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BIRDLAND , dal 2010 al 2023

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sergiomac
view post Posted on 9/1/2018, 11:26 by: sergiomac

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Nat King Cole, a cent'anni dalla nascita (Replica)
Con Marcello Lorrai

Tra i tanti centenari che si ricordano quest’anno, quello di un personaggio famoso come Nat King Cole è quantomeno dubbio. La sua data di nascita infatti, a seconda delle fonti, oscilla tra il 1915 e il 1920. A noi di “Birdland” piace associarlo a suoi colleghi quali Thelonious Monk, Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie che abbiamo già ricordato o che ricorderemo nella nostra trasmissione.
Nat King Cole è stato una delle star assolute della musica statunitense dalla metà degli anni ’40 alla fine dei ’50. Cresciuto in una famiglia di musicisti, dalla natia Alabama si trasferì ancor giovane a Chicago dove ebbe la sua educazione musicale. Non si considerava inizialmente come cantante, preferendo di gran lunga la sua passione per il pianoforte. Ma il successo arrivò proprio con le sue canzoni sin dai primi anni ’40 quando firmò per la neonata etichetta Capitol Records di cui divenne cavallo di razza e a cui fu legato per tutta la carriera. Celebre il suo trio atipico - con pianoforte, chitarra e contrabbasso, senza batteria - che fu sviluppato da illustri colleghi quali Art Tatum e Oscar Peterson. Marcello Lorrai traccia un ritratto a tutto tondo di questa icona del jazz e del pop che ci ha lasciato numerosi immortali.

(Fonte Birdland)

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Incontro con Dino Piana leggenda del Jazz Italiano
Con Valerio Corzani

Dino Piana è un piemontese che si è lasciato adottare da Roma, ha vissuto a Milano e girato il mondo con il suo trombone a pistoni, uno strumento particolare che gli ha permesso - come dichiara lui stesso - "di pensare al trombone con un fraseggio da tromba". Non è un caso venga considerato, fin dai primi anni sessanta, tra i portavoce più accreditati di una grammatica jazz nuova, evoluta, fortemente legata a stilemi bop, cool e hardbop. In una scena come quella italiana in cui la sbrindellata compagine jazzistica aveva riferimenti forti nel dixieland e al massimo nello swing, non è poco. Inizia la sua ascesa professionale con lo storico Quintetto di Torino, con il Basso-Valdambrini Quintet e poi inanella una serie di imprese discografiche e concertistiche (comprese le fenomenali avventure alla corte di Charles Mingus, Paco De Lucia e Kay Winding). Non si lascia scappare neppure l'occasione di diventare un volto noto della radio e della televisione, affermandosi come un pilastro dell'orchestra Rai e utilizzando le iniziative dedicate alle collaborazioni tra i vari enti radiotelevisivi europei per allacciare collaborazioni prestigiose e calcare i palchi di mezza Europa. Negli ultimi anni "mette su ditta" con il figlio Franco (trombettista e flicornista) regalando agli astanti una tornita serie di testimonianze discografiche e altre belle performance live.
La storia di Dino Piana è la storia del jazz italiano. Il grande trombonista l'ha raccontata a Valerio Corzani in cinque puntate piene di aneddoti, curiosità, riflessioni musicologiche, suoni e passione.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!JpZRTIpT!yRxN8fj...AGbtq5b5hHXeKxM


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Il piano Jazz in Europa
Con Claudio Sessa

Sviluppatosi parallelamente è in parte indipendentemente da quello americano, un moderno pianismo jazz di stampo europeo si è imposto a partire dalla fine degli anni ’60 grazie diventando il fulcro di una concezione prettamente continentale, eurocentrica diremmo, della musica improvvisata. Claudio Sessa in questo ciclo di “Birdland” passa in rassegna tutta una serie di pianisti che hanno contributo, in maniera diversa, a tale evoluzione. Tra questi Alex von Schlippenbach, Martial Solal, Misha Mengelberg, Joachim Kühn, John Taylor, Bobo Stenson, ma anche gli svizzeri George Gruntz e Irène Schweizer, nonché gli italiani Giorgio Gaslini e Antonello Salis.

(Fonte Birdlan)

https://mega.nz/#!BxYSXAQC!SlRXBRh...imyCi9nt1oPSZWs

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Derive blues : Freddie King (Replica)
Con Riccardo Bertoncelli

Le “incursioni blues” che ogni tanto “Birdland” presenta vanno a scovare stavolta Freddie King, uno dei tre “sovrani” della chitarra elettrica del blues contemporaneo, assieme a B.B. King e Albert King.
Classe 1934, scomparso nel ’76, Freddie era nato nel Texas ma cresciuto nel South Side di Chicago. Segnato dallo stile di Muddy Waters ed Elmore James, creò un suo proprio approccio alla chitarra che pare abbia fortemente influenzato alcuni fra i maggiori chitarristi rock del Sixties, Eric Clapton in primis.

(Finte Birdland)

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Eddie Condon , chitarrista
Con Marcello Lorrai

Marcello Lorrai tratteggia in questo ciclo di “Birdland” la carriera di Eddie Condon(1905-1973), inizialmente virtuoso del banjo, passato poi alla chitarra e diventato negli anni ’20 una delle figure rilevanti del jazz di Chicago insieme con Bix Beiderbecke, Jack Teagarden, Frank Teschemacher, Red McKenzie. Con quest’ultimo formò i Chicago Rhythm Makers.
A New York più tardi lavorò con Louis Armstrong, Fats Waller e Red Nichols, e organizzò numerose session di registrazione con musicisti di razza mista. Fra i suoi gruppi di primo piano ricordiamo i Footwarmers e gli Hot Shots. Frequentatore assiduo del club Nick’s a Manhattan, incrementò la sua popolarità con la serie di concerti Eddie Condon’s Jazz Concerts alla Town Hall, diffusi via radio a livello nazionale, a metà anni ’40.
Diresse a partire dal 1945 (e fino a metà anni ’60) il proprio jazz club a New York, registrò per Columbia e pubblicò alcuni libri che sono una sostanziosa testimonianza di prima mano sulle vicende del jazz dell’epoca.

( Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!U1pVAT6A!v3aE8S1...qa3iZV8owTKhAaQ

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Ry Cooder , affinità jazz
Con Riccardo Bertoncelli

Nel 1978 un ormai affermato Ry Cooder (Santa Monica, CA, 1947) pubblica un album dal titolo enigmatico: “Jazz”. Non pensiate si tratti di un disco di swing o dibe-bop. Tutt’altro…. Come in molte altre produzioni del suo repertorio l’interesse che lo anima in questo tipo di operazioni è il desiderio, la necessità di andare alla ricerca delle radici della musica americana, in questo particolare caso un’indagine attraverso quel crogiuolo di espressioni musicali così diverse che diedero vita, appunto, al jazz.
Tutta la carriera di Cooder, sorta di moderno etnografo della musica USA, è segnata da un personale ed originalissimo accostamento al blues e al jazz. È il tema di questo ciclo di “Birdland” presentato da Riccardo Bertocelli, profondo conoscitore del musicista californiano.

(Fonte Birdland)

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Wes Montgomery, chitarrista
Con Maurizio Franco

Quella di Wes Montgomery (1923-1968) è certamente la figura di riferimento quando si parla di chitarra jazz moderna. Un musicista che ha scritto pagine importanti della storia della musica afro-americana benché la sua sia stata una carriera relativamente breve, stroncata da un infarto a soli 45 anni.
Malgrado un importante ingaggio con Lionel Hampton tra il 1948 e il 1950, Wes non viene alla ribalta che alla fine del decennio. Era nel frattempo tornato ad Indianapolis, un lavoro di routine durante il giorno e di notte la musica, nei club della città: il 440 o la Missile Room, dove aveva potuto sviluppare la sua perizia di strumentista, in trio con i bravi fratelli Buddy e Monk. L’anno della consacrazione però è il 1959, dopo che ha già pubblicato un paio di album che non sfondano: Cannonball Adderley, in concerto ad Indianapolis, passa dal club dove Wes è di casa. Rimane folgorato dalla sua bravura e il giorno dopo lo raccomanda al produttore della Riverside. Da quel momento le cose vanno molto in fretta. Alla fine dell’anno esce un suo primo album per l’etichetta californiana seguito ad inizio 1960 da quel The Incredible Guitar of Wes Montgomery che molti reputano ancor oggi come uno dei più bei dischi di chitarra della storia del jazz. I riconoscimenti si moltiplicano, le riviste specializzate lo premiano e il successo si conferma negli anni successivi, quando si impone come “il chitarrista” jazz degli anni ’60.
Partendo dal modello di Charlie Christian, suo idolo negli anni di formazione, Montgomery ha sviluppato una tecnica e uno stile inconfondibili: fraseggio acrobatico e virtuoso ma anche molto lirico, soprattutto nelle ballads; un melodismo di assoluto equilibrio, una formidabile precisione ritmica, una tecnica del solo ad ottave o ad accordi dove non ha rivali. Grazie all’uso del pollice e non più del plettro, il suo è un sound unico, al crocevia tra lo strumento acustico e quello elettrico.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!s0YWSabD!j5Q7XYc...K6u6Y0Bzq4ErlwQ

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Michel Portal
Con Marcello Lorrai

In occasione del concerto che Michel Portal terrà all’Auditorio RSI di Lugano-Besso venerdì 23 febbraio, primo appuntamento del nuovo ciclo targato Tra jazz e nuove musiche, "Birdland" ripropone una serie di trasmissioni sul grande clarinettista francese realizzate nel 2010 da Marcello Lorrai.
Michel Portal è nato nel 1935 a Bayonne, nei Paesi baschi francesi. Polistrumentista, che suona i vari clarinetti, ma anche i sassofoni e con grande fuoco pure il bandoneon, è una personalità centrale nella storia del jazz europeo e porta nel suo linguaggio le molteplici esperienze che hanno caratterizzato un percorso artistico in cui troviamo le interpretazioni di classici come Mozart, Brahms, Schumann, la musica di esponenti dell'avanguardia del secondo Novecento (Berio, Stockhausen, Boulez), unitamente all'interesse per il folclore - radice popolare della sua cultura musicale - e per la musica per film, più volte affrontata con successo. Interessi che, da subito, hanno trovato nel jazz e nell'improvvisazione radicale di marca europea l'ambito privilegiato per far confluire in modo organico questa molteplicità di elementi, per soddisfare interamente la necessità di suonare una musica aperta e senza pregiudizi.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!p1Y0wIaD!NAk-WHL...jHda2reiXA_Gqgs

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I Capolavori Herbie Hancock Empyrean Isles (1964)
Con Claudio Sessa

"Empyrean Isles", quarto album pubblicato a proprio nome, fa parte di quella manciata di dischi che hanno marcato lo straordinario avvio di carriera di Herbie Hancock come solista. Siamo nei primi anni ’60: dopo essersi segnalato accanto al trombettista Donald Byrd, Hancock viene corteggiato ben presto da Miles ed entra nel suo storico “secondo quintetto”. Ma il pianista aveva già strappato un contratto con la Blue Note e il “decollo” discografico era stato siglato nel ’62 dall’albumTakin’Off e dal suo hit Watermelon Man.
Il pianismo innovativo, accanto alla particolare vena compositiva e di armonizzatore, di Hancock si confermano in questo disco che contiene ancheCantaloupe Island, altro suo brano che diventerà famoso. La formazione è stellare: Freddie Hubbard alla cornetta, Ron Carter al basso e Tony Williams alla batteria.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!Q1hGARJD!-Po59n0...DeB5E_RkCR1Jf4w


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Esbjorn Svensson , pianista
Con Maurizio Franco

Pianista svedese nato nel 1964 e scomparso nel pieno dell’attività a 44 anni per un incidente avvenuto durante un’immersione subacquea, Esbjörn Svensson ha diretto dai primi anni ’90 il trio E.S.T, acronimo del suo nome, assieme a Dan Berglund al contrabbasso e Magnus Öström alla batteria.
La sua attività si è concentrata essenzialmente nello sviluppo dell’originale estetica di questa formazione che abbinava ad un linguaggio jazzistico molto personale elementi di musica classica ed un parsimonioso ma significativo utilizzo dell’elettronica. Il pianismo di Svensson e la produzione discografica di E.S.T. ha influenzato non poco altri giovani pianisti europei, al punto che oggi la critica considera il musicista svedese come un vero caposcuola. Maurizio Franco, in questo ciclo di “Birdland”, ne ricorda la breve ma significativa carriera.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!U9BQ2aSR!OZJnHyI...xg_v5l0Z0rIReQs

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I capolavori.Miles Davis, Miroslav Vitous e Joe Zawinul..(Replica)
Con Claudio Sessa

Claudio Sessa dedica tre puntate singole di "Birdland" ad altrettanti album che hanno segnato in modo diverso la nascita e lo sviluppo del jazz rock e della fusion.
Get up with it è composto da una serie di registrazioni realizzate da Miles Davis tra il 70 e il 74 raccolte in quello che sarà l’ultima pubblicazione del trombettista prima dei ritiro dalle scene fino al 1981. È un po’ il punto d’arrivo delle sperimentazioni “elettriche” del musicista che qui spesso utilizza le sonorità dell’organo Hammond a mo’ di legante nelle dilatate composizioni della raccolta.
Infinite Search, pubblicato successivamente anche come Mountains in the Clouds è il primo disco da leader di Miroslav Vitous, il contrabbassista cecoslovacco emigrato negli Stati Uniti che sul finire degli anni ’60 si mise in luce con Herbie Mann e soprattutto con Chick Corea. Vitous raccoglie qui grossi calibri quali Herbie Hancock, Jack DeJohnette e John McLaughlin per una registrazione che presenta composizioni e sonorità che già annunciano quelle dei Weather Report, di cui sarà di lì a poco uno dei fondatori.
Ancor più annunciatore dell’imminente sbarco sulla scena musicale dei Weather Report è Zawinul, l’album a proprio nome del pianista e compositore austriaco Joe Zawinul, pure lui emigrato negli Stati Uniti già alla fine dei ’50 che diventerà leader del grande gruppo di jazz rock. Non è il suo primo disco da solista, ma il titolo che riporta semplicemente il suo cognome sta quasi ad indicare una nuova nascita. Molti considerano in effetti questa raccolta come il primo disco non ufficiale dei Weather Report!

(Fonye Birdland)

www.mediafire.com/file/3ea3t83otao1...Joe+Zawinul.zip

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Kenny Dorham , trombettista
Con Claudio Sessa

Kenny Dorham (1924-1972) fece i suoi debutti professionali poco più che ventenne con musicisti quali Dizzy Gillespie, Billy Eckstine e Charlie Parker (nel suo quintetto dal 1948 al 49), ma si impose definitivamente all’attenzione come trombettista centrale (ma non sempre riconosciuto) del periodo successivo, quello dell’hard-bop.
Il suo primo disco da leader è del 1953, sull’etichetta di Mingus e Roach dal nome programmatico Debut Records. Dell’anno successivo è la fondazione con Art Blakey dei Jazz Messengers, gruppo trainante dell’epoca che diventerà una vera e propria fucina di talenti.
Tra le collaborazioni con i più grandi ricordiamo quelle con Sonny Rollins, Thelonious Monk, Milt Jackson. I suoi album furono pubblicati da Riverside, Pacific Jazz e soprattutto dalla Blue Note, fino a fine anni ’60. Nei suoi gruppi fece il suo debutto un giovanissimo Joe Henderson (sax tenore) e suonarono musicisti del calibro di Jackie McLean, Cedar Walton, Bobby Timmons, Tony Williams. Dorham fu anche apprezzato compositore di “originals” (tra cui “Lotus Blossom” e la celeberrima “Blue Bossa”) e di colonne sonore.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!hxg1ATQa!xdfT0lv...NEUABCu_C2Ju9Bc

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Dischi storici.Paul Motian 'Pslam'
Con Claudio Sessa

Il batterista Paul Motian, noto per essere stato membro di una delle edizioni più riuscite del trio di Bill Evans e del primo trio di Keith Jarrett, iniziò una carriera discografica da leader nei primi anni ’70 con la ECM.
“Psalm”, del 1982, è la sua quinta pubblicazione e vede nel cast due musicisti ai loro esordi: Bill Frisell e Joe Lovano. Leggenda vuole che fu Pat Metheny, che avrebbe dovuto essere della partita ma impedito da precedenti impegni presi, a consigliare a Motian il giovane chitarrista. Con Frisell e Lovano il batterista fonderà poco dopo un rivoluzionario trio che segnerà il jazz degli anni ’80.
La formazione di “Psalm”, che contiene otto composizioni dello stesso Motian, è completata da un secondo sassofonista, Billy Drewes, e dal bassista Ed Schuller.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!95IliCZb!Vl2gLhK...7vQywCRS5JZwIVg

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Mahavishnu Orchestra
Con Riccardo Bertoncelli

Una serie di trasmissioni di “Birdland” per ripercorrere la storia dell’influenteMahavishnu Orchestra, gruppo fondato dal chitarrista britannico “Mahavishnu” John McLaughlin.
L’interesse del musicista per la cultura e la filosofia indiana (entrò in contatto con il guru Shri Chimnoy che lo convinse ad assumere il nome di “Grande Vishnu”) lo avevano portato all’idea di una band che mescolasse i diversi elementi delle musiche che lo avevano influenzato: il jazz, il rock, la musica classica occidentale ma anche quella indiana.
McLaughlin aveva lavorato con Miles Davis, con Miroslav Vitous, con John Surman e altri musicisti inglesi di primo piano e ad un certo punto decise di avere una propria band. La Mahavishnu Orchestra nasce nel 1971 con il batterista Billy Cobham (conosciuto da Miles Davis), il violinista Billy Goodman (al fianco di McLaughlin in precedenti album), il tastierista cecoslovacco Jan Hammer (suggerito da Vitous) e il bassista irlandese Rich Laird. Il gruppo ebbe un successo immediato, con una musica decisamente non convenzionale e di grande impatto sonoro. La Mahavishnu Orchestra sarà attiva fino al 1976, con una seconda edizione dal 1974 dove fu presente il violinista francese Jean-Luc Ponty. Dopo un lungo silenzio, McLaughlin rilanciò il marchio a metà anni ’80, assieme al tastierista Mitch Forman, il sassofonista Bill Evans, il bassista svedese Jonas Hellborg e Danny Gottlieb alla batteria.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!otQVCKha!7FtvjaD...NS6ziKISHH9-J90

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In ricordo di Roswell Rudd, trombonista
Con Marcello Lorrai

Roswell Rudd, scomparso a fine 2017 all’età di 82 anni, è stato uno dei trombonisti di riferimento del jazz degli anni ’60 e ’70. Aveva iniziato a suonare jazz tradizionale ma ben presto si indirizzò verso le tendenze avanguardiste. Fu tra i primi interpreti delle composizioni di Thelonious Monk e Herbie Nichols e lavorò con i maggiori esponenti del free jazz e della third stream. Praticamente scomparso dalle scene negli anni’80, riprese l’attività nel decennio successivo riannodando i legami artistici con colleghi quali Archie Shepp e Steve Lacy, dando nuova vita al New York Art Quartet e collaborando con musicisti di vari continenti.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!QoxUiYJD!QQ6Q7wv...6iibRoZshItMCHE

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Hank Jones, pianista(1918-2010)
Con Claudio Sessa ( In occasione del centenario della nascita )

Hank Jones, scomparso nel 2010 all’età di 92 anni, è stato un pianista che ha attraversato le epoche del jazz. Era nato nel Mississippi, primo di tre fratelli – Thad ed Elvin, oltre a lui - che pure diventeranno celebri nel mondo del jazz, e si era trasferito con la famiglia nel Michigan quand’era ancora piccolo.
Debutta nei club di Detroit e dei Grandi Laghi nei primi anni ’30 e si fa notare poi a New York accanto a Hot Lips Page nel 1944. Il suo stile, fino ad allora influenzato da Earl Hines e Art Tatum, si trasforma entrando in contatto con gli stilemi del be-bop ma non perderà mai quell’eleganza, quell’eloquenza, quella leggerezza di tocco che sono la sua maggiore cifra stilistica. Lavora con le big band di Andy Kirk e Billy Eckstine ed entra in seguito nel giro di Jazz at the Philharmonic (JATP), ciò che gli consente di suonare tra gli altri con Gillespie, Parker e Roach.
Da ricordare anche la sua lunga collaborazione con pianista di Ella Fitzgerald, le tournée in Europa con Coleman Hawkins e il lavoro continuativo, dalla fine degli anni ’50 fino al 1974, con CBS Jazz Orchestra, nonché i duetti pianistici (fino ad allora rari) con colleghi quali John Lewis e Tommy Flanagan.
Sono centinaia le registrazioni che ci ha lasciato sia come leader che come sideman di musicisti, oltre quelli citati qui sopra, quali Miles Davis, Cannonball Adderley, Lester Young, Milt Jackson.

(Fonte Birdland)

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Scott LoFaro, contrabbassista
Con Riccardo Bertoncelli

Scott LaFaro è stato uno dei contrabbassisti più influenti del jazz moderno, malgrado la breve carriera e stroncata a soli 25 anni da un incidente d’auto. Nato in una famiglia con padre violinista, Scott fu enfant prodige suonando dapprima il pianoforte, poi il clarinetto e il sax tenore. Predisposizione naturale all’arte dei suoni e perfetto orecchio musicale, fu solo a 18 anni che mise per la prima volta le mani su un contrabbasso e velocemente, da studioso e perfezionista quale era, ne divenne un virtuoso. Dopo un anno nella big band di Buddy Morrow si istallò in California, suonò nei gruppi di Chet Baker, Victor Feldman, Stan Getz e fece parte dell’organico che incise lo storico “Free Jazz” di Ornette Coleman. Ma è il sodalizio, iniziato a New York, con il pianista Bill Evans e il batterista Paul Motian che l’ha trasformato in un’icona della storia del jazz. Era il tipo di musicista che Evans cercava da tempo, qualcuno che fosse capace intendere il contrabbasso come strumento interlocutore alla pari di pianoforte e batteria. Il trio divenne il prototipo di una nuova maniera di concepire il jazz, sulla base del cosiddetto “interplay”: l’idea che non dovevano più esserci gerarchie e funzioni prestabilite all’interno di uncombo, che tutti gli strumentisti avessero pari importanza nella creazione musicale. In tal senso LaFaro è stato un caposcuola, un modello al quale i suoi colleghi e le generazioni successive di contrabbassisti si sono ispirati.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!8kBlQAgI!VARPgvo...399zYqxG2fvf6_k

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Artie Shaw, clarinettista
Con Marcello Lorrai

Personaggio fra i più chiacchierati della storia del jazz, Artie Shaw è stato uno dei maggiori clarinettisti del jazz classico. Venne alla ribalta nell’era dello swing come “rivale” di Benny Goodman e fra le decine di brani di successo che contribuirono alla vendita di milioni di dischi ricordiamo la sua leggendaria versione di Begin the Beguine. Shaw era un eccentrico in arte e nella vita: rifuggì spesso il successo commerciale che, diceva, non lo interessava per sparire di scena ripresentandosi poi con soluzioni musicali innovative e controcorrente. Fu il primo leader di big band ad utilizzare delle sezioni di archi, ad ingaggiare (nel 1938) una cantante di colore (tale Billie Holiday…), a sperimentare in piccole sotto-formazioni della sua grande orchestra l’utilizzo di strumenti inusuali come il clavicembalo o la chitarra elettrica, a tentare di trovare punti di contatto tra il jazz e la musica colta. In tal senso è considerato uno dei precursori del movimento della Third Stream sviluppatosi poi negli anni ’50. Fra i tanti musicisti che vennero alla ribalta nelle sue formazioni ricordiamo, oltre la già citata Holiday, il trombettista Roy Eldridge, il batterista Buddy Rich, i chitarristi Barney Kessel, Jimmy Raney e Tal Farlow, o ancora il cantante Mel Tormé. Abbandonò completamente il clarinetto e le scene musicali nel 1954 dopo un tour in Australia. Si ripresenterà per un certo periodo alla testa di una sua band (ma non come clarinettista) solo nei primi anni ’80.
Artie Shaw fu anche scrittore (delle novelle, dei racconti e un’autobiografia), attore in trasmissioni TV e in fiction. Si sposò otto volte ed ebbe quali mogli le attrici Ava Gardner e Lara Turner, la scrittrice Kathleen Winsor e Betty Kern, figlia del compositore Jerome Kern.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!E1ggBK4S!BiztoGB...a3q7M9jd8bmf3Xs

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Tra jazz,blues e rock Brian Auger , tastierista
Con Riccardo Bertoncelli

Quella di Brian Auger è una figura trasversale che ha attraversato la musica britannica sin dai primi anni ’60. Pianista, specialista dell’Hammond, bandleader e rinomato musicista di studio nato a Londra nel 1939, si fece notare dapprima in ambito jazz con la prima versione del suo gruppo Trinity. Partecipò alla sua maniera al movimento del British Blues e importante fu l’incontro con la cantante Julie Driscoll con la quale lavorò per molti anni riscuotendo un buon successo anche commerciale. Fondò anche il supergruppo degli Steampacket (dove c’era anche Rod Stewart), collaborando inoltre con colleghi quali John McLaughlin, Tony Williams, Eric Burdon, i Led Zeppelin e molti altri.
La sua formazione Oblivion Express, nata nel 1970 e rilanciata nei primi anni 2000, è tuttora in attività.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!58hiWSYI!Eek_Cm8...eqVroKYRwY_Al1M

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L'idea del Mainstream nel jazz
Con Claudio Sessa

L’etichetta mainstream nel jazz fu coniata alla fine degli anni ’50 dal critico inglese Stanley Dance e fissata anche grazie ad una serie di dischi pubblicati in quel periodo dall’etichetta Felsted. In qualche maniera tale concetto si contrapponeva al concetto di third stream che Gunther Schuller aveva lanciato nel 1957, l’idea di una possibile convergenza di jazz e musica colta verso un nuovo tipo di espressione che ne fosse la sintesi.
Il moltiplicarsi, nel periodo, delle tendenze del jazz moderno - hard-bop, cool, jazz modale, third stream appunto e, di lì, a poco anche free jazz – aveva oscurato il lavoro di quei musicisti che mantenevano viva la tradizione di classicità pre-moderna della musica di matrice afro-americana. Il termine mainstream(letteralmente “corrente principale”) voleva così inizialmente dar diritto di cittadinanza ai quei musicisti che agivano nel solco della storia dei grandi solisti jazz venuti alla ribalta negli anni ’30.
Claudio Sessa ci aiuta in questo ciclo di Birdland a chiarire il concetto e a capire come poi si sia successivamente gradualmente trasformato.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!8oJCTbjT!t2dWUCB...cRft6DPQTwjCHWE

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Teo Macero, produttore

Con Marcello Lorrai

Per “Birdland”, con Marcello Lorrai questa settimana, fari puntati sul “personaggio”Teo Macero, noto in particolar modo per il suo lavoro con Miles Davis (da “Kind of Blue” a “In a Silent Way”, fino ai dischi dei primi anni ’70…), ma produttore per la Columbia anche di Mingus, Ellington, Monk, Brubeck e attivo anche in ambito di musica classica (Bernstein, New York Philharonic, London Symphonic...) e di musica per cinema e TV.
Teo Macero, nato nel 1925 e scomparso nel 2008, era sassofonista di formazione, con un diploma alla Julliard School of Music. Fu anche attivo come compositore, partecipando alla corrente della Third Stream concepita e teorizzata dal collega Gunther Schuller.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!BkpDhJTY!iRrN1l5...WphN5TxtyeamCio

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Jaki Byard, pianista
Con Maurizio Franco

Originario del Massachusetts, Jaki Byard (1922-1999) è stata una figura di riferimento del pianismo jazz degli anni ’60. Cresciuto in una famiglia di musicisti (i genitori, alcuni zii e la nonna, che musicava i film muti dal vivo al pianoforte), oltre al piano aveva imparato a suonare da autodidatta anche i sassofoni, il trombone, la batteria e il vibrafono. Importante fu il suo sodalizio a fine anni ‘40 con il sassofonista rhythm & blues Earl Bostic, conosciuto durante il servizio militare, poi nel decennio successivo quelli con Charlie Mariano e le orchestre di Herb Pomeroy e Maynard Ferguson. Da Boston si trasferisce alla soglia dei 40 anni a New York dove entra in contatto finalmente con alcuni dei musicisti che stanno facendo la storia del jazz moderno, Charles Mingus e Eric Dolphy in primis. Con questi registra diversi dischi che faranno epoca. Ingaggiato dalla Prestige, forma con Richard Davis (basso) e Alan Dawson (batteria) una delle sezioni ritmiche trainanti dei primi anni ’60 al pari di quella di Miles Dvais (Hancock-Carter-Williams). Con lui collaborano tra gli altri Roland Kirk, Phil Woods, Don Ellis e Booker Ervin. Importante nella carriera di Byard è stata anche l’attività didattica: alcuni pianisti della nuova generazione come Jason Moran e D.D. Jackson sono stati suoi allievi.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!wtQhAKSQ!G2MlO_i...9thxwPBdgowbgGo

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Miles & Trane , incontro tra giganti
Con Riccardo Bertoncelli

In questa serie di “Birdland” Riccardo Bertoncelli prende spunto da una recente pubblicazione: per la prima volta sono stati raccolti ufficialmente in un unico cofanetto (prima d’ora erano apparsi solo in bootleg sparsi) le registrazioni dei concerti tenuti da Miles Davis e John Coltrane durante l’ultima loro tournée comune nel 1960, con leggendarie serate a Copenaghen, Stoccolma, Parigi.
A partire da queste registrazioni si ripercorre poi la storia della magica collaborazione tra i due, iniziata nel 1955 quando Miles era già una delle stelle del jazz e Coltrane ancora un promettente debuttante, benché avessero la stessa età (nati entrambi nel 1926). Con il New Miles Davis Quintet, Coltrane collezionò tra il 55 e il 56 diverse registrazioni che l’etichetta Prestige spalmerà nel corso degli anni con pubblicazioni fino ai primi anni ’60. Ma sarà per Columbia che i due daranno il meglio in seno a quel gruppo (un sestetto con Cannonball Adderley al sax alto, Red Garland e in seguito Bill Evans al piano, Paul Chambers al basso e Philly Jo Jones alla batteria) che tra l'altro inciderà un capolavoro come Kind of Blue, album-manifesto del nuovo jazz modale e disco di jazz più venduto nella storia.

(Fonte Birdland)

https://mega.nz/#!88QnjSDa!dRSFMGA...57vRxQ_d3bkiSRA

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Sonny Stitt , sassofonista
Con Claudio Sessa

Claudio Sessa traccia il percorso artistico dell’alto e tenorsassofonista Sonny Stitt, musicista venuto alla ribalta con il be-bop e cresciuto con la successiva ondata dell’hard-bop.
Nato nel 1924, originario del Massachusetts, Stitt iniziò la carriera con l’orchestra di Billy Eckstine per poi entrare a far parte di quella di Dizzy Gillespie. Agli esordi fu enormemente influenzato da Charlie Parker, ma quando iniziò ad utilizzare il tenore il suo stile diventò più personale. Collaborò tra gli altri con Dexter Gordon, Gene Ammons, Bud Powell e JJ Johnson. Diresse numerose formazioni, alcune molto originali come quella con tre sax tenori nella frontline, insieme con il già citato Ammons e con James Moody. Negli anni ’70 fece parte della all stars chiamata “Giants of Jazz” accanto a Gillespie, Monk, Blakey e molti altri. La sua notevole discografia come leader annovera produzioni per Prestige, Atlantic, Verve e, a fine carriera, per Muse Records

(Fonte Birdland).

https://mega.nz/#!d5Bw3ZyZ!7gwNmEF...dF3vqNrkr4Y9b6A

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In ricordo di Cecil Taylor(1929-2018) pianista
Con Marcello Lorrai

Scomparso ad inizio aprile di quest’anno all’età di 89 anni, Cecil Taylor ha rivoluzionato la maniera di suonare il pianoforte, e non solo nel jazz. Tra gli architetti del jazz d’avanguardia e del free, Taylor resta noto per le sue monumentali improvvisazioni in solitaria, con le quali ha segnato la musica afro-americana dagli anni ’60 in avanti. Una tecnica sopraffina, una sensibilità straordinaria nel trarre tutti i timbri possibili dallo strumento, un’idea di costruzione dell’improvvisazione che rendeva unica la sua musica.
Marcello Lorrai ripercorre le tappe della carriera di un musicista che ha contribuito a cambiare per sempre il corso del jazz e della black music.

(Fonte Birdland)

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John Abercombie, chitarrista(1944-2017) .. (Replica)
Una retrospettiva , con Riccardo Bertoncelli

Nato nel 1944 nello stato di New York e cresciuto nel Connecticut, John Abercrombie è scomparso quest’estate all’età di 73 anni. Riccardo Bertoncelli gli dedica questa retrospettiva passando in rassegna le tappe essenziali di una lunga carriera iniziata professionalmente sul finire degli anni ’60.
Abercrombie è da considerare una delle figure preminenti della chitarra jazz degli ultimi cinque decenni. Appassionato di rock’n’roll ma ben presto infatuato della chitarra jazz di Tal Farlow, Barney Kessel e Jim Hall, nel suo personalissimo stile si fondono i due mondi: alle influenze del jazz di ascendenza coltraniana si abbina inizialmente la zampata à la Hendrix.
Debutta nel 1969 con i Dreams, super gruppo con i fratelli Brecker che non avrà il successo sperato ma che gli servirà da vetrina per i successivi ingaggi con Gato Barbieri, Chico Hamilton, Jeremy Steig e pure Gil Evans. Ma la collaborazione decisiva è con il batterista Jack DeJohnette nel gruppo Directions e poi, insieme anche a Dave Holland al basso, nel trio Gateway. Nel 1974 aveva già debuttato discograficamente come leader con ECM: all’etichetta tedesca sarà legato a doppio filo per tutta la carriera, con una discografia estesissima.
Abercrombie ha guidato sue proprie formazioni quali trii, quartetti e quintetti ai quali hanno collaborato musicisti come Jan Hammer, Ritchie Beirach, Marc Johnson, Peter Erskine, l’organista Dan Wall e il batterista Adam Nussbaum, il violinista Mark Feldman; negli ultimi tempi ancora il pianista Marc Copland e una ritmica con Drew Gress e Joey Baron.
Innumerevoli gli artisti che hanno chiesto i suoi servigi, tra questi Michel Petrucciani, Charles Lloyd, suoi colleghi di strumento come John Scofield o Ralph Towner (con cui firma il meraviglioso “Sargasso Sea” nel 1976), i trombettisti Enrico Rava e Kenny Wheeler.
Alla principale attività di strumentista e compositore, Abercrombie ha pure abbinato quella di didatta.

(Fonte Birdland)

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Glenn Miller Story.. (Replica)
Con Marcello Lorrai

Con la misteriosa morte nel dicembre 1944, quando un piccolo monomotore dell’esercito americano che lo stava portando a Parigi scompare nella Manica, il maggiore Glenn Miller - musicista di fama e allora volontario nell’aviazione USA in Europa - entra nella leggenda.
Era nato nel 1904, aveva studiato musica sin da piccolo e si era dedicato al trombone. Dopo i debutti con i fratelli Dorsey e Ray Noble, aveva fondato un suo primo gruppo e dal 1937 la Glenn Miller Orchestra con la quale ebbe un successo immediato. Tra la fine dei ‘30 e l’inizio dei ’40 fu il più popolare musicista dello “Swing”, soppiantando Benny Goodman. Con lui ebbe inizio la tradizione dei Dischi d’Oro, quando la sua etichetta nel 1941 gli regalò una copia dorata di “Chattanooga Choo Choo”, singolo che aveva venduto in poco tempo più di un milione di copie.
Al di là dell’aspetto commerciale e dell’easy listening della sua musica, Glenn Miller introdusse dei nuovi equilibri tra le sezioni di fiati, mise in evidenza il trombone e utilizzò copiosamente l’effetto sordinato, ottenendo un sound orchestrale più vellutato che fu tra i segreti del suo successo. Oltre alle immortali “In the Mood” e “Moonlight Serenade” (da lui composta), tra i grandi hits ricordiamo “Tuxedo Junction”, “Pennsylvania 6-5000”, “Stardust”,” Street of Pearls”, “Sun Valley Jump”.

(Fonte Birdland)

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Alexis Korner, padrino del British Blues..(Replica)
Con Riccardo Bertoncelli

Alexis Andrew Nicolas Koerne era il vero nome di Alexis Korner, nato nel 1928 e scomparso nel 1984, musicista centrale di quello che, tra la fine dei ’50 e per tutti i ’60, è stato il movimento del "British Blues".
Una gioventù movimentata lo porta a Londra nel 1940, dove i genitori – padre ebreo austriaco e madre greca - fuggono dalla Parigi occupata. Impara a suonare chitarra e pianoforte, e ascolta la musica che arriva dall’altra parte dell’Oceano. Lavora nell’orchestra di Chris Barber, pioniere del jazz in Gran Bretagna, dove conosce Cyril Davies, l’armonicista con il quale inizierà la carriera di solista.
Ma è con la fondazione dei “Blues Incorporated” che Korner diventa un personaggio di grande rilevanza. La sua band sarà la culla di molti musicisti britannici che si illustreranno in seguito sia in ambito blues che rock e jazz. Tra i tanti talenti emersi accanto a Korner ricordiamo ad esempio John Mayall, Graham Bond, Long John Baldry, i futuri Cream Jack Bruce e Ginger Baker, o ancora Charlie Watts e Robert Plant, poi diventati rispettivamente batterista degli “Stones”e cantante dei “Led Zeppellin”. Spesso venivano inoltre a fare visita alla band durante i concerti live personaggi del calibro di Mick Jagger, Keith Richards, Rod Stewart o Jimmy Page. E, lontano del purismo di alcuni musicisti britannici adepti unicamente del Chicago Blues, non di rado invitava esponenti dal mondo del jazz ad unirsi a lui: Mel Collins, Dick Heckstall-Smith, Lol Coxhill, John Surman e diversi altri.
Una successiva importante esperienza nella carriera di Korner fu negli anni ’70 a creazione, con il chitarrista danese Peter Thorup, della “Collective Consciuousness Society”, meglio nota come CCS. Loro tra l’altro fu una notissima versione di “Whole Lotta Love”, hit degli Zep, diventata sigla fino ai primi anni ’80 di “Top of the Pops”, amatissima trasmissione radio della BBC.
Alexis Korner è stato molto attivo, oltre che come musicista e scopritore di talenti, anche come animatore e speaker radiofonico, proprio alla BBC, dove ad esempio intervistò Jimi Hendrix durante il suo soggiorno londinese.

(Fonte Birdland)

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Kenny Dorham , trombettista. .. ( Replica )
Con Claudio Sessa

Kenny Dorham (1924-1972) fece i suoi debutti professionali poco più che ventenne con musicisti quali Dizzy Gillespie, Billy Eckstine e Charlie Parker (nel suo quintetto dal 1948 al 49), ma si impose definitivamente all’attenzione come trombettista centrale (ma non sempre riconosciuto) del periodo successivo, quello dell’hard-bop.
Il suo primo disco da leader è del 1953, sull’etichetta di Mingus e Roach dal nome programmatico Debut Records. Dell’anno successivo è la fondazione con Art Blakey dei Jazz Messengers, gruppo trainante dell’epoca che diventerà una vera e propria fucina di talenti.
Tra le collaborazioni con i più grandi ricordiamo quelle con Sonny Rollins, Thelonious Monk, Milt Jackson. I suoi album furono pubblicati da Riverside, Pacific Jazz e soprattutto dalla Blue Note, fino a fine anni ’60. Nei suoi gruppi fece il suo debutto un giovanissimo Joe Henderson (sax tenore) e suonarono musicisti del calibro di Jackie McLean, Cedar Walton, Bobby Timmons, Tony Williams. Dorham fu anche apprezzato compositore di “originals” (tra cui “Lotus Blossom” e la celeberrima “Blue Bossa”) e di colonne sonore.

(Fonte Birdland)

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Eddie Harris e Phineas Newborn , due dimenticati... (Replica)
Con Maurizio Franco

A volte “Birdland”, il club serale di jazz di Rete Due, si occupa di musicisti che ebbero notevole risonanza durante la carriera ma che oggi sembrano dimenticati.Maurizio Franco questa settimana mette in vetrina le due personalità, quasi coetanee ma piuttosto diverse dal punto di vista stilistico, di Phineas Newborn(1931-1989) e di Eddie Harris (1934-1996).Il primo è stato un eccellente pianista, grande tecnico della tastiera. Cresciuto in una famiglia di musicisti debuttò nelle band di “Rhythm & Blues” del padre batterista, che accompagnarono B.B. King nei primi passi di carriera. Si affermò come leader nei primi anni ’50 e proseguì un’importante carriera fino a metà anni ’60. Di valore le sue registrazioni e performance in piccoli gruppi nei quali apparivano batteristi come Roy Haynes, Philly Joe Jones e Kenny Clarke, o bassisti quali Oscar Pettiford. Notevole e di grande esito poetico inoltre lo sviluppo del concetto di piano solo, raro all’epoca. Il suo pianismo affonda le radici in Art Tatum e fu influenzato pure da Bud Powell e Oscar Peterson. Alcuni critici lo ritengono oggi fra i maggiori pianisti del jazz moderno.Il sassofonista Eddie Harris, di 3 anni più giovane di Newborn, fece i suoi debutti nella natia Chicago accanto a Gene Ammons. Fece parte della banda dell’esercito statunitense in Europa ed iniziò la carriera subito dopo, nei primi anni ’60, pubblicando il suo album d’esordio per l’etichetta Vee-Jay. “Exodus to Jazz” ebbe un successo enorme, primo disco d’oro del jazz con l’omonimo singolo nei top 100 delle classifiche pop e ai primi posti di quelle R&B. Harris sviluppò in seguito una musica che può essere considerata tra gli archetipi del jazz-rock e della fusion, con strumenti elettrici (suonava lui stesso anche il Fender Rhodes) e l’uso di uno speciale sassofono amplificato elettronicamente. È ricordato anche per aver introdotto l’utilizzo della tromba ad ancia, come quella tipica del sax. Notevolissimi i suoi album tra la metà degli anni ’60 e i primi anni ’70, tra cui lo storico “Swiss Movement”. Registrato live a Montreux nel 1969 insieme al pianista ed organistaLes McCann, questo disco resta tra i più venduti in assoluto nella storia del jazz.

(Fonte Birdland)

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Jaco Pastorius(1951-1987) a 30 anni dalla scomparsa.. (Replica)
Con Claudio Sessa

Il grande bassista elettrico Jaco Pastorius morì il 21 settembre dell’87 a seguito delle gravissime ferite riportate dieci giorni prima in una rissa fuori da un locale pubblico di Fort Lauderdale (Florida).
Grazie a dei nuovi espedienti tecnici e ad un innato senso della ricerca, Pastorius rivoluzionò la maniera di suonare lo strumento e si profilò durante la breve carriera come un vero e proprio caposcuola.
Dopo il debutto nel gruppo rock dei CC Rider, fu avvicinato nel ‘74 dal pianista Paul Bley che ne intuì l’enorme potenziale invitandolo a suonare insieme a lui, a Bruce Ditmas e ad un altro giovane di belle speranze di nome Pat Metheny. Il disco che ne uscì non ebbe gran successo ma girò tra gli addetti ai lavori e da lì in avanti le cose andarono velocissime. Jaco firma per Epic un contratto discografico e pubblica un ottimo album d’esordio, nel 1975 la consacrazione con la chiamata nei Weather Report da parte di Zawinul e Shorter. Non c’è dubbio che al leggendario sound del gruppo abbia contribuito dal quel momento in avanti anche lo straordinario basso di Pastorius.
Con la fine dell’esperienza coi WR, il musicista si concentra sui suoi progetti da leader che però mostrano bene presto, dal punto di vista artistico, una parabola discendente. Ciò va di pari passo con la sua vita privata, che imboccherà una via senza uscita fino al tragico epilogo che abbiamo ricordato.

(Fonte Birdland)

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In ricordo di Roswell Rudd, trombonista.. (Replica)
Con Marcello Lorrai

Roswell Rudd, scomparso a fine 2017 all’età di 82 anni, è stato uno dei trombonisti di riferimento del jazz degli anni ’60 e ’70. Aveva iniziato a suonare jazz tradizionale ma ben presto si indirizzò verso le tendenze avanguardiste. Fu tra i primi interpreti delle composizioni di Thelonious Monk e Herbie Nichols e lavorò con i maggiori esponenti del free jazz e della third stream. Praticamente scomparso dalle scene negli anni’80, riprese l’attività nel decennio successivo riannodando i legami artistici con colleghi quali Archie Shepp e Steve Lacy, dando nuova vita al New York Art Quartet e collaborando con musicisti di vari continenti.

(Fonte Birdland)

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Esbjorn Svensson, pianista (1964-2008) .. (Replica)
Con Maurizio Franco

Pianista svedese nato nel 1964 e scomparso nel pieno dell’attività a 44 anni per un incidente avvenuto durante un’immersione subacquea, Esbjörn Svensson ha diretto dai primi anni ’90 il trio E.S.T, acronimo del suo nome, assieme a Dan Berglund al contrabbasso e Magnus Öström alla batteria.
La sua attività si è concentrata essenzialmente nello sviluppo dell’originale estetica di questa formazione che abbinava ad un linguaggio jazzistico molto personale elementi di musica classica ed un parsimonioso ma significativo utilizzo dell’elettronica. Il pianismo di Svensson e la produzione discografica di E.S.T. ha influenzato non poco altri giovani pianisti europei, al punto che oggi la critica considera il musicista svedese come un vero caposcuola. Maurizio Franco, in questo ciclo di “Birdland”, ne ricorda la breve ma significativa carriera.

(Fonte Birdland)

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Teo Macero, produttore .. (Replica)
Con Marcello Lorrai

Per “Birdland”, con Marcello Lorrai questa settimana, fari puntati sul “personaggio”Teo Macero, noto in particolar modo per il suo lavoro con Miles Davis (da “Kind of Blue” a “In a Silent Way”, fino ai dischi dei primi anni ’70…), ma produttore per la Columbia anche di Mingus, Ellington, Monk, Brubeck e attivo anche in ambito di musica classica (Bernstein, New York Philharonic, London Symphonic...) e di musica per cinema e TV.
Teo Macero, nato nel 1925 e scomparso nel 2008, era sassofonista di formazione, con un diploma alla Julliard School of Music. Fu anche attivo come compositore, partecipando alla corrente della Third Stream concepita e teorizzata dal collega Gunther Schuller.

(Fonte Birdland)

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Il piano Jazz in Europa .. (Replica)
Con Claudio Sessa

Sviluppatosi parallelamente è in parte indipendentemente da quello americano, un moderno pianismo jazz di stampo europeo si è imposto a partire dalla fine degli anni ’60 grazie diventando il fulcro di una concezione prettamente continentale, eurocentrica diremmo, della musica improvvisata. Claudio Sessa in questo ciclo di “Birdland” passa in rassegna tutta una serie di pianisti che hanno contributo, in maniera diversa, a tale evoluzione. Tra questi Alex von Schlippenbach, Martial Solal, Misha Mengelberg, Joachim Kühn, John Taylor, Bobo Stenson, ma anche gli svizzeri George Gruntz e Irène Schweizer, nonché gli italiani Giorgio Gaslini e Antonello Salis.

(Fonte Birdlan)

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Hank Jones, pianista(1918-2010) .. (Replica)
Con Claudio Sessa ( In occasione del centenario della nascita )

Hank Jones, scomparso nel 2010 all’età di 92 anni, è stato un pianista che ha attraversato le epoche del jazz. Era nato nel Mississippi, primo di tre fratelli – Thad ed Elvin, oltre a lui - che pure diventeranno celebri nel mondo del jazz, e si era trasferito con la famiglia nel Michigan quand’era ancora piccolo.
Debutta nei club di Detroit e dei Grandi Laghi nei primi anni ’30 e si fa notare poi a New York accanto a Hot Lips Page nel 1944. Il suo stile, fino ad allora influenzato da Earl Hines e Art Tatum, si trasforma entrando in contatto con gli stilemi del be-bop ma non perderà mai quell’eleganza, quell’eloquenza, quella leggerezza di tocco che sono la sua maggiore cifra stilistica. Lavora con le big band di Andy Kirk e Billy Eckstine ed entra in seguito nel giro di Jazz at the Philharmonic (JATP), ciò che gli consente di suonare tra gli altri con Gillespie, Parker e Roach.
Da ricordare anche la sua lunga collaborazione con pianista di Ella Fitzgerald, le tournée in Europa con Coleman Hawkins e il lavoro continuativo, dalla fine degli anni ’50 fino al 1974, con CBS Jazz Orchestra, nonché i duetti pianistici (fino ad allora rari) con colleghi quali John Lewis e Tommy Flanagan.
Sono centinaia le registrazioni che ci ha lasciato sia come leader che come sideman di musicisti, oltre quelli citati qui sopra, quali Miles Davis, Cannonball Adderley, Lester Young, Milt Jackson.

(Fonte Birdland)

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Miles & Trane , incontro tra giganti ..(Replica)
Con Riccardo Bertoncelli

In questa serie di “Birdland” Riccardo Bertoncelli prende spunto da una recente pubblicazione: per la prima volta sono stati raccolti ufficialmente in un unico cofanetto (prima d’ora erano apparsi solo in bootleg sparsi) le registrazioni dei concerti tenuti da Miles Davis e John Coltrane durante l’ultima loro tournée comune nel 1960, con leggendarie serate a Copenaghen, Stoccolma, Parigi.
A partire da queste registrazioni si ripercorre poi la storia della magica collaborazione tra i due, iniziata nel 1955 quando Miles era già una delle stelle del jazz e Coltrane ancora un promettente debuttante, benché avessero la stessa età (nati entrambi nel 1926). Con il New Miles Davis Quintet, Coltrane collezionò tra il 55 e il 56 diverse registrazioni che l’etichetta Prestige spalmerà nel corso degli anni con pubblicazioni fino ai primi anni ’60. Ma sarà per Columbia che i due daranno il meglio in seno a quel gruppo (un sestetto con Cannonball Adderley al sax alto, Red Garland e in seguito Bill Evans al piano, Paul Chambers al basso e Philly Jo Jones alla batteria) che tra l'altro inciderà un capolavoro come Kind of Blue, album-manifesto del nuovo jazz modale e disco di jazz più venduto nella storia.

(Fonte Birdland)

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Il primo Charles Mingus
Con Maurizio Franco

Grande figura di compositore, organizzatore musicale e contrabbassista, Charles Mingus ha percorso il jazz moderno da protagonista. Nato in Arizona nel 1922, scomparso ancora in piena attività, malgrado il morbo incurabile che lo affliggeva, in Messico nel 1979, Mingus resta nella storia del jazz per il concetto di improvvisazione collettiva che mise a punto con i suoi gruppi sin dai gli anni ’50, combinando elementi del blues, del be-bop e del cool e prefigurando l’avvento delfree jazz (di cui non sposò mai veramente l’estetica).
Maurizio Franco si sofferma in queste cinque trasmissioni sul primo periodo creativo del musicista, dove passeranno in rassegna alcune registrazioni californiane degli anni '40, la collaborazione con i boppers della prima ora, il lavoro con il trio del vibrafonista Red Norvo, il duo e il trio con il pianista Spaulding Givens. E ancora i suoi pezzi giovanili (incisi solo nel 1960 in un album dal titolo Pre-Bird), la fondazione con Max Roach dell’etichetta Debut (1952) e le incisioni dei primiJazz Workshop, come era solito chiamare i gruppi che formava all’epoca, veri e propri laboratori di creatività ma anche di provocazione, di cui era maestro.

(Fonte Birdland)

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Dr. John , flirt in Jazz dal 17 a venerdi 21 Settembre 2018
Con Riccardo Bertoncelli

Pianista, organista, cantante, compositore, produttore Dr. John incarna la straordinaria anima di una città così musicale come New Orleans. Benché la sua notorietà sia legata soprattutto ad un universo sonoro d’ambito rhythm & blues, rock e pop, il musicista nativo della città del Delta ha sempre flirtato per forza di cose anche con il jazz, musica che ha alcune delle sue radici più profonde proprio lì.
Testimonianza ne sono le sue riprese della musica di Duke Ellington, l’interpretazione di standard a firma prestigiosa (Cole Porter, Richard Rodgers e altri…) e le collaborazioni con colleghi quali Jimmy Smith, Ben Sidran, Lillian Boutté, Chris Barber, Bennie Wallace…Riccardo Bertoncelli mette in evidenza in questa serie di trasmissioni un lato poco noto della poetica del musicista.

(Fonte Birdland)

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label del jazz , Intakt Recordes
Con Claudio Sessa

Nel panorama svizzero del jazz e delle musiche improvvisate un ruolo importante l’hanno recitato e tutto lo recitano una manciata di label discografiche che danno supporto ai musicisti del nostro paese e non solo.
In questa serie di "Birdland" Claudio Sessa ci presenta l’etichetta zurighese Intakt, fondata a metà anni ’80 da Patrik Landolt in collaborazione con l’associazione culturale Fabrikjazz della Rote Fabrik. Intakt possiede un eccellente catalogo di jazz nazionale ed internazionale. Tra i musicisti elvetici legati all’etichetta ricordiamo Pierre Favre, Fredy Studer, Urs Leimgruber, Omri Ziegele, Chris Wiesendanger e la co-fondatrice Irene Schweizer, recentemente insignita del Premio svizzero per la musica; tra i nomi europei ed americani quelli di Cecil Taylor, Alex von Schlippenbach, William Parker, Ken Vandermark, Joëlle Léandre, Joey Baron e molti altri.

(Fonte Birdland)

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Stan Kenton
Con Marcello Lorrai

Marcello Lorrai passa in rassegna in questo ciclo di “Birdland” la carriera di Stan Kenton, ad oggi fra le figure più originali, enigmatiche e fors’anche non del tutto capite della storia del jazz.
Di formazione pianista, ma poi noto soprattutto come geniale arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra, Stan Kenton era nato nel 1911 a Los Angeles, dove scomparve nel 1979. La sua attività a partire dall’inizio degli anni ’40 mostra da subito aspetti diversi e in parte divergenti: lo straordinario ed innovativo stilista del jazz orchestrale, l’acuto avanguardista ma anche l’ammaliatore più decisamente pop.
Dopo alcuni hit commerciali che lo impongono all’attenzione del pubblico, nel 1946 firma l’album Artistry in Rhythm, la prima di una serie di raccolte che ne illustreranno lo spirito innovativo e lungimirante.

(Fonte Birdland)

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Dave Liebman , sassofonista
Con Maurizio Franco

Sassofonista specializzatosi nell’uso del soprano, nuovayorkese doc (nato a Brooklyn nel 1946), Dave Liebman è legato a doppio filo con la storia in epoca moderna del suo strumento.
Maurizio Franco passa in rassegna, in questo ciclo di "Birdland", una decennale carriera, iniziata a fine anni ’60 nei gruppi di Elvin Jones e di Miles Davis.
Da allora ha diretto ed è stato co-leader di moltissimi gruppi, tra cui l’Open Sky Trio con Bob Moses e Lookout Farm con il pianista Ritchie Beirach, negli anni ’80 il celebrato quartetto Quest, ancora con Beirach, con Ron McClure al basso e Billy Hart alla batteria, e più tardi We3 con Steve Swallow al basso e Adam Nussbaum alla batteria. Dopo una fruttuosa collaborazione con Chick Corea, ha dato vita a fine anni ’70 ad un suo quintetto che ha condotto, in varie edizioni (con la presenza di musicisti quali John Scofield, Tony Marino, Vic Juris, Ellery Eskelin e molti altri), per più di vent’anni.
Grazie al suo spirito d’apertura, Liebman è diventato ospite prediletto di molti jazzisti europei tra cui Bobo Stenson, Paolo Fresu, Joachim Kühn nonché il bassista francese Jean Paul Celea e il batterista austriaco Wolfgang Reisinger, con i quali ha dato vita ad un eccellente trio. Numerose anche le orchestra con le quali ha collaborato come quelle delle radio tedesche WRD, NDR e SWF, la Brussels Jazz e l’olandese Metropole, nonché gruppi di nuova musica quali l’Ensemble Intercontemporain e il Klangforum di Vienna.
Dave Liebman è sempre stato attivo anche in campo didattico ed ha pubblicato saggi sul jazz e sull’improvvisazione. La sua biografia "What It Is-The Life Of A Jazz Artist" è un documento di grande interesse per conoscerlo meglio, sia come artista che come uomo.

(Fonte Birdland)

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Il Jazz in Francia nel Dopoguerra
con Marcello Lorrai

Parigi, nel clima effervescente degli anni dopo la Liberazione. È il day after di immani tragedie: la guerra appena terminata, l’Europa in macerie, l’orrore della scoperta dei forni crematori nazisti… Ma tra le vie e nei caffè di Saint-Germain-des-Prés si respira un clima nuovo, un desiderio di rinascita e di rinnovamento, una voglia di riappropriarsi della capitale, quasi purificata dopo la souillure allemande e collaborazionista. La città sembra voler ritornare alla sua vocazione naturale, esplode la gioia di ricominciare a vedersi, di incontrarsi, di stare insieme, di andare a teatro e di ascoltare musica. Una ventata di creatività investe la nuova generazione.
I lunghi anni della guerra e dell’occupazione avevano abituato alla razionalità, all'ordine, alla precisione: i giovani esistenzialisti mandano all'aria queste abitudini e propongono un universo radicalmente differente, pieno di follia e di poesia, di disordine e di sorprese. I giovani philosophes vogliono contare, giudicare la storia, dire “parole sporche”, comunicare il senso di un profondo disagio esistenziale. Non si tratta di assolvere, né di condannare, ma di capire: l'assurdo, la nausea, l'angoscia e la libertà, a cui, diceva Sartre, siamo condannati. Di confrontarsi con le passioni più vere: l'amore, la follia della vita, la filosofia come esperienza quotidiana. E, naturalmente, la musica jazz, che diviene la colonna sonora del tempo.
Saint-Germain e la Rive Gauche, con i suoi protagonisti: Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Albert Camus, Jacques Prévert. E ancora Juliette Gréco, Ferré, Brel e soprattutto Boris Vian, scrittore, poeta e pure trombettista che diventa capofila del movimento jazz parigino. Quelle ineffabili atmosfere e quegli straordinari musicisti che animavano le fumose caves di Saint-Germain saranno evocati in questa serie di “Birdland”, con la sapiente guida di Marcello Lorrai.

(Fonte Birdland)

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Soft Machine , l'altra storia
Con Riccardo Bertoncelli

Soft Machine, una etichetta leggendaria che sfida il tempo: del mese di settembre 2018 è l’annuncio dell’uscita di un nuovo disco del gruppo inglese.
È opinione comune che la storia della band, fra le protagoniste del Canterbury sound e del primo jazz-rock britannico ad inizio anni ’70, è divisa in due parti ben distinte. La prima, con i quattro straordinari album degli esordi, coincide con la leadership non ufficiale ma in realtà indiscussa di Robert Wyatt, il batterista, compositore, poeta che diede energia vitale al gruppo sin dalla fondazione. La seconda è la storia del gruppo senza Wyatt, che lasciò il gruppo dopo un tragico incidente a causa del quale restò paralizzato agli arti inferiori.
Riccardo Bertoncelli prendere in considerazione proprio la seconda lunga fase della storia del gruppo che, a dispetto di quanto considerato da una critica superficiale, oggi meglio ci rivela – grazie anche alla distanza storica – l’importanza e la grandezza di un gruppo che, proprio a causa della defezione di Wyatt e grazie all’ingresso di nuovi musicisti di alto livello, ha trovato altri spunti e stimoli per continuare il proprio originale percorso, alternativo al mainstream sia rock che jazz.

(Fonte Birdland)

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Jimmy Blanton e il moderno contrabbasso jazz
Con Claudio Sessa

Jimmy Blanton, nato cent’anni or sono nel 1918, morì di tubercolosi a soli 24 anni.Pur nella brevissima carriera diede un impulso decisivo allo sviluppo del ruolo del contrabbasso nel jazz. Lo strumento, relegato fino ad allora ad un ruolo di accompagnamento, grazie a lui si emancipò ed iniziò a dialogare alla pari con gli altri elementi dell’orchestra. Blanton rivoluzionò anche il tipo di accompagnamento tipico dello strumento, grazie all’innata musicalità e ad una tecnica prodigiosa. L’apice della sua arte lo toccò con l’orchestra di Duke Ellington, con cui realizzò anche degli storici duetti.
Claudio Sessa ripercorre la sua storia e in parte anche quella di altri importanti colleghi di strumento come Cachao, Chubby Jackson o Eddie Safranski, curiosamente tutti nati nel 1918.

(Fonte Birdland)

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Warne Marsh , sassofonista
Con Maurizio Franco

Warne Marsh (1927-1987), cresciuto in una famiglia di artisti con padre direttore della fotografia e la madre violinista, è stato un importante tenorsassofonista californiano. Dopo aver debuttato professionalmente con Hoagy Carmichael, entrò a fine anni ’40 nell’orbita di Lennie Tristano diventandone uno dei pupilli. Con il pianista suona fino al 1952 e in rare successive riunioni, collaborando in seguito con altri allievi del leggendario musicista italo-americano come Lee Konitz e Ted Brown.
Maurizio Franco ripercorre qui l’arte di Marsh e il suo stile lirico dalla forte influenza tristaniana, dal fluido melodiare e dal tono leggero, con poche inflessioni drammatiche.
Il sassofonista ha spesso diretto piccoli gruppi ed è stato anche molto attivo in ambito didattico. Fra gli imperdibili album a suo nome - in una discografia non molto ampia, considerata la lunga carriera – citiamo Jazz of two Cities del 1956 (assieme ad una squadra di tristaniani di ferro), Ne Plus Ultra del 1969 (dopo una pausa discografica che durava dal 1960!), Live in Hollywood (registrazione del 1952 con Hampton Hawes, Joe Mondragon e Shelly Manne pubblicata solo a fine anni ’70) e gli incontri con Lee Konitz del 1955 e del 1976. Pregevole anche l’album Crosscurrents del trio di Bill Evans (1978, da un titolo di Tristano…), dove figuravano sia Marsh che Konitz quali ospiti.

(Fonte Birdland)

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In ricordo di Aretha Franklin
Con Riccardo Bertoncelli

Fra le massime voci della black music, Aretha Franklin (1942–2018) è stata protagonista assoluta del soul e del rhythm & blues sin dai primi passi, a fine anni '50, quando l’impronta jazz nella sua vocalità e nella sua musica (ricordiamo che era anche un'eccellente pianista) era ancora marcata. A partire dal 1967, passata dalla Columbia Records all’Atlantic, ha inizio il periodo d’oro, con una serie di hit e di album che ne decretano anche il grande successo commerciale.
A qualche mese dalla scomparsa Riccardo Bertoncelli ripercorre la carriera di un’artista passata alla storia per la straordinaria tecnica vocale, per una musicalità davvero unica e per la travolgente energia che caratterizzava le sue performance dal vivo.

(Fonte Birdland)

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Leonard Bernstein e il Jazz
Con Claudio Sessa

Una fra le massime personalità della musica americana del ‘900, il compositore, direttore d’orchestra, pianista e divulgatore Leonard Bernstein avrebbe compiuto 100 anni lo scorso mese di agosto.
Rete Due ha già dedicato alla ricorrenza diversi suoi spazi radiofonici, ma in questa serie di "Birdland", Claudio Sessa entra nel merito del rapporto del grande musicista con il jazz, genere la cui essenza ha influenzato da vicino il suo modo di comporre e di certo anche altri aspetti della sua attività.
Fin dai primi anni il jazz è stato parte integrante della vita di Bernstein e ha avuto un impatto cruciale sulla sua musica. Negli anni’30, giovanissimo, era noto per l’abilità nel suonare il piano alle feste e dirigeva anche una vera e propria orchestra swing durante i campus estivi. Molti degli schizzi delle sue prime opere, composti durante gli anni di studio ad Harvard e al Curtis Institute di Filadelfia, sono impregnati dall’influenza del jazz che, dopo il periodo del college, imparò a conoscere sul campo, nella New York dei famosi club, vera fucina della musica afroamericana.
"Il jazz è il massimo comun denominatore della musica americana". Questa frase di Bernstein sintetizzò in maniera efficace la sua tesi di laurea in cui sosteneva che il jazz è punto di riferimento imprescindibile nello stile dei compositori americani.

(Fonte Birdland)

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I dimenticati , Julius Watkins cornista
Con Claudio Sessa

In queste due trasmissioni di "Birdland" si ricorda la figura di Julius Watkins, musicista conosciuto per essere stato uno dei primissimi ad usare il corno francese nel jazz. Nato nel 1921, dapprima dedito alla tromba, Watkins collaborò come cornista alla fine anni ’40 con Kenny Clarke e Babs Gonzales, successivamente con Thelonious Monk, John Coltrane, Gil Evans, Charles Mingus fino a Randy Weston e la Jazz Composers Orchestra. Waktins diresse propri gruppi tra cui Les Jazz Modes, assieme a Charlie Rouse, sassofonista di Monk. Fece parte anche, tra il ‘59 e il ‘61, della prestigiosa orchestra di Quincy Jones.

(Fonte Birdland)

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Clifford Jordan , sassofonista
Con Maurizio Franco

Continuatore della ricca scuola sassofonistica di Chicago, Clifford Jordan è stato fra i protagonisti del jazz dei primi anni ’60, epoca di grandi cambiamenti nella musica afro-americana.
Pupillo inizialmente di Max Roach, si mise in mostra definitivamente dopo il suo arrivo a New York a fine anni ’50 quando iniziò a collaborare con gente quale Horace Silver, Kenny Dohram, Paul Chambers e Sonny Clark. Fu anche nel gruppo di Mingus nel 1964, anno del provvisorio ritiro del grande contrabbassista.
Depositario di una ricca discografia come leader (con pregevoli dischi per Blue Note negli anni ’60), lo si ricorda anche per la militanza nel gruppo di Randy Weston e nella Eastern Rebellion del pianista Cedar Walton.

(Fonte Birdland)

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Scott Joplin
Con Marcello Lorrai

Se guardiamo alla storia del jazz primigenio, Scott Joplin è da considerare un po' come il patriarca di coloro che ne furono i protagonisti.
Nato nel 1868 in Texas, leggenda vuole che imparò a suonare il piano grazie al signor Weiss, un ricco immigrato tedesco di origine ebraica, a casa del quale la madre di Scott, portandoselo con sé, si recava a fare le pulizie. Nelle mani, sotto le dita di Scott Joplin che scivolavano sulla tastiera, grazie alle lezioni di Weiss, successe l’irreparabile: la colta e rigida tradizione europea si incontrò per la prima volta con i ritmi dell’Africa. La musica che poi Scott Joplin creò, definita ragtime, rappresenta la radice più profonda di quella che diventerà la musica afro-americana.
Marcello Lorrai ci racconta la vicenda, zeppa di colorate testimonianze e strani aneddoti, di un musicista che ci ha lasciato pagine importanti della storia della musica: da Maple Leaf Rag – il suo successo più grande – a The Entertainer(resuscitato grazie al film La stangata), la ballad Little Black Lady o il valzerBethania, su su fino agli appunti di Treemonisha, quell’opera “nera” che Scott avrebbe voluto terminare per sancire il definitivo approdo del popolo di colore alla grande musica.

(Fonte Birdland)

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Divagazioni Blues John Lee Hooker
Con Riccardo Bertoncelli

Per le divagazioni blues di Riccardo Bertoncelli, che ogni tanto fanno capolino in "Birdland", è il turno stavolta del leggendario John Lee Hooker.
Nato nel 1917 nel Mississippi e scomparso nel 2001, J.L. Hooker è uno dei maggiori rappresentanti del cosiddetto blues del Delta. Iniziò la carriera discografica con dei single a fine anni '40 ma è con l’avvento dell’LP che la sua produzione diventa significativa: dalla fine dei ’50 ad oggi sono usciti non meno di un centinaio di suoi album con registrazioni di studio, live ed inediti.
Con il suo particolare stile chitarristico e la sua declamazione tra canto e recitazione, Hooker è stato tra i musicisti di tradizione blues più influenti e osannati dai protagonisti, dagli addetti ai lavori e dai fans del rock’n’roll.

(Fonte Birdland)

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Leo Smit , Kulture jazz(1993)
Con Riccardo Bertoncelli

"Kulture Jazz" è uno dei dischi più significativi in assoluto del trombettista, multistrumentista e compositore afro-americano Leo Wadada Smith, fra i maggiori protagonisti del post-free sin dalla fine degli anni ’60.
È un album solo, dove Smith suona gli strumenti più diversi: oltre a tromba e flicorno, utilizza anche flauti, percussioni, il koto giapponese, la mbira (o kalimba) africana e la voce. È uno straordinario esempio di mescolanza di elementi diversi provenienti dal jazz, dal blues e dal folk che si sintetizzano in un lavoro unico e sorprendente. “Kulture Jazz” è stato prodotto da ECM e registrato negli Hardstudios di Winterthur nell’ottobre del 1992.

(Fonte Birdland)

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Jazz a Natale
Con Marcello Lorrai

Il repertorio delle canzoni natalizie è stato spesso oggetto, in epoche diverse ed ancora oggi, di rivisitazione da parte dei musicisti jazz.
In questo ciclo speciale di "Birdland" dedicato al tema, Marcello Lorrai ha scelto le versioni che hanno dato di temi noti - come "Jingle Bells", "Let it snow", "White Christmas"...- e meno noti le classiche firme del grande jazz: Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Nat King Cole, Frank Sinatra e altri.

(Fonte Birdland)

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Incontro con Dino Piana, leggenda del jazz italiano ..(Replica )
Con Valerio Corzani

Dino Piana è un piemontese che si è lasciato adottare da Roma, ha vissuto a Milano e girato il mondo con il suo trombone a pistoni, uno strumento particolare che gli ha permesso - come dichiara lui stesso - "di pensare al trombone con un fraseggio da tromba". Non è un caso venga considerato, fin dai primi anni sessanta, tra i portavoce più accreditati di una grammatica jazz nuova, evoluta, fortemente legata a stilemi bop, cool e hardbop. In una scena come quella italiana in cui la sbrindellata compagine jazzistica aveva riferimenti forti nel dixieland e al massimo nello swing, non è poco. Inizia la sua ascesa professionale con lo storico Quintetto di Torino, con il Basso-Valdambrini Quintet e poi inanella una serie di imprese discografiche e concertistiche (comprese le fenomenali avventure alla corte di Charles Mingus, Paco De Lucia e Kay Winding). Non si lascia scappare neppure l'occasione di diventare un volto noto della radio e della televisione, affermandosi come un pilastro dell'orchestra Rai e utilizzando le iniziative dedicate alle collaborazioni tra i vari enti radiotelevisivi europei per allacciare collaborazioni prestigiose e calcare i palchi di mezza Europa. Negli ultimi anni "mette su ditta" con il figlio Franco (trombettista e flicornista) regalando agli astanti una tornita serie di testimonianze discografiche e altre belle performance live.
La storia di Dino Piana è la storia del jazz italiano. Il grande trombonista l'ha raccontata a Valerio Corzani in cinque puntate piene di aneddoti, curiosità, riflessioni musicologiche, suoni e passione.

(Fonte Birdland)

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Edited by sergiomac - 7/7/2019, 11:37
 
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