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TUTTO ESAURITO! 2013

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view post Posted on 12/3/2017, 11:51
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TUTTO ESAURITO!
trenta giorni di teatro a Radio3
terza edizione
dal 31 ottobre al 28 novembre 2013




01 Sandro Lombardi, Fabrizio Sinisi - Il controdolore - Vite che sono la mia 31-10-2013
accompagnamento musicale alla chitarra di Luigi Attademo
Gli incontri letterari e teatrali di un maestro della scena italiana
Samuel Beckett, Thomas Bernhard, Dante, Etty Hillesum, Giovanni Pascoli, Pier Paolo Pasolini, Luigi Pirandello, Arthur Schnitzler, Giovanni Testori
L’appuntamento inaugurale del mese del teatro è una “serata d’onore” dedicata a una delle figure più importanti della scena italiana, Sandro Lombardi. L’attore comporrà un itinerario attraverso le sue passioni letterarie e teatrali, riprendendo brani da lui interpretati in scena e altri amati più privatamente sulle pagine dei libri. Sotto questa ”antologia personale” si nasconde però una sorta di lezione sull’interpretazione, sulla capacità di immergersi nella scrittura riportandola poi in superficie nello spazio della rappresentazione, una dimostrazione di come la forma scrritta si trasforma in parola detta. La serata con Sandro Lombardi è, infatti, anche un modo per capire come un grande attore usa i suoi “strumenti” espressivi, primo fra tutti la voce, aprendo così il percorso di approfondimento su questo tema proposto nel cartellone del mese con il ciclo “Dimore delle Voci”
Il controdolore... non è un antidoto al dolore: in questa società tutta votata allo "star bene" a ogni costo, in cui sembra un delitto provare anche solo un po' di malinconia, parlare di controdolore vuol riconoscere il valore profondo del dolore. Per tutta la mia vita professionale sono andato in cerca di testi, autori, opere in cui l'artista si sia posto come "sonda del dolore", abbia concepito il proprio fare come un'elaborazione dolorosa - drammatica - della sua interiorità - ma anche della sua comunità, diciamo pure del suo popolo (linguistico, ecc.), e in tal modo propone un'esperienza del dolore non confusa ma elaborata attraverso la ragione e la sensibilità: offre alla comunità, alla polis un'esperienza di dolore attraversabile razionalmente, permette al dolore di diventare pensiero, di diventare possibilità di una prassi: offre al dolore un'ulteriorità che il dolore quotidiano non consente, perché è istintivo, feroce, animalesco, mentre il dolore dell'arte è un luogo. La VOCE sarebbe quindi lo strumento, anzi proprio IL LUOGO di questa instancabile verifica della tenuta delle ragioni di un popolo, del suo pensiero, la voce come resistenza al dolore in quanto luogo stesso del dolore, suo tempio e suo dramma, suo fuoco, suo "laboratorio"... La voce umana è il primo strumento con cui chiediamo e offriamo aiuto, lo strumento che ci permette, in particolare a noi attori, di far proprie le parole con cui poeti, romanzieri, drammaturghi hanno affrontato e combattuto il dolore... la voce materna, ad esempio, o quella del figlio... che magari si rivolge a quel corpo d'amore che lo ha generato... ( Sandro Lombardi, Fabrizio Sinisi)
https://mega.co.nz/#!nQxXXLoQ!OtMb...5QRp-2mwTSOnez0


02 Roberto Latini - Radiovisioni - Il teatro amplifica il silenzio 01-11-2013
L’incontro muove da un’indagine sull’uso dei microfoni, della motion capture, fino alla tecnica per l’ascolto denominata “aurofonia”, attraverso lo sguardo sul lavoro artistico svolto dalla compagnia Fortebraccio Teatro, e in particolare dalla relazione produttiva di Roberto Latini e Gianluca Misiti.
Le grammatiche sonore aumentano la scena e moltiplicano la visione (Roberto Latini).
Roberto Latini, si forma presso lo Studio di Recitazione e di Ricerca Teatrale “Il Mulino di Fiora” diretto da Perla Peragallo dove si diploma nel 1992. Attore, autore e regista, combina la sua attività di produzione alla direzione artistica del Teatro San Martino di Bologna che guida dal 2007. È il fondatore e direttore artistico di FORTEBRACCIO TEATRO, compagnia riconosciuta dal 1999 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. È laureato in Metodologia e Critica dello Spettacolo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza. Tra le pubblicazioni: a cura di Katia Ippaso, Io sono un’attrice. I teatri di Roberto Latini, Editoria e Spettacolo, Roma 2009
Cfr. il sito www.fortebraccioteatro.com/
https://mega.co.nz/#!GV4QDbpZ!KBrJ...RVU_GM3a9rv8Sls


03 Giovanni Guerrieri - Marmocchio. Una specie di Pinocchio di Marmo 02-11-2013
Radiodramma per gli infanti di tutte le età, dedicato a Carlo Monni
regia Giovanni Guerrieri, Giulia Gallo
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Carlo Ipata, Federico Polacci, Daniele Tarì, Giulia Solano
produzione I Sacchi di sabbia
Questo originale radiodramma, tutto da ascoltare, è una rivisitazione del Pinocchio di Collodi che cambia radicalmente gli scenari delle avventure del famoso burattino: lo scaraventa in una cava di marmo in cima alla montagna, un microcosmo operoso, popolato da grilli, volpi e gatti di montagna, “fuochini” (questo il nome degli operai addetti allo scoppio delle mine in Garfagnana), cavatori e sassi. Da una parte la durezza della cava di bianciardiana memoria e dall’altra il suo contrappunto fantastico, mitico. E poi il burattino, la piccola scultura di marmo, il marmocchio che deve diventare buono.
Il radiodramma nasce sulle tracce di uno spettacolo realizzato nelle cave di marmo delle apuane con la presenza di Carlo Monni, ed è dedicato all’attore toscano scomparso nel maggio scorso.
In collaborazione con il Festival di Santarcangelo
https://mega.co.nz/#!qYh1kRYD!eXFM...jxVj1tby_MwIgG8


04 Michele Santeramo - Il guaritore 03-11-2013
regia Leo Muscato
scene e costumi Federica Parolini
con Vittorio Continelli, Simonetta Damato, Gianluca delle Fontane, Paola Fresa, Michele Sinisi
produzione Teatro Minimo e Fondazione Pontedera Teatro
Il testo ha vinto la 51 edizione del più prestigioso riconoscimento per la drammaturgia contemporanea italiana, Il Premio Riccione, consacrando un autore da anni attivo sulle nostre scene con opere che descrivono il nostro presente tra difficoltà quotidiane, ambizioni desideri e impossibilità.
Michele Santeramo ha fondato con Michele Sinisi il Teatro Minimo, vivacissima compagnia attiva ad Andria, in provincia di Bari, che ha ormai al suo attivo diversi successi presenti nei maggiori teatri italiani, spesso basati sui testi di questo autore ma a volte a confronto con altre scritture come quella di Shakespeare o quella di Eduardo.
Il Guaritore mette in relazione le storie delle persone, per farle guarire. Ha un fratello che mal sopporta. Gli arrivano in casa due donne con problemi opposti, e un ex pugile.
Questa guarigione non é cosa facile, serve leggerezza, disimpegno, distacco e grappa.
É un personaggio che prova a mettersi tra il malessere e la soluzione dei problemi. Ha il colletto della camicia sporco, non ci vede quasi più ma riesce a guarire le persone. Non é un mago nè un medico. Vive sulla linea d'ombra tra realtà e fantasia, come ogni personaggio della scena.
Anche questo lavoro, dunque, appare come una sottilissima radiografia dei tanti dissesti sociali, umani, ideali e spirituali del nostro Paese, raccontati con quell’amarezza impastata di ironia che è tipica di questo autore
https://mega.co.nz/#!6cxS0YwI!aCXk...WuvFESFeWT5ni6A


05 Franco Scaldati – Lucio 04-11-2013
“La performance dello scrittore-attore, scandisce il ritmo con il corpo-voce-gesto, come un antico aedo. Come l’aedo, Franco Scaldati drammatizza il racconto, dà voce ai personaggi di Lucio e Illuminata: la voce, il ritmo del suo corpo ci fanno seguire la storia come se fosse una favola con sospensioni, pause, suspense, sollevandola in un mondo che è terrestre e aurorale“ (Valentina Valentini).
Franco Scaldati, scrittore-attore-regista palermitano, scomparso il primo giugno di quest’anno, rappresenta in modo esemplare il concetto di autore di teatro nell’incarnare la pratica, propria della scena del Novecento, in un processo unitario e integrale che corre dalla elaborazione alla realizzazione dello spettacolo, dalla scrittura al suono di questa. Ha lavorato per molti anni con i ragazzi del quartiere popolare di Palermo in cui abitava, l’Albergheria, creando con loro spettacoli sospesi tra realtà e fantasia, segnati da un deciso slancio poetico, ma senza mai togliere gli occhi da quello che accadeva e accade nelle strade e nei vicoli più poveri della città. Per questo Scaldati resta legato alla sua lingua, resa nel suo teatro ancor più sonora e caleidoscopica, fantasmagorica e musicale.
in collaborazione con Centro Teatro Ateneo –Centro di Ricerca sullo Spettacolo - Sapienza Università di Roma
https://mega.co.nz/#!TEQUwLTK!Zqzk...DkyRQNxI1sCsCq0


06 Ermanna Montanari - La camera da ricevere 05-11-2013
Dalla stanza dei travestimenti le arie e le figure degli spettacoli e del repertorio di una grande attrice: Fatima asina parlante, Rosvita dalla squillante voce, Madre Ubu che squittisce le sue invettive, l’instupidimento di Alcina, l’afasia di Arpagone, la spudoratezza di Tonina Pantani. Ermanna Montanari ripercorre così il suo percorso compiuto attraverso la lunga esperienza del Teatro delle Albe, da lei fondato insieme a Marco Martinelli nel 1983. A partire da quella data l’attrice ha potuto definire un suo preciso itinerario di ricerca formale, espressiva ed estetica, che riporta nel corso di questo incontro compiendo un’attenta analisi delle possibilità dello strumento vocale.
“Nel casolare in cui vivevo da bambina c’era una stanza al pianterreno che si teneva sempre chiusa, chiamata la cambra da rizèvar, che per comprarla il nonno vendette la più preziosa mucca da latte della sua stalla. La camera si apriva solo due volte l’anno, a Pasqua e a Natale, per accogliere i parenti: i nonni materni, le zie vedove, i cugini dalla Francia, tutti abbigliati nei loro goffi vestiti della domenica. La cambra da rizèvar, con l’andare del tempo, era diventata il nascondiglio dove, senza essere vista dagli abitanti della casa, potevo confidare le mie avventure canterine e i miei travestimenti che da lì iniziarono a prendere forma. Un luogo fragile, buio, non percorribile, denso di insidie (Ermanna Montanari).
In collaborazione con Centro Teatro Ateneo – Centro di Ricerca sullo Spettacolo –Sapienza Università di Roma e Rai Radio3
https://mega.co.nz/#!WVJFgKwT!BKIJ...r275c30d8xudxz4


07 Fabrizio Gifuni - L’étranger di Albert Camus 06-11-2013
liberamente tratto da Lo straniero di Albert Camus
con Fabrizio Gifuni, suoni G.U.P. Alcaro, idea e regia Roberta Lena
produzione Torino Spiritualità / un progetto de il Circolo dei Lettori
Dal romanzo cardine dell’esistenzialismo, uno sguardo sull’assurdità del destino e sull’estraneità al mondo che segna indelebilmente ogni vita. Ne Lo straniero Albert Camus ha dato corpo e dignità a un indifferente, lo straniero tra gli stranieri, Meursault. A cento anni dalla nascita di Albert Camus un omaggio allo scrittore francese e alla sua opera prende corpo grazie all’interpretazione magistrale di Fabrizio Gifuni. Lo spettacolo/reading è ideato e diretto da Roberta Lena, i suoni sono di G.U.P. Alcaro, l’elaborazione drammaturgica di Luca Ragagnin, i costumi di Roberta Vacchetti.Lo spettacolo/reading gioca su un doppio binario, alternando la suggestione della parola a quella della musica. A fare da contrappunto all’interpretazione delle pagine del romanzo sono le canzoni, da Killing an Arab dei Cure a The Stranger dei Tuxedomoon, che dal libro hanno tratto ispirazione. Lo spettacolo/reading L’Étranger di Albert Camus è una produzione del Circolo dei lettori di Torino. Ha debuttato a settembre con il tutto esaurito al Teatro Carignano, durante la nona edizione di Torino Spiritualità, manifestazione organizzata a fine settembre dal Circolo dei lettori che affronta i grandi temi della contemporaneità.
https://mega.co.nz/#!KNRnADAD!Opun...GJPwsFzaTKFGm0U


08 Roberto Latini - Caligola, di Albert Camus 07-11-2013
musiche originali e aiuto-regia Gianluca Misiti
trasmesso in diretta dalla Sala A di via Asiago l’11 maggio 2009
A partire dal “Caligola” di Albert Camus, lo spettacolo sperimenta una “drammaturgia per attore solo” scandita dai quattro atti già indicati dal Nobel franco-algerino: disperazione di Caligola, recita di Caligola, divinità di Caligola, morte di Caligola.
La prima parte si potrebbe definire “dell’assenza”.Caligola non c’è fino a quando “si compare” in uno specchio. La disperazione per la morte di Drusilla, sua sorella e amante, si articola prendendo le mosse da questo concetto e da questa suggestione. Poi, Caligola torna, come un’eco, come una luce riflessa, portandoci subito all’interno di quella meta-teatralità di cui è saturo tutto il testo.
Caligola recita, “gioca” a fare Caligola, mette in scena la sua solitudine. Si moltiplica, chiuso nella dimensione prototeatrale di attore e spettatore di se stesso. Misurando fino all’impossibile la propria divinità e concedendosi l’estremo tentativo di superare se stesso e lo spettacolo che gli somiglia. E tutto questo significa inseguire l’impossibile, andando incontro alla morte, unica via d’uscita dall’ossessione della propria figura e della propria presenza. È il destino profondo d’una logica implacabile: lo specchio va in frantumi e Caligola muore, ma vive in tutti i frammenti che continuano a rinviarcene l’immagine specchiata.
Produzione Fortebraccio Teatroin collaborazione con Ass.cult.Rialtoccupato Blue cheese project
Spettacolo realizzato nel 2002 e ospitato da Radio3 nel maggio 2009, il Caligola di Roberto Latini è il terzo e ultimo movimento del progetto “dell’anima e delle forme” articolatosi a partire da “Ballata d’un vecchio marinaio” da Samuel T. Coleridge e proseguito con “ESSEREeNON – gli spettri in Shakespeare”.
Viene proposto in questo cartellone con due rimandi immediati. Il primo è quello alla serata
dedicata a Camus del 6 novembre l’altro è all’indagine sulla vocalità proposta da Roberto
Latini per il ciclo “Dimore delle voci” del 1 novembre.
https://mega.co.nz/#!2JonDJ5T!Sr0T...D1hT8KvdpUcdPfw


09 Harold Pinter - Altri Tempi 08-11-2013
traduzione di Romeo De Baggis
con Valentina Fortunato, Valeria Valeri, Sergio Fantoni
regia di Giancarlo Sbragia
prima messa in onda 1972
Una delle opere più importanti del drammaturgo inglese, premio Nobel perla letteratura nel 2005. Qui Pinter fa i conti con la memoria individuale e collettiva, con gli spostamenti, le cancellature involontarie, le metamorfosi del ricordo personale soprattutto quando viene proiettato sullo sfondo di vicende che riguardano altri individui. Uno spazio neutro, come sempre in questo autore, e una coppia di coniugi quarantenni in attesa di un amica. Ma gli slittamenti verbali e umani della commedia non si fermano al piano della memoria.
Ritroviamo in questa registrazione d’archivio le voci di tre attori di grande successo sulle scene italiane degli anni Settanta, diretti da un loro illustre collega, Giancarlo Sbragia, con il quale spesso si ritrovavano a fare compagnia in palcoscenico.(Nella foto Valentina Fortunato e Sergio Fantoni)
https://mega.co.nz/#!PJY2FKTC!XAqt...dMkhvdGuk6ZC6G0


10 Anna Luisa Meneghini - Le formiche 09-11-2013
Con Angelo Calbrese, Gianna Pacetti, Riccardo Cucciolla, Adriana Parrella, Maria Teresa Rovere, Nella Bonora, Dario Dolci, Flaminia Jandolo, Adriana Jannuccelli, Corrado Lamoglie, Gino Pestelli, Giotto Tempestini, Massimo Turci, Enrico Urbini
Regia di Gugliemo Morandi
prima messa in onda 16-09-1959
Le formiche, liberamente ispirato alla favola di La Fontaine, racconta dei difficili rapporti tra il popolo delle cicale (i vagabondi, gli artisti, i passionali…) e delle formiche (un sistema dittatoriale basato sullo schiavismo e l’accumulo). Con le musiche realizzate da Carlo Rustichelli e tramite alcuni espedienti sonori particolarmente innovativi per l’epoca (come la deformazione delle voci) si rappresenta la tragica storia d’amore tra una cicala e una formica. Con questo radiodramma la Meneghini dimostra di saper sfruttare molto bene le risorse della tecnica radiofonica che aveva iniziato a praticare nell’immediato dopoguerra (si ricordano tra l’altro: Il canto di Eli con Alberto Perrini, Incontro di sera, Andrea). Alla radio continuerà a collaborare realizzando altri radiodrammi (come Displaced Persons, con Vito Blasi, che ottiene un grandissimo successo e viene tradotto in quattordici lingue) e specializzandosi negli adattamenti di opere per bambini.
https://mega.co.nz/#!aBRE2LbS!I6kP...v5GjpuNCV15aZzg


11 Chiara Lagani – Giallo 10-11-2013
regia Luigi De Angelis
con Chiara Lagani e le voci di Alfonso Cafaro, Bassirou Fall, Anna Benini, Francesca Benini, Noemi Cicchetti Ferrante, Erik Cicchetti Ferrante, Nell Danesi, Nicolò Montanari, Pietro Lorenzo Spurio, Annagiulia Valgiusti, Federica Valzania, Sara Vernocchi, e gli altri bambini dei laboratori “Pianeta Giallo” (Parma e Ravenna)
produzione Fanny&Alexander
“Questa farfalla, lo credereste? Ha un’ala gialla, l’altra celeste” (Toti Scialoja)
Giallo è un dialogo radiofonico, misterioso e fantasmatico tra una mutevole figura maestra e la sua classe invisibile. Giallo è una domanda sulla natura e la forma di quella parte bambina, rimossa, buia, lucente, furiosa, incandescente, remota o sepolta che vive in ognuno di noi. Questo radiodramma, in una sua prima versione live, ha debuttato nella scorsa edizione del Festival di Santarcangelo, all’interno del progetto “Radio e infanzia”. (nella foto un'immagine del radiodramma eseguito dal vivo)
https://mega.co.nz/#!jFA1FJ4L!PSQo...bUp2yLkCmEfdbro


12 Claudio Longhi - Il ratto d’Europa 11-11-2013
in diretta dalla Sala A di via Asiago, 10 - Roma
assistente regia Giacomo Pedini
con gli agenti de Il ratto d'Europa: Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Simone Tangolo, e la partecipazione di Accademia della Crucca di Modena, Associazione Nazionale Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti – Sede di Modena, Casa per la Pace di Modena, Europe Direct Modena, Liceo Scientifico Benedetto Croce di Roma, Scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata
una coproduzione Teatro di Roma / Emilia Romagna Teatro Fondazione
Il ratto d’Europa è un articolato progetto incentrato sul tema della costruzione dell’identità europea. Partendo dal mito antico del rapimento della principessa asiatica Europa da parte di Zeus trasformatosi in toro, e avvalendosi di una amplissima bibliografia sul tema dell’identità europea, il progetto si fonda principalmente su una drammaturgia da scrivere, affidata a oltre 100 comunità e associazioni di due città italiane, Modena e Roma, che da oltre un anno sono state coinvolte attivamente nelle varie fasi del processo creativo. Una forma di teatro partecipato che ha chiamato scuole, università, gruppi sportivi, centri anziani, biblioteche, musei ad interrogarsi, con la dovuta leggerezza e ironia, sulla propria percezione dell'Europa, per costruire, passo dopo passo, uno spettacolo, Il ratto d'Europa, andato in scena al Teatro Storchi di Modena nel maggio scorso e in cartellone al Teatro Argentina di Roma il prossimo aprile.
Nella nostra diretta dalla Sala A gli agenti del Ratto, in questi giorni attivi nella città di Roma con un’altra tappa del progetto - Europolis: storie dal vecchio continente - una articolata settimana di appuntamenti al Teatro Argentina e in altri luoghi della città, in un susseguirsi di brani letti e recitati, di spettatori chiamati a farsi per un momento “drammaturghi” e “attori”, di brevi testimonianze, raccontano il progetto co-prodotto dal Teatro di Roma e da Emilia Romagna Teatro Fondazione. Una dimostrazione-spettacolo, dunque, per cucire in una sola storia alcuni momenti dei tanti laboratori drammaturgici e teatrali che hanno visto partecipi diversi cittadini modenesi e romani, frammenti degli incontri pubblici con personalità del teatro, della musica, della letteratura, dell'economia, pillole dalle mise en espace aperte sempre a non professionisti ed estratti del copione dello spettacolo conclusivo rappresentato a Modena. www.roma.ilrattodeuropa.it
https://mega.co.nz/#!LNAHzApR!Vewu...xtTvu1yVN_GcmRw


13 Mariangela Gualtieri - Mantenere il passo conquistato 12-11-2013
in collaborazione con Centro Teatro Ateneo – Centro di Ricerca sullo Spettacolo - Sapienza Università di Roma
Registrazione 16 maggio 2013
Auditorium Sala A – Via Asiago 10, Roma
L’incontro è affidato a una delle voci più alte della poesia italiana degli ultimi anni, Mariangela Gulatieri, autrice di diverse raccolte di composizioni e fondatrice nel 1983 a Cesena , inisieme a Cesare Ronconi, del Teatro della Valdoca Proprio il lavoro di questa compagnia univa e unisce a visioni complesse e potenti e a stratificazioni sonore di forte impatto la presenza scenica di Mariangela Gualtieri e dei suoi versi, incentrati su una sensibilissima ricerca di qualcosa di umano, del dolore del vivere, e del senso più recondito dell’essere creature umane
“In questo incontro proferirò i versi che ho scritto per il teatro, accanto ai versi dei poeti che li hanno ispirati. Amelia Rosselli è stata molto spesso mia compagna di viaggi, ma anche Dante Alighieri, Dino Campana, Antonin Artaud, Dylan Thomas, Milo De Angelis, Jiri Orte ed altri.
Ogni volta che debbo scrivere il testo di un nuovo spettacolo, decido da quali versi di altri farmi influenzare. Questa influenza la scelgo, o sarebbe meglio dire: aspetto che si mi si riveli colui o colei che mi sarà maestro e che terrò vicinissimo nell’atto della scrittura. Si vedrà così di che cosa mi sono nutrita e come questo nutrimento di parole ha cercato di obbedire all’imperativo di Rimbaud “Il faut être absolument moderne. Point de cantiques: tenir le pas gagné”. Si vedrà come ho fiutato e seguito orme di altri per poi perdermi e così forse tracciare un sentiero che prima non c’era - o che forse c’è sempre stato. Tutto ciò con larga gratitudine a questi “coetanei che mi hanno preceduto”, e con piena umiltà (Mariangela Gualtieri).
https://mega.co.nz/#!rA4FWKoY!F-Yd...gpq1788Mf051q7w


14 Mattia Torre - Gola e altri racconti 13-11-2013
con Valerio Aprea e la DauniaOrchestra
Fra i mille paradossi della vita di tutti i giorni si muove la scrittura di Mattia Torre, e il paradosso, si sa, mette in cortocircuito tragico e comico, reale e immaginario, desideri e necessità dell’esistenza. Una galleria di personaggi, quelli che ci presenta questo autore, sospesi tra sensi di colpa, responsabilità, improvvise aperture, deliri personali e ossessioni, che hanno preso forma sia sulla carta, nel volume “In mezzo al mare” (Dalai editore) che in alcuni spettacoli teatrali.
Ma Mattia Torre ci racconta anche la realtà del nostro Paese, tra nuove ricchezze e vecchie, cattive abitudini. Basti pensare al nostro rapporto col cibo, legittimato da una tradizione millenaria, consacrato dalla storia recente, ancora centro di ritualità familiari e sociali, ma anche fonte di preoccupazioni, assillante bisogno di molti momenti della giornata, traccia decisiva di un profilo sociale, culturale, antropologico. Quello che interessa questo autore è però, soprattutto, la dimensione scomposta della nostra interiorità umana, che sembra specchiarsi e ingigantirsi nel panorama politico di oggi e di sempre. E anche in questo caso affiora la tormentosa idea di una possibile colpevolezza. Ma di chi? Di chi c’era prima? O di chi era lì ancora prima di chi c’era prima? Così per quello che riguarda noi stessi nelle nostre silouhettes interiori e i nostri rapporti privati, lavorativi, il nostro stato economico e di salute, ma anche per il disastrato panorama della Nazione. Scrittura lineare e immediata, quella di Torre, che dal cinema e dalla tv ha appreso una limpidezza di descrizione, un bisogno di essere diretto e di arrivare al cuore del problema, ma mai a scapito di una brillantissima capacità di illuminare le cose da un’angolatura diversa, di smontare meccanismi interiori ed esteriori mostrandocene gli ingranaggi mal funzionanti. Proprio per dare più risalto a questa scrittura Mattia Torre ha deciso di rivolgersi alla scena, per creare un momento in cui le sue parole godano di un’attenzione più concentrata, più attenta, e raccolta da un gruppo di persone che si sono riunite proprio per sentire una voce reale e umana che si rivolge a loro. O per verificare, senza il diaframma dello schermo, quanto le sue acute provocazioni trovino rispondenza in chi le sta ad ascoltare. La combinazione funziona a meraviglia, tanto che abbiamo deciso di sottoporla all’ulteriore prova della radio e di inserire i testi di questo scrittore in quello sguardo alla scrittura del Novecento e dei giorni nostri che è una traccia portante di Tutto esaurito!
Mattia Torre è noto per essere uno degli autori del programma televisivo Parla con me di Serena Dandini e, insieme a Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, della serie televisiva Boris, nonché del film tratto da quella fortunata avventura per il piccolo schermo Nel 2011 scrive e dirige lo spettacolo teatrale 456, andato in onda in forma di serie tv all’interno della trasmissione di Serena Dandini The Show Must Go Off. Insieme a Giacomo Ciarrapico è autore delle commedie teatrali Io non c’entro, Tutto a posto, Piccole anime, e L’ufficio.
La parte dello sceneggiatore in Boris è affidata proprio a Valerio Aprea, attore noto in cinema e in televisione, ma la cui formazione e i cui esordi sono di marca puramente teatrale, avendo attraversato dimensioni sceniche molto diverse da Simone Carella a Francesco Piccolo, da Pino Quartullo a Proietti, trovando poi una dimensione ideale nell’interpretazione dei racconti di Mattia Torre.
https://mega.co.nz/#!WNJ2hQxb!bCQD...JrEobIpFKhb5haU


15 Eleonora Danco - Non parlo di me 14-11-2013
prima messa in onda Venerdì 31 maggio 2002
per il ciclo Il Terzo Orecchio – i Teatri alla radio di Mario Martone
In questa produzione radiofonica, confluiscono molte delle tematiche da me trattate nel mio percorso di autrice. Il primo testo da me portato in scena è stato Ragazze al muro. Sonia, la protagonista, non ha nessuna coscienza critica, nessuna autonomia rispetto alla famiglia, alla realtà. Una donna di trent’anni che si comporta come una di diciassette, una scheggia impazzita che nel quartiere viene chiamata “er dieci de denari”, la matta.
Non ha nome invece il personaggio di Nessuno ci guarda. La vita è l’aspetto che consumiamo nel presente, continuo, incessante, ma siamo stati bambini, adolescenti. Tutto è in noi, nel percorso continuo del movimento interiore, dove “nessuno ci guarda”.
La coscienza del personaggio è lucida spietata. Entra ed esce tra la vita reale e quella del ricordo, della memoria. Attraverso una continua trasformazione ritorna bambina, adulta, diventa suo Padre, sua Madre, gli amici, la gente della strada. Riuscirà a trovare una propria autonomia perché “ha tutta questa memoria negli occhi che le salva la vita”. Spesso, come in Bocconi amari, scritto per il Teatro Stabile di Parma, il tema che approfondisco è la condizione conscia ed inconscia del legame e il condizionamento con la famiglia. Famiglia intesa come provenienza, come memoria presente sia nei testi ambientati in metropolitana, o tra due sgangherate mignotte, impietose come ruderi romani ad attendere un cliente, o tra la massa di umani tra i suoi assordanti suoni, dove ci strappiamo confidenze al capolinea di un autobus, poi dimenticando tutto a casa, tra due mura, davanti al televisore, tra una telefonata e qualche ora di sonno. Il dialetto romano è stato ed è per me fonte di estrema ispirazione e stimolo nella scrittura. Il dialetto contiene insieme violenza e poesia, se usato nella sua forma più pura, evitando l’appiattimento caricaturale che ormai se ne fa in televisione. ( Eleonora Danco)
Eleonora Danco
Il suo primo lavoro d'autrice ed interprete è Ragazze al muro, con il quale vince il Festival del Teatro Italiano categoria "Nuovi Autori". Nell’aprile 1999 partecipa al seminario per quaranta giovani registi voluto e diretto dall’allora direttore del Teatro di Roma Mario Martone, per cui scrive subito dopo Mignotta56 tratto da un soggetto di Sergio Citti "Mignotta". Su commissione del Teatro Stabile di Parma scrive Bocconi Amari che debutta nella Stagione 2000 al Teatro Due di Parma, con la regia di Gigi Dall'aglio. Nel 2000 arriva nella finale del concorso indetto dal Teatro di Roma "Sette testi per un nuovo teatro" con il testo Tempi Morti. Nel 2001 con lo spettacolo Nessuno ci guarda vince la seconda edizione del "Premio Sergio Torresani" , Città di Casalbuttano Cremona. Tra il 2000 e il 2005 scrive la raccolta di poesie Trattatelo poetico senza speranza e alcuni racconti tra cui Corso, Scroscio, Tromba delle scale. Per Radio3 Rai realizza nel 2000 il documentario in cinque puntate Il vuoto, e nel 2002 il monologo Non parlo di me. Nel 2005 scrive dirige ed interpreta Me vojo sarva. Nel 2007 debutta con Sabbia, scritto su commissione per la rassegna “Garofano Verde”. Altri suoi lavori più recenti Ero purissima, Intrattenimento violento, Squartierati, Donna numero 4.
https://mega.co.nz/#!2AQQkA5a!KhNc...u4s4LJHiQyOOBR0


16 Herman Melville – Clarel poema e pellegrinaggio in Terra Santa 15-11-2013
versione italiana e adattamento di Valter Malosti dalla traduzione integrale di Ruggero Bianchi
concerto per voce, oud, chitarre e live electronics
interpretato e diretto da Valter Malosti
suono e live electronics G.u.p. Alcaro
oud e chitarre Lucia D’Errico
musiche originali Carlo Boccadoro
field recordings a Gerusalemme e Israele Luc Messinezis
produzione Teatro di Dioniso / I teatri del Sacro
Clarel è senz’altro la meno conosciuta fra le grandi imprese di Melville. Ma si sa che la sua opera non delude mai ed è piena di rivelazioni anche negli angoli più riposti. Diciottomila versi suddivisi in centocinquanta canti, irti di allusioni e significati occulti, uno scosceso massiccio poetico, versi che fanno «trasalire alla lettura» per la loro «virtù profetica». […] Egli parla ai nostri attimi di pace, di indifferenza, di sovranità; lascia che risuonino tutte le voci, e le estreme di preferenza, quelle che negano ogni senso (mondano) alla vita; permette a ogni germe di crescere e di offrire alla mente il suo frutto: nulla reprime. È un eroe gnostico”. (Elemire Zolla)
Chi ama i capolavori di Hermann Melville - Mardi, Moby Dick, Pierre, The confidence Man, Bartleby, Benito Cereno, Billy Budd, The Encantadas – è costretto a percepire Clarel come un apice e un picco della sua produzione letteraria, anche se non necessariamente come il suo capolavoro formale. La forza dirompente dei versi di Melville ci hanno indotto a cercare una forma spettacolare scabra, una sorta di concerto per voce, oud, chitarre e live electronics, in un tentativo di teatro musicale che vuole evocare l’invisibile e il mistero di un viaggio interiore e insieme reale.
Questo progetto non sarebbe stato possibile senza la monumentale e appassionata traduzione integrale del poema di Ruggero Bianchi, edita da Einaudi nel 1999. (Valter Malosti)
Clarel (Poema e pellegrinaggio in Terrasanta), pubblicato nel 1876 in forma privata, fu stampato postumo solo nel 1924. Il poema-diario venne ispirato da un viaggio in Palestina compiuto da Melville vent'anni prima, fra il 1856 e il '57. Il viaggio, preceduto da una visita a Londra all’amato amico Hawtorne, che sapeva quanto Melville fosse incessantemente tormentato da un desiderio di fede e dalla disperante lotta per credere, era stato concepito dalla famiglia anche come possibile terapia per uno stato di prostrazione fisica e psicologica che aveva colpito l'autore durante e dopo l'immane sforzo profuso in soli tre anni nella scrittura di Moby Dick e di Pierre, le due opere "titaniche" e metafisiche, che sembravano voler dar fondo all'universo, ma destinate ad un umiliante insuccesso commerciale.
Clarel, un giovane studente americano di teologia, insoddisfatto degli insegnamenti dogmatici ricevuti in patria, decide di recarsi in Palestina. Come i grandi eroi dei romanzi melvilliani, Clarel tenterà di superare le soglie dell’esperienza e della conoscenza, e proverà a dare risposta alle grandi questioni del sapere e dell’amore, del rapporto tra il fisico e il metafisico, della verità e del senso ultimo della vita. In un quadro di tale natura, Clarel viene a rappresentare il pellegrinaggio della speranza: un viaggio alle fonti del Cristianesimo, alle origini di una elusiva e ipotetica Verità e di una sicura sofferenza. Quest'opera è forse il culmine più angoscioso e poetico del grande "corpus" dei libri melvilliani; forse più ancora di Billy Budd, tradizionalmente ritenuto lavoro emblematico ed epitome perfetta. Socraticamente fedele a uno gnosticismo sofferto, e non certo di maniera, Melville butta nelle fiamme di questa sua scrittura convulsa tutto il peso e il dolore di una ricerca irrisolta.
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17 Nino Pedretti - L’uomo è un animale feroce 01 16-11-2013
un progetto di Silvio Castiglioni, Georgia Galanti e Paolo Pedretti
adattamento e interpretazione Silvio Castiglioni
interventi musicali di Paolo Pedretti e Stefano Dionigi
Un intervento al congresso internazionale di ittiologia
Una giornata tranquilla in casa del venditore dei tappeti di paglia
L’ipocondriaco
Una puttana
La terrazza
dur. 36’35”
L’uomo è un animale feroce… perché non / ha imparato a parlare con le / formiche, perché domina il cavallo / di lui tanto più nobile / è feroce perché ha paura di morire /… Eppure padre Hölderlin / è vero: Die Menschen sind Wege / strade dove cammina l’arpa della vita (Nino Pedretti, da: Gli uomini sono strade).
L’uomo è un animale feroce è tratto da alcuni monologhi di Nino Pedretti, già noto come finissimo poeta in dialetto santarcangiolese – al pari di Tonino Guerra e Lello Baldini – e qui anche autore di brevi testi in lingua, dal tono amaro e divertito, malinconico e crudele, inizialmente composti proprio per la radio a cavallo degli anni Ottanta, ma mai andati in onda.
Sono schizzi brevi, dai cinque ai dodici minuti l’uno, spesso caratterizzati da un’ossessiva “auto esposizione”, come fossero dichiarazioni, o confessioni, che nel loro insieme tracciano una mappa delle ricorrenti stramberie, fragilità, piccolezze e frustrazioni dell’uomo medio. I personaggi sono appena abbozzati, come se l’autore cercasse i punti d’appoggio essenziali per scandagliare un tema: mettere a fuoco un vizio o una mania, studiare una solitudine, o abbandonarsi a una riflessione perversa o alla tentazione di una canagliata.
In questa versione per la radio – destinazione prima di una scrittura che negli ultimi anni di vita dell’autore si era fatta febbrile e concitata – abbiamo immaginato che le intonazioni dei molti personaggi monologanti suonino come travestimenti dell’autore, stati d’animo diversi di una stessa persona, prospezioni differenti in una nostra biografia comune. Non ci restava che affidare le diverse voci a un solo interprete che, in questa molteplice varietà, cerca di afferrare la sostanza della sua stessa vita in una forma trasfigurata, non priva di trascinanti effetti comici.
Una produzione Celesterosa/I sacchi di Sabbia
Con il contributo di Provincia di Rimini e Regione Emila Romagna; in collaborazione con Comuni di Cattolica e Santarcangelo, Università degli Studi di Urbino e il sostegno di Regione Toscana. Un vivo ringraziamento a Paolo, Anna Maria e Giaele Pedretti per l'incitamento e la disponibilità; a Manuela Ricci, Ennio Grassi, Tiziana Mattioli ed Elena Nicolini per i consigli.
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18 Giandomenico Giagni - La notte di Bertil 17-11-2013
regia Pietro Masserano Taricco
con Ubaldo Lay, Claudio Sorrentino, Raffaele Meloni, Lia Curci, Nino Dal Fabbro, Dario Dolci, Maria Teresa Rovere, Mario Colli, Gianna Piaz, Paolo Giuranna, Giuliana Lojodice, Angelo Calabrese, Giancarlo Nicotra, Gabriele Thot, Paolo Fratini
prima messa in onda 1950
dur 39’ 00
Gian Domenico Giagni, autore, regista e giornalista, è stato tra le figure più importanti e significative della rinascita della radio nel dopoguerra. Oltre a dar vita con Leonardo Sinisgalli e altri alla celebre rubrica culturale e poetica il Teatro dell’usignolo, ha contribuito a rinnovare l’arte radiofonica curando la regia o realizzando numerosi radiodrammi, tra questi il più noto è La domenica della buona gente, firmato assieme all’amico Vasco Pratolini.
La notte di Bertil è tra i suoi radiodrammi migliori e rappresenta una sorta di rito di iniziazione per un bambino che fa esperienza della realtà esterna, del mondo adulto. Questa avventura notturna viene compiuta, con felice soluzione radiofonica, all’interno delle sale di un palazzo che è vuoto di corpi, ma pieno di voci.
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19 Giuliana Musso - La fabbrica dei preti 18-11-2013
ricerche bibliografiche Francesca Del Mestre
consulenza musicale di RiccardoTordoni
canzoni e musiche di Giovanni Panozzo, Daniele Silvestri, Massimo Serli e Maxmaber Orchestra, Mario D’Azzo, Tiromancino.
produzione La Corte Ospitale, Rubiera (Re)
Si ringrazia Glesie Furlane per l’autorizzazione all’utilizzo del titolo tratto da
“La fabriche dai predis” di pre Toni Beline.
“Entriamo assieme nella grande fabbrica silenziosa. Prima, però togliamo il cappello e fermiamoci un attimo a pregare per tanta manovalanza sacrificata e rovinata in tutti questi anni e secoli. E, facendo uno sforzo, spendiamo un requie anche per le maestranze. Forse anche loro vittime di un sistema che uccideva l’uomo illudendosi di onorare quel Dio che l’aveva creato a sua immagine e somiglianza.”
Da “La fabriche dai predis” di Don Antonio Bellina
I seminari degli anni ’50 e ’60 hanno formato una generazione di preti che sono stati ordinati negli anni in cui si chiudeva il Concilio Vaticano II e si apriva l’era delle speranze post-conciliari. Una generazione che fa il bilancio di una vita. Una vita da preti che ha attraversato la storia contemporanea e sta assistendo al crollo dello stesso mondo che li ha generati.
La dimensione umana dei sacerdoti è un piccolo tabù della nostra società sul quale vale la pena di alzare il velo, non per alimentare morbose curiosità ma per rimettere l’essere umano e i suoi bisogni al centro o, meglio, al di sopra di ogni norma e ogni dottrina. I seminari di qualche decennio fa hanno operato per dissociare il mondo affettivo dei piccoli futuri preti dalla loro dimensione spirituale e devozionale. Molti di quei piccoli preti hanno trascorso la vita cercando coraggiosamente uno spazio in cui ciò che era stato separato e represso durante la loro formazione si potesse riunire e liberare. A questi preti innamorati della vita ci piacerebbe dare voce e ritrovare insieme a loro la nostra stessa battaglia per “tenere insieme i pezzi”.Giuliana Musso
Il lavoro di Giuliana Musso può essere a pieno titolo inserito tra quelli che hanno creato la vivacissima corrente del teatro di narrazione, costituendone uno dei migliori esempi in chiave femminile. Il suo primo successo, nel 2001, “Nati in casa” riportava in scena le memorie di un tempo non troppo antico in cui non si andava a partorire negli ospedali ma tutto avveniva nella dimensione più rituale e raccolta delle mura domestiche, segue nel 2005 Sex machine, indagine e racconto sulla commercializzazione dell’erotismo e del sesso, passando poi a Tanti saluti, riflessione in clave clownesca sul tema della morte, per poi approdare a quest’ultimos pettacolo
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20 Tommaso Landolfi – Teatrino 19-11-2013
con Ottavio fanfani, FrancoParenti, Armando Anzelmo, Matio Morelli, Lina Volonghi, Walter Festari, Maria Pia Arcangeli,Maria Teresa Meneghini, Giampaolo Rossi, Gianni Bortolotto, Aristide Leporani
regia di Andrea Camilleri
prima messa in onda 1963
Alcuni testi di Tommaso Landolfi trasformati in un vero e proprio teatrino radiofonico grazie alla regia sapiente di Andrea Camilleri che chiama al suo fianco attori di notevoli capacità, tra i quali due nomi davvero importanti dei nostri palcoscenici: Lina Volonghi e Franco Parenti. A tutto questo Camilleria ggiunge una ricchissima ambientazione sonora di sottofondo realizzata insieme al gloroso Studio di Fonologia di Milano che neglia nni Sessanta fu un luogo di avanzata ricerca musicale e acustica.
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21 Irene Nemirovsky – Jezabel 20-11-2013
con la partecipazione di Vincenzo Bocciarelli e Annalisa Picconi
adattamento di Roberto Agostini
creazione originale per il mese del teatro di Radio3
Quando fa il suo ingresso nell'aula di tribunale in cui verrà giudicata per l'omicidio del suo giovanissimo amante, Gladys Eysenach viene accolta dai mormorii di un pubblico sovreccitato, impaziente di conoscere ogni più sordido dettaglio di quello che promette di essere l'affaire più succulento di quanti il bel mondo parigino abbia visto da anni. È ancora molto, molto bella, Gladys Eysenach: il tempo sembra averla "sfiorata come a malincuore, con mano cauta e gentile", quasi si fosse limitato ad accarezzarla teneramente, e le donne presenti nell'aula si sussurrano con invidia i nomi dei suoi innumerevoli amanti. Ma pochi giorni dopo, allorché vengono pronunciate le arringhe, tutta la sua bellezza pare averla abbandonata, e Gladys è ormai soltanto una donna vecchia e sfinita, che a mani giunte supplica i giudici di infliggerle la pena che merita. La condanna sarà lieve, invece, solo cinque anni: il movente passionale ha fatto sì che le venissero concesse le attenuanti previste dalla legge. Ma qual è la verità - quella verità che Gladys Eysenach ha cercato ad ogni costo di occultare? Capace come pochi altri scrittori di scavare nel cuore femminile con implacabile, chirurgica precisione, Irène Némirovsky ci svela a poco a poco il segreto di questa donna che ha desiderato più di ogni altra cosa di rimanere immutabilmente bella, di essere amata per sempre - e che per questo è arrivata a uccidere.
Irène Némirovsky Nata in Ucraina, abbandonerà la religione ebraica per convertirsi al cattolicesimo nel 1939. Vivrà e lavorerà in Francia, fino a quando verrà arrestata dai nazisti in quanto ebrea, e deportata nel luglio del 1942 ad Auschwitz, dove morìrà un mese più tardi di tifo. Il marito, Michel Epstein, cercherà di farla liberare ma verrà mandato anche lui ad Auschwitz a morte nelle camere a gas nel novembre dello stesso anno.
Giuliana Lojodice è una delle presenze più importanti del teatro italiano, entrata in scena a quattordici anni sottola direzione di Luchino Visconti per Il crogiulo di Miller. Il suo nome si lega nella memoria dei nostri palcoscenici e della televisione al lungo sodalizio con Aroldo Tieri che la renderà uno dei volti più noti ed amati dal pubblico.Poche ma importanti le sue apparizioni al cinema , con La dolce vita di Fellini o La vita è bella di Benigni. Negli ultimi tempi da ricordare la sua straordinaria interpretazione di Copenhagen di Frayn per la regia di Mauro Avogadro, Le conversazioni di Anna K da Kafka con Ugo Chiti o Quel che sapeva Masie da James con Ronconi, senza dimeticare il lavoro svolto accanto al regista Giancarlo SepeIn una recente intervista dichiarva “Preferisco essere severa e modesta. Se ci penso non mi dispiacerebbe scrivere. Ma leggo troppe cose brutte. Adesso stimo solo Irène Némirovsky. E ho a cuore il linguaggio dei miei figli».
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22 Chiara Guidi - Relazione sulla verità retrograda della voce 21-11-2013
Registrata il 23 maggio 2013
Auditorium Sala A – Via Asiago 10, Roma
In questo incontro Chiara Guidi legge un racconto sulla pratica vocale di tipo molecolare, mostrando le connessioni di tipo sinfonico con alcuni brani musicali e proponendo esercizi agli spettatori, riportando così alcuni punti fermi della sua ricerca attuata insieme alla Societas Raffaello Sanzio, di cui è co-fondatrice con Romeo e Claudia Castellucci, e passata attraverso la creazione di esperienze vocali e sonore condivise con il pubblico in diverse occasioni. Chiara Guidi nel 2008 ha creato un festival, Mantica, che si svolge a Cesena e che è dedicato a tutti gli aspetti del suono.
“La vastità enciclopedica di tutti i fenomeni sonori della terra la percepisco e la tratto come un insieme di note e di intervalli di una sinfonia che quotidianamente mi sforzo di ascoltare, imitare e trascrivere su una personale partitura musicale, con notazioni di nuovo conio, utili a fare ordine nella memoria e a essere riprodotte. La tecnica l’ho chiamata “molecolare”, perché soltanto un approccio microscopico consente di delimitare il profilo sonoro degli elementi presi in esame. La piallatura culturale ed emotiva operata su tutte le inflessioni e i significati della voce umana, colloca quest’ultima accanto a tutte le frequenze del suono. Il vocabolario si arricchisce di nuove parole e la scala melodica oratoria riproduce voci tratte dalle più piccole particelle sonore della terra. Qui ha inizio il cammino a ritroso verso la verità della voce umana, e verso la potenza classica della parola. (Chiara Guidi).
In collaborazione con Centro Teatro Ateneo – Centro di Ricerca sullo Spettacolo - Sapienza Università di Roma
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23 Elio Pagliarani - La ragazza Carla 22-11-2013
lettura di Sonia Bergamasco
musiche originali di Teho Teardo, al violoncello Martina Bertoni
a cura di Simone Bruscia e Massimiliano Borelli
produzione Assalti al Cuore
Un amico psichiatra mi riferisce di una giovane impiegata tanto poco allenata alle domeniche cittadine che, spesso, il sabato, si prende un sonnifero, opportunamente dosato, che la faccia dormire fino al lunedì. Ha un senso dedicare a quella ragazza questa “Ragazza Carla”? Elio Pagliarani
Sonia Bergamasco, attrice e musicista, recentemente insignita del Premio dell’ Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, legge il capolavoro di Elio Pagliarani con le musiche originali scritte da Teho Teardo, compositore noto per colonne sonore di film come Il Divo, Diaz e La nave dolce. Ideata e messa in scena nell’ambito del festival di musica e letteratura Assalti al Cuore di Rimini nel 2012, a poche settimane dalla scomparsa del grande poeta fondatore del Gruppo 63, la lettura-concerto intende celebrare l’opera di uno sperimentatore acuto, capace di ascoltare le mille voci del nostro tempo per rimodularle all’interno di un linguaggio nuovo. La poesia di Pagliarani è stata definita dal critico e studioso della neoavanguardia Fausto Curi “un vero teatro di parole, lo spettacolo verbale di certi pezzi della società italiana alla fine del Novecento”. Consapevoli di questa preziosa ricchezza stilistica, Sonia Bergamasco e Teho Teardo mettono in scena lo “spettacolo verbale” di Pagliarani a partire dal più teatrale dei suoi testi, La ragazza Carla. La messa in scena del poemetto, una tessitura originale che intreccia voce e suono, è scandita dal respiro di Milano – lo sferragliare dei tram, il passaggio dei “camion della frutta di Romagna”, il luccichio, i barlumi e il grigiore della città all’alba del boom. Il paesaggio sonoro è un crocevia di archi, chitarra e elettronica esplorato dalla voce di Sonia Bergamasco che, allenata alla poesia dalle sue stesse esperienze di scrittura, ripercorre nei versi i sogni e le aspirazioni di Carla. Senza il bisogno di palesare richiami onomatopeici, Teho Teardo disegna il ritratto acustico di una Milano operosa e frenetica, una partitura ispida e complessa, che attraversa le vie del centro e della periferia, “i fianchi le guglie i grattacieli i capannoni Pirelli / coperti di lamiera”, canali, cortili, nebbia, sotto un "cielo d'acciaio che non finge / Eden e non concede smarrimenti".
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24 Giorgio Pressburgher - Davanti a un quadro di Peter Bruegel il Vecchio 23-11-2013
collaborazione ricerca etnografica e musicale Sergio Liberovici
realizzato con i bambini della scuola elementare di Beinasco (Torino)
Premio Italia 1970
Protagonista della produzione radiofonica italiana, Giorgio Pressburger con Giochi di fanciulli vince il Prix Italia per programmi stereofonici nel 1970. È un radiodramma molto particolare perché si presenta come ibrido tra documentario e opera astratta. Assai calibrato e preciso, Giochi di fanciulli non utilizza un vero e proprio testo, ma non è privo di narrazione, seppur questa emerge lentamente e in maniera originale. Tramite la registrazione di ventisei giochi si rappresenta il ciclo della vita, con i suoi riti e i suoi passaggi. L’ispirazione nasce dalla visione del quadro omonimo di Pieter Bruegel il Vecchio che ritrae una piazza di paese piena di bambini intenti a giocare. Tra le opere sperimentali più significative della radio italiana, Giochi di fanciulli è stata trasmessa in molti Paesi del mondo.
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25 Friedrich Durrenmatt - Il minotauro 24-11-2013
regia di Paolo Pasquini
musiche composte ed eseguite da Leonardo Ramadori
Nella riscrittura del mito operata da Dürrenmatt la creatura metà uomo e metà toro si muove all’interno di un labirinto di specchi, trovandosi così di fronte all’infinita moltiplicazione della sua mostruosa immagine. La creatura si trova così a dover affrontare un percorso di conoscenza fatto di paure e di esitazioni, di slanci e di decisioni coraggiose, costretto a subire una dimensione che non ha voluto ma che per lui resta inalienabile, fino al tragico esito della vicenda. Tutto questo rappresenta per lo scrittore svizzero un’evidente metafora dell’esistenza di qualsiasi individuo, secondo un tema che ricorre in tutta la sua opera letteraria e teatrale.
“Ho letto Il minotauro di Dürrenmatt in età adulta, a 34 anni, a Catania, dopo una delle ultime repliche di una lunga tournée. Era notte fonda, quando, si sa, i capricci del sonno si trasformano in opportunità preziose. Ricordai di aver riposto in valigia tre libri "d'emergenza", tra cui uno ricevuto in prestito dal mio amico fraterno Paolo Pasquini, (amico che, negli anni, si è rivelato prezioso anche come regista e collaboratore dei progetti che più mi rappresentano, tra cui questo de Il minotauro). La lettura, tutta d'un fiato, mi provocò uno stato di ebbrezza e di disorientamento, che mi condussero ad un pianto liberatorio, rigenerante, e poi ad un ineffabile, progressivo senso di pienezza e di appagamento che sono esplosi quando dalla finestra della camera d'albergo ho visto filtrare le prime luci indaco dell'alba. Come nel labirinto del Minotauro, si rifrangevano e si moltiplicavano in mille riflessi sulle pareti. L'incontro con quest'opera è stata per me uno spartiacque, nulla nella mia vita poteva essere più come prima, pur rimanendo tutto pressoché uguale." Corinna Lo Castro
Corinna Lo Castro, formatasi all’Accademia Nazionale d’arte Drammatica di Roma, ha lavorato in teatro con Bolognini, Perriera e Salveti prendendo parte anche all’Ivanov di Checov con la regia di Eimuntas Nekrosius. Sul grande schermo è protagonista di un episodio di Gente di Roma diretto da Ettore Scola e di Nessuno al suo posto di Gianfranco Albano.
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26 giornata mondiale contro la violenza sulle donne 25-11-2013
Italia numbers
reading-concerto
ideazione Isabella Ragonese
testi Stefano Massini e Paolo Cognetti
con Isabella Ragonese e Cristina Donà
canzoni e musiche a cura di Cristina Donà
creazione originale per il Giardino della Memoria
in occasione del XXXIII anniversario della strage di Ustica
nell’ambito di bèbolognaestate
una produzione Cronopios
Un’attrice e una cantante rock.
Le due artiste danno vita a un reading-concerto creato a partire dai testi di Stefano Massini, da L’Italia s’è desta, e Paolo Cognetti, da Manuale per ragazze di successo (ed. Minimum Fax) e ci accompagnano in un viaggio attraverso Italia, con la radio accesa, scandito dalla voce incantatrice e dalla musica di Cristina Donà.
Partendo da Italia Numbers, una strana conta di dati tecnici, freddi e disturbanti che disegnano il nostro “rapporto Italia”, si vanno a raccontare le vittime ignote che si aggiungono al pallottoliere della cronaca usa e getta. Le loro storie come scatti fotografici in giro per il Bel Paese, cartoline fatte di carne, parole e suoni per non dimenticare. Frammenti, tracce di storie italiane, di italiane, che parlano di una violenza in crescita allarmante.
Labbra blu: quelle di chi subisce, di chi ha una “ferita in fondo al cuore” (come canta Cristina Donà interpretando un brano dei Diaframma), di chi ha la testa sott’acqua ma non vuole affogare. Storie di italiane in apnea, schiacciate da troppo poco amore. Dal profondo degli abissi dell’anima, in un mare rosso sangue emergono volti di donne che non mollano, che trattengono il respiro perché sanno che saliranno in superficie. Per tornare a respirare.
Un viaggio in Italia scandito da due magnifiche voci della scena musicale, teatrale e cinematografica del nostro paese, a conclusione di un itinerario fatto di tasselli di memorie che vivono del presente del teatro per parlare a quello di ciascuno.
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27 Antonio Neiwiller - Pensieri e frammenti da un teatro dell’utopia 26-11-2013
regia Mario Martone
con la collaborazione di Loredana Putignani e Patrizio Esposito
produzione: Cprf Rai Napoli
realizzazione tecnica: Luigi Amore, Paolo Pomicino
prima messa in onda 24/5/2002
per il ciclo Il terzo orecchio – i Teatri alla Radio di Mario Martone
Un omaggio ad Antonio Neiwiller, il grande artista di teatro, scomparso nel 1993. Napoletano, aveva iniziato con il Teatro dei Mutamenti e successivamente era stato tra i fondatori della storica formazione di Teatri Uniti. Il suo è stato un percorso complesso e profondo, in cui il teatro dialogava con le altre arti, e che ha costituito un esemplare paradigma di rigore artistico e esistenziale, rimasto nella memoria di chiunque lo abbia conosciuto o ci abbia lavorato. Mario Martone, che di Neiwiller era amico e “compagno di viaggio”, mette insieme in questa trasmissione frammenti del suo universo poetico, sia espressivi che teorici. Registrazioni di spettacoli, sbobinature di interviste e di incontri pubblici, schegge di trasmissioni radiofoniche, a questi materiali spesso precari, che costituiscono comunque dei documenti preziosi per chi voglia accostarsi all’esperienza di Neiwiller, è stato possibile attingere grazie alla collaborazione di Loredana Putignani e Patrizio Esposito.
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28 Marguerite Yourcenar - Clitennestra 27-11-2013
raduzione di Maria Luisa Spaziani
regia Maria Luisa Bigai
musiche composte ed eseguite da Alessandro Molinar
Un tema caro a Marguerite Yourcenar affiora da questa riscrittura di un mito classico. E’ quello della ferita d’amore, di un dolore che può arrivare a conseguenze estreme. Clitennestra aspetta che il marito ritorni vincitore dalla guerra di Troia, ma lei nel frattempo ha sposato il fratellastro Egisto, e con questi ordirà l’assassinio dell’uomo, colpevole non soltanto di aver immolato la figlia Ifigenia per propiziarsi il favore degli dei in vista dell’impresa bellica, ma anche di essere tornato con un’altra donna,Cassandra, conquistata come bottino di guerra.E’uno dei testi riguardanti la riscrittura del mito, realizzati dalal Yourcenar negli anni Trenta e riuniti nella raccolta Fuochi.
Anita Bartolucci provvede ad entrare con grande sapienza nelle pieghe più recondite di quella scrittura, trasformandola in un suggestivo concerto per voce sola, in contrappunto con i suoni creatida Alessandro Molinari sull’attento disegno registico di Maria Luisa Bigai.
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29 Carmelo Rifici - Chi resta 28-11-2013
scritto da Roberto Cavosi, Angela Demattè, Renato Gabrielli, Carmelo Rifici
con: Caterina Carpio, Mariangela Granelli,Tindaro Granata, Emiliano Masala, Francesca Porrini
Proxima Res in collaborazione con i Teatri del Sacro e con il sostegno di Fondazione Cariplo
Una sedia vuota. Se risulta difficile e lungo adattarsi ad una perdita per malattia o incidente, sembra addirittura impossibile comprendere il motivo di una morte per strage di stato o per mano della mafia o del terrorismo.
Una lunga lista di nomi e cognomi di persone, decedute in questo modo, si dipana nel corso degli anni attraversando la nostra storia più recente quella storia che appartiene a tutti e che ci riguarda da vicino. Quella storia nella quale lo Stato spesso ha mostrato la sua parte più fragile, rivelando di non essere all’altezza nel saper garantire giustizia e risposte a chi, a buon diritto, le chiedeva.
Possono delle risposte sanare il dolore? Può la giustizia rappacificare chi resta con uno Stato che non ha saputo “proteggere” i suoi figli ? Può avvenire un confronto tra chi resta e chi ha ucciso? Può accadere il perdono?
Sono cinque i capitoli di Chi resta : la rabbia e la ricerca di giustizia; l’importanza della memoria; il confronto tra vittime; la concessione del perdono; la fine di tutto.
(Nella foto l'orologio della stazione di Bologna fermo all'ora della strage del 2 agosto 1980)
L’Associazione Proxima Res è stata fondata da Carmelo Rifici, Alessio Maria Romano e Margherita Baldoni
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Edited by eos1948 - 8/11/2017, 09:41
 
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view post Posted on 18/12/2022, 12:42

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Ciao Eos
Facendo un giro su questa sezione, e siccome sono un grande appassionato di 'tutto esaurito', mi sono accorto che questa annata è offline.
Non è che si potrebbe rimediare?

In ogni caso grazie Eos per tutto quello che fai
Ciao
 
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view post Posted on 27/7/2023, 09:40
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