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IL TEMPO E LA STORIA, da Rai Storia LINK DA SOSTITUIRE

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papero62
view post Posted on 29/3/2015, 09:30 by: papero62

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Alessandro Barbero



(Torino 1959) È professore ordinario di Storia Medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale. Ha vinto il Premio Strega nel 1996 con il romanzo storico Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Milano, Mondadori, 1995), tradotto in sette lingue. Fra le sue opere più recenti, Lepanto. La battaglia dei tre imperi, Roma-Bari, Laterza, 2010 (Premio Selezione Bancarella 2011); I prigionieri dei Savoia, Roma-Bari, Laterza, 2012 e il romanzo storico Gli occhi di Venezia, Milano, Mondadori, 2011. Dirige la «Storia d’Europa e del Mediterraneo» della Salerno Editrice. Collabora con il quotidiano La Stampa, con il programma televisivo Superquark e con il canale Rai Storia.


La caccia alle streghe
Quattro secoli di processi, torture, roghi. Dal 1330 al 1700. È la caccia alle streghe. Ma chi erano queste streghe? E di cosa erano accusate?
Partendo dai verbali conservati nell’Archivio dell’Inquisizione di Modena, il documentario Eccellentissima strega ricostruisce tre processi di stregoneria e racconta riti, formule e metodi della Santa Inquisizione: tre casi esemplari di stregoneria, tre tipologie diverse di streghe.
In studio il professore Alessandro Barbero ci aiuta a capire chi erano davvero queste donne e perché su di loro si abbatté il giudizio dell’Inquisizione.


Le riforme di Napoleone
In questa puntata il prof. Barbero mette in evidenza il Napoleone Bonaparte riformatore.
Napoleone per circa quindici anni tiene in mano i destini dell’Europa, ed è in questo periodo che si sviluppa la sua attività di legislatore.
Il 9 novembre 1799 con un colpo di Stato il trentenne Bonaparte prende il potere.
È il 18 brumaio e nasce l’Europa moderna.
In studio con Massimo Bernardini il Professore Alessandro Barbero, per scoprire chi è stato davvero Napoleone, un abile stratega, un uomo di potere o… anche qualcosa di più.
Si parte dal 1804, l’anno del Codice Napoleonico ma anche quello in cui, il 2 dicembre, Bonaparte si fa proclamare Imperatore.


Lucrezia Borgia: lettere da Ferrara
Una puntata dedicata ai carteggi di Lucrezia Borgia, duchessa d’Este, durante la sua permanenza a Ferrara.
Il punto di partenza è la decifrazione di una lettera crittografata proveniente dall’Archivio Segreto Estense, un fondo dell’archivio di Modena.
La lettera, mostrata durante una puntata della scorsa edizione de Il Tempo e la Storia, è stata decriptata da uno studioso salentino, Daniele Palma, che è riuscito a svelare il contenuto della missiva datata 1510.
La comunicazione tra la duchessa ed il marito Alfonso d’Este è l’occasione per discutere di nuovi studi storici che mettono in luce aspetti inediti di Lucrezia Borgia: un personaggio passato alla storia come torbido e ambiguo, viene riletto in una nuova chiave a partire dagli epistolari con ambasciatori e membri della famiglia e dall’analisi dei registri finanziari. Emerge così la figura di una donna di potere concentrata più sul bene comune che sull’arricchimento e il prestigio personale.


La caduta di Costantinopoli
Il racconto della conquista di Costantinopoli, la capitale dell'impero romano d'oriente che nella metà del quindicesimo secolo gli ottomani strappano ai Bizantini, cambiando per sempre la sua storia.
Per conquistare Costantinopoli impiegano secoli, sacrificando molti uomini. La loro è una dimostrazione di potenza straordinaria e da quel momento l'impero ottomano comincerà davvero a fare paura agli europei.
Il prof. Barbero parte dal 1258, l’anno della nascita di Osman I, fondatore dell’impero, ripercorrerà i fatti accaduti fino al 1453, quando dopo un lungo assedio i turchi riescono a conquistare la città.
Un momento chiave della storia moderna: l'arrivo degli ottomani segna la fine di un millennio di dominazione da parte dei cristiani bizantini in medio oriente e la nascita di un nuovo assetto mondiale.


Istanbul: la città dei sultani
I bazar, gli harem, i palazzi favolosi e di un’antica capitale, Costantinopoli, conquistata, distrutta e ricostruita con un nuovo nome, Istànbul che deriva dal greco is ten polin e significa verso la città.
Due le tappe fondamentali di questo viaggio: il 1453 quando dopo la conquista di Maometto II la Basilica cristiana di Santa Sofia viene riconvertita in moschea;
il 1478 anno in cui terminano i lavori della costruzione del palazzo di Topkapi, centro del potere ottomano per oltre quattro secoli.
Per Costantinopoli si prepara un nuovo destino, un altro straordinario capitolo della sua storia.


Il declino di Napoleone
Il racconto il declino di Napoleone, la fase calante della parabola politica e umana di uno dei più grandi condottieri dell’età moderna.
Il racconto si avvarrà delle straordinarie immagini del documentario tedesco “Life Under Napoleon”, commentate in studio dal professor Alessandro Barbero.
A lui il compito di raccontare gli episodi cruciali che hanno caratterizzato la fine di Napoleone - la campagna di Russia, l’esilio all’Isola d’Elba di cui ricorre quest’anno il bicentenario, la battaglia di Waterloo e quindi l’esilio di Sant’Elena - per meglio capire cosa lo condusse alla sconfitta e come egli affrontò la perdita del potere e gli ultimi anni della sua vita, conclusasi il 5 maggio del 1821.


Drake il corsaro
Poche navi e pochi uomini. Sufficienti, però, in un viaggio durato solo tre anni, a determinare il declino dell’impero spagnolo e l’ascesa di quello inglese. Ma anche ad aprire nuove rotte e a scoprire nuove terre. È l’avventura del corsaro Francis Drake che il professor Alessandro Barbero ripercorre con Massimo Bernardini.
Nel 1577, su incarico della regina Elisabetta I, Drake parte da Plymouth con cinque navi per una missione segreta nel Nuovo Mondo. Nel settembre dello stesso anno, nel tentativo di spostarsi dall'oceano Atlantico al Pacifico, scopre l’estremità più a sud delle Americhe, Capo Horn.
Nel 1580, dopo aver circumnavigato la terra, Drake torna a Londra carico di tesori, saccheggiati agli Spagnoli.


Magellano
Un’impresa che ha cambiato il destino dell’umanità, un viaggio paragonabile allo sbarco sulla luna: la circumnavigazione del globo, compiuta dalle navi di Ferdinando Magellano tra il 1519 e il 1522.
Una viaggio epico, in cui si intrecciano i destini di due grandi potenze del tempo: Portogallo e Spagna. E Magellano è portoghese, ma naviga sotto la bandiera spagnola. Perché gli Spagnoli hanno le idee chiare: “Lui – racconta Alessandro Barbero – porta un progetto, e loro hanno capito che, se chi porta una proposta poi funziona come Colombo, allora vale la pena finanziare”.
La puntata si snoderà sulle rotte dell’Atlantico di Magellano, alla ricerca del passaggio ad Ovest, attraverso quello stretto che prenderà il nome del navigatore e gli spalancherà l’Oceano che chiamerà Pacifico, oltre la quella terra che verrà ribattezzata “Terra del Fuoco”. Un nome – ricorda il professor Barbero – frutto del “marketing”: “Vedevano tanto fumo. Probabilmente erano gli indios che bruciavano il terreno prima di coltivarlo e la chiamavano 'Terra dei fumi'. Poi qualche esperto di pubblicità ha modificato in Terra dei Fuochi e poi del Fuoco.”
Quella di Magellano non è un’impresa facile: ci sono i ghiacci della Patagonia, c’è l’ammutinamento del suo equipaggio. Ma né gli uni né l’altro fermeranno la circumnavigazione, fino alle Filippine, dove Magellano arriva nel 1521, spinto non solo dal desiderio di esplorare: “Magellano – dice ancora Barbero - ha un contratto con Carlo V: se scoprirà queste isole lui sarà il governatore, avrà una percentuale sui mercati che si svilupperanno, potrà scegliere un’isola tutta per sé, non tra le prime sei più ricche, ma la settima è sua”.
Ma proprio nelle Filippine il suo viaggio finisce tragicamente, ucciso dagli indigeni. Una sola delle sue navi ritorna in Spagna, ma l’impresa è compiuta. A raccontarla al mondo sarà un italiano: Antonio Pigafetta, “cronista” di quel viaggio che fece la storia.


Caravaggio
È stato il primo “pittore maledetto” della storia, ma anche uno dei più grandi artisti italiani. Una vita a tinte forti, come i suoi quadri, e una morte ancora avvolta nel mistero: Michelangelo Merisi, per tutti il Caravaggio.
Il professor Alessandro Barbero ripercorre gli ultimi diciotto anni della sua vita, dal 1692, quando, a 21 anni, arriva a Roma dal paese della bergamasca che gli ha dato il nome, al 1610, quando muore in circostanze ancora misteriose. E del suo corpo non restano tracce.
Tra questi due estremi, il racconto della sua arte che lo porta ad essere il numero uno sul mercato romano del tempo, con quella sua cifra inconfondibile di volti presi direttamente dal popolo e dai bassifondi della società.
Una “violenza” espressiva che si traduce anche nella sua vita: nel 1602 uccide un uomo durante una rissa. Viene condannato a morte, ma trova rifugio nella Napoli spagnola. Confida ancora nella grazia, vuole tornare a Roma e continua a dipingere perché spera cha la propria arte riuscirà a salvargli la vita. Non sarà così. La sua morte avviene dopo un’aggressione subita Napoli, e durante un viaggio via mare che lo porta sulle sponde della Toscana.


L`impero segreto
Shogun e geishe, samurai e monaci. Un mondo a lungo misterioso e, ancora oggi, affascinante: il Giappone.
Il prof. Barbero –lo racconta da un punto di vista inconsueto, quello della sua “scoperte del suo lento aprirsi al mondo occidentale. Tre secoli che vanno dal 1543, quando alcuni marinai portoghesi arrivano sulle coste nipponiche dopo un naufragio, al 1854 quando l’'ammiraglio Perry costringe il Giappone –anche con la minaccia delle armi –a firmare il Trattato di Kanagawa e ad avviare scambi commerciali con gli Stati Uniti.
Un impero rimasto a lungo “segreto” e dei suoi governanti, spesso impegnati a contrastare in ogni modo le influenze esterne sul Paese del Sol Levante. A partire dal Cristianesimo, i cui fedeli vengono a lungo perseguitati dalla dinastia degli Shogun Tokugawa, al potere per due secoli e mezzo.
Un racconto in cui non mancano anche pezzi di vita quotidiana di quel mondo, usi, costumi, convenzioni sociali così diversi da quelli del resto del mondo, la cui descrizione è affidata anche alle immagini del documentario “Memorie di un impero segreto”.


La battaglia delle Midway
È una battaglia navale anomala: combattuta per mare, ma quasi esclusivamente da forze aeree. Uno scontro che segna l’'inizio della controffensiva americana nel Pacifico, durante la Seconda Guerra Mondiale. È la battaglia di Midway, combattuta tra la flotta a stelle e strisce e quella nipponica tra il 4 e il 5 giugno 1942.
Il professor Alessandro Barbero inizia il racconto dal 18 aprile 1942 quando, a pochi mesi dal disastro di Pearl Harbour, aerei americani arrivano a bombardare Tokyo.
Il Giappone risponde con un enorme spiegamento navale: la flotta guidata dall’'ammiraglio Yamamoto punta l’'atollo di Midway, ritenuto strategico nel Pacifico.
A sorpresa, il 4 giugno 1942 i velivoli decollati dalle portaerei infliggono gravi danni agli americani. La superiorità giapponese appare schiacciate e c'’è già chi festeggia a bordo delle navi del Sol Levante. Ma, nel giro di poche ore, tutto cambia.
Le piste di Midway non sono danneggiate, l’'aviazione statunitense riesce a reagire, col sostegno di tre portaerei da cui si alzano i bombardieri che colpiscono duramente la flotta giapponese, rimasta senza l’'appoggio delle corazzate. Perché Yamamoto le ha fatte avanzare, lasciando scoperte le portaerei. Un errore fatale: la controffensiva statunitense –guidata dall’'ammiraglio Nimitz –ha successo e il 5 giugno Yamamoto ordina la ritirata, lasciandosi dietro quattro portaerei e un incrociatore pesante affondati e oltre trecento aerei abbattuti.


La battaglia di Lepanto. Né vinti né vincitori
E’ l’ultima grande battaglia navale della storia, un evento epico anche nei numeri: 150 mila uomini imbarcati, 400 navi, milioni di scudi spesi e 30 mila morti in una manciata di ore.
E’ la battaglia di Lepanto, per i libri di storia uno scontro tra civiltà, dalla quale però – spiega il professor Alessandro Barbero – nessuno uscì veramente vincitore.
La vicenda, che segnò i rapporti tra Occidente e Oriente, inizia il 2 luglio 1570, con l’attacco ottomano all’isola di Cipro, sotto il dominio veneziano e finisce la sera del 7 ottobre 1571, quando la flotta della Lega Santa composta da Veneziani, Genovesi, Stato Pontificio e Spagnoli, affronta, distruggendola, la flotta ottomana nella baia di Lepanto.
A Il Tempo e la Storia il racconto della situazione nel Mediterraneo orientale all’epoca della battaglia, le potenze che accendono la miccia dello scontro e i personaggi che ne determinano l’epilogo, dal sultano Selim II, figlio di Solimano il Magnifico, a Papa Pio V, dal Re di Spagna Filippo II ai mitici giannizzeri.


Francesco d`Assisi. Un santo inimitabile
E’ l’alba del XIII secolo. Un giovane uomo coperto da un semplice saio percorre le strade e le campagne dell’Italia centrale, predicando il Vangelo. È Francesco, il figlio di un ricco mercante che ha abbandonato piaceri e ricchezze per abbracciare la povertà.
Francesco nasce ad Assisi nel 1181, sogna di diventare cavaliere e di coprirsi di gloria. Ma un forte travaglio interiore lo agita: è la conversione, la chiamata di Dio.
Nel 1206 Francesco lascia la casa paterna e rinuncia a tutti i suoi beni. È l’inizio di una vicenda di grande importanza nella storia del cristianesimo e di uno straordinario cammino di fede.
Francesco muore ad Assisi nel 1226, due anni dopo è proclamato santo da papa Gregorio IX.
”San Francesco è stato un uomo straordinario, e anche molto scomodo – dice il Professor Alessandro Barbero - ed è proprio questa scomodità che dopo la sua morte la corrente dominante dell'ordine francescano ha cercato di far dimenticare, dichiarando che Francesco era così santo che non era il caso di cercare di imitarlo”.


Gli ultimi giorni di Gesù
I giorni della Passione di Gesù di Nazareth, i quattro giorni della Pasqua cattolica. Il professore Alessandro Barbero ripercorre gli eventi da un punto di vista storiografico confrontando fatti e circostanze con le parole dei Vangeli e indagando sul ruolo di alcuni personaggi chiave, da Giuda a Pietro, dalla parte svolta dal Sinedrio - il consiglio dei sacerdoti che processa Gesù - a quella interpretata da Pilato, il prefetto di Roma che i Vangeli raccontano in tutta la sua indecisione di fronte alla condanna di Gesù.
“Nella Storia Giudaica di Flavio Giuseppe – spiega il Professore Barbero – Pilato è descritto come un governatore crudele che non esitò a far uccidere molti ebrei durante una rivolta scoppiata per la costruzione di un acquedotto, finanziata con un tesoro sacro ai giudei. Perché con Gesù avrebbe assunto un atteggiamento più morbido? Vale la pena ricordare – aggiunge Barbero - che i Vangeli sono scritti alcuni decenni dopo la morte di Gesù, quando in Palestina scoppiano rivolte contro Roma. I cristiani avevano tutto l’interesse in quel momento a distinguersi dai giudei e a smussare le colpe dei romani sulla morte di Cristo, addolcendo il ruolo e la figura di Pilato”.
Filo conduttore del racconto de Gli ultimi giorni di Gesù, i passaggi più intensi e rappresentativi dello sceneggiato “Gesù di Nazareth” prodotto dalla Rai nel 1977 e diretto da Franco Zeffirelli.


Brigantaggio: una guerra italiana
Il brigantaggio è stato fenomeno che ha caratterizzato il Mezzogiorno nei primi anni dell’Unità d’Italia.
La storia comincia nel 1860 con la comparsa al Sud delle prime bande armate e termina il 21 dicembre 1863, quando Garibaldi si dimette dalla Camera per protesta contro la repressione nel Meridione.
Una parte importante del suo sogno risorgimentale era stato ridare le terre ai contadini del Mezzogiorno.
Ma all’indomani dell’unità d’Italia la realtà si dimostra diversa: il nuovo Stato italiano vende all’asta le terre e aumenta le tasse e i contadini si ritrovano di nuovo a lavorare la terra per conto di aristocratici e latifondisti.
Una parte del popolo meridionale si sente tradito e risponde con la lotta armata contro i nuovi governanti. È il brigantaggio. Una guerra tra italiani che conterà migliaia di vittime.
Secondo il prof. Alessandro Barbero: “Il brigantaggio è stato al tempo stesso un fenomeno criminale, una rivolta contadina, repressa dall'esercito italiano con una violenza inimmaginabile e una guerra civile. Se cerchiamo di semplificarlo, riducendo tutto a una sola dimensione, non capiamo nulla di questo fenomeno del quale, per decenni, non si è mai più parlato”.


Giovanna d`Arco la vergine guerriera
Senza synopsis alla fonte.


Attila
E’ il capo barbaro più citato della storia. Per molti Attila è stato un feroce invasore, per altri un fiero giustiziere. I cristiani lo chiamavano il “flagello di Dio”; in Ungheria è considerato un eroe nazionale. La sua storia comincia nell’attuale Ungheria. È il 446 d.C.. Attila uccide il fratello Bleda e rimane capo unico e indiscusso degli Unni, il popolo barbaro proveniente dalla Siberia. Con il suo esercito arriva fino alle porte di Costantinopoli e costringe l’Imperatore romano d’oriente a ottenere la pace a carissimo prezzo. Per anni Attila tiene in pugno gli eserciti romani, finché, nel 452, marcia verso Roma e proprio quando il suo impero ha raggiunto la massima estensione, misteriosamente si arrende e torna indietro. Muore poco tempo dopo, all’improvviso e per cause naturali la notte della sua festa di nozze. E con lui muore il suo impero. Il professor Alessandro Barbero ci guiderà nella storia di Attila fatta di leggende e di realtà a volte molto difficili da distinguere per un personaggio di tale fama.


La peste nera
Un morbo terribile si aggira per l’Europa del XIV secolo. Un flagello che miete milioni di vittime: la Peste nera.
Tra i testimoni diretti di quell’epidemia anche Giovanni Boccaccio. Nella Firenze della prima metà del 1300 la peste nera è la cornice del suo Decameron.
Come commenta lo storico Alessandro Barbero, le grandi crisi come la peste nere sono fattori di cambiamento economico, sociale e culturale che portano profondi mutamenti.
In campo medico nel tentativo di fronteggiare l’epidemia si prende definitivamente atto che la malattia è contagiosa. Ignorando le teorie mediche ufficiali ereditate dall'Antichità, si creano gli uffici sanitari, si inventano la quarantena, l'isolamento dei malati, i certificati sanitari per chi viaggia da una città all'altra, nonché la denuncia e l’ esame dei morti.
Anche dal punto di vista economico ci furono paradossali risvolti positivi. Quando l'epidemia finì, infatti, tutti i superstiti si ritrovarono più ricchi per l’eredità lasciata dai familiari falciati dalla peste.
La forza lavoro non era più così abbondante e i padroni scoprirono che se volevano dare in affitto la loro terra, dovevano far pagare affitti più bassi ai contadini.
Tanti i filosofi, storici, drammaturghi, poeti e romanzieri che nei secoli hanno descritto gli effetti della peste o ambientato i loro racconti mentre l’epidemia si scatenava, quale realtà oggettiva o metafora narrativa: da Sofocle a Lucrezio, da Boccaccio a Manzoni, da Jack London a Josè Saramago fino ad Albert Camus.


Storia di Babbo Natale
Il Babbo Natale di oggi è l’erede di San Nicola, antico vescovo di Mira in Asia Minore, che, secondo la leggenda, portava doni ai bambini.
Il famoso abito rosso deriverebbe dall’antico mantello da vescovo, color porpora.
San Nicola, è venerato da cattolici, protestanti e ortodossi, è il protettore dei fanciulli e dei marinai. Il santo, Sint Nicolaas, è sbarcato insieme agli immigrati olandesi negli Stati Uniti, dove si è fuso con il personaggio anglosassone di Father Christmas diventando per tutti Santa Claus.
Dal 1800 in poi una serie di racconti, poemi e illustrazioni hanno aggiunto via via nuovi dettagli alla storia di Babbo Natale.
Con la rivoluzione industriale anche Santa Claus dismette gli antichi panni ecclesiastici per assumere le fattezze opulente che gli attribuisce per primo il disegnatore statunitense Thomas Nast nel 1863.
L’omone rubicondo con la barba bianca e il completo rosso di oggi, però, è frutto della matita di un signore svedese che, nel 1931, fu incaricato dalla società produttrice della bibita più famosa al mondo di ideare una nuova campagna pubblicitaria: Haddon Sundblom che decise di rivolgersi alla clientela più giovane, ridisegnando in chiave bonaria il famoso vescovo-elfo portatore di regali. E’ per questo che Babbo Natale, casualmente o no, indossa in tutto il mondo i colori del famoso logo, che con il suo successo ha contribuito a diffonderne la tradizione - dall’America all’Asia, dall’Antartide al Polo Nord, dall’Africa all’Australia.


Navigazione
Questa puntata de Il Tempo e la Storia ci porta a conoscere la storia delle navigazioni attraverso l’Oceano Atlantico, dai tempi antichi fino alle scoperte di Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci.
Partendo dalla pubblicazione del libro “L’America dimenticata”, in cui il professor Lucio Russo fornisce possibili prove matematiche delle navigazioni dei fenici fino alle Antille, ripercorriamo poi l’epoca delle grandi traversate colombiane, che aprono davvero una nuova era nella storia del mondo. Di qui si va oltre, con la lunga navigazione di Ferdinando Magellano intorno al mondo: dal Mediterraneo alle Americhe e poi attraverso l’ancor più grande Oceano Pacifico.
Un viaggio nei luoghi ma anche nel tempo, dal II secolo avanti Cristo fino al 1500; un percorso tra cartografi, navigatori, rotte commerciali e incontri di culture; un viaggio in cui ci accompagna l’illustre guida del professor Alessandro Barbero.


Annibale
Un salto all'indietro di oltre duemila anni.
Una vicenda cardine della storia, con tutti gli elementi di un grande romanzo.
Annibale e Scipione l'Africano i duellanti.
Il primo Annibale Barca, la folgore. La sua campagna è al centro della seconda guerra punica. E' lui l'autore della sconfitta più grave mai subita dai romani: la battaglia di Canne.
Scipione, per parte sua, come condottiero è ricordato anche per la sua clemenza verso gli sconfitti: un modo per trasformarli da nemici in alleati.
Oltre ai duellanti ci sono le grandi imprese: l'attraversamento delle Alpi con gli elefanti; le battaglie, le imboscate e gli enigmi.
Sullo sfondo, lo scontro mortale tra le due superpotenze del Mediterraneo antico: Roma e Cartagine.
La sconfitta di Canne, per quanto dura, non ha avuto alcuna influenza sull'esito finale della guerra. E il prof. Babero ha una sua ipotesi che mette in discussione la versione tradizionale della battaglia.


Le crociate
In questa puntata de Il Tempo e la Storia, raccontiamo le crociate. Guerre di religione, per la liberazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme, oltre che per motivazioni geopolitiche. Guerre che partono dall'appello di papa Urbano II al "pellegrinaggio armato" del 1095 e proseguono poi con scontri tra affascinanti figure come quelle di Re Baldovino IV e del sultano Saladino. Lo storico medievalista e militare Alessandro Barbero ci aiuta a comprendere un capitolo triste e importante della storia delle relazioni tra religioni e civiltà cristiane e islamiche.


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Edited by papero62 - 12/4/2015, 09:45
 
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