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LA ZIA JULIA E LO SCRIBACCHINO, di Mario Vargas Llosa

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mebahel
view post Posted on 28/4/2009, 11:05




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La zia Julia e lo scribacchino
di Mario Vargas Llosa



Non so da che parte cominciare per parlare di questo romanzo, o forse sarebbe meglio dire di questi romanzi, perché la zia Julia e lo scribacchino sono un intreccio di molte vite. Non è neanche giusto dire che la storia principale sia quella d’amore fra Mario, ‘Varguitas’, giovane, diciottenne, con velleità da scrittore e sua zia Julia, trentatreenne già sposata e già divorziata. Un rapporto consumato alle spalle della famiglia per evitare - possibilmente fino all’ultimo - lo scandalo, fatto di incontri semplici, adolescenziali: aperitivi nei baretti del centro di Lima, cinema serali, lunghe passeggiate facendo le impanatine (quanto mi sono piaciute queste impanatine! si tenevano per mano facendosi piccole carezze!). Dietro di loro si snoda e si annoda la vita di Radio Panamericana, con le sue mille figure del Gran Pablito, di Pascual con il vizio di riempire i bollettini di mezzogiorno con notizie tragiche, dell’amico Javier, ma anche - o forse meglio dire soprattutto - di Pedro Camacho, autore e attore di romanzi radiofonici che fanno impazzire le masse..............Pedro Camacho, detto il «Balzac creolo», è uno strano e fecondissimo inventore di trame melodrammatiche e truculente per un programma feuilleton di Radio Lima. Tutti in città attendono con impazienza le «puntate» della sua fantasia, fatte di arresti misteriosi, morti segrete, incesti, sangue e passioni. In parallelo scorre la storia di Mario - pallidamente autobiografica, come il nome del protagonista lascia intendere - giovane aspirante scrittore attratto da questa curiosa macchina dell'immaginario. Ma anche lui ha la sua storia complicata da raccontarci: s'innamora, quasi con platonica indifferenza, d'una zia vedova e piú matura, che finirà per sposare, prima di trasferirsi in Europa e affermarsi come scrittore..............
E allora eccole le sue storie, infilarsi tra le pieghe del libro, tanto che all’inizio non capisci che siano finzione. Racconti che tolgono il fiato, mai prolissi, mai viziati nella forma. Asciutti e precisi, fin quando alcuni personaggi cominciano a trovarsi in racconti in cui non dovrebbero essere, a cambiare nome, a morire e resuscitare...storie in cui sempre più spesso cominciano ad affiorare topi, terremoti, fronti alte e spaziose, bambine investite...
Ho amato questo romanzo, pur non avendomi messo addosso la frenesia di finirlo rapidamente, l’ho gustato e centellinato, a volte mi sono trovata anche in difficoltà nell’uso di termini che non conoscevo, prontamente segnati da un asterisco (paremiologico o parafernalia o miraflorina per dirne alcuni), e chissà quanto si perde leggendo una traduzione, anche se ben fatta. Così come la mia scarsa conoscenza del mondo dell’America Latina mi avrà fatto perdere migliaia di sfumature, di allusioni, di strizzate d’occhio sui costumi locali e le dicerie, in primo il fatto che la zia Julia non fosse peruviana ma boliviana. Frasi da ricordare:
- “Si tolga di dosso ogni pregiudizio e anche la giacca e la cravatta, e si allunghi lì”
- “Non si può combattere con se stessi perché in questa guerra c’è un solo perdente”
- “E se avessi raccontato loro - come raccontavano a me le loro conquiste - che stavo con una signora divorziata, che non era la mia amante ma la mia innamorata (nel senso più miraflorino del termine), mi avrebbero creduto secondo la più simpatica ed esoterica espressione molto in voga in quell’epoca, un coglione a vela”

Articoli tratti da:

http://jimbao.wordpress.com/2007/12/28/mar...o-scribacchino/
www.einaudi.it/einaudi/ita/catalogo...880618023&ed=87


COSA NE DICE VARGAS LLOSA

(...) Io stesso dovrei presentarmi come esempio del riutilizzo letterario di generi che non lo sono. Ho scritto un romanzo dal titolo La zia Julia e lo scribacchino, che è una storia sul mondo del teatro radiofonico dove i capitoli che hanno a che vedere con questo mondo sono a loro volta narrati in modo teatrale utilizzando i clichés, gli stereotipi del linguaggio di questo genere. La zia Julia e lo scribacchino è nato da un'esperienza personale. Quando ero ancora studente lavoravo in una radio di Lima come giornalista e, un po' come viene raccontato nel romanzo, proprio in quell'epoca conobbi il primo scrittore professionista della mia vita, che era un autore di romanzi radiofonici. Allora non esisteva ancora la televisione e la radio era il grande mezzo popolare di intrattenimento e, fra i suoi programmi, i piú seguiti erano i romanzi radiofonici. Venivano ascoltati da tutte le classi sociali e in tutto il paese e alcuni di questi avevano un successo straordinario. Ce n'era uno famosissimo intitolato Il diritto di nascere. L'autore era un cubano, un tipo molto pittoresco che venne in visita a Lima quando era ancora molto fresco il ricordo di questo suo romanzo radiofonico, si chiamava dottor Félix B. Caignat. Ebbene, non ci fu mai nella storia del Perú una folla simile all'aeroporto, come quella che andò a ricevere il dottor Felix B.Caignat. Sembra romanzesco, ma è vero: un attore che impersonava il cattivo in Il diritto di nascere doveva essere scortato dalla polizia per uscire dalla sede della radio perché la gente non lo linciasse, visto che qualcuno lo andava ad aspettare per aggredirlo. Questo può dare un'idea della popolarità del genere. Ora, sempre nel periodo in cui lavoravo come giornalista in quella radio di Lima, ebbi l'opportunità di conoscere un personaggio molto divertente, un boliviano che si chiamava Raúl Salmón e che scriveva romanzi radiofonici per Radio Central, un'emittente vicina a quella dove lavoravo io. Raúl Salmón era, per me, particolarmente affascinante, perché già allora sognavo di diventare scrittore, e lui era il primo scrittore che conoscevo che passava la vita a scrivere. Cosí, strinsi amicizia con quest'uomo che, piú che uno scrittore, era la caricatura di uno scrittore: scriveva con facilità estrema romanzi radiofonici che erano sempre lo stesso romanzo. Cambiava i nomi, i personaggi, ma era sempre la stessa storia, ripetuta su un modello che evidentemente riscuoteva un enorme successo presso il pubblico cui era rivolta. Lavorava tutto il giorno: era una specie di fabbrica produttrice di romanzi destinati alla radio. E non scriveva soltanto, era anche attore, interpretava gli eroi, ed era al contempo il regista dei suoi romanzi radiofonici. A questo personaggio accadde qualcosa che assomiglia a un romanzo radiofonico. Le storie dei suoi romanzi erano sempre molto truculente, piene di sentimentalismi, di fatti straordinari. Un giorno, forse per lo stress dovuto all'eccesso di lavoro, le storie cominciarono a confonderglisi. Lui non se n'era accorto, ma la radio sì, perché erano cominciate ad arrivare telefonate di ascoltatori che manifestavano la loro perplessità rispetto a certe incongruenze che apparivano nei romanzi. Un tizio, ad esempio, aveva chiamato dicendo che il dottor Rodríguez del romanzo radiofonico delle sette, che era gravemente malato, praticamente moribondo, era comparso all'improvviso allegro e a passeggio, senza che si capisse quando e come si fosse curato. O storie più assurde: la principessa Elena del romanzo delle quattro era comparsa in quello delle cinque, non si capiva come fosse potuta saltare da una storia all'altra. Si trattava di incongruenze varie, alcune forse non così grottesche, ma i proprietari della radio furono costretti ad avvertire Raúl Salmón che le storie gli si stavano confondendo. Allora lui fece qualcosa di drammatico: cominciò a riempire le sue storie di catastrofi. C'erano terremoti, incendi, naufragi e gli aerei cadevano, per far scomparire i personaggi e ricominciare daccapo, visto che - a causa dell'esaurimento nervoso - non ricordava tutte le storie. Non so se sto esagerando, come capita quando si trattiene un'immagine nella memoria, sta di fatto che era proprio vero che gli si mescolavano le storie e alla fine Raúl Salmón fu costretto ad abbandonare il lavoro alla radio, e io lo persi di vista. Per molti anni, tuttavia, mi rimase impressa nella memoria l'immagine di un autore di romanzi radiofonici che, un giorno, finiscono per divorargli il cervello, facendone un individuo che si perde dentro a un mondo di sua stessa invenzione. Penso che fin da allora ebbi voglia di scrivere un romanzo che raccontasse la storia di Raúl Salmón.
Quello che mi stimolava era l'idea di raccontare questa storia attraverso i romanzi radiofonici stessi, ovvero che nel romanzo vi fosse una serie radiofonica dove il lettore potesse seguire a poco a poco la decomposizione mentale di un autore di romanzi radiofonici. Cominciai a scrivere questa storia molti anni dopo, proprio a partire da questi ricordi. Tuttavia, quando mi trovavo già abbastanza avanti nella prima stesura, provai qualcosa che mi terrorizza sempre quando scrivo una storia: mi sembrava irreale. Io ho una tendenza al realismo: a me piace che le storie che racconto sembrino la realtà, così come ci sono scrittori che vogliono esattamente il contrario, ovvero che le loro storie sembrino l'irrealtà (pensiamo, ad esempio, a Borges: le sue storie fingono sempre l'irrealtà). A me, invece, per una disposizione personalissima, piace che le mie storie fingano la realtà. Ma, raccontando la storia di Raúl Salmón, mi accorsi che quel mondo dei romanzi radiofonici, così come appariva condensato nel mio romanzo, dava l'impressione di un mondo di pura irrealtà. Sicché mi posi il problema di dare alla mia storia una base di realtà. Allora mi venne un'idea. All'epoca in cui è ambientato il romanzo, nella Lima della metà degli anni '50, io stesso stavo vivendo una storia che sembrava da romanzo radiofonico, parlo del mio primo matrimonio. Il mio primo matrimonio fu una storia truculenta: io ero giovanissimo e mi sposai con una zia d'acquisto molto più vecchia di me, cosa che provocò un enorme scandalo familiare. Questo era un romanzo radiofonico, né più né meno di quello che stavo inventando nel mio romanzo. Allora, mi dissi che per trovare un'ancora realista al romanzo, avrei potuto inserirmi io stesso, raccontando la storia del mio primo matrimonio, che sarebbe servita da attenuante realista a una storia irreale, radiofonica. Cosí alternai le storie dell'autore radiofonico a una storia non solo realistica, bensì addirittura veridica, il racconto del mio primo matrimonio. Fu la seconda volta che mi scontrai con la natura della finzione, genere che non è compatibile con la verità. Mi accorsi che ero continuamente costretto a modificare e ad alterare quanto avrei voluto raccontare come veridico, per poterlo armonizzare con il contesto fittizio, irreale, dei romanzi radiofonici. Cosí, la storia del giovane apprendista scrittore che si sposa con la zia Julia, venne fuori molto piú fittizia che non veridica. Questa è la storia di La zia Julia e lo scribacchino. Parte di un fatto vissuto che la memoria ha trattenuto - la storia di Raúl Salmón - si somma a quest'altro fatto vissuto con la zia Julia, e alla fine la materia prima si trasforma in qualcosa di molto diverso dalla sua versione originale.
Forse potrei anche raccontare un aneddoto divertente. Quando il romanzo era ormai terminato, poco prima che uscisse in libreria, mi venne fatta un'intervista a Buenos Aires e in quell'occasione annunciai, appunto, che sarebbe presto uscito un romanzo dal titolo La zia Julia e lo scribacchino, una storia sul mondo dei romanzi radiofonici. Allora mi chiesero da dove nascesse quella storia e io, molto incautamente - ma erano già passati molti anni, una ventina almeno - raccontai di aver conosciuto un autore di romanzi radiofonici, un boliviano chiamato Raúl Salmón che era stato un grande scrittore del genere prima di impazzire. Il giorno dopo sui giornali uscirono delle dichiarazioni furibonde dello stesso Salmón, il quale era vivo e vegeto, oltre a essere nientemeno che il sindaco della città di La Paz. Aveva fatto una grande carriera politica in Bolivia, possedeva una catena di radio, ed era divenuto sindaco di La Paz. Naturalmente lui non aveva la minima idea di chi io fossi, non si ricordava affatto di un ragazzino che andava a trovarlo a Radio Central e nelle sue dichiarazioni diceva quanto segue (il che significa che l'immaginazione da autore di romanzi radiofonici non era scomparsa): "io conosco molto bene quella canaglia di Vargas Llosa; scriverò a mia volta un libro sulle sue riprovevoli avventure omosessuali". Ecco, questa è la storia del libro La zia Julia e lo scribacchino. Io dedicai il libro a Julia, dalla quale ero divorziato da molti anni. Quando il libro uscí, la prima reazione di Julia fu molto divertente. Mi scrisse una lettera in cui mi diceva che non mi avrebbe mai perdonato per averle aumentato di un anno l'età. Dopo, però, i giornalisti andarono a infastidirla con troppe domande, e questo finì per irritarla, al punto che scrisse un libro per vendetta, un libro che vi sconsiglio di leggere e che si intitola Quello che Varguitas non disse.



nella traduzione di Angelo Morino
Lettura integrale a più voci con Carlo Cecchi, Patrizia Zappa Mulas
Regia di Julio Salinas
Musiche di Giora Feidman



AVVISO - Questa lettura si compone di 40 file mp3

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Edited by eos1948 - 17/7/2023, 09:32
 
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gaglioz
view post Posted on 15/11/2011, 19:53




Durante il download del primo file si verifica un'interruzione. esce una maschera che dire che il server è stato reimpostato e che è impossibile procedere.
 
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view post Posted on 15/11/2011, 20:05

papero

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CITAZIONE (gaglioz @ 15/11/2011, 19:53) 
Durante il download del primo file si verifica un'interruzione. esce una maschera che dire che il server è stato reimpostato e che è impossibile procedere.

ho fatto una prova adesso, ed è tutto normale

armati di pazienza e riprova
 
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gaglioz
view post Posted on 15/11/2011, 20:51




CITAZIONE (gaglioz @ 15/11/2011, 19:53) 
Durante il download del primo file si verifica un'interruzione. esce una maschera che dire che il server è stato reimpostato e che è impossibile procedere.

Ho riprovato: funziona tutto bene.
Grazie mille!
 
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view post Posted on 6/7/2023, 09:32
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view post Posted on 17/7/2023, 08:38
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CITAZIONE (Nevess @ 6/7/2023, 10:32) 
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