e marginale si intreccia all'ultima stagione classica della poesia europea, all'inquietante e inafferrabile genio di Goethe, alla fine del vecchio mondo e all'affacciarsi della società moderna.
Questa storia di vitalità e di vecchiaia, di servitù e ribellione, brutalità e nostalgia, "all'ombra
dell'elusiva ad elusa figura di Goethe, poteva essere raccontata" - ha detto Magris - "soltanto dall'interno dei personaggi, vedendoli agire e sentendoli parlare sulla scena; come se l'autore avesse solo ascoltato le loro parole, cercando attraverso di esse di capire e ricostruire a frammenti una storia e una morte...".
Ne è risultata una lingua rude, spezzata, aspra e incompiuta come l'esistenza quotidiana, piena di vigore sanguigno e di rivelazioni del nulla, di bagliori, di vivacità picaresca e plebea, d'infinita desolazione. Sullo sfondo della celebre "Teoria dei colori" di Goethe, la vita si accende di ricordi, di sogni, di desideri, e si spegne.


Titolo: Stadelmann
Autore: Claudio Magris
Regia: Gianni Casalino
Assistente alla regia: Luisa Bertorelli
Tecnico del suono: Giuseppe Violatti
Coordinamento produzione: Marita Marangella
Musiche originali: Giuseppe Airoldi
Con: Omero Antonutti, Michele Di Mauro, Gino Lana, Bobo Marchese, Franco Passatore, Marzia Obaldi, Fiorenza Brogi, Paolo Marchese, Franco Mescolini, Adolfo Fenoglio, Emanuela Moschin, Dino Desiata, Toni Bertorelli, Anna Caravaggi, Angelo Bertolotti, Valeriana Gialli, Carlo Enrici
La voce di Goethe è di Mario Mariani


http://www.mediafire.com/download/4bkm8sc3..._Stadelmann.zip

Edited by Elrond_55 - 12/3/2015, 09:19
 
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view post Posted on 1/12/2009, 18:47
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