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ATTO UNICO PRESENTE, Radiodrammi realizzati da scrittori emergenti

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view post Posted on 12/10/2009, 16:40
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MAURO COVACICH


Mauro Covacich è nato a Trieste nel 1965. Ha esordito nel 1993 con il romanzo - inchiesta Storie di pazzi e di normali. Collabora con varie testate, scrivendo reportage, racconti di viaggio e storie tratte dalla cronaca. Covacich vive e lavora a Roma. Ha pubblicato: Storia di pazzi e di normali (Theoria 1993), Colpo di Lama (Neri Pozza 1995), Mal d’autobus (Tropea 1997), Anomalie (Mondadori 1998, 2001), La poetica dell’Unabomber (Theoria 1999) - raccolta di reportage scritti per Diario, Panorama e varie altre riviste - L’amore contro (Mondadori 2001), A perdifiato (Mondadori 2003) e, infine, Fiona (Einaudi, 2005). Suoi racconti sono presenti in numerose antologie della più recente narrativa italiana. Collaboratore assiduo del Corriere della Sera, Covacich ha inoltre realizzato per la RAI alcuni radio documentari e il radiodramma Safari. Nel 1999 l’Università di Vienna gli ha conferito l’Abraham Woursell Prize.


Safari

Due uomini su una spiaggia del Salento: un manager emiliano e il "contatto" locale di un organizzazione di "safari". La preda è immobile, indifesa. Cala la notte, si avvicina una tempesta. Ma la loro non è una "normale battuta di caccia".
Dall'inedito incontro di due giovani autori coetanei, che vivono ai due estremi della penisola (Pordenone e Depressa nel Salento) nasce un racconto radiofonico di forte presa e attualità. Una riflessione sulla normalità e i suoi paradossi contemporanei.

"Quando ho cominciato a scrivere Safari avevo in mente l'idea di salvare due uomini inevitabilmente compromessi. Ero convinto, e credo di esserlo ancora, che l'unica possibilità di salvezza per loro, come per tutti noi, fosse comunque una possibilità dimezzata, sempre relativa alla depravazione morale, allo smarrimento, alla balbuzie sentimentale della nostra epoca. I due protagonisti si disprezzano a vicenda, attribuiscono ognuno la propria bruttezza all'altro. Il contatto crede che sia peggio fare la persona per bene e poi venire in gita in Puglia per sparare. Il cliente crede che sia peggio appartenere alle associazioni criminali che organizzano queste gite. Nessuno dei due prende troppo in considerazione la donna che morirà l'indomani, sono troppo impegnati a giudicarsi. A giudicarsi e a confessarsi, visto che il loro reciproco disprezzo diventa da subito anche un vincolo e un canale privilegiato di comunicazione. Al loro dialogo fa eco una natura ridotta ai suoi elementi, una natura elementare, una specie di purezza che, attraverso il vento, la pioggia, le onde, non detta legge ma indica semplicemente la strada che abbiamo mancato. Le spiagge selvagge del Salento per me sono questo. Mi piace pensare a Safari come a un "aspettando Godot" con Godot che però arriva. L'attesa non è priva di senso. Alla fine c'è una fine. Alla fine entrambi i personaggi si sentono sollevati e fanno ritorno ognuno nella propria quotidiana ipocrisia con una grottesca, paradossale impressione di felicità."
Mauro Covacich

Titolo: Safari
Autore: Mauro Covacich
Regia: Edoardo Winspeare
Interpreti: Lamberto Probo, Massimiliano Speziani

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CAMILLA BARESANI


Autobiografia dell'autrice.
Sono nata a Brescia nel 1961. Dai tempi dell’università vivo a Milano, anche se passo più tempo possibile a Desenzano, sul lago di Garda.
Ho iniziato a scrivere a trentasette anni. Prima non ci avevo mai pensato. Il mio primo romanzo, “Il plagio”, è uscito da Mondadori nel 2000. Subito dopo ho scritto per Radio 3 una piece radiofonica, “Al ristorante del buon ricordo”. L’ha diretta Luigi Barzini ed è stata interpretata Laura Betti, Massimo Popolizio, Gabriella Franchini e Francesco Siciliano.
Nel 2002, sempre da Mondadori, è uscito il mio secondo romanzo, “Sbadatamente ho fatto l’amore”.Poco dopo ho iniziato a collaborare con l’inserto culturale “Domenica” e con il magazine “Ventiquattro” del Sole 24 ore. Firmo due rubriche mensili: Diario di una golosa, l’ultima domenica del mese, e Piaceri su “Ventiquattro”. Racconto i ristoranti cercando di descriverli non solo da un punto di vista gastronomico ma anche da quello dell’ambiente e dell’atmosfera. Più che di recensioni si tratta di brevi reportage. Su entrambi i giornali, poi, scrivo anche altri generi d’articoli: recensioni, interviste, riflessioni.
Nel 2003, da Bompiani, è uscito un mio piccolo saggio, “Il piacere tra le righe”, con tanti suggerimenti di buoni libri e qualche osservazione su come trarre più piacere possibile dalla lettura.
Poi, nel 2004, ho cominciato a collaborare con il settimanale Vanity Fair. Per questa rivista ho fatto diverse interviste: una nuova esperienza, in cui l’ego da scrittore va messo in sordina, reso trasparente, per dar modo a personaggi reali di raccontarsi da sé.
Ora un nuovo romanzo, "L'imperfezione dell'amore", la collaborazione al settimanale Panorama, e tanti nuovi progetti.


Al ristorante del buon ricordo

"Al ristorante del buon ricordo vorrebbe essere una commedia di tono brillante sulle aspettative deluse della vita, soprattutto in campo sentimentale. Protagoniste sono due coppie adulte, consapevoli dell’abisso che il tempo ha scavato tra i loro desideri e la realtà. Si prende anche di mira l’illusione di costruire un amore parallelo a un’attività, a un lavoro comune: quel miraggio di completezza e quadratura del cerchio che di solito ammorba la vita di innumerevoli coppie e famiglie, irretendole in vincoli asfissianti. In un susseguirsi di falsità ed equivoci i protagonisti si raccontano, mentre i loro dialoghi rivelano uno scarto, a volte decisivo a volte irrilevante, nella percezione degli episodi che li accomunano. Non è una commedia sull’incomunicabilità, bensì sulla comunicazione falsata e frustrante. La piéce si svolge in un ristorante pretenzioso, le cui promesse culinarie tradiscono ogni ragionevole aspettativa."
Camilla Baresani

Titolo: Al ristorante del buon ricordo
Autore: Camilla Baresani
Regia: Andrea Barzini
Interpreti: Laura Betti, Massimo Popolizio, Gabriella Franchini, Francesco Siciliano

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MAURIZIO BRAUCCI


Maurizio Braucci (Napoli, 1966) Ha esordito lo scorso anno (1999) con il romanzo “Il mare guasto” (E/O). È tra i fondatori del centro autogestito “DAMM - Diego Armando Maradona Montesanto”. Collabora a “Lo Straniero”. Ha scritto il testo di uno spettacolo teatrale andato in scena nel 1999. Un suo racconto è stato incluso nell’antologia di giovani scrittori del Sud uscita presso “Stile libero” (Einaudi) con il titolo Disertori. Per Radio3 ha realizzato un documentario sui luoghi della nuova povertà a Napoli.


Un taglio attraverso

Tre rapper che da sempre convertono il rumore di Napoli nelle loro canzoni prestano la voce a tre camorristi, tre balordi chiamati ad eseguire ordini scellerati senza pensare. La missione di Tonino e Michele, killer inviati da Napoli in un paesino in provincia di Latina per uccidere un loro complice, Zelindo. L'occasione per l'uccisione sarà fornita da un festino a base di cocaina e eroina. Succede però che, complice la droga e l'alcol i tre si scoprono amici…

"Scrivere è un problema, un problema determinante per la qualità della scrittura, rispetto al quale vale il motto “vincere o morire” e cioè lasciare o continuare. Come tutti, e credo in accordo con la percezione del lettore, io scrivo con la mia voce, nel senso del timbro sonoro riportato dal racconto; non posso talmente farne a meno che non me ne accorgo se non poi e, casomai, per vie intellettuali. Scrivere per il cinema, o comunque per immagini in movimento, solleva la scrittura da certe problematiche e le procrastina in altre tecniche (e ideologie), oltrettuto, nel cinema, la voce è un elemento che passa parecchie mediazioni pur di riportare la mimesi delle immagini. Invece, secondo me, scrivere per la radio avviene in una dimensione prospiciente la letteratura, mantenendo alcune questioni specifiche dello “scrivere” e sommandoci quella per cui, obbligatoriamente, non sarà più la voce narrante a riprodurre il racconto, ma la radio, appunto. La radio può intimizzare l’esposizione della storia, quasi quanto un libro (giammai!), l’ascoltatore riceve le vicende nell’ambito delle sue attività quotidiane, le lascia entrare nelle sue attitudini, derogando da esse solo per meriti istantanei dell’esposizione. La scrittura radiofonica (quella buona) presenta delle “norme e cautele”, quella cinematografica (se non è infamante) si dà per continue rielaborazioni strategiche, la prima è congeniale ad uno spirito libertario, la seconda gli fa da sana provocazione. È bello scrivere alla radio, la luce è generalmente già accesa e ci si può occupare di ogni singolo ascoltatore, delle sue esigenze e dei suoi impedimenti, chiamandolo momentaneamente “Emma” o “Alberto” senza creare imbarazzi. Quando mi hanno chiesto di scrivere per Radio Tre ho subito pensato che non avrebbe mai potuto essere volgare come nella TV, così ci ho dato dentro. Mi sono commosso nel vedere la generosità degli attori e del regista, ero solidale con i tecnici. Quando ho ascoltato il prodotto finale non ho provato niente, non riuscivo a capire da dove potesse essere venuta fuori una storia così, ho passato la notte a cercarmi un microricevitore su tutto il corpo, non l’ho trovato ma ho capito alcune ovvietà su me stesso.
Per questo testo e per altre fandonie del genere mi sono presuntuosamente ispirato a “Norme per la redazione di un testo radiofonico” di Carlo Emilio Gadda e “Da dove vengono le storie?” di Hanif Kureishi.
Maurizio Braucci

Titolo: Un taglio attraverso
Autore: Maurizio Braucci
Regia: Davide Iodice
Interpreti: Speakercenzou, Zulù, Raiz
Realizzazione tecnica: Luigi Amore
Assistente alla regia: Franco Capuano

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MARCELLO FOIS


Marcello Fois (Nuoro, 1960, vive e lavora a Bologna). Ha pubblicato oltre dieci romanzi tra cui “Ferro Recente” (Einaudi, 1992, ristampato nella collana “Stile libero”), “Pietà” (Premio Calvino, 1995), “Sempre Caro” (Frassinelli, 1998), “Gap” (Frassinelli, 1999). Molti dei suoi titoli sono stati tradotti. È autore teatrale e sceneggiatore di serial televisivi (“Distretto di polizia”). Ha realizzato un “Centolire” intitolato “Venti parole dai sardi d’oltremare".

Per gli amici grana

"Testosterone e lotta di classe. Così mi viene da riassumere "Grana per gli amici". In un contesto diventato mio malgrado drammaticamente attuale, anche se, a dispetto di tutti gli scoop e avvenimenti recenti, l'adolescente assassino può definirsi un topos della letteratura. Grana, Pepe e Diego, gli "eroi" di questo radiodramma, sono un minibranco, qualcosa di molto vicino ad un campione demoscopico: stabilmente borghese il primo, nella terra di nessuno del reddito da pubblico impiego il secondo, nuovo proletario il terzo. Uno sguardo più profondo li definirebbe sfumature, variazioni impercettibili dello stesso colore. Uno sguardo superficiale, pericolosamente comune, li definisce disadattati, egoisti, schiavi di modelli negativi. Il colore è quello dei soldi, della ricchezza facile, del sangue. La nouance è quella dell¹incerto in cui vagano i non più bambini, i non ancora giovani, i non uomini, i non maturi, i non vecchi. Tutte privazioni.
In "Grana per gli amici" ho provato a raccontare questi non.
Marcello Fois

Titolo: Per gli amici grana
Autore: Marcello Fois
Regia: Alessandro Piva
Interpreti: Fabrizio Gifuni, Paco Reconti, Massimo De Lorenzo, Roberta Sferzi

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giuseppemontesano


GIUSEPPE MONTESANO


Giuseppe Montesano è nato a Napoli. Ha pubblicato due romanzi: A capofitto e Nel corpo di Napoli (Premio Napoli, Superpremio Vittorini, Premio La Torre, Premio Scommesse sul Futuro, Finalista Premio Strega).
Ha tradotto e curato opere di autori come La Fontaine, Gautier, Baudelaire, Flaubert, Villiers de l’Isle-Adam. Collabora a "Il Messaggero", "Il Mattino" "diario della settimana" e "Lo Straniero".


Per sempre giovani

"Scrivere teatro per la radio vuol dire lasciarsi invadere la testa dalla musica delle voci. Lo scrittore è un solitario, forse solo una specie di afasico che chiuso in una stanza tenta di ricostruire il mondo reale. Nei romanzi che ama vede un grande teatro totale, dove il movimento e l'azione sono affidati alle parti non dialogate: il teatro che accade sulla scena, invece, affida a gesti visibili e a corpi reali ciò che le didascalie raccontano. Ma come si può, alla radio, far vedere le didascalie? Non c'è niente di meno naturalistico di un radiodramma, ed è per questo che si tratta di una forma affascinante. In più ci sono limiti e costrizioni: pochi attori, situazioni "realistiche", durate cronometrate. Benissimo! Non c'è niente di meglio delle costrizioni, per inventare. Il radiodramma, privo di didascalie visibili, deve affidarsi alle voci: il loro incontrarsi e scontrarsi diventa allora esso stesso l'azione, un'azione guidata dal grido, dal sussurro, dalla pausa, dal tossicchiare, dal rumore di una porta che sbatte. E' così che è nato Per sempre giovani, cercando di usare la radio per scrivere le cose che mi interessavano, ma finendo poi per convivere benissimo con la forma in cui ero costretto. Ma il teatro è sempre teatro, e nelle prove con Toni Servillo, Mariano Rigillo e Anna Bonaiuto, c'è stato un effetto molto simile a quello del palcoscenico. Lo scrittore che aveva lavorato immaginando le loro voci vive, si è sentito tradito e rivelato insieme. Lui aveva pensato ai feroci drammi da camera di Strindberg? E Servillo scopriva tra le sue righe la nevrosi comica di Woody Allen. Lui aveva pensato a due protagonisti stronzissimi e disumani? La Bonaiuto e Rigillo gli rivelavano che anche gli stronzi sono umani, hanno barlumi di intelligenza, forse sentimenti. E tutto questo senza cambiare neanche una delle parole che avevo inventato inventato per loro: semplicemente provando a dare un corpo e un'anima allo spartito vocale che avevano davanti. Chi ha imparato da chi? Non lo so. So che alla fine quei quarantacinque minuti sono insieme scrittura e radio, e per merito degli interpreti la magia di questo teatro fantasma dove le voci sono gesti e i silenzi idee, esercita la sua sottile seduzione: forse in un'altra stanza vuota, cercando di decifrare una radiolina che frigge e ronza, qualcuno sentirà levarsi un invisibile sipario e sprofonderà nell'illusione della verità."
Giuseppe Montesano

Titolo: Per sempre giovani
Autore: Giuseppe Montesano
Regia: Toni Servillo
Interpreti: Anna Bonaiuto, Mariano Rigillo, Fabrizia Sacchi
Realizzazione tecnica: Luigi Amore
Assistente alla regia: Paolo Pomicino

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melaniamazzucco


MELANIA MAZZUCCO


Nata a Roma 34 anni fa, Melania Mazzucco, laureata in Storia della Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea e in Cinema al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha scritto per anni soggetti e sceneggiature per il cinema. Dal 1995 collabora all’Enciclopedia Italiana Treccani, per la quale ha curato il settore letteratura e spettacolo di varie opere dell’Istituto. Nella narrativa ha esordito nel 1992 con il racconto “Seval” e altri suoi racconti sono stati pubblicati successivamente da varie testate. I romanzi “Il bacio della Medusa” (1996) e “La camera di Baltus” (1998) sono stati ben accolti da pubblico e critica. Con il terzo romanzo, “Lei così amata” (2000), la Mazzucco ha vinto il SuperPremio Vittorini, il Premio Bari Costa del Levante, il Premio Chianciano e il Premio Napoli. Ha scritto inoltre numerose storie per la radio e articoli e recensioni sul teatro. Proprio per il teatro, insieme con Luigi Guarnieri ha scritto, a metà degli anni ’90, “Una pallida felicità - Un anno nella vita di Giovanni Pascoli” vincitore della Medaglia d’oro per la drammaturgia italiana nel 1996.
Ha vinto con il romanzo "Vita" il Premio Strega 2003.


Dhulan, la sposa

"Dhulan è la parola indiana che designa la sposa. Un giovane ingegnere è in crociera con la moglie. Sulla loro luna di miele aleggia però il fantasma inquietante di una ragazza senza nome trovata morta nella piscina del loro condominio. Chi era quella ragazza? Lui la conosceva? È possibile che non sia annegata volontariamente? Perché morta proprio nel luogo dove i due hanno deciso di costruire il loro futuro? Dal passato, dai silenzi e dalle bugie di una relazione come tante, emerge il dubbio che l'ingegnere non sia l'uomo che la moglie crede di avere sposato, ma un estraneo, violento e prepotente, capace di tutto, anche di uccidere. Tra sospetto e incubo, cattiva coscienza e ricordo, riaffiora come l'acqua la figura misteriosa e struggente della sposa indiana, una giovane donna senza passato né futuro, venuta in occidente a ritrovare una felicità appena intravista e già perduta. Intrappolata dai propri sogni e dalle frustrazioni di lui, alla sposa indiana non resta che incarnare l'illusione della donna orientale sottomessa e devota, una Butterfly fedele e dolente disposta per il proprio uomo anche all'estremo sacrificio."
Melania Mazzucco

Titolo: Dhulan, la sposa
Autore: Melania Mazzucco
Regia: Wilma Labate
Interpreti: Valerio Binasco, Neeman A. Sobhan, Barbara Mautino

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calaciura


GIOSUE' CALACIURA


Giosuè Calaciura (Palermo, 1960) giornalista (ha lavorato tra l’altro per “l’Ora” di Palermo) ha scritto per il teatro e per la radio, ha gestito un ristorante. Ha pubblicato il romanzo “Malacarne” (Baldini&Castoldi, 1998). Suoi racconti sono apparsi su riviste e un suo lavoro è stato incluso nell’antologia di scrittori del Sud Disertori “Stile libero” (Einaudi, 2001). Per Radio3 ha realizzato un documentario intitolato “La lingua sul marciapiede” dedicato ai cibi da strada nella cultura palermitana. È uno degli inviati di Tournée, il viaggio in Italia di Radio3.


I botti di Santa Rosalia

Ho scritto "I botti di Santa Rosalia" come una preghiera alla Patrona di Palermo. Una invocazione pubblica e collettiva in forma di monologo. Tre drammi personali che si sovrappongono, si integrano, tenuti insieme non solo dalla notte dei fuochi d'artificio che il 14 luglio, a Palermo, segna il momento più popolare e partecipato dei "Trionfi" di Santa Rosalia, ma anche dal casuale e inconsapevole incrociarsi dei tre protagonisti: il figlio detenuto di un boss che tenta di raccontare al padre, anche lui in galera, le sue avventure di apprendista malacarne; il ragioniere "pentito" di un cosca che fugge verso l'aeroporto di Punta Raisi; la teen-agers incinta che vuole partorire in una discarica. Vicè, il quarto personaggio, "cuce" le tre storie. È il cattivo, maledetto per nascita e per destino, ma è anche l'unico che ha preso le misure a una realtà senza redenzione. Nei tre monologhi, pensati per una lettura teatrale in onore della Santuzza, s'inseguono sogni, animali, cibo e una tormentata, inascoltata, richiesta d'aiuto. Una invocazione d'annullamento.
Giosuè Calaciura

Titolo: I botti di Santa Rosalia
Autore: Giosué Calaciura
Regia: Antonio Capuano
Interpreti: Italia Carroccio, Dario Bonanno, Carmelo Galati, Sergio Lo Verde
Realizzazione tecnica: Gina Collauto e Enzo Michelino
Assistente alla regia: Francesco Capuano
Registrazione effettuata nelle strade di Palermo
Montaggio presso il centro di produzione di Napoli

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SIMONA VINCI


Simona Vinci (Milano, 6 marzo 1970) è un scrittrice italiana.
Vive a Budrio, in provincia di Bologna. Il suo esordio letterario risale al 1997, con il romanzo Dei bambini non si sa niente, edito da Einaudi nella collana Stile libero; il libro, vincitore nel 2000 del Premio Elsa Morante opera prima, fa ottenere alla scrittrice un grande successo di pubblico e di critica, suscitando anche scandalo e polemiche per il tema trattato. Il romanzo è stato tradotto in dodici paesi, tra i quali gli Stati Uniti.


Brother and Sister

Una fiaba nera e misteriosa che si svolge tutta in una notte, fino all'alba. L'incanto sospeso della fiaba si affianca alla capacità del romanzo di andare fino al fondo dell'animo di due adolescenti di fronte alla morte della madre. Che vorrà dire per loro la perdita di ogni sicurezza, compresa la casa dove trascorrono questa inquieta vigilia del loro destino, che è la veglia funebre definitiva della fanciullezza. La notte e il bosco sono l'ambiente in cui i due fratelli affrontano le proprie paure, in un'atmosfera misteriosa in cui gli inserti della fiaba modulano su variazioni minime l'attesa e l'angoscia, ma anche le speranze per il futuro.

Titolo: Brother and Sister
Autore: Simona Vinci
Regia: Marco Risi
Interpreti: Federico Ambrosini, Elio Germanio, Stefania Rivi, Nicola Rapisarda

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carolasusani


CAROLA SUSANI


Carola Susani è nata a Marostica (Vicenza) nel 1965. Nel 1995 è uscito il suo primo romanzo, Il libro di Teresa (Giunti), nel 1998 La terra dei dinosauri (Feltrinelli). Con Feltrinelli ha pubblicato i romanzi per ragazzi Il licantropo (2002) e Cola Pesce (2004). Nel 2005 per Gaffi è uscito Rospo, raccolta di due radiodrammi. Ha collaborato alla rivista Perap di Palermo e a Linea d’Ombra, e fa parte della redazione di Nuovi Argomenti.


Il rospo

Titolo: Il rospo
Autore: Carola Susani
Regia: Roberto Bacci
Assistente alla regia: Graziella Romeo
Realizzazione tecnica: Andrea Cappelli
A cura di: Anna Antonelli e Lorenzo Pavolini
Interpreti: Miriam Sevedo, Luisa Pasello, Silvia Pasello, Silvia Rubes, Renzo Lovisolo

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ROMOLO BUGARO


Romolo Bugaro è nato nel 1962 a Padova. Ha studiato Giurisprudenza e Scienze politiche. È avvocato. Ha scritto Indianapolis (Ancona, Transeuropa, 1993), La buona e brava gente della nazione (Baldini & Castoldi, Milano 1998), Il venditore di libri usati di fantascienza (Milano, Rizzoli, 2000), Dalla parte del fuoco (Milano, Rizzoli, 2003), Il labirinto delle passioni perdute (Milano, Rizzoli, 2006). Ha inoltre pubblicato racconti in Belli e perversi (Transeuropa, 1987) Autobus magico (Transeuropa, Ancona 1988), Fosfori. 17 racconti di autori italiani contemporanei (Nardi, Firenze 1992), Sconfinare. Il nord-est che non c'è (Ravenna, Fernandel, 1999). Nel 2000 Theoria ha ripubblicato Indianapolis con l’aggiunta di qualche racconto inedito. Romolo Bugaro ha pubblicato un libro di racconti, Indianapolis e il romanzo La buona e brava gente della nazione. I testi sono coerenti tra loro soprattutto per l’ispirazione e i toni. Bugaro è uno tra i più incisivi ostensori dell’ipocrisia medio-alto borghese dei giovani adulti della nazione. È avvocato e questo ha una incidenza nella sua scrittura: «Il mio mestiere ha il grande pregio di essere assolutamente concreto. Non si tratta della solita storiella sull’osservatorio privilegiato ecc., che la professione d’avvocato dovrebbe consentire. Questo è solo un luogo comune. Nel mio caso, ciò che si è rivelato fecondo per la scrittura non sono state le storie personali incontrate, i tanti drammi umani di questo o di quell’assistito (che peraltro non utilizzerei mai), quanto un respiro più profondo della realtà che mi sono ritrovato a poter ascoltare: una particolare forma di ferocia sottesa a moltissimi rapporti,che m’è riuscito ormai di mettere a fuoco, e sulla quale credo che lavorerò a lungo».

robertoferrucci


ROBERTO FERRUCCI


Roberto Ferrucci è nato a Venezia nel 1960. Nel ‘93 ha pubblicato il romanzo Terra rossa (Transeuropa), rieditato nel ‘98 con un nuovo capitolo dall’editore Fernandel. Nel ‘99 da Marsilio è uscito il libro Giocando a pallone sull’acqua, il racconto di una squadra, il Venezia e la sua città, in serie A dopo 31 anni. Con questo libro vince il Premio Selezione Bancarella Sport e il Premio Speciale della Giuria al Coni Letteratura. Ha curato il libro Pane e tulipani, (Marsilio 2000), libro che contiene sceneggiatura, soggetto e conversazioni con regista e protagonisti del film di Silvio Soldini.Nel 2003 l’editore veneziano Amos ha pubblicato il libro Andate e ritorni, scorribande a nordest. Per Einaudi ha tradotto nel 2000 il romanzo La televisione dello scrittore Jean-Philippe Toussaint, oltre al recente Fare l’amore per la casa editrice Nottetempo (2003). Insieme a Romolo Bugaro ha scritto il radiodramma Verdesche, diretto da Alessandro di Robilant con Cochi Ponzoni e Guia Ielo, trasmesso da Radiotre il 22 e 23 marzo 2002. Insegna scrittura creativa presso la facoltà di Lettere dell’Università di Padova. Scrive sul manifesto, Unità Nuova Venezia, Tribuna di Treviso, Mattino di Padova. Da qualche anno è alle prese con uno strano romanzo ma prima ne pubblicherà uno ben più urgente.


Verdesche

Titolo: Verdesche
Autore: Romolo Bugaro e Roberto Ferrucci
Regia: Corso Salani
Diretto da: Alessandro di Robilant
Interpreti: Cochi Ponzoni, Guia Ielo

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GIAMPIERO RIGOSI


Giampiero Rigosi è nato a Bologna nel 1962, romanziere e sceneggiatore, collabora con cinema, radio e televisione. Da diversi anni tiene corsi di scrittura creativa e di sceneggiatura.
Ha pubblicato: Dove finisce il sentiero, Theoria; Chiappe da apache (racconti), Theoria; Bologna, arte e filosofia sotto i portici (guida turistica), Slow Food; Notturno bus, Einaudi; Piano Delta (con Guido Leotta), Moby Dick; No smoking (nella raccolta Medical thriller, con Eraldo Baldini e Carlo Lucarelli), Einaudi.
Per il cinema: ha collaborato alla sceneggiatura di Prendimi l'anima di Roberto Faenza e a L'alba di Luca, regia di Roberto Quagliano. Attualmente sta scrivendo la sceneggiatura di un film tratto dal suo romanzo Notturno bus. È tra gli sceneggiatori di Distretto di polizia (serial trasmesso da Mediaset). Assieme a Carlo Lucarelli ha scritto soggetti e sceneggiature di una nuova serie poliziesca, di prossima programmazione su RAI 2.
Per la radio ha curato una serie per il programma di RAI 3 "Centolire" e, sempre per RAI 3, ha scritto un radiodramma dal titolo "San Petronio tango".


San Petronio tango

Titolo: San Petronio tango
Autore: Giampiero Rigosi
Regia: Cesare Cicardini
Interpreti: Omero Antonutti, Rinaldo Rocco, Alessandro Tiberi, Francesco Pezzulli, Mario De Lucia
Musiche originali: Riccardo Tesi
A cura di: Anna Antonelli e Lorenzo Pavolini con la collaborazione di Giovanni Papotto

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francescipiccolo


FRANCESCO PICCOLO


Francesco Piccolo (Caserta, 1964) è uno scrittore e sceneggiatore italiano.
Ha scritto romanzi e raccolte di racconti: Allegro occidentale, E se c'ero dormivo, Il tempo imperfetto, Storie di primogeniti e figli unici (tutti pubblicati da Feltrinelli), l'Italia spensierata (Laterza) e La separazione del maschio (Einaudi). Con Storie di primogeniti e figli unici ha vinto il Premio Giuseppe Berto e il Premio Chiara.
Ha lavorato anche per il cinema scrivendo sceneggiature, tra cui ricordiamo My Name Is Tanino, Paz! (tratto dai fumetti di Andrea Pazienza), Ovunque sei, Il caimano, Nemmeno in un sogno, Caos calmo e Giorni e nuvole.
Collabora con riviste e quotidiani, fra cui la Repubblica e Diario. Attualmente vive a Roma e cura il laboratorio di sceneggiatura al D.A.M.S. della terza Università di Roma.


Su per giù

Dedicato a un amore che sta per finire

Titolo: Su per giù
Autore: Francesco Piccolo
Regia: Renato De Maria
Interpreti: Isabella Ferrari, Claudio Santamaria

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IVAN COTRONEO


Ivan Cotroneo è nato a Napoli, il 21 febbraio del 1968.
Nel 1990 ha mollato gli studi di Giurisprudenza, e si è trasferito a Roma, per seguire il corso di sceneggiatura presso il centro Sperimentale di Cinematografia, dove si è diplomato nel 1992.
Per le sue sceneggiature ha vinto il Premio Solinas, il premio Moravia, il premio Saint Vincent-cinema in diretta, ed è stato menzionato al premio I girasoli- Cesare Zavattini.
Con il racconto 'Prova Scritta' ha vinto il Premio Internazionale Merano Europa.
Per il cinema ha scritto con Pappi Corsicato le sceneggiature de I vesuviani (episodio la Stirpe di Iana) e Chimera, con Marco Speroni (e Silvia Barbiera e Mario Sesti) la sceneggiatura di Cosa c'entra con l'amore (Premio Solinas), con Anna Negri, (e Doriana Leondeff, e Davide Ferrario) la sceneggiatura di In principio erano le mutande, con Renato de Maria (e Francesco Piccolo) la sceneggiatura di Paz!, con Daniele Luchetti (e Stefania Montorsi), la sceneggiatura di Dillo con parole mie, con Riccardo Milani (e Claudio Piersanti, e Sandro Petraglia) la sceneggiatura di Il disco del mondo - Piano solo.
Per la televisione ha lavorato sia come sceneggiatore per diverse miniserie (tra le altre, Un posto tranquillo, Raccontami una storia, La moglie cinese) che come autore televisivo. Insieme a un nutrito gruppo di bravi autori ha scritto L'Ottavo Nano, di Serena Dandini e Corrado Guzzanti, Mmhh, Bra, e attualmente lavora da tre anni come autore per Parla con me, il talk show di Serena Dandini.
Per la radio ha scritto il radiodramma diretto da Luca Guadagnino L'oroscopo dei pesci, con Iaia Forte, Serena Dandini, Valentina Cervi, e Claudio Gioè.
Per il teatro ha adattato per l'Italia Closer di Patrick Marber e Le Regole dell'attrazione di Bret Easton Ellis, entrambi andati in scena con la regia di Luca Guadagnino. Ha inoltre scritto con Serena Dandini, Paola Cannatello e Rosalia Porcaro lo spettacolo comico Sesso senza cuore e con Serena Dandini e Nicola Fano il musical Jovinelli Varietà. Ha scritto il monologo Se stanotte sono qui, portato in scena da Claudio Gioè.
E' il traduttore ufficiale per l'Italia di Hanif Kureishi e Michael Cunningham.
Ha pubblicato nel 1999 la raccolta di citazioni Il piccolo libro della rabbia, nel 2003 il suo primo romanzo, Il re del mondo, e nel 2005 il suo secondo romanzo, Cronaca di un disamore, tutti con l'editore Bompiani.
Un suo racconto, Questa non è Vienna, è inserito nella raccolta Bloody Europe, pubblicata da Playground.
Scrive sulle riviste Rolling Stone, Rodeo, Max, tra le altre.
Tiene da quattro anni un laboratorio di sceneggiatura presso il Dams, III università di Roma.
Quando ci riesce, scrive canzoni. Fra queste, Senza regole, cantata da Syria, con la musica di Saturnino.
Si diverte a fare il deejay, e a suonare musica, soprattutto degli anni '80, perché gli piace fare ballare gli amici e la gente in generale.
Torna a Napoli quando può, dove ci sono la sua famiglia e la sua gatta in trasferta.
Al momento sta lavorando al suo terzo romanzo, che se tutto va bene dovrebbe uscire entro la fine del 2007, e sta scrivendo, insieme a Maria Sole Tognazzi la sceneggiatura del suo prossimo film.


L'oroscopo dei pesci

Titolo: L'oroscopo dei pesci
Autore: Ivan Cotroneo
Regia: Luca Guadagnino
Interpreti: Iaia Forte, Serena Dandini, Valentina Cervi, Claudio Gioè

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ENZO MOSCATO


Moscato, Enzo (Napoli 1948), attore, autore e regista italiano. È considerato, con Annibale Ruccello, l’autore più interessante della drammaturgia napoletana contemporanea. Nei suoi testi – commedie, drammi e drammi lirici – Moscato reinventa una lingua fortemente espressiva e teatrale che miscela, creando efficaci contrasti, il dialetto e i gerghi dei bassifondi alla lingua alta della tradizione letteraria, napoletana e non. In questo tessuto egli innesta, con inesauribile creatività, neologismi, deformazioni di parole italiane, prestiti linguistici tratti dal linguaggio burocratico e poliziesco o da quello scientifico.
Lo spettacolo Rasoi, messo in scena da Teatri Uniti e basato su Partitura, un atto unico in forma lirica, ha vinto nel 1992 il Premio della critica italiana e il Biglietto d’oro dell’AGIS. Tra gli altri testi si ricordano Festa celeste e nubile santuario, Pièces noire, Ragazze sole con qualche esperienza e Bordello di mare con città, tutti pubblicati con il titolo di L’angelico bestiario, e Trianon.
Autore e interprete di monologhi (tra cui Occhi gettati, Compleanno e Mal-d’Hamlé) e dei recital di canzoni Embargos (1994) e Cantà (1999), Moscato ha lavorato anche nel cinema, recitando in Morte di un matematico napoletano (1992) e Rasoi (1993) di Mario Martone, Libera (1993) di Pappi Corsicato, Il viaggio clandestino (1993) di Raul Ruiz, Il verificatore (1995) di Stefano Incerti e nell’episodio Maruzzella diretto da Antonietta De Lillo contenuto nel film collettivo I Vesuviani (1997). Tra i suoi lavori più recenti si ricordano Arena Olimpia (2000), in cui l’artista napoletano si confronta con un testo di Raffaele Viviani, Orfani veleni (2002), riflessione sulla maschera di Pulcinella, Kinder-Traum Seminar (2003), spettacolo sul tema della Shoah, e L’opera segreta (2004), da Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese, per la regia di Martone.


Ritornanti

Nato da un composit di brani e letture tratte da Spiritilli, Little Peach e Cartesiana, (tre testi dello stesso Moscato), Ritornanti è un titolo preso a prestito da Anna Maria Ortese, che con questo nome descrive i folletti, gli spritilli, che abitano la citta' di Napoli; ma sta anche a significare il ritorno ossessivo degli stessi temi. E', secondo le parole dell'autore, un modo di portarsi dietro 'le proprie masserizie ideologiche e grammaticali', perché 'nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro. Nessun movimento, nessun gesto, nessun respiro, già vissuti, dovrebbero essere considerati finiti, de-finiti, «esautorati». Morti.'
Ma chi sono, allora, i ritornanti? Sono Nannina e Totore finiti con la loro bimba nel palazzo incantato del 'munaciello'; la spogliarellista Little Peach con il suo passato carico di dolore; tre transessuali, Cartesiana, Miss 'Nciucio e Cha Cha Cha, che viaggiano nel cuore della Spagna per trovare definitivamente la loro identità.
Storie a metà tra il fantastico e il grottesco, narrate con una lingua che e' un ' babelico incrocio di vari idiomi, napoletano, francese e spagnolo'. Dopo il debutto, nel lontano '94, Ritornanti arriva a Roma per la prima volta nello spazio teatral-radiofonico della Sala A di via Asiago.

Titolo: Ritornanti
Autore: Enzo Moscato
Interpreti: Enzo Moscato, Cristina Donadio
Con la partecipazione di: Tata Barbalato e Giuseppe Affinito jr.
Musiche: Dnamos e Pappi Corsicato

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Gentilmente messo a disposizione da Francesco Argnani



Edited by Elrond_55 - 11/3/2015, 12:52
 
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view post Posted on 24/2/2020, 08:17

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bellissima release. grazie <3
 
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view post Posted on 26/2/2020, 12:47

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Grazie infinite.
 
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