Ruitor2 |
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| Racconto realmente inquietante che vede come protagonista un'istitutrice nell'Inghilterra della seconda metà dell'ottocento. La protagonista descrive le vicende in prima persona e si presenta come una donna colta e dotata di solida moralità e quindi siamo quasi costretti a prestarle fede. Un ricco aristocratico le affida l'educazione di due bambini fratello e sorella, suoi nipoti ed orfani di padre e madre. Lo zio non sembra molto interessato alla vita dei due giovani ragazzi che risiedono in un'immensa villa sperduta nella campagna. Dopo un breve periodo di pace e tranquillità inizia una vicenda di fantasmi, apparizioni inquietanti e comportamenti strani da parte dei bambini. Poco per volta la protagonista conosce tutto quello che è avvenuto in quella villa prima del suo arrivo in particolare della relazione tra colei che l'aveva preceduta nell'educazione dei bambini e un servitore privo di scrupoli: un comportamento indecente per l'epoca anche per le differenze di classe esistenti tra i due. Tutta quello che accade in seguito appare così inverosimile che si è portati a pensare che il punto di vista della protagonista sia quello di una persona che travisa la realtà quasi malata o in preda ad un delirio. Proprio in questa incapacità di capire la realtà dei fatti ( l'istitutrice è pazza? O magari c'è qualche cosa di vero nelle sue allucinazioni oppure è vittima di un complotto?) risiede il fascino del romanzo.
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