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EDIPO RE, di Sofocle

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view post Posted on 2/12/2007, 06:15
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SOFOCLE
Poeta tragico greco (Colono, 496 a.C. - Atene, 406 a.C)


La vita di Sofocle accompagna la grandezza e il declino dell'Atene del V° secolo: conobbe egli la potenza ateniese al suo massimo splendore e la democrazia istituita da Pericle. Suo padre, Sophillos, era un ricco armaiolo, proprietario di terre. Esitando tra la musica e la ginnastica, il figlio si distinse a 15 anni, dopo la battaglia di Salamina conducendo il coro dei giovinetti che celebravano la vittoria di Atene. Felice nella vita privata, dalla moglie Nicostrate ebbe un figlio, Iofonte, poeta tragico anch'egli, e dalla concubina un altro figlio: Aristone, il cui figlio, "Sofocle il giovane", scrisse tragedie.
Sofocle svolse un ruolo importante nella vita pubblica della città: ellenòtamo (percettore dei tributi versati ad Atene dai suoi alleati) nel 443, collaborò ad una revisione del tributo pagato dagli alleati della città. Stratega nel 442, partecipò, con Pericle, alla spedizione di Samo. Fu più tardi Stratega a fianco di Nicia e, nel 491, uno dei dieci probuli membro ossia di una sorta di comitato ristretto di salute pubblica di Atene. Svolse anche funzioni religiose come sacerdote di Asclepio.

Un drammaturgia nuova
Tuttavia, l'attività principale di Sofocle restò la composizione di tragedie: più di cento. Possediamo soltanto sette tragedie complete: Aiace, Elettra, Edipo Re, Edipo a Colono, Antigone, Trachinie, Filottete ed alcuni frammenti di due drammi satireschi, I Segugi e l'Inaco. Eschilo era stato, appena prima di lui, il creatore della tragedia, concepita come l'espressione delle relazioni dell'uomo con gli dei. Restava a Sofocle da mitigare, ridurre, perfezionare questo genere nuovo. Eschilo era stato il poeta del destino umano, sottoposto alla onnipotenza divina, che portava fino alla punizione dell'orgoglio degli uomini come nei casi ad esempio di Agamennone e Prometeo. Aveva ignorato i dialoghi, i suoi personaggi essendo soltanto i semplici portavoce dei grandi problemi morali e religiosi che erano incaricati di veicolare.
Sofocle al contrario, appare come il tragèda dei tempi nuovi: libera il teatro dallo scontro di rigide tesi introducendo un terzo attore che permette di ampliare dialoghi e battute, che diventano ormai "scambi di ragionamenti nel quadro di un'azione molto più animata". Riduce il ruolo delle masse a favore dell'eroe individuale sebbene porti il numero dei coreuti da dodici a quindici. Introduce le scenografie. Libera la tragedia dal vincolo della trilogia a favore del dramma autonomo ed eponimo (che porta il nome dell'eroe protagonista). Sfuma anche la personalità dei suoi eroi. Se gli dèi sono sempre onnipotenti sul destino degli umani, la giustizia e la responsabilità degli uomini sono tuttavia affermate: così, la tragedia mette ai primi posti l'uomo, che può, in certa misura, prendere in mano il suo destino e cessa di essere il giocattolo di un cieco destino. La molla tragica per eccellenza delle sue tragedie si fonda sulla decisa volontà degli eroi in scena.
Contemporaneo dell' apogeo ateniese, e prima che la propria longevità eccezionale lo faccia assistere al suo declino, Sofocle testimonia, col suo teatro, le certezze che animano il cittadino ateniese, fiducioso di poter controllare ogni evento con la propria volontà. Approfondisce la sua riflessione morale quando esalta, nell' Antigone, la libertà della coscienza umana nei confronti di quella degli dèi; al contrario di Eschilo, si mostra fine psicologo.

L'eroe tenace
Sofocle, in una certa misura, ha inventato l'eroe tragico: delle sette tragedie conservate, una sola, scritta tra il 430 e 410, è intitolata al modo tradizionale, secondo la composizione del coro: Le Trachinie. Tutte le altre portano i nomi degli eroi e delle eroine, investite ormai del privilegio se non di dirigere, almeno di orientare e condurre l'azione drammatica. Si erge così la formidabile figura dell'eroe tragico, né completamente uomo ( possiede qualità più che umane), né completamente dio (resta sottoposto alla volontà divina). Ma, tra l'uomo ed il dio, l'eroe tragico, puro ed esigente, rifiuta il destino, si rivolta o, se si sottomette, preferisce morire.
Sofocle, sebbene buon cittadino, ama i ribelli, gli indomabili. Il tema della rivolta, della rivolta giusta che un essere appassionato e risoluto promuove contro la ragione di Stato, è al centro della sua opera: Antigone ad esempio, figlia di Edipo, che infrange l'editto di Creonte che proibisce di seppellire il fratello Polinice. In nome di una legge morale più alta di quella dello Stato, Antigone decide di dare una sepoltura al fratello; sfida l'ira di Creonte, che la condanna a morire murata viva. Ma che importa, non esiste una legge più giusta di quella che le detta la sua coscienza.
Tutti gli altri eroi di Sofocle rispondono allo stesso modello di determinazione tenace, poiché mettono tutti il loro coraggio al servizio di un assoluto, al cospetto del quale, niente e nessuno conta: Elettra, Aiace, Edipo soprattutto, che si ostina a cercare con fiero accanimento i responsabili della maledizione di Tebe, per poi scoprire che è lui il colpevole, ed assumere su di se la punizione. Tutti quest'eroi, fuori del comune, sono una stessa famiglia, segnati implacabilmente dal destino; tutti possiedono lo stesso coraggio e tentano disperatamente di lottare, prima di essere distrutti dalla volontà degli dei.



Edipo Re

"Edipo Re" è la tragedia greca per eccellenza.
Composta da Sofocle in data ignota (si presume intorno al 430 a.C.), ha affascinato nel corso dei secoli decine di generazioni e coinvolto critici e studiosi su dibattiti riguardo la sua interpretazione.
La tragedia narra di Edipo, sovrano di Tebe, che viene invocato dal suo popolo per placare la terribile pestilenza che opprime la città. Consultato l'oracolo di Delfi, il responso dice che la città è contaminata dall'uccisione impunita del precedente re Laio: una volta identificato e cacciato il colpevole, tornerà la serenità.
Edipo inizia così l'affannosa ricerca dell'assassino, inoltrandosi però a poco a poco nei meandri dei ricordi di un passato sconosciuto e scoprendo definitivamente, alla fine, la tragica verità della sua vita.
Le tragedie di Sofocle indagano la condizione umana a partire dall'individualità di un personaggio. Edipo è emblematico in questo senso: in balia di una sorte che sembra già essere stata scritta, si interroga sul senso delle sue azioni e la sua disperazione rispecchia quella di ogni uomo di fronte a qualcosa di immenso ed inspiegabile: la sua vita e il suo destino.

Con: M. Foschi, A. Miserocchi, S. Randone

LINK:
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Edited by Elrond_55 - 23/3/2013, 16:34
 
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