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SPECIALE MEDITERRANEO, LINK DA SOSTITUIRE

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view post Posted on 16/10/2014, 20:49

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Speciale Mediterraneo
Il Grande mare





Un progetto ambizioso, un mese di programmi, all’insegna di quello che è il “mare tra le terre” nelle lingue romanze e in inglese, che – ci ricorda lo storico David Abulafia – gli ebrei chiamano “Il Grande Mare”, i tedeschi il “Mare di mezzo” (Mittelmer) e che i romani chiamavano il “mare nostrum”.
Diversi Laser sulle principali città del bacino mediterraneo (tra cui Atene, Alessandria d’Egitto, Palermo, Tunisi ecc), approfondimenti in Geronimo storia, la drammaturgia radiofonica con Colpo di scena, un Moby Dick, dei percorsi musicali nei pomeriggi di Reteduecinque, la diffusione del concerto “Mediterranea”, una serata pubblica il 23 settembre all’USI di Lugano… tutto questo per scandagliare la realtà culturale, commerciale, storica, strategica di quell’area che spazia dai Dardanelli allo stretto di Gibilterra ma i cui confini culturali, secondo il grande storico francese Fernand Braudel, vanno ben oltre le rive del mare: riguardano le zone dove ad esempio si produce l’olio d’oliva, ai fiumi commercialmente legati a questo mare, alle località che culturalmente (in primis Gerusalemme) sono indissociabili dalla storia del “mare nostrum”.
Area culturale dalla forte impronta fenicia, etrusca, greca dapprima, area di straordinario sviluppo e reciproche influenze nel medioevo dove emersero con forza le influenze catalane, genovesi o veneziane, il Mediterraneo perde centralità economica a partire dalla metà del XIX secolo. Ma rimane ancor oggi una realtà al tempo stesso complessa, diversificata e unita.
“L’intera vicenda del Mediterraneo”– scriveva Braudel – “implica una massa di nozioni tale da sfidare qualsiasi ragionevole sintesi”. Si è trattato dunque di trovare un filo conduttore che Rete Due ha snidato nel concetto di “contaminazioni”: un viaggio con analisi e reportage in alcune località a nostro giudizio più significative alla scoperta dei legami, delle influenze, degli interscambi che hanno fatto del “mare tra le terre” un’area così feconda da tutti i punti di vista.



01 Enea un mito che vive
Enea lascia Troia in fiamme, attraversa il Mediterraneo e giunge a Roma come un esule.
È un guerriero, ma è turbato dalla morte inflitta al nemico. È un eroe e un uomo devoto. È un profugo, un padre, un figlio, un amante, uno sposo. Il suo è un mito complesso, narrato, come tutti i miti, con innumerevoli storie diverse, che continuano ad affascinarci a distanza di secoli: l’Eneide di Virgilio ne è solo la più autorevole variante.
Ripercorreremo i principali snodi dei racconti di Enea con uno dei massimi esperti di miti: Maurizio Bettini, docente di Filologia Classica, saggista e scrittore, e autore, con Mario Lentano, de Il mito di Enea. Immagini e racconti dalla Grecia ad oggi, Einaudi.
https://mega.co.nz/#!7MRSCZwY!7AJt...s5JN4K3hcrmTmr8

02 Atene: nascita e crisi della Civiltà del discorso
Ad Atene, tra i IV ed il V secolo a.C. assistiamo alla nascita dell’arte del discorso, della retorica e dello spazio politico. Nasce la possibilità del confronto e della dialettica nei luoghi pubblici, e con essi nasce anche la prima forma di politica e di democrazia. Da questo aspetto siamo partiti per mettere a fuoco le trasformazioni di una città come Atene, la sua centralità nella definizione della polis come luogo del confronto plurale e del dibattito democratico. Per fare questo abbiamo incontrato il filologo classico Giuseppe Dino Baldi, docente universitario, saggista e traduttore, che alla Grecia classica ha dedicato gran parte dei suoi studi.
https://mega.co.nz/#!WExT2RjB!O68t...f4i39mKBHt57dM0

03 Cartografia dell'occupazione
Gli insediamenti israeliani in Palestina sono comunità abitate da civili e costruite nei territori conquistati da Israele dopo la Guerra dei sei giorni, avvenuta nel giugno del 1967: in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, nelle Alture del Golan e nella Striscia di Gaza. Nel 1979 Israele si ritirò dagli insediamenti in Sinai dopo aver firmato l'accordo di pace con l'Egitto, e nel 2005 l'allora primo ministro israeliano Ariel Sharon ordinò di smantellare le 17 colonie israeliane nella Striscia di Gaza, allontanando - spesso con la forza - circa ottomila persone dalle loro case. Al momento le colonie si trovano a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e sulle Alture del Golan.
La comunità internazionale - compresi gli Stati Uniti, l'Unione Europea e le Nazioni Unite - considera le colonie illegali e non riconosce l'autorità israeliana su alcune aree vicine a Gerusalemme Est e alle Alture del Golan che sono state annesse da Israele. Oltre alle colonie si aggiungono gli avanposti ("outpost") costruiti dagli anni Novanta dai coloni senza l'autorizzazione del governo israeliano, e pertanto considerati illegali. Nonostante questo, in passato sono stati più volte sovvenzionati da ministeri come quello della Difesa e della Casa. Tra i problemi che questa situazione fa emergere vi sono quelli legati alla proliferazione normativa che tenta di regolare le relazioni in queste aree, particolarmente delicate e che nelle ultime settimane sono state ancora una volta luogo di guerra e morte.
Nicola Perugini è un ricercatore che lavora in Israele e che al tema ha dedicato parte del suo lavoro.
http://alqudsbard.academia.edu/NicolaPerugini
www.forensic-architecture.org/
http://peacenow.org/
http://points-of-view.net/
https://mega.co.nz/#!fYYDXLIC!zTvs...GK84VxOuToRxvLA

04 Accordi e disaccordi
https://mega.co.nz/#!WU5SRQCR!16yV...TacEbEctsTVF-Pw


05 Mediterraneo in musica, i 30 anni di Crêuza de mä
“Ho usato la lingua del mare, un esperanto dove le parole hanno il ritmo della voga, del marinaio che tira le reti e spinge sui remi.” Così diceva Fabrizio De Andrè a proposito di Crêuza de mä, suo undicesimo album uscito nel 1984 e realizzato in collaborazione con Mauro Pagani.
Considerato dalla critica come una delle pietre miliari della musica degli anni ottanta e, più in generale, fra i 100 album italiani più belli di sempre, i brani del disco sono interamente cantati in genovese, la lingua della Repubblica di Genova, che è stata per molti secoli una delle lingue più usate per la navigazione e gli scambi commerciali nel Bacino del Mediterraneo.
Al centro dei testi di Crêuza de mä (titolo del disco e del brano d’apertura) vi sono i temi del mare e del viaggio, le passioni, anche forti, e la sofferenza; sono temi espressi anche sul piano musicale, attraverso il ricorso a suoni e strumenti tipici dell'area mediterranea, nonché all'aggiunta di contributi audio non musicali registrati in ambienti portuali o marinareschi, come le voci dei venditori di pesce al mercato ittico di Piazza Cavour a Genova.
Nel 2004, per celebrare i 20 anni del disco, Mauro Pagani aveva creato nuovi arrangiamenti, dando una sua nuova e personale interpretazione di Crêuza de mä; giovedì 18 settembre sentiremo il musicista e produttore - per anni violinista della rinomata PFM - intervistato per l’occasione da Claudio Ricordi, raccontare come incontrò De André e come iniziò a suonare con lui.
https://mega.co.nz/#!bM5iAAJB!Cn3V...RT5rdKRUFiIkDxU

06 Ulisse eroe mediterraneo
Ulisse è l'eroe mediterraneo per eccellenza, l'Odissea un'opera profondamente legata al mare in cui si svolge e che definisce in un movimento da Oriente a Occidente, metafora anche dello spostamento delle civiltà egemoni lungo le sue rive ed oltre.
Da Omero a Joyce, passando almeno per Dante Piero Boitani, professore ordinario di letterature comparate alla "Sapienza" di Roma e docente all’Istituto di Studi italiani dell’USI, ci offre spunti e riflessioni sull’'eroe che, più di ogni altro, ha contribuito alla costruzione culturale dell'idea di Mediterraneo, divenendo sempre se stesso e restando sempre irriconoscibile: mito fondatore di varie etnicità e incarnazione dell'istinto a esplorare fino a perdersi nell’universo.
Tra i suoi libri di Piero Boitani si ricordano L'ombra di Ulisse. Figure di un mito (Il Mulino); Sulle orme di Ulisse (Il Mulino); Ulisse da Omero a Joyce, in Ulisse, variazioni di un mito, a cura di F. Frediani e A. O. Zorin (Franco Angeli).
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07 Atene 2014, la crisi della polis
2014, quarto anno della crisi economica e sociale della Grecia. Laser torna ad Atene per raccontare le forme della crisi, che si ripercuotono sulla tenuta democratica del paese.
A dicembre 2013 il giovane rapper antagonista Killah-P, Pablo Fyssas, viene assassinato da un militante della formazione politica di estrema destra Alba Dorata. Siamo partiti da quell’episodio, l’uccisione di un cantante, di un rapper, che faceva della parola lo strumento di lotta, per verificare lo stato di salute del discorso pubblico, nella città dove questo era nato tra il IV e il V secolo a. C.
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08 inTAVOLAture - Mediterraneo
Il Mediterraneo è un territorio senza confini, culla da sempre delle diverse culture che si scambiano saperi, suoni e sapori in un pot-pourri di suggestioni ritmiche. inTAVOLAture offre un percorso di ascolti legati alla musica popolare dell’area mediterranea.
https://mega.co.nz/#!bU5EBABT!-qxi...yS9StEfsMNucu2g

09 Alessandria: la Biblioteca delle meraviglie
Alessandria d’Egitto fu la più importante capitale del Mondo Ellenistico, seconda solo a Roma in quanto a prestigio e potenza. E soprattutto fu la capitale di un sogno: raccogliere in una Biblioteca tutto il sapere dell’umanità. I sovrani della dinastia Tolemaica, eredi di Alessandro Magno, avevano l’ambizione di portare ad Alessandria tutti i libri fino ad allora scritti – in qualsiasi lingua – e di tradurli in Greco. Invitavano dotti da ogni parte del mondo per studiare, insegnare, scrivere e così accrescere il prestigio della loro dinastia. In quell’epoca i libri viaggiavano soprattutto per mare, sulle navi; erano stivati assieme al grano, alla ceramica e alle altre merci. I Tolomei ordinarono che ogni libro che arrivava nel porto di Alessandria venisse preso e copiato. Poi – racconta Galeno – in alcuni casi trattennero gli originali e restituirono le copie. Ad Alessandria si potevano incontrare tutte le genti che abitavano le coste del Mediterraneo; c’era anche una grande comunità ebraica che finì per dimenticare la lingua delle origini e parlare il Greco. “Era la città del cosmopolitismo militante, la dimostrazione che tante razze e tante culture possono convivere e arricchirsi a vicenda” ci racconta il professor Luciano Canfora, uno dei massimi conoscitori del Mondo Classico in Italia.
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10 Alessandria, città ferita
Il richiamo della Storia si avverte a ogni angolo di Alessandria: le rovine greco-romane, i palazzi d'epoca coloniale, i caffè in stile liberty con i tavolini all'aperto, in auge nella Belle Epoque. Un secolo fa ad Alessandria la maggior parte degli abitanti parlava almeno 5 lingue: greco, francese, inglese, italiano ed arabo. Accanto alle moschee, le chiese e le sinagoghe. Gli europei erano un terzo della popolazione della città e arrivavano e partivano con i piroscafi.
Oggi il panorama è mutato: le comunità straniere sono quasi scomparse. La città è cresciuta a dismisura e conta oltre 4 milioni di abitanti. I palazzi storici – anneriti dallo smog – cadono a pezzi per mancanza di manutenzione. Molti vengono abbattuti per costruire al loro posto grattacieli abusivi innalzati in fretta, con materiali scadenti. La Bibliotheca Alexandrina, inaugurata 12 anni fa, sembra la classica “cattedrale nel deserto” in una città ferita dalla povertà e dalla trascuratezza.
Eppure, c'è chi ad Alessandria ancora si batte per la conservazione di un patrimonio storico e culturale ricchissimo. Dopo la Rivoluzione del 2011, arte, teatro e musica hanno ricevuto un nuovo impulso e cercano nuovo pubblico nei quartieri popolari, nelle strade, fra chi non è mai entrato in un cinema o in un teatro in vita sua. E il Mediterraneo? Ad Alessandria si arriva solo in aereo o via terra, dal Cairo. Non c'è più neppure una nave passeggeri che porti a Beirut, ad Atene o a Cipro. Il Grande Mare non è più un'occasione di scambi e di conoscenza reciproca, ma è diventato una barriera che separa i popoli e le culture.
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11 Beirut: storia contemporanea di un mosaico di culture
La storia travagliata del Libano tracciata attraverso le vicende che hanno segnato la sua capitale, Beirut. Il ventesimo secolo ha visto alcuni tra i cambiamenti più significativi che hanno plasmato il volto della città mediterranea fino ad oggi. Beirut è un luogo di grandi contrasti e di profonda ricchezza culturale e intellettuale, influenzata dagli avvenimenti del Medio Oriente e posta al centro delle tensioni che dominano una regione complessa. In questo Laser, insieme allo storico, economista e già ministro delle finanze libanese Georges Corm, ripercorriamo settant’anni di storia contemporanea libanese, che hanno trasformato Beirut in una capitale cosmopolita e accattivante, ripetutamente teatro di violenze di matrice politico-religiosa. Partendo dalla caduta dell’Impero ottomano e l’inizio dell’epoca coloniale francese, arriveremo fino all’indipendenza e agli sviluppi politici e sociali che hanno portato alla sanguinosa guerra civile durata dal 1975 al 1990.
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12 Sotto il vulcano_ Beirut una città senza pace
La capitale del Libano è per antonomasia la città ponte tra Oriente e Occidente e incarna nella sua storia lo spirito e la cultura del “Mare Nostrum”. Del Mediterraneo Beirut rappresenta gli aspetti più positivi e ricchi, quelli in particolare legati all’interscambio e alle contaminazioni tra le diverse civiltà. Ma è pure, in negativo, il luogo dove gli scontri e le guerre costituiscono l’elemento dominante della storia più recente. Dall’indipendenza nel 1943, il Libano e la sua capitale hanno conosciuto una serie di conflitti, tra cui l’interminabile guerra civile dal 1975 al 1990, che hanno lasciato pesanti tracce nel tessuto umano, sociale, urbano, culturale. La città porta le stigmate del passato ed è confrontata in modo frontale con le tragedie della conteporaneità. Il conflitto siriano non è solo alle porte di casa, ma è già penetrato nel paese del cedro, aprendo ulteriori fratture interne tra le 18 comunità etniche e religiose. Moby Dick, nel quadro dell’”Operazione Mediterraneo” di Rete Due, propone una puntata diffusa dagli studi di Radio Liban, a Beirut. A dibattere, di storia, cultura, territorio, mentalità, con Roberto Antonini ci sono la scrittrice Jumana Haddad, il politologo Saad Kiwan e l’archeologa Eva Ziedan.
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13 Gibilterra: sulle orme di Tariq
È un giorno di primavera del 711 quando un’anonima nave partita da Ceuta, sulle coste africane, approda a Gibilterra, nascosta dagli sguardi indiscreti. A bordo c’è Tariq, il condottiero di origini berbere convertito all’islam agli ordini di Musa, il governatore dell’ Ifriqiya (Africa) islamica. Inizia così l’invasione araba della penisola spagnola che in soli 15 anni portò l’esercito arabo a conquistare un territorio che dal Portogallo arrivava fino a comprendere parte del Sud della Francia. Nei possedimenti di Al-Andalus, che ben presto divennero autonomi dal califfo di Damasco, si assistette a uno sviluppo sconosciuto nel resto d’Europa della scienza, della filosofia, dell’arte e della musica: un flusso di conoscenza che dalla Grecia antica arrivò nella Spagna islamica e per questa via giunse fino al mondo cristiano. Un momento unico nella storia dell’Alto Medioveo, nel corso del quale ebrei, musulmani e cristiani diedero vita a quello che alcuni hanno chiamato Primo Rinascimento. Il nostro viaggio sulle tracce di Tariq il conquistatore e dei segni che ha lasciato nella cultura Spagnola inizia proprio da Gibilterra, una delle due colonne d’Ercole e dallo stretto che vide nel 711 due continenti toccarsi attraverso il Mediterraneo, per dare vita a un esperimento sociale e culturale inedito. Che si concluse nel sangue nel 1492 con la reconquista dei sovrani cattolici, che con loro portarono la croce e l’Inquisizione: Al-Andalus scompariva come il continente sommerso del mito di Atlantide che – si scoprirà – era proprio qui. Nel corso del viaggio sulle orme di Tariq abbiamo incontrato storici e archeologi che ci hanno aiutato a capire la storia della Spagna islamica:
Tito Vallejo, sergente del Gibraltar Regiment di Gibilterra in pensione, storico per passione e guida turistica.
Angel Saez, storico, direttore de dell’Istituto de Estudios Campogibraltarenos di Algeciras.
Rafael Jiménez-Camino Alvarez, archeologo della città di Algeciras.
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14 Gibilterra: lo stretto che divide (o come il caso fa le cose)
Lo scorso 6 febbraio 15 migranti provenienti dall’Africa sub sahariana sono morti mentre cercavano di oltrepassare la rete metallica che separa il Marocco dall’enclave spagnola di Ceuta. Mentre tentavano di aggirare la Valla (così la chiamano gli spagnoli) passando dal mare sono stati presi di mira dalla Guardia Civil che ha sparato proiettili di gomma. Sono morti annegati. Ma perché noi siamo qui e loro, i migranti, sono là, dall’altra parte di quella rete? Quale principio – umano o divino che sia – giustifica o spiega che ci siano esseri umani che hanno e esseri umani che non hanno? La risposta a questo quesito, così bruciante e attuale di fronte a un movimento migratorio verso i paesi ricchi che non si arresta nemmeno in tempi di crisi l’ho cercata partendo proprio da là, dalla spiaggia del Tarajal a Ceuta, dove si è consumato il dramma. Ismael, venditore marocchino di pigiami a ridosso della frontiera mi ha proposto la sua visione di una possibile convivenza lungo le sponde del Mediterraneo. Alle nostre spalle il monte Jebel Musa, una delle due colonne d’Ercole che insieme a Gibilterra segnavano per i romani la fine del mondo conosciuto. Proprio qui, nello stretto, dove Africa e Europa distano soltanto 14 chilometri, la storia ha visto popoli incontrarsi e scontrarsi; da qui è partita la conquista islamica della penisola spagnola, che ha dato vita a Al-Andalus, epoca di scienza e di cultura. Ora questo stretto è diventato un grande cimitero, solcato dai gommoni giocattolo con i quali gli immigrati tentano di approdare in Spagna. Me lo racconta Jerminal Castillo, a capo della Croce rossa locale, che mi descrive la disperazione dei migranti che ogni giorno provano a raggiungere il miraggio del benessere. A Algeciras, la città andalusa sulla costa davanti a Ceuta, approdo di tanti migranti, padre Andrés accoglie da anni nella sua parrocchia di Pescadores coloro che sono arrivati senza niente. Lì, dopo un pasto tutti insieme, Ousmane mi racconta della sua incredibile odissea verso l’Europa.
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15 Gerusalemme, quel faro nel Mediterraneo
Gerusalemme sorge a 760 metri sul livello del mare e a 60 chilometri dalla sponda del Mediterraneo più vicina. Arroccata sull’estremità meridionale dei monti di Giudea, resta però a pieno titolo una grande capitale mediterranea, nel senso che appartiene almeno quanto Atene alla storia millenaria del Mare Nostrum. Con l’aiuto del prof. Marco Pellegrini, ordinario di Storia all’Università di Bergamo e autore tra l’altro de Le crociate dopo le crociate, risaliamo alle radici del legame tra la città e il mare, percorriamo le rotte che attraverso il Mediterraneo e lungo le sue sponde hanno portato sovrani e regine, ma anche sconosciuti e sognatori ad affrontare il viaggio verso la città delle tre religioni.
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16 Gerusalemme, sognando la normalità
L’archeologia gerosolimitana è un mondo a parte: ogni pietra ha una storia che sprofonda nei secoli, e ogni intervento suscita allarme quando non è aperto contrasto. Il viaggio nella Gerusalemme contemporanea comincia dagli scavi della città vecchia e da una conversazione con l’archeologo Dan Bahat, che rivela come il desiderio più scabroso per una città come Gerusalemme sia probabilmente quello di essere trattata alla stregua di una città normale. In questo Laser, incontriamo alcuni dei protagonisti della Gerusalemme contemporanea, dal sindaco Nir Barkhat, al Custode di Terra Santa Gianbattista Pizzaballa, al curatore del Waqf islamico, Yusuf Natsheh e compiamo anche un breve viaggio lungo il muro di sicurezza, che Israele ha costruito per proteggere i suoi cittadini dalle operazioni suicide degli estremisti palestinesi, e che ora condiziona la vita e il futuro della città.
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17 Libertas. Ragusa tra oriente e occidente
Libertà, libertà; anzi, libertas. Questa meravigliosa parola fa bella mostra di sé sui muri di Dubrovnik – o meglio Ragusa, com’era detta un tempo – così come nei molti volumi che ne raccontano le vicende. Libertà soprattutto da ogni dominio esterno: la secolare capacità di preservare la propria indipendenza è l’aspetto che più colpisce nella storia di questa città cristiana, in bilico sul bordo del gigantesco e sempre crescente impero ottomano, protetta solo dalla sua ricchezza commerciale, dalla sua infinita abilità diplomatica, dalla sua capacità d’essere un porto franco, una terra di nessuno tra gli imperi.
Lo storico Giovanni Ricci ci conduce attraverso tutte le particolarità di questa identità di frontiera, nutrita di multiculturalismo sin dalle sue più remote origini, mentre Marco Moroni spiega i fondamenti della straordinaria vitalità economica di Ragusa, il suo rapporto con l’entroterra, la sua capacità di integrarsi nel vasto mercato ottomano; infine la poetessa Stevka Šmitran ci introduce nel romantico mondo dei pirati Uscocchi, che della città furono per secoli pericolosi vicini di casa.
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18 Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori
L’invidiabile posizione lungo la costa dalmata e i monumenti che la sua millenaria storia le ha lasciato in eredità, con tanto di riconoscimento Unesco, attirano ogni anno a Dubrovnik moltissimi visitatori. L’animazione estiva delle sue vie a ogni ora del giorno è dovuta anche al più importante festival culturale della Croazia, che dal 1949 propone numerosi eventi musicali e teatrali, questi ultimi spesso ispirati alla figura del commediografo cinquecentesco Marìn Držić, il cui talento multiforme si accompagnava a una condotta sregolata. Un fiume di musica e una sorprendente presenza della lingua e cultura italiana saranno gli aspetti più evidenti di questo viaggio nella Dubrovnik contemporanea. Ma c’è spazio anche per diverse storie di cavalieri - a cominciare da Riccardo Cuor di Leone, naufrago su queste sponde, o la bella Erminia smarrita tra i pastori - e per le assai poco cavalleresche vicende dei bombardamenti che la città dovette subire all’inizio degli anni Novanta, quando suo malgrado fu coinvolta nei sanguinosi e irrazionali conflitti seguiti alla dissoluzione della Jugoslavia.
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19 Marsiglia, una porta per tutti
Ci sono tanti modi per raccontare Marsiglia, ci sono tanti quartieri per scoprire la moltitudine di culture che vi ruotano attorno, ma qualsiasi lente attraverso cui la guardiamo, al centro vedremo sempre il mar Mediterraneo. Marsiglia è il suo Vieux Port, dove i colori e le voci del celebre mercato del pesce si riflettono nella struttura a specchio progettata dall’architetto inglese Norman Foster, a due passi dal Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo. Marsiglia è una città in movimento che dopo essere stata capitale europea della cultura è riuscita a scrollarsi di dosso qualche pregiudizio: quello di città violenta, sporca, di scarso interesse turistico. In questa seconda puntata di Laser ci recheremo in alcuni quartieri tipici della città. Andremo alla scoperta della sua umanità variegata, di luoghi in cui disoccupazione e problemi d’integrazione restano in primo piano, ma anche alla ricerca delle mille sfumature del tipico paesaggio provenzale.
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20 Genova si vede solo dal mare
Una città in cerca di se stessa e che, partendo dal porto e dal mare, vuole trovare il presente e scrivere il proprio futuro. Questa è Genova, in bilico tra un passato straordinario sulle sponde del Mediterraneo e il desiderio di tornare a imporre il proprio nome come riferimento dei percorsi marittimi. Negli stretti caruggi e negli austeri palazzi di Zena si respira ancora l’aria del secolo dei genovesi, quando, in pieno Rinascimento, la città era l’indiscussa capitale del mare conosciuto, dettava le regole di navigazione, accumulava ricchezze incredibili, indicava il destino di chi viveva in mare, era pronta ad assimilare usi, tradizioni, lingue e abitudini di tutte le realtà che si affacciavano sul Mediterraneo. Ancora oggi ritroviamo quella Genova nelle parole e nei gesti dei suoi abitanti, sulle calate, nei bassi, in cucina, nelle voci e perfino nelle canzoni di chi l’aria di quel mare ha cercato di afferrarla e di descriverla.
https://mega.co.nz/#!PIgE1DzR!osPg...DEPLxGKX7AF7RZ8

21 Mediterraneo, il mare dei genovesi
La storia della città di Genova è legata a doppio filo a quella del Mediterraneo. Fin dalla fondazione della città (alcune reperti sono riferibili all’età del bronzo) a sua popolazione è stata costretta a guardare verso il mare, a causa dell’inclemente orografia della Liguria. E dal “secolo dei genovesi” (in realtà un periodo che va dal XIII al XV secolo), quando la città è indicata come tra le più potenti del mondo conosciuto, le più importanti famiglie di Genova hanno segnato la vita economica e finanziaria del Mediterraneo e di parte dell’Europa. Sempre rispettando alcune regole di comportamento non scritte ma ancora in vigore: nessuna esibizione dei propri beni, totale riservatezza e grande e insuperata abilità mercantile. Caratteristiche che si ritrovano in ogni passaggio storico, fino all’annessione di Genova al regno di Sardegna deciso dal Congresso di Vienna del 1815. Ancora oggi Genova può essere definita “il porto della Svizzera” e i legami con la Confederazione sono solidissimi. Con Paolo Odone, archeologo e presidente della Camera di Commercio di Genova e Franco Bampi, storico.
https://mega.co.nz/#!XAo0gIyC!otsW...mlL3tqWiFut8zBI

22 Dalla Palermo dei normanni a quella di ''stupor mundi''
Dai Bizantini ai Saraceni, dai Normanni agli Svevi e poi gli Angioini, Aragonesi… La Palermo medievale è stata una città di straordinaria ricchezza culturale e artistica, una vivacità intellettuale incarnata ad esempio dal grande imperatore del sacro romano impero e re di Sicilia svevo Federico II, stupor mundi, le cui spoglie riposano nella cattedrale del capoluogo siciliano. Il grandioso passato di Palermo, spesso celato sotto le grandi opere dell’architettura barocca, è immortalato da innumerevoli beni culturali Adriana Chirco architetto, docente di storia dell’arte, ci fa scoprire in compagnia di Roberto Antonini. Questo Laser si sofferma in particolare su quella Palermo multiculturale straordinaria che va dalla metà dell’XI secolo, con l’arrivo dei normanni di Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla suo fratello fino a Federico II, uomo di grande cultura e aperture, che si spegne nel 1250. Due secoli ricchissimi, che ci aiuteranno a indagare anche i medievisti Salvatore Fodale e Pasquale Hamel.
https://mega.co.nz/#!2ApRlYqA!VE5_...3NEPiu1lHUIaJm4

23 Palermo, tra meraviglie e decadenza
È una città tutta da scoprire Palermo, una città che a ogni angolo, vicolo, piazzetta, regala sorprese e meraviglie inaspettate: un muro medievale, una chiesa araba, una fontana normanna, un mercato multiculturale… Rapisce, avvolge e stupisce Palermo; al tempo stesso però, appare essere avvolta da un alone di tristezza e nostalgia. Nostalgia forse di un passato glorioso, passato che appare oggi un po’ sbiadito e decadente, come i tanti monumenti, i palazzi e le chiese che rimangono a rappresentarlo... In questo Laser, Lisa Mangili vi porterà nel cuore di questa magnifica città, con le sue bellezze, i suoi problemi e le sue contraddizioni.
https://mega.co.nz/#!3dgFTAKD!R6pr...tFBXEtw8Wiz6q3g

24 Malta, rivellino d'Europa
Situata nello stretto fra Africa e la penisola italiana, Malta ha sempre rappresentato un approdo di transito per le imbarcazioni che solcavano il Mediterraneo. Abitata fin dal Neolitico, nei secoli l'arcipelago maltese ha incontrato la civiltà fenicia, greca, cartaginese, bizantina, araba, francese e inglese: presenze che si sono succedute animate da mire di conquista e di colonizzazione.
La collocazione strategica di Malta, isola piccola e aspra in mezzo al "Mare Nostrum" e con poche zone di sbarco, ha però rappresentato una sorta di leggendario avamposto, entusiasmando gli studiosi più autorevoli soprattutto in relazione al periodo delle conquiste per mare, quello che va dalla fine del Medioevo al Rinascimento: un'epoca che ha anche segnato l'inizio della storia europea, della nascita delle lingue e delle nazioni. L'improvviso arrivo della flotta turca contro Malta nel maggio del 1565, come scrive Fernand Braudel, "fece in Europa l'effetto di un uragano". Ma la presenza dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, il loro valore militare e il loro coraggio permisero di far fronte a un assedio che durò quattro mesi, riuscendo a far desistere la flotta ottomana che, nonostante dotata di forze decisamente superiori numericamente, decise infine di ritirarsi. La Storia oggi non può dirci se il crollo di quell'avamposto, considerato un rivellino d'Europa, avrebbe compromesso la storia di un continente. Alessandro Barbero, storico medievista e docente universitario, può però aiutarci a raccontare lo scenario mediterraneo di un'Europa alla vigilia di quello che sarà poi ricordato come "il grande assedio".
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25 Malta, un'isola alla riconquista della sua identità
Trentasei chilometri di lunghezza per sei di larghezza, l'isola Malta (con Gozo e Comino) è una Repubblica dal 1974, dieci anni dopo aver ottenuto l'indipendenza dall'Inghilterra. In quanto a dimensioni, Malta è il più piccolo stato dell'Unione Europea alla quale ha aderito nel marzo del 2003 adottando l'Euro cinque anni più tardi. Il reportage realizzato da Giorgio Thoeni esplora l'isola attraverso una serie di testimonianze che ne restituiscono alcune particolarità. Interviste che ci parlano della realtà maltese orgogliosa della sua storia ma consapevole di avere "un suo Nord e un suo Sud" che può fare la differenza. Si racconta di Malta confusa fra i flussi migratori e i timori di perdere un'identità. Ma anche della sua dimensione linguistica originale, il "Malti", che da lingua semitica fra le più antiche del Mediterraneo e imbevuta di storia millenaria, oggi è alle prese con le spinte della globalizzazione. E a farne le spese è la lingua italiana, da decenni seconda lingua dell'isola grazie alla televisione, ormai quasi soppiantata dall'inglese. Voci autorevoli ma anche voci di popolo per abbozzare il ritratto di un'isola coperta dall'ombra della sua lunga e affascinante storia.
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26 Cartagine: i mercanti del mare
Quando Roma non aveva ancora esteso il suo dominio sul Mediterraneo, erano i Cartaginesi i padroni del Grande Mare, o meglio: della sua parte occidentale. Nel V e IV secolo avanti Cristo, con le loro navi da trasporto e da guerra, controllavano gran parte delle rotte dal Nord Africa alla Penisola Iberica, dal Nord Africa alla Sicilia, dalla Sardegna alle coste Tirreniche e alla Magna Grecia. Non trasportavano solo le proprie merci, ma tutte quelle dei popoli che riuscivano a raggiungere.
I loro commerci erano così fiorenti, che potevano pagare eserciti mercenari per fare la guerra al posto loro. Spesso, solo i comandanti erano Cartaginesi. Annibale, ad esempio: nel 218 a.C. valicò le Alpi con i suoi elefanti per attaccare Roma alle spalle. Ma a quel punto la potenza cartaginese era già in declino. Roma – per contrastare la città rivale – aveva costruito una propria flotta che arrivò ad essere più potente e temibile di quella punica. E portò la guerra in Africa, dove i Cartaginesi, fino a quel momento, avevano prosperato in una relativa pace. Roma non poteva più convivere con Cartagine: voleva annientarla. E la distrusse, nel 146 a.C., per poi rifondarla come città romana. Oggi di Cartagine ci restano grandiose rovine, ormai quasi inglobate dai sobborghi di Tunisi. La sua storia ci dice che i Cartaginesi non erano affatto “barbari”, ma avevano una cultura ricca e originale. Il Mondo Classico, insomma, non fu solo frutto della cultura Greco-Romana, ma fu il risultato di molteplici rapporti e scambi fra popoli e culture differenti. Ne parliamo con il Professor Giovanni Brizzi, Ordinario di Storia Romana all'Università di Bologna.
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27 La primavera di Tunisi
I luoghi simbolo di Tunisi - come la Medina, l'Avenue Bourguiba, il porto della Goulette – non sono più gli stessi dal 14 gennaio 2011. La Rivoluzione Tunisina, che ha deposto il dittatore Ben Alì, ha avuto come palcoscenico la città e ha cambiato la percezione che i suoi abitanti hanno del paesaggio urbano. La Kasbah un tempo era la sede dei palazzi del potere; oggi è diventata il luogo dei sit-in che nel 2011 fecero cadere due governi. L'Avenue Bourguiba - dove non si poteva parlare di politica perché “anche i muri avevano orecchie” - è oggi diventata il teatro di ogni corteo e protesta: è la via dove i tunisini possono finalmente gridare la loro libertà. La polizia segreta non fa più paura: adesso è il palazzo del Ministero dell'Interno che deve circondarsi di filo spinato, per proteggersi dagli assalti della folla. Tunisi si è svegliata da un lungo sonno e – pur fra mille difficoltà – guarda avanti. E si riscopre bella, perché oltre ai suoi gioielli storici e architettonici può esibire adesso uno spirito nuovo, quello di un popolo che ha ripreso in mano la propria dignità e il proprio destino. All'islamismo militante, che sta investendo il Nordafrica, contrappone la sua anima Mediterranea. “Siamo stati il crocevia di tutte le civiltà, siamo stati fenici, punici, iberici, arabi, ottomani...” raccontano gli abitanti di Tunisi. “Queste radici sono nei nostri geni e non possono essere cancellate tanto facilmente”.
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Edited by eos1948 - 3/8/2021, 21:09
 
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florence
view post Posted on 17/10/2014, 13:33




bello questo!! grazie, Papero.
 
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view post Posted on 9/7/2016, 14:40

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grazie molte!
 
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view post Posted on 12/8/2021, 04:48
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