PODCAST HALL

IL TEMPO E LA STORIA, da Rai Storia LINK DA SOSTITUIRE

« Older   Newer »
  Share  
papero62
view post Posted on 28/3/2015, 21:52 by: papero62

papero

Group:
Member
Posts:
5,684

Status:


Agostino Giovagnoli



È ordinario di Storia contemporanea dal 1987, insegna in Università Cattolica, a Milano, dove è anche Direttore del Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte. È presidente della SISSCO, l’associazione che raccoglie gli storici contemporaneisti italiani. Collabora con i quotidiani «la Repubblica», «Europa» e «Avvenire». Si è occupato di storia dei rapporti tra Stato e Chiesa tra Ottocento e Novecento, di storia della Democrazia Cristiana e della Prima Repubblica, di storia della Chiesa e del papato contemporaneo, di storia delle relazioni internazionali e di storia della globalizzazione. Tra le sue pubblicazioni: La cultura democristiana tra Chiesa cattolica e identità italiana, Laterza, RomaBari 1991; Il partito italiano. La Democrazia cristiana dal 1942 al 1994, Laterza, Roma Bari, 1996; Le interpretazioni della Repubblica, il Mulino, Bologna 1998; Roma e Pechino. La svolta extraeuropea di Benedetto XV, Studium, Roma 1999; Storia e globalizzazione, Laterza, Roma Bari 2003; Il mondo visto dall'Italia, con Giorgio Del Zanna, Guerini, Milano 2004; Il caso Moro. Una tragedia repubblicana, Il Mulino, Bologna 2005; Chiesa e democrazia. La lezione di Pietro Scoppola, Il Mulino, Bologna 2012.


Il `68 in Italia
Tutto inizia negli Stati Uniti alla metà degli anni ‘60 per raggiungere il suo apice in Europa e in Italia, in quello che sarà chiamato dalle generazioni future “il '68” e che segnerà l'affermazione definitiva dei giovani sulla scena sociale, politica e culturale.
In studio il prof. Agostino Giovagnoli ripercorre le tappe emblematiche di un fenomeno che in forme e intensità diverse ha riguardato tutti i paesi del mondo occidentale.
In Italia le prime occupazioni universitarie iniziano nel 1966: gli studenti vogliono partecipare alla gestione degli atenei e rifiutano la proposta di riforma del ministro Gui, considerata classista.
Diventano sempre più tesi i rapporti tra studenti e docenti, contestati apertamente in quanto rappresentanti del potere accademico.
Il 27 aprile 1966 alla Sapienza giovani di destra uccidono lo studente Paolo Rossi.
Nel 1967 il movimento cresce, manifesta apertamente contro la società dei consumi e contro la guerra del Vietnam. In autunno, alla riapertura dell'anno accademico, le grandi occupazioni di Trento, Milano e Torino aprono la strada al '68.


Togliatti
“Togliatti era un duro, credeva che il comunismo incarnasse la verità della storia, al di là dei dettagli. Peccato che i dettagli fossero le persone e i popoli”, racconta il prof. Agostino Giovagnoli.
Un viaggio alla scoperta dell’uomo che negli anni dell’esilio moscovita si faceva chiamare Ercole Ercoli e che sarebbe diventato - per i “compagni” - “Il Migliore”, l’uomo capace di far diventare il Partito Comunista Italiano una delle più grandi organizzazioni di massa del dopoguerra.
In primo piano, il Togliatti dell’esilio moscovita dal 1926, della rifondazione del Partito Comunista, ma anche il Togliatti dell’appoggio al Governo De Gasperi e del dialogo con i cattolici.
Una breve stagione, quest’ultima: la rottura con la Dc si consuma nelle elezioni del 1948 da cui il Pci esce sconfitto. È anche l’anno dell’attentato a Togliatti e del suo appello al popolo per evitare un’insurrezione.
“Se Togliatti fosse morto nell’attentato – dice il professor Giovagnoli - ci sarebbe stata l’insurrezione. Togliatti è lucidissimo dopo l’attentato, sa quanto è pericoloso il momento: nel 1948 giravano ancora tante armi. Ci sarebbe stata una guerra civile, che i comunisti avrebbero perso, a costi umani altissimi”.
Si prosegue alla scoperta di un uomo che da una parte continua a battersi per la Costituzione, la democrazia e il dialogo con il mondo cattolico e, dall’altra, appoggia i sovietici anche quando i loro cari armati entrano a Budapest.
“Togliatti – conclude Giovagnoli - era un realista, si adattava alle situazioni e conosceva i rapporti di forza, ma non era un cinico. Rimarrà comunque un nostalgico di Stalin”.


Tina Anselmi
Ci sono voluti più di 100 anni perché l’Italia avesse un ministro donna. La prima, nel 1976 al ministero del Lavoro, è stata Tina Anselmi.
Il professor Agostino Giovagnoli ripercorre la vita della Anselmi dalla nascita nel 1927 a Castelfranco Veneto, paese al quale è molto legata, al 1981 quando viene chiamata a presiedere la commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2.
I passi salienti della sua vita: staffetta partigiana all’insaputa dei genitori, sindacalista, poi iscritta alla Democrazia Cristiana e impegnata nella vita politica. Una donna “forte” e schietta, spesso accostata a una figura femminile del Pci altrettanto energica, Nilde Jotti.
Diventare ministro, del Lavoro e poi della Sanità, è la svolta della sua vita e la lega, in particolare, alla grande riforma sanitaria del 1978, durante il governo Andreotti.
Infine, il lavoro nella commissione d’inchiesta sulla Loggia P2 che Tina Anselmi presiede con rigore, ma non senza polemiche. Un personaggio che il settimanale Cuore, nel 1991, arriva a proporre come Presidente della Repubblica. Fu solo un goliardata?


Wojtyla e il comunismo
Dal sevizio pastorale nella cosiddetta Chiesa del silenzio, durante gli anni dell'’ateismo di Stato, al crollo del Muro di Berlino. È la storia di un uomo che ha contribuito alla fine dei regimi comunisti in Europa: Karol Wojtyla, papa Giovanni Paolo II.
Il professor Agostino Giovagnoli mette in primo piano l’'opposizione di Wojtyla al comunismo, in particolare a partire dalla sua elezione al soglio di Pietro, nel 1978: un evento destinato a segnare profondamente la sua Polonia e non solo. Il suo primo viaggio in patria risveglia le coscienze. Gli scioperi dei cantieri navali di Danzica sono un primo segnale, seguito dalla nascita di Solidarnosc, il sindacato di Lech Walesa.
È l'’inizio di una “rivoluzione” che né l’'attentato al Papa, nel 1981, né il pugno di ferro del regime del generale Jaruzelski riusciranno a fermare. Anzi, il regime polacco si troverà costretto a trattare con Solidarnosc e, nel 1989, dovrà incassare una sconfitta pesantissima alle elezioni del 4 luglio. Per i regimi dell'’Est Europa è l’'inizio della fine.


Aldo Moro: il grande tessitore
Sono passati 36 anni dal suo assassinio e il nome di Aldo Moro è ancora fortemente legato ai suoi ultimi drammatici 55 giorni. Uno scatto fotografico lo ritrae prigioniero delle Brigate Rosse. Nato a Maglie il 23 settembre del 1916, Aldo Moro è uno dei padri costituenti della Repubblica e tra i maggiori esponenti della Democrazia Cristiana, di cui nel 1959, diventa segretario. Il 4 dicembre 1963 Moro è per la prima volta alla guida di un governo, incarico che ricoprirà in altre quattro occasioni; l’ultima nel 1976, anno in cui viene eletto presidente della DC. Nei due anni successivi lavora a formare un governo con il sostegno del Partito Comunista. Un traguardo che sembra raggiunto il 16 marzo 1978, proprio il giorno del rapimento e della strage di via Fani. Aldo Moro ha guidato la Democrazia Cristiana e il Paese per quasi due decenni nelle svolte più difficili tra consensi e anche critiche. Ma qual era la direzione in cui voleva portare l’Italia? Qual era il suo progetto politico e quanto di questo progetto Aldo Moro è riuscito a realizzare? A Il Tempo e la Storia Massimo Bernardini ne parla con il professor Agostino Giovagnoli.


Referendum
Referendum: gerundio della parola latina refero che significa riferire, rispondere o registrare.
È una parola che ha spesso evocato scenari di aspre contese politiche del passato e di grandi cambiamenti della società.
Il professore Agostino Giovagnoli, ripercorre le vicende dei quattro referendum più rappresentativi della storia repubblicana: 1) il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, che ha cancellato dalla bandiera italiana lo stemma sabaudo. 2) Nel 1974 ci fu poi il referendum sul divorzio; 3) nel 1981 quello sull’aborto e infine 4) il referendum che il 18 aprile 1993 chiamò i cittadini a rispondere a otto quesiti proposti dai Radicali, tra cui l’abolizione della legge elettorale proporzionale del Senato in favore della principio maggioritario.
Dalle teche Rai le immagini di piazza delle campagna referendarie, i movimenti che nelle diverse occasioni si sono costituiti a favore o contro i quesiti proposti, i commenti e i risvolti politici che hanno caratterizzato le consultazioni referendarie.


Nilde Iotti
È il 1943 quando Leonilde Iotti, detta Nilde, dopo la laurea all’Università Cattolica di Milano, torna nella sua Reggio Emilia e poco più che ventenne prende parte alla Resistenza come staffetta portaordini.
A 26 anni è eletta deputato nelle file del PCI all’Assemblea Costituente del 1946: è l’inizio di una biografia politica eccezionale che la porterà nel 1979 a diventare la prima donna ad essere eletta Presidente della Camera dei Deputati e in seguito la prima, e ad oggi, l’unica donna a ricevere un mandato esplorativo come Presidente del Consiglio.
Oltre 50 anni di impegno politico-parlamentare che si concludono con le dimissioni da deputato nel novembre del 1999, poche settimane prima della morte.
Figlia di un ferroviere socialista e di una casalinga cattolica, Leonilde nasce a Reggio Emilia il 10 aprile del 1920.
Appena pochi mesi prima del fatidico gennaio 1921, che segna l’irrompere sulla scena politica del partito comunista italiano, a cui Nilde Iotti legherà in modo indissolubile il suo destino.
Del suo percorso umano e politico fa parte anche la relazione sentimentale che la legò al segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti.
Protagonista di tante battaglie civili a fianco delle donne, Nilde Iotti fu tra le quattro donne chiamate a far parte della Commissione dei 75, organo incaricato di scrivere la bozza della Costituzione repubblicana a cui darà un contributo di grande rilievo sui capitoli del diritto di famiglia e della questione femminile.


Presidenti
I Presidenti che hanno guidato le fasi più delicate della storia repubblicana italiana.
Tre capi di Stato e i loro settennati che hanno caratterizzato decisivi periodi di transizione del Paese: Enrico De Nicola, eletto Capo provvisorio dello Stato nel luglio del 1946 e divenuto Presidente della Repubblica il 1 gennaio del 1948 con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana; Sandro Pertini, salito al Quirinale nel luglio del 1978 e in carica fino alla scadenza del settennato, il 23 giugno del 1985; Oscar Luigi Scalfaro, eletto Presidente il 25 maggio 1992 e rimasto in carica fino al maggio del 1999.
Con il supporto di documenti storici e filmati delle Teche Rai, lo storico Agostino Giovagnoli racconterà tre modi diversi di interpretare il ruolo di Capo dello Stato, ricostruendo così un percorso politico fondamentale per la storia della Repubblica Italiana.


https://mega.co.nz/#F!3FcyVBZb!MgO...xNgavlL5geoBGMg




Edited by papero62 - 29/3/2015, 09:59
 
Top
5 replies since 28/3/2015, 13:38   1649 views
  Share