PODCAST HALL

BIRDLAND , dal 2010 al 2023

« Older   Newer »
  Share  
papero62
view post Posted on 2/3/2012, 14:07 by: papero62

papero

Group:
Member
Posts:
5,684

Status:


2011xk





Charlie Haden: musica per la liberazione
Ha attraversato da protagonista una delle stagioni fondanti del jazz moderno. Poco più che adolescente abbandonò la profonda provincia americana (Shenandoah, stato dello Iowa), per trasferirsi a Los Angeles e conoscere uno dei suoi eroi musicali, il pianista nero Hampton Hawes. L'anno è il 1956. A Los Angeles Charlie Haden incontra, con Hampton Hawes, una delle generazioni più creative che il jazz abbia mai conosciuto: Art Pepper, Dexter Gordon, Paul Bley, fino al genio di colui che diverrà il fondatore di un nuovo genere musicale: Ornette Coleman.
A fianco del trombettista Don Cherry e del batterista Billy Higgins, Charlie Haden si trova ad esser parte di un quartetto che rivoluzionerà la faccia del jazz. Nel 1959 il quartetto di Ornette Coleman attraversa il continente da ovest a est e approda nella Grande Mela, New York, dove troverà un ingaggio fisso in uno dei celebri locali della città, il Five Spot. Seguono una serie di incisioni che fisseranno i parametri del free jazz: The Shape of jazz to come e Change of the century. Segnato dall'esperienza "estrema" a fianco di Ornette Coleman, Charlie Haden non tarderà ad imporsi come uno dei musicisti più creativi e originali del periodo. Alle collaborazioni con John Coltrane, Archie Shepp e Roswell Rudd, segue la fondazione di un collettivo denominato Liberation Music Orchestra, diretto a quattro mani con la pianista Carla Bley. Sarà questa un'altra esperienza fondante nella storia personale di Charlie Haden, dove alla libertà formale invocata dalla musica s'accompagnerà un impegno civile che lo vedrà in prima linea nel riconoscimento dei diritti civili dei neri nella metà degli anni '60, giù giù fino alle aperte prese di posizione contro la politica del presidente Bush nel nuovo millennio.
Keith Jarrett, Paul Motian, Michael Brecker, Jack DeJohnette, John Scofield, Hank Jones, Kenny Barron, Bill Frisell, Brad Mehldau, Joe Lovano, Lee Konitz, Pat Metheny sono tutti musicisti coi quali Charlie Haden è entrato in contatto nel corso degli ultimi decenni. Difficile pensare a un musicista jazz di rilievo col quale Charlie Haden non abbia prima o poi incrociato lo strumento. Celebre, fra le sue creature, il Quartet West a fianco del sassofonista Ernie Watts, del pianista Alan Broadbent e del batterista Larance Marable, col quale ha riscritto in musica lo spirito della Los Angeles immortalata dallo scrittore Raymond Chandler. Charlie Haden, superata la fatidica soglia dei 70 anni, ha ormai statura di leggenda del jazz. Riccardo Bertoncelli ci accompagna lungo mezzo secolo di musica e di incisioni, ripercorrendo le tappe di un cammino che appare unico e, per molti versi, irripetibile.
https://mega.co.nz/#F!KAp1RZSB!ZSL...nU_OM96vH5PL5UQ




Johnny Hodges, sax - Ellingtonia, i solisti del Duca
È noto che l’orchestra di Duke Ellington, nella sua decennale esistenza, fu una vera e propria fucina di talenti che spesso si misero in evidenza come brillanti solisti. Maurizio Franco inizia da questa settimana una serie di trasmissioni che metteranno a fuoco alcune fra le personalità di strumentisti tra le più celebri venute alla ribalta alla corte del Duca.
Johnny Hodges vanta certamente una delle collaborazioni più lunghe con l’orchestra di Ellington. Ne entrò a far parte nel 1928 e vi rimase fino alla morte nel 1970, sopraggiunta per infarto. Sassofonista dal suono velato e lirico, Hodges suonava sia il contralto che il soprano. Fu allievo di Barney Bigard e di Sidney Bechet, a loro volta entrambi allievi di una figura importante del pre-jazz quale fu quella del clarinettista Lorenzo Tio.
Ellington compose spesso melodie e temi che si confacevano particolarmente alle qualità tecniche e espressive dei suoi solisti e Hodges fu certamente uno dei più celebrati in questo senso. Indimenticabili restano le sue interpretazioni di alcuni cavalli di battaglia dell’orchestra come Prelude to a kiss, Blood Count, I got it bad o ancora alcuni temi dalle grandi suite quali Anatomy of a Murder e Such Sweet Thunder. In altri brani meno noti – ad esempio Jeep Blues, Confab with Rab, Hodge Podge - è evidente nei titoli la dedica a Hodges con la menzione esplicita dei nomignoli affibbiatigli dai colleghi dell’orchestra (podge; rabbit, coniglio, per la sua avidità nel mangiar verdure; jeep per la sua velocità).
https://mega.co.nz/#F!zVwVGCZa!35P...fWAdEz-3GeVykOw




Abbey Lincoln, vocalist
Abbey Lincoln, nata come Anna Marie Wooldridge nel 1930, è scomparsa nell’agosto del 2010 ad 80 anni appena compiuti. La sua carriera era cominciata a Chicago come cantante di varietà in bar e piccoli club. La sua bella voce e le qualità d’interprete emersero appieno con il primo disco a suo nome Abbey Lincoln’s Affair, registrato con Benny Carter. Quasi contemporaneamente debuttò, con grandi doti di recitazione e una bellezza strepitosa, anche nel cinema dove fu interprete di pellicole di registi quali Frank Tashlin (nella commedia musicale The Girl Can't Help, 1957), Michael Roemer (Nothing But A Man, 1964), Daniel Mann (For Love of Ivy, con Sidney Poitier – 1968) fino alla parte in Mo’Better Blues di Spike Lee (1990).
Conosciuto Max Roach alle fine degli anni ’50 lo sposò nel 1962 formando con lui un sodalizio artistico, oltre che sentimentale, fortemente impegnato sul fronte dei diritti civili. Insieme realizzarono uno dei capolavori assoluti del jazz moderno: We Insist! Freedom Now Suite - denso di riferimenti ancestrali all’Africa, politicamente e socialmente schierato – insisteva appunto sul desiderio di libertà “subito” per i neroamericani. Il disco aprì la strada al free jazz più radicale e impegnato, di cui Archie Shepp è stato il maggior portabandiera. L’attività come attrice tenne la Lincoln a lungo lontano dagli studi di registrazione fino ad inizio anni ’70. Ma il suo vero ritorno sulla scena musicale si ebbe a partire dagli anni ’80 e per tutti i ’90, con una serie di pregevoli album per Verve e altre etichette. Negli ultimi tempi, anche a causa di motivi di salute, le sue apparizioni si erano molto diradate. Una delle ultime fu quella in TV durante un grande show di beneficienza per le vittime dell’uragano Katrina.
https://mega.co.nz/#F!3cZXULgL!_Mt...mFYMUTWoJT2qDKA




Cootie Williams, tromba - Ellingtonia, i solisti del Duca
Maurizio Franco prosegue in Birdland la sua indagine sui solisti venuti alla ribalta nell’orchestra di Duke Ellington, vera e propria fucina di talenti nella sua decennale esistenza.
Di queste tre puntate sarà protagonista un fedelissimo di Ellington, il trombettista Cootie Williams (1911-1985), componente dell’orchestra dal 1929 al 1940 e poi ancora a partire dal 1963.
Influenzato da Armstrong e King Oliver, Williams si impose per un suono del tutto personale, dove magistrale e del tutto pertinente allo stile jungle dell’orchestra ellingtoniana dei primi anni risultava l’uso della sordina in caucciù con la quale otteneva una sorta di imitazione strumentale del canto blues.
Quando Williams lasciò l’orchestra di Ellington per raggiungere quella di Bennie Goodman, la notizia fece scalpore. Fu però un primo passo, favorito dal Duca stesso, verso una carriera di bandleader che gli riservò belle soddisfazioni fino alla fine degli decennio. Negli anni ’50 Williams si esibì soprattutto in piccole formazioni, con scarso successo. Nel 1962 ritornerà da Ellington per restarvi fino alla morte del leader.
Concerto per Cootie, dedicatogli al momento della “separazione” nel 1940, e New Concerto for Cootie, scritto al momento del suo ritorno in orchestra, sono solo due dei brani che Ellington compose espressamente per lui.
https://mega.co.nz/#F!XJICGbLR!_vq...sJlgiv6daZI70mQ




Benny Carter, sassofonista
Nato nel 1907, Benny Carter si è imposto soprattutto come solista di sax alto (anche se suonava bene pure tromba e clarinetto) e come arrangiatore.
Collaborò agli esordi con Earl Hines e Charlie Johnson per poi emergere, agli inizi degli anni 30, come arrangiatore dell'orchestra di Fletcher Henderson e direttore musicale dei Cotton Pickers del batterista Bill McKinney.
Guidò proprie formazioni e piccoli combos in cui suoneranno J.J. Johnson, Miles Davis, Max Roach, Teddy Wilson, Dizzy Gillespie, Kenny Clarke, Art Pepper, ebbe una prolifica parentesi in Europa - dove collaborò con l’orchestra jazz della BBC e lavorò a Francia, Inghilterra e Scandinavia - e dal 1943 si stabilì sulla West Coast iniziando a lavorare per il cinema e la televisione, attività che lo impegnò per molto tempo e che in parte oscurò le sue qualità di strumentista.
Una carriera lunghissima la sua, rilanciatasi come solista alla metà degli anni ’70 quando i suoi impegni con Hollywood vennero meno. Da quel momento riprese ad esibirsi regolarmente e mantenne fino in tarda età una fitta agenda di concerti e registrazioni.
Grande stilista del sax alto, Benny Carter è stato – alla pari di colleghi come Coleman Hawkins e Johnny Hodges - uno degli innovatori di primo piano del linguaggio jazzistico sin dagli anni ’30. È morto a Los Angeles nel 2003.
https://mega.co.nz/#F!fBAhjS5Q!YsZ...FQr02hy2tdP-z4Q




Bill Dixon (1925-2010), jazzista e oltre
Si ricorda in questa mini-serie di Lorrai la figura di Bill Dixon, nato nel 1925 e scomparso nel giugno del 2010.
Arista a tutto tondo, Dixon era trombettista, flicornista, compositore e arrangiatore, ma anche artista visivo e educatore.
Assieme a Cecil Taylor e Archie Shepp (con il quale co-diresse un quartetto) giocò un ruolo importante nella definizione della new thing d’inizio anni ’60. Alla metà dello stesso decennio organizzò una serie di concerti denominati Rivoluzione d'Ottobre in Jazz, con musicisti come Sun Ra e Paul Bley, e fu poi l’organizzatore della
Jazz Composer's Guild. Nella sua relativamente poco estesa discografia spiccano i lavori realizzati per l’italiana Soul Note che coprono più di un ventennio di attività.
https://mega.co.nz/#F!3Bw2USwb!lIU...ZDK0FB96XZiehCQ




Da Bud Freeman a Stan Getz: il sax tenore "bianco" nel jazz
Claudio Sessa conduce altre cinque puntate nella Storia del jazz
https://mega.co.nz/#F!XEQmlKwY!zkh...kqGzvnIOiQuo4Cw




Fats Navarro
Fats Navarro è stato un dei più influenti trombettisti del jazz moderno, secondo forse solo a Dizzy Gillespie.
Una carriera breve ma intensissima la sua, chiusasi a soli 27 anni: una salute cagionevole, aggravata dalla dipendenza dalle droghe, lo porterà alla morte per tubercolosi nel 1950.
Maurizio Franco la ripercorrerà, ricordando gli inizi con Andy Kirk e Howard McGhee, il biennio d’oro (1945-46) trascorso nell’orchestra di Billy Eckstine – formazione-faro del jazz moderno dove aveva rimpiazzato proprio Dizzy – e le numerose successive collaborazioni con i vari Lionel Hampton, Coleman Hawkins, Tadd Damoeron, l’equipe di Jazz At The Philharmonic, Charlie Parker e Bud Powell. La perfetta conoscenza delle progressioni armoniche, la freschezza del fraseggio, l’audacia ritmica di Fat Girl (il nomignolo con il quale era noto nell’ambiente) saranno di modello per i suoi continuatori, da Clifford Brown a Donald Byrd.
https://mega.co.nz/#F!6QZjWSIT!rqW...7yQvCjWlfDsuRxw




Franco D'Andrea gli esordi e l’attualità
Sulla base di materiali storici e recenti, Franco Fayenz in queste due puntate traccia un sintetico profilo “agli estremi” di un musicista che è stato modello per molti pianisti delle generazioni successive.
Franco d’Andrea è nato nel 1941. Tra le tappe della sua lunga carriera – che è ancora oggi in continuo divenire – ricordiamo gli esordi con Nunzio Rotondo alla RAI, la collaborazione con Gato Barbieri, la fondazione prima del Modern Art Trio e poi di Perigeo, il gruppo più interessante del jazz-rock italiano.
Oggi lavora essenzialmente con un proprio quartetto e con la formazione Eleven.
https://mega.co.nz/#F!2cpmVCjA!f_J...u-FJMqwbDWsJ9CA




Ellingtonia, i solisti del Duca - Harry Carney, sax
È noto che l’orchestra di Duke Ellington, nella sua decennale esistenza, fu una vera e propria fucina di talenti che spesso si misero in evidenza come brillanti solisti. Maurizio Franco inizia questa settimana una serie di trasmissioni che mettono a fuoco alcune fra le personalità di strumentisti tra le più celebri venute alla ribalta alla corte del Duca.
Harry Carney fu vero e proprio alter ego di Ellington. Inizialmente al clarinetto e al sax alto, imbracciò a un certo punto il sax baritono di cui divenne presto uno dei più rilevanti specialisti. A Carney furono affidate alcune melodie immortali come quelle di Sophisticated lady e In a mellow tone, nonché una parte preminente del Terzo Concerto Sacro.
Da record la sua militanza nell’orchestra, più di quarant’anni dal 1927 in avanti. I due erano legati da profonda amicizia e condividevano gioie e dolori legati alle vicissitudini dell’impresa. Il suo ruolo – non secondario - di autista di Ellington è stato immortalato nel bel volume di Jeff Dyer Natura morta con custodia di sax: durante i lunghi spostamenti da una città all’altra Ellington aveva tempo di confidarsi con lui e pure di completare, comodamente seduto sul sedile posteriore, le nuove composizioni per la band. Da leggenda una dichiarazione di Carney alla morte del caporchestra: “Senza Duke non mi resta più nulla per cui vivere”. Quattro mesi dopo scomparve a sua volta.
https://mega.co.nz/#F!mIwgkRJD!a5f...vLIo1Lfr0rZx72Q




Ellingtonia: i solisti del Duca - Jimmy Blanton, contrabbasso
È noto che l’orchestra di Duke Ellington, nella sua decennale esistenza, fu una vera e propria fucina di talenti che spesso si misero in evidenza come brillanti solisti. Maurizio Franco prosegue nella sua indagine – che ha già considerato personalità come quelle di Johnny Hodges, Harry Carney, Cootie Williams e altre – con Jimmy Blanton.
Contrabbassista, entrato nell’orchestra di Ellington nel ’37 all’età di diciannove anni, Blanton contribuì nella sua fulminante e brevissima carriera (morì nel 1942 di polmonite) ad elevare il contrabbasso dal suo ruolo iniziale di mero accompagnamento a protagonista alla pari degli altri strumenti dell’orchestra jazz. Ebbe un’enorme influenza sullo sviluppo successivo del contrabbasso nel jazz.
https://mega.co.nz/#F!yY4QwKIY!d1N...PVd1g-urJ8PC2IA




New York ’80: the Lounge Lizards
La storia dei Lounge Lizards - gruppo con base jazz, energia punk e stile del tutto indefinibile - si confonde con quella del suo fondatore, il musicista-pittore-attore-scrittore John Lurie, figura di spicco della cultura nuovayorkese dei primi anni ’80.
Il gruppo fu fondato nel 1979 e divenne – dopo l’omonimo esordio discografico, di grande successo – soprattutto una live-band. Del gruppo facevano parte, oltre a Lurie, il fratello Evan al piano e il rumorista della chitarra Airto Lindsay. La seconda fase del gruppo, di cui entrarono a far parte Marc Ribot alla chitarra e Roy Nathanson ai sax e come direttore musicale, ebbe inizio nel 1984 e portò alla pubblicazione di tre album in relativamente poco tempo. Ad inizio anni ‘90 Lurie diede vita ad una terza edizione della band (qui c’erano tra gli altri Steve Bernstein alla tromba o Dave Tronzo alla chitarra) che lavorerà a fasi alterne durante tutto il decennio e che pubblicherà comunque nel 1998 il disco Queens of all Ears, uno dei più belli in assoluto. Da lì in poi Lurie si interesserà principalmente alla pittura e l’avventura Longue Lizards, benché mai chiusa ufficialmente, è stata messa dal fondatore stesso in stato di profonda ibernazione.
https://mega.co.nz/#F!3Y4mxCZA!JJ-..._AhVl-dEDqrX4Cw




Soul Jazz! Quando il sacro incrocia il blues
L’affermazione del soul jazz verso la metà degli anni ’50 corre parallelamente alla nascita - nella comunità afroamericana - di un forte movimento di rivendicazione sociale legato alla presa di coscienza della propria condizione di segregazione. Il soul jazz fu parte della colonna sonora di quel periodo che, dopo una decina di anni di lotte, portò ad un graduale smantellamento di un sistema che aveva oppresso le popolazioni di colore, soprattutto negli stati del Sud, ben oltre il periodo della schiavitù.
Connesso alla ricerca da parte del popolo nero delle proprie radici, il soul jazz recuperava – con modi molto accentuati – da una parte lo spirito del gospel, la specifica musica sacra neroamericana, dall’altro quello della musica profana per definizione, cioè il blues. Come spesso accade la novità scontentò un po’ tutti: i puristi trovavano inopportuna l’intrusione di elementi religiosi nel jazz, i devoti non vedevano di buon occhio che si combinasse la loro musica con un’espressione sonora spesso scollacciata e scandalosa. Ma alla fine la nuova musica, che pure mescolava serio e faceto, si impose anche grazie alla spinta del nuovo stile che stava emergendo, il cosiddetto hard-bop.
Brano-manifesto del soul jazz fu The preacher (Il predicatore) scritto dal pianista Horace Silver per i Jazz Messengers di Art Blakey. Ne seguiranno altri che alludevano alla religiosità, come Sermonette di Cannonball Adderley, mentre un riferimento alla precaria quotidianità dei neroamericani è evidente in hit quali Work Song di Nat Adderley o l’immortale Moanin’ (richiamo ai lamenti per le dure condizioni di lavoro) di Bobby Timmons.
Passeranno in rassegna nella serie di Claudio Sessa altri esponenti del genere come Jimmy Smith - che contribuirà a lanciare nel jazz l’organo, strumento “sacro” per eccellenza - Lee Morgan, Hank Mobley, Grant Green e i grandi esponenti della corrente più leggera come Aretha Franklin, Ray Charles e Dinah Washington.
https://mega.co.nz/#F!PBZmUJrb!MuQ...Y7mf738yXaKCZ3w




B.B. King, la carriera
Nelle sue derive blues di Birdland ci occupiamo questa settimana di B.B.King, leggenda del genere, musicista che ne ha segnato le tappe evolutive che ne è considerato il massimo chitarrista vivente. Nato nel poverissimo stato del Mississippi nel 1925, un infanzia passata tra l’ascolto della radio e i campi di cotone, B.B. King si trasferì alla metà degli anni ’50 a Memphis dove iniziò una carriera di professionista che continua tutt’oggi. King ha contribuito in maniera decisiva al passaggio dal blues rurale a quello urbano, è stato tra i primattori del genere commerciale da esso derivato, il rhythm’n’blues, e la sua musica, nonché il suo specifico stile chitarristico, hanno avuto un’influenza considerevole nello sviluppo successivo del rock e del pop. Riccardo Bertoncelli ne ripercorre la straordinaria carriera, dal primo singolo – Three O’Clock Blues, diventato subito n.1 nelle classifiche R&B - ai più recenti successi.
https://mega.co.nz/#F!LY5CmSob!rrm...aScVQRH2jBEGhjA




In bianco e nero: Benny Goodman
Benny Goodman, nato a Chicago e venuto alla ribalta negli anni ’20 sulla scena musicale della Windy City, è stato un musicista centrale del jazz classico, King of the swing certo - come lo definì il battersita Gene Krupa - ma non solo. La sua importanza va al di là della musica jazz e in certo qual modo lo possiamo forse considerare un precursore di altri generi e stili che si imporranno più tardi, nei ’50, dal rock’n’roll alla cosiddetta third stream, il tentativo di sintesi fra colto e popolare visto dalla prospettiva della musica afro-americana. Una tecnica infallibile al clarinetto – il suo stile era derivato dai grandi colleghi e suoi concittadini Barney Bigard, Johnny Dodds e Don Redman, la perfezione nell’esecuzione degli arrangiamenti della propria orchestra fondata nel 1932, l’attrazione per la contemporaneità musicale colta che gli fruttò alcune dediche di grandi compositori del ‘900: Stravinsky, Hindemith, Bartok, Copland. Accanto a ciò Benny Goodman maturò fra i primi l’idea di mescolare nella propria band musicisti bianchi e di colore (tra questi Ella Fitzgerald, Lionel Hampton e il chitarrista Charlie Christian); fu tra l’altro il primo jazzista ad esibirsi - nel 1938 - nel tempio nuovayorkese della musica classica, la Carnegie Hall; fece conoscere il jazz oltre la cortina di ferro (concerto a Mosca nel 1962). Alcuni dei più grandi successi dell’Era dello swing sono a lui dovuti: Airmail Special, Stompin’ at the Savoy, Let’s dance, Blue Moon, Ain’t misbehavin e molti altri.
https://mega.co.nz/#!jAMFSTAD!MtH6...32nMmryUwFl0YMA




Curtis Counce contrabbassista e caporchestra
Curtis Counce (1926-1963) è stato un contrabbassista molto richiesto inizialmente come sessionman e fra i primi afro-americani ad essere coinvolto nella fertile scena jazz della West Coast durante gli anni '40.
Dapprima violinista e tubista, iniziò pure a studiare il contrabbasso. Si trasferì a metà anni '40 a Los Angeles, iniziando a collaborare con Johnny Otis e in seguito con Lester Young. Divenne famoso accanto a star quali Clifford Brown, Shelly Manne, Teddy Charles prima di fondare nel 1956 un suo proprio gruppo di successo, in particolare con il sassofonista Harold Land e il trombettista Jack Sheldon.
Morì prematuramente nel 1963 per un attacco cardiaco.
Marcello Lorrai ripercorre la sua carriera, terminata purtroppo negli anni di una prima maturità, sulla base delle belle registrazioni come leader e che sideman che ci ha lasciato.
https://mega.co.nz/#F!XQBSGbpa!I2b...bycjYj7_XAtVNzQ




Tutto Coltrane
Claudio Sessa dedica questa corposa serie (10 puntate) di Birdland a John Coltrane. Si tratta ad oggi del maggior contributo organico della nostra trasmissione all'analisi dell'estetica e dello stile di un musicista che ha cambiato il corso della musica di matrice afro-americana, un percorso utile per cogliere le profonde trasformazioni che Coltrane ha contribuito a portare nel jazz, dai tardi anni Cinquanta alla morte nel 1967. Si inizierà con un panorama delle sue invenzioni sonore e stilistiche, si passerà attraverso le sue concezioni degli organici per poi concentrarsi, nelle ultime cinque trasmissioni, sulla sua idea di quartetto e, all'interno di questo, sulle personalità dei maggiori collaboratori: Elvin Jones, McCoy Tyner, Jimmy Garrison.
https://mega.co.nz/#F!CJpU3ajR!0rb...afV5GqKyj8wK5TA




Ellingtonia: i solisti del Duca - Lawrence Brown, trombone
È noto che l’orchestra di Duke Ellington, nella sua decennale esistenza, fu una vera e propria fucina di talenti che spesso si misero in evidenza come brillanti solisti. Maurizio Franco inizia da questa settimana una serie di trasmissioni che metteranno a fuoco alcune fra le personalità di solista tra le più famose venute alla ribalta alla corte del Duca.
La serie di Birdland che Maurizio Franco ci sta presentando si arricchisce questa settimana con i ritratti di due altri ellingtoniani di razza. Lawrence Brown, trombonista, specialista delle ballad e grande melodista, fu con il Duca dai primi anni ’30 fino al 1951, poi ancora per tutti gli anni ’60. Barney Bigard è invece stato “il” clarinettista di Ellington, dal 1927 fino al 1942, e uno dei principali specialisti dello strumento nell’era dello swing.
https://mega.co.nz/#F!fVpHxBIY!W-J...I2wm63N2_uVS-0A




George Shearing
Franco Fayenz tributa un doveroso omaggio al pianista e bandleader George Shearing (1919-2011), figura di rilievo del jazz del dopoguerra, scomparso a metà febbraio di quest’anno. Di nazionalità inglese, cieco dalla nascita, Shearing realizzò le sue prime registrazioni alla BBC nel 1937. Nel 1947, dopo essere diventato molto popolare in patria, decise di emigrare negli Stati Uniti. Qui iniziò una seconda brillante carriera, anche grazie ad uno stile del tutto personale dopo si ritrovavano elementi di swing, del be-bop e di musica contemporanea. Collaborò tra gli altri con Nat King Cole, con Peggy Lee e Buddy de Franco e diede vita ad un suo quintetto stabile che guidò per decenni.
Come compositore ha scritto molte pagine entrate nel grande repertorio del jazz, prima fra tutte la famosa Lullaby of Birdland, dedicata sia a Charlie Parker che al famoso club di jazz (da cui deriva anche il nome della nostra trasmissione). Il brano fu poi inciso da stelle del jazz quali Ella Fitzgerald, Mel Tormé, Sarah Vaughan e molti altri.
https://mega.co.nz/#F!SB5g1CRC!yks...8kxhvuRf3uN9FIg




Stéphane Grappelli
Violinista, compositore e caporchestra, Stéphane Grappelli ha contribuito in maniera essenziale all’affermazione del violino nel jazz. Membro dell’ Hot Club de France, diede vita assieme a Django Reinhardt al noto Quintette de l’Hot Club de France, gruppo leggendario e di grande importanza per lo sviluppo del jazz in Europa.
Franco Frayenz gli dedica due puntate di Birdland quale compendio al breve ciclo di questa settimana in ricordo del pianista George Shearing, con il quale collaborò strettamente sia in patria che in Inghilterra prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
https://mega.co.nz/#F!nMZE3Q7T!mTn...9VR5KfZR6mOeyDw




Per i 70 anni dell'eclettico Chick Corea
Armando Anthony Corea, in arte Chick, è nato il 12 giugno del 1941: compie quindi in questi giorni i 70 anni. Per l’occasione Maurizio Franco gli dedica una serie di sette puntate di Birdland, ripercorrendone l’intensa carriera che lo ha visto debuttare nei primi anni ’60 con Stan Getz, Herbie Mann e Mongo Santamaria.
Trio classico, piano solo, jazz combos dalle combinazioni strumentali le più diverse, free form, gruppi elettrici: Chick Corea ha affrontato - a partire dai suoi primi dischi come leader e dalla successiva militanza chez Miles Davis – le più diverse esperienze musicali con il minimo comun denominatore di una straordinaria padronanza tecnica e stilistica del suo strumento, il pianoforte.
Assieme a Jarrett, Corea è uno dei continuatori più significativi di quella linea aperta dal caposcuola del piano jazz moderno, il grande Bill Evans. Ma, a differenza di Jarrett, Corea si è sempre mostrato più onnivoro e meno legato a schemi e forme limitanti, innervando la sua musica di elementi i più eterogenei.
Tones for Joan’s Bones e Now he sings, now he sobs sono i suoi due splendidi biglietti da visita discografici come leader pubblicati tra il ’66 e il ’68; In a silent way e Bitches Brew due dischi epocali di Davis al quale egli diede – al piano elettrico Fender Rhodes – un contributo significativo; Return to Forever è una pietra miliare della fusion, dove al jazz e al rock si abbina anche la musica brasiliana; il gruppo Circle - con Braxton, Holland e Altschul - è una vera e propria all-stars del periodo post-free; i due volumi delle Piano Improvisations sono vere gemme a metà strada tra jazz e musica contemporanea; Trio Music è lo sviluppo portato alle estreme conseguenze del classico piano trio, con due giganti quali Miroslav Vitous e Roy Haynes come interlocutori di prim’ordine.
https://mega.co.nz/#F!PYYUTIwZ!qm-...kPe3iQGB0rWgmYA




Zoot Sims, sassofonista
Californiano di nascita, Zoot Sims è un musicista oggi sottovalutato. È stato uno dei massimi tenorsassofonisti bianchi del jazz moderno ma pochi, a più di venticinque anni dalla scomparsa, lo ricordano.
Nato nel 1925 a Inglewood, Sims fu influenzato stilisticamente da Lester Young. Il debutto risale ai primi anni '40, collaborò con Benny Goodman, Sidney Catlett, Stan Kenton e fu uno dei Four brothers dell'orchestra di Woody Herman agli albori del jazz della West Coast.
Sims è entrato nella storia del jazz moderno per l'eccellente quintetto che diresse, assieme al collega Al Cohn, negli anni '50 e '60, infondendovi calore e passione. Conclusa la parentesi con Herman, Zoot (un soprannome legato a un bizzarro abbigliamento in voga negli anni Trenta) lavorò molto come freelance, soprattutto con Goodman, Kenton e Mulligan. Ed è proprio negli anni del suo ingaggio con quest'ultimo che incise alcuni dischi in proprio.
Le cinque stelle le ottenne «Zoot», dell'ottobre 1956, mentre «Plays Alto, Tenor And Baritone», registrato il mese dopo e incluso come bonus, ne ebbe «solo» quattro e vedeva Sims suonare (anche contemporaneamente grazie a sovraincisioni) i tre strumenti.
«L'album è qualcosa di pienamente spontaneo», scrisse Hentoff per «Zoot», «e in quanto tale merita la massima valutazione come uno dei più alti esempi di hot jazz improvisation presenti nei dischi recenti. Zoot è uno dei rari jazzisti che possono fare di un Lp con un solo sax un'esperienza di costante appagamento». Il sassofonista non si considerava un virtuoso o un innovatore, ma è stato un artista inventivo ed emozionante che influenzò molti, anche al di là del suo strumento. Basterebbe ricordare le parole di Anita O'Day: «Volevo cantare come Zoot Sims e vivere lo stile di vita dei musicisti. Zoot era un'ispirazione». Il 1956 fu per lui un anno felice come testimoniano altri album di questa collana: «Tonite's Music Today» e «Whooeeee», incisi in quintetto con il trombonista Bob Brookmeyer.
https://mega.co.nz/#F!WQQQ0ZLT!nmA...tiHIMz8rW5M4REA




Serge Chaloff, sassofonista
Serge Chaloff, nato nel 1923 e scomparso a soli 34 anni nel 1957, è stato uno dei grandi sassofonisti baritono del jazz moderno, fra i più innovativi e personali nel suono, nel fraseggio, nell’inventiva melodica. Una salute cagionevole e la dedizione alle droghe lo portarono ad una morte prematura quand’era ancora nel pieno dell’attività. Figlio di una famiglia di ebrei russi emigrati negli Stati Uniti, Chaloff fu tra il primi sassofonisti baritono a cimentarsi con il nuovo linguaggio del be-bop, fu uno dei Four brothers nel Second Herd di Woody Herman, lavorò con Basie e si impose con i propri gruppi fino alla scomparsa dovuta ad una lenta paralisi progressiva. A questo grande “dimenticato” del jazz moderno Birdland cerca di rendere giustizia con una serie approfondita di trasmissioni.
https://mega.co.nz/#F!qQoDjLKD!40W...yEbRPP0mY4Y_9qA




Flavio Ambrosetti, pioniere del bop in Europa
Maurizio Franco ripercorre in queste tre puntate di Birdland la storia e la carriera di Flavio Ambrosetti, padre del noto trombettista e flicornista Franco e fra i più importanti pionieri del bebop e del jazz moderno in Europa.
Nato nel 1919 Flavio Ambrosetti è fin da giovane un grande appassionato di musica e di jazz in particolare. Suona il pianoforte, poi passerà al sax tenore fino ad imbracciare il contralto dopo aver ascoltato a Parigi Charlie Parker.
Flavio Ambrosetti ha avuto un’importanza decisiva sia sulla scena jazzistica italiana che su quella svizzera. Oscar Valdambrini, Franco Cerri, Gianni Basso sono tra le personalità che con lui hanno contribuito allo sviluppo del moderno linguaggio jazzistico in Italia; a partire dalla metà degli anni ’50 insieme ai batteristi Pierre Favre e Daniel Humair, al trombettista Raymond Court, al bassista Erik Peter e soprattutto al pianista e compositore George Gruntz ha dato un impulso decisivo al jazz del nostro paese. Proprio con Gruntz , suo pianista per lunghissimo tempo, darà vita a Lugano, nei primi anni ’70, a The Band, l’orchestra jazz che diventerà poi l’acclamata Concert Jazz Band del pianista e arrangiatore basilese.
A livello internazionale Flavio Ambrosetti ha suonato con alcuni fra i maggiori esponenti del jazz moderno europeo e americano, fra questi Toots Thielemans, Barney Wilen, Kenny Clarke, Henri Texier, Gato Barbieri, Lars Gullin, Eje Thelin, Slide Hampton e molti altri.
https://mega.co.nz/#F!jcp3BTZT!R2j...7rvSgckNsMiZgyQ




Il sassofono jazz contemporaneo
Se Charles Lloyd, Dave Liebman, Steve Grossman, Mike Brecker e pochi altri hanno marcato - ognuno con le sue peculiarità - il periodo post Coltrane del sassofono jazz moderno, la generazione successiva ha dovuto affrontare lo scoglio di un linguaggio sullo strumento che pareva giunto al capolinea. Eppure alcuni dei sassofonisti oggi sulla quarantina – Franco Fayenz ne ha scelti cinque - hanno dato un nuovo impulso allo strumento profilandosi come tra i più interessanti specialisti contemporanei.
Joshua Redman (figlio di cotanto padre, Dewey Redman, che ricordiamo con Ornette Coleman e Jarrett), Chris Potter (collaboratore di Dave Holland e leader del proprio gruppo Underground) e Ravi Coltrane (pure figlio di cotanto padre!) si sono concentrati sul tenore e sul soprano;
James Carter, notato agli esordi di fine anni ’80 accanto a Lester Bowie, è un fenomeno che i sassofoni li suona tutti indistintamente; Rudresh Mahanthappa, statunitense di origine indiana, è l’ultimo ad essere venuto alla ribalta condensando la sua ricerca espressiva sul sax alto.
https://mega.co.nz/#F!2FJBGTAQ!AqW...UgXz5psKVdgH96A




Gerry Mulligan
Sassofonista baritono, compositore e direttore d'orchestra jazz, Gerry Mulligan (New York 1927-1996) è stato uno dei grandi protagonisti del jazz moderno.
Esordisce nel 1948 partecipando ad alcune celebri registrazioni del gruppo di Milas Davis. La grande notorietà arriva nel 1952, quando dà vita a San Francisco - con Chet Baker, Bob Whitlock al basso e Chico Hamilton alla batteria (la ritmica sarà però poi spesso variabile) - ad un quartetto che agisce nell'ambito del cool jazz, distinguendosi però per la moltiplicazione degli effetti strumentali ed un uso assai più frequente del contrappunto. Senza la presenza del pianoforte, strumento generalmente considerato indispensabile, l'intelaiatura della musica di Mulligan rimane più leggera, permettendo ai due fiati di sviluppare improvvisazioni melodiche e lineari e di elaborare un efficace dialogo contrappuntistico su uno sfondo uniforme creato dal contrabbasso e dalla batteria.
Dopo quest’esperienza, che resterà nella storia per le sue peculiarità di innovazione del linguaggio jazzistico, Mulligan dirigerà numerose altre formazioni, spesso applaudite anche in Europa, e pure una big band, confermandosi come uno dei maggiori specialisti del suo strumento. Si unirà alla fine degli anni ’60 al pianista Dave Brubeck e si esibirà poi stabilmente con la sua Concert Jazz Band.
https://mega.co.nz/#F!XRInlDzY!Bwg...yWpZwZxrZwI8qmw




Storia e arte di Yusef Lateef
Ho trovato nessuna nota in Birdland, o in rsi2.
https://mega.co.nz/#F!vIQSzCiJ!_W4...-iDAjWDExpGCPMg




Duke Ellington incontra Ella Fitzgerald
la puntata è stata trasmessa il 2 settembre, ma essendo una replica non sono riuscito (nemmeno questa volta) a trovare alcuna nota in rsi ....
https://mega.co.nz/#F!ndglgA7Z!XPo..._c6huf1YLbz5VmA




Rashaan Roland Kirk
anche questa volta senza nota
https://mega.co.nz/#F!SN4l3RqI!K9z...oduJkq1olO3OfxA




Terje Rypdal
Il chitarrista, compositore e bandleader norvegese Terje Rypdal è uno, assieme a Jan Garbarek, Arild Andersen e Jon Christensen (con i quali ha condiviso fra fine anni ’60 ed inizio ’70 l’inizio di una brillante) uno dei big four del moderno jazz scandinavo. Le sue radici musicali affondano piuttosto nel rock, grande ammiratore di Hendrix e di gruppi faro degli anni ’60. Fece parte di numerose band norvegesi molto acclamate come i Vanguards o i Dream. Le collaborazioni con Garbarek e anche con un vate del jazz moderno come George Russell (fu membro sia del suo sestetto e che della sua orchestra) gli aprirono altre strade. Dagli anni ’70, legato all’etichetta discografica ECM, la sua vicenda musicale ebbe una svolta decisa e il suo stile di chitarra, a volte lirico a volte “rumorista”, si definì con maggior precisione. Ai progetti prettamente jazz, rock e di musica improvvisata, Rypdal ha da tempo accostato – come compositore - quelli con orchestre sinfoniche. Riccardo Bertoncelli ripercorre la carriera di un musicista fondamentale della scena europea contemporanea.
https://mega.co.nz/#F!3MxFDBAb!W5b...6Ihy6FIZiEWXlAg




Breve storia della sezione ritmica
L’idea di ritmo è un attributo tra i più logici e apparentemente scontati quando si parla del jazz e della sua storia. Ma questa peculiarità è stata trattata e si sviluppata nelle maniere più diverse, parallelamente all’evoluzione dei generi e degli stili della musica di matrice afro-americana.
Il ritmo in un brano di jazz è fondamentalmente affidato alla cosiddetta sezione ritmica, un gruppo di strumenti di cui fanno parte abitualmente la batteria, il contrabbasso e il pianoforte (o la chitarra), a cui possono aggiungersi a secondo dei casi altre percussioni. Tale insieme di strumenti ha avuto ed ha diverse caratteristiche che rendono la sezione ritmica essenziale nello sviluppo del linguaggio jazzistico: interazione e al tempo coesione tra i suoi elementi, creatività dei singoli, sostegno al resto dell’orchestra e ai solisti. Fine ultimo del lavoro di questo speciale gruppo di musicisti è quello di garantire varietà e fantasia nell’esecuzione del brano musicale.
Claudio Sessa propone la sua specifica lettura dell’evoluzione del concetto di sezione ritmica nel jazz partendo da Jelly Roll Morton e Louis Armstrong, passando per Count Basie e Duke Ellington per arrivare alla rivoluzione del bop con Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Verranno inoltre messe in risalto alcune delle sezioni ritmiche storiche formatesi a partire dagli anni ’50, ad esempio quella con Oscar Peterson, Herb Ellis e Ray Brown, più in là quelle che sostennero le varie evoluzioni di Miles Davis (Red Garland, Joe Chambers e Philly Joe Jones, poi Hancock-Carter-Williams) per giungere alla modernità del nucleo ritmico dei Weather Report, con Zawinul, Pastorius ed Erskine.
https://mega.co.nz/#F!GQokASzQ!cJh...axEc9910-D9m4aQ




Chiose su Dollar Brand
Franco Fayenz si china in questo ciclo di Birdland sugli inizi di carriera di uno dei grandi musicisti della diaspora sudafricana, il pianista Abdullah Ibrahim. Noto fino a metà anni ’70 con il nome di Dollar Brand, si convertì poi all’islamismo assumendo il nome che porta ancor oggi. Nato a Città del Capo nel 1934, Dollar Brand inizò a suonare il piano giovanissimo e si dedicò alla carriera professionale già dal 1949, a soltanto 15 anni. Nella sua musica si riflettono le influenze della tradizione sudafricana, della musica religiosa della chiesa metodista afro-americana, della musica di varietà e del jazz così come li ascoltava grazie ai dischi che arrivavano dall’America al porto di Capetown. Il suo pianismo, inizialmente debitore dell’influenza di Ellington e Thelonious Monk, si è poi profilato come uno dei più originali del jazz moderno. Si trasferì in Europa nel 1962 e dell’anno successivo è la sua prima registrazione come leader, realizzata grazia all’interessamento nientemeno che di Duke Ellintgon. Zurigo, febbraio 1963: al club Africana Dollar Brand si esibisce con il suo trio ma in città – a teatro – c’è pure in programma l’orchestra del Duca. La curiosità spinge Ellington ad andare ad ascoltare questo pianista di cui si dicono meraviglie, si convince subito della bontà del ragazzo e la cosa è fatta: nel 1964 esce per Reprise Duke Ellington presents the Dollar Brand Trio. Franco Frayenz propone in questo suo trittico ascolti da questo leggendario LP ed altri tratti da Anathomy of a South African Village (1965), da African Piano (solo, ECM – 1969) e dal raro Hamba Khale!, duetto con Gato Barbieri inciso a Milano nel 1968.
https://mega.co.nz/#F!aQwCTBqA!SLA...S-iDUUZ7tesMtjQ




Don Byas, sassofonista
Don Byas è stato un influente sassofonista statunitense che a un certo punto della carriera decise di trasferirsi definitivamente in Europa. Nato nel 1912 in una famiglia di musicisti, studiò vari strumenti concentrandosi poi dapprima sul sassofono contralto e successivamente sul tenore. Lavorò in gioventù con Bennie Moten, soggiornò a metà degli anni ’30 in California – dove collaborò con Lionel Hampton, Buck Clayton e Bert Johnson – e dal 1937 si stabilì a New York. Di questo periodo sono le prime registrazioni significative con Don Redman e Andy Kirk e la collaborazione con Count Basie, nell’orchestra del quale sostituì Lester Young. Ma New York soprattutto vide la sua frequentazione della famosa Minton’s Playhouse e di altri club – culle del be bop – dove affiancò i vari Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Max Roach, Charlie Christian. Dal 1946 – dopo una tournée europea con Don Redman - divenne un “americano a Parigi” e ben presto fu una figura di riferimento sulla scena musicale della capitale francese, dove il jazz faceva da colonna sonora in piena epoca esistenzialista. Accanto alle collaborazioni con numerosi musicisti francesi ed europei, continuò a suonare con gli americani in tournée nel Vecchio Continente. Scomparve ad Amsterdam, dove abitò dall’inizio degli anni ‘60, nel 1972. A questo stilista del sassofono, la cui classicità fu molto influente sui boppers, Maurizio Franco dedica due puntate di Birdland.
https://mega.co.nz/#F!PAYxGaAI!ep_...5N1GRgwYdRIXPMw




Harry Sweets Edison, una tromba tutta classica
Nato nel 1915 e scomparso ancora in piena attività nel 1999, il suono caldo e classico della tromba di Harry “Sweets” Edison ha accompagnato in pratica tutte le principali tappe della storia del jazz. In queste due puntate di Birdland si parlerà della sua lunga e centrale partnership con Count Basie ma si ricorderanno i sodalizi con Eddie “Lockjaw” Davis e ben Webster e alcune delle sue collaborazioni di prestigio con, tra gli, altri Ben Webster, Billie Holiday, Johnny Hodges, Duke Ellington.
https://mega.co.nz/#F!nZIGXAIT!6OJ...DqZR98BQRM9DVAA




E.S.P. : Miles Davis e il secondo quintetto (1964-1968)
Birdland si concentra per due settimane sulla figura di Miles Davis (1926-1991) a vent’anni dalla scomparsa. Al grande trombettista, compositore, bandleader, scopritore di talenti – figura decisiva del jazz moderno – Claudio Sessa dedica dapprima una serie di trasmissioni dedicate al suo quintetto della seconda metà degli ani ’60, nel quale militarono Herbie Hancock (piano), Wayne Shorter (sax tenore e soprano), Ron Carter (contrabbasso) e Tony Williams (batteria). Questa formazione, nel pieno periodo della new thing e del free jazz, indicò una via alternativa all’evoluzione del jazz moderno dove materiali tradizionali (come gli standards), modalità, libera improvvisazione, interplay, esplorazioni free-form si combinavano in una nuova magica dimensione. Dopo una prima versione già nel 1963 con George Coleman al sax e Victor Feldman al piano, il gruppo definitivo si consolida nel 1964 con l’arrivo di Shorter. L’album di studio E.S.P. (Extra Sensorial Perceptions, titolo evocativo del tipo di lavoro che Davis sviluppava con i suoi musicisti) e il successivo Live at Plugged Nickel sono i primi documenti sonori di un gruppo che resterà insieme fino al 1968 dando alle stampe altri capolavori come Nefertiti o Sorcerer. L’estetica di quello che viene anche definito il secondo quintetto di Miles Davis fece da preludio alla successiva tappa della carriera del trombettista, quella dell’avvicinamento a ritmiche, sonorità e strumentazione tipiche del rock, che già si intuisce negli ultimi dischi del gruppo, Filles du Kilimandjaro e Miles in the sky
https://mega.co.nz/#F!TII2xShD!uO3...Wwbk4sA5Ea393pQ




1981-1991 L’ultimo Miles Davis
Dura esattamente un decennio l’ultima fase artistica di Miles Davis, uno dei musicisti-faro del jazz moderno che ricordiamo in queste settimane a vent’anni dalla morte. Tra l’uscita di The man with the Horn nel 1981 - che interrompe il silenzio totale del musicista nella seconda metà degli anni ’70 - e la scomparsa, Davis continua nella sua esplorazione e nella sua ricerca, nel suo tentativo di spingere ancora più in là i limiti della propria musica, riprendendo il discorso interrotto a metà del decennio precedente e spingendolo alle estreme conseguenze. Elettrificazione della band, presenza costante della chitarra (a volte anche due) e delle più moderne tastiere, ritmiche che fanno l’occhiolino al al rock, ma anche al funk e al pop, estrema rarefazione dei temi che danno lo spunto all’improvvisazione. Brani entrati nell’immaginario di un vasto pubblico come Jean Pierre, Tutu, il post- blues elettronico Star People o la ripresa di Time after Time della cantante pop Cindy Lauper, sono emblematici in tal senso. Riccardo Bertoncelli ripercorre in questa serie di Birdland un decennio che si chiuderà con la morte nel settembre del 1991 del grande trombettista, a poche settimane di distanza dal suo ultimo concerto tenutosi al Festival jazz di Montreux.
https://mega.co.nz/#F!GNoC3CrA!M_d...eg5SZtjDKQsutYA




L'arte di Artie Shaw
Un perfezionista, un uomo dal carattere difficile, sposato ben otto volte (tra le altre con Ava Gardner e con la figlia, Betty, del compositore Jerome Kern), Artie Shaw fu un uomo dai tanti interessi e dalle tante contraddizioni. Musicista a 360 gradi, fu anche esperto di finanza, tiratore scelto, appassionato di pesca subacquea, genio in matematica. Nel 1954, ricco e famoso ma colto da un forte senso di frustrazione come musicista, decise di smettere di suonare il clarinetto e poco dopo sciolse l’orchestra. Disse - in una intervista quand’era ormai anziano – che “probabilmente potei fare quello che volli in musica perché mi chiamavo Artie Shaw, ma in fondo quello che tutti volevano era che suonassi Beguine to Beguine (suo brano di maggior successo di sempre, 1938). Nel mondo in cui viviamo non c’è spazio per la perfezione cui miro, solo musicisti come Irving Berlin che non si sono mai discostati dal loro stile di successo, possono sopravvivere. Io non ne sono capace”. Compositore, clarinettista e poi bandleader di successo, Shaw (nato a New York nel 1910 come Arthur Arshawsky) contese per lungo tempo a Benny Goodman l’appellativo di re dello swing. Al di là del decisivo contributo che - insieme a Glenn Miller, Tommy Dorsey e lo stesso Goodman - diede allo sviluppo e alla popolarità del genere, Artie Shaw fu un musicista che non si accontentò mai del successo raggiunto, cercando di sperimentare sempre nuove vie musicali. Si accostò al bebop e alla musica afro-cubana, formò piccoli ensemble con strumentazioni inusuali, utilizzò gli strumenti ad arco e fu precursore nei primi anni ‘50 della cosiddetta third stream, il tentativo di fondere il linguaggio jazzistico agli stilemi della musica colta. Solo nel 1981 si convinse a rifondare la band, uscendo dal lungo silenzio che si era lui stesso imposto. Nel 2004, poco prima della morte, gli fu assegnato un Grammy alla carriera. La sua straordinaria orchestra fu una fucina di talenti nella quale passarono, tra i tanti, Billie Holyday (prima cantante di colore in una formazione “bianca”) Mel Tormé, Barney Kessel, Ruddy Rich, Ray Conniff.
https://mega.co.nz/#F!3MBCRSKI!Et7...VtKtw41qcT6hjLQ




Made in CH: George Gruntz
In occasione del concerto della George Gruntz Concert Jazz Band al Palacongressi di Lugano il prossimo sabato 29 ottobre nell’ambito del Thank you Switzerland Tour – celebrazione del quarantesimo anniversario dell’orchestra, fondata proprio a Lugano da Gruntz insieme a Flavio Ambrosetti e Daniel Humair nel 1971 – Birdland dedica un ciclo al pianista, arrangiatore, compositore e caporchestra basilese, uno dei pionieri del jazz moderno in Svizzera e, più in generale, in Europa.
Nato nel 1932 (compirà quindi il prossimo giugno gli 80 anni), George Gruntz ha studiato dapprima nella sua città natale e poi a Zurigo dove, a metà degli anni Cinquanta, ha raccolto i primi significativi riconoscimenti come pianista e arrangiatore. Nel 1958 ha debuttato al Festival di Newport a fianco di Louis Armstrong, mettendosi nel contempo in evidenza come raffinato compositore accanto a Rolf Liebermann, Earl Brown e Hans Werner Henze, nonché con jazzisti innovatori del calibro di Roland Kirk e Don Cherry.
A partire da quell’epoca è stato pure – e per lunghissimi anni – il pianista fisso del gruppo di Flavio Ambrosetti, dove militavano giovani emergenti del jazz rossocrociato quali Pierre Favre (poi Daniel Humair), Raymond Court, Erik Peter e ospiti internazionali del calibro di Barney Wilen, Lars Gullin, Gato Barbieri e molti altri.
Negli anni ’60 è stato membro di uno dei gruppi-faro del jazz del Vecchio Continente, l’European Jazz Machine costituita dal noto sassofonista americano Phil Woods. Del 1971 – come si diceva sopra – è la fondazione di The Band – poi diventata la Concert Jazz Band - con la quale Gruntz, grazie alle sue composizioni e ai suoi arrangiamenti, si è affermato definitivamente nel panorama internazionale. Anche dopo la nascita della sua orchestra ha comunque continuato a interessarsi ai progetti i più diversi come il “Piano Conclave” assieme a colleghi del calibro di Martial Solal e Joachim Kuhn o come il “JazzFest Berlin” di cui ha curato la direzione artistica dal 1972 al 1994. Il suo grande amore è comunque sempre restato la scrittura per big band, con un gusto per una musica rigorosissima e al tempo stesso pazzamente libertaria che ha convinto una lunga schiera di musicisti di primissimo piano ad aderire al suo progetto.
https://mega.co.nz/#F!3VByXByY!pa2...P7BAflrWo8B9pxw




Fletcher Henderson
La figura di Fletcher Henderson è centrale nel passaggio dal jazz arcaico al jazz classico, fino all’avvento dello swing. Originario di Cuthbert, Georgia, dove nacque nel 1898, Henderson è ricordato come uno dei più influenti bandleader tra gli anni’20 e ’30, direttore di un’orchestra – fondata nel 1922 - che gettò le basi per lo sviluppo di una musica più elaborata e che sfornò una moltitudine di talenti, primo fra tutti Louis Armstrong assunto nel 1924. Altre figure di primo piano che suonarono nella sua orchestra furono, per non citarne che alcuni, i trombettisti come Red Allen o Roy Eldridge, un arrangiatore del talento di Don Redman o sassofonisti quali Coleman Hawkins e Benny Carter, insomma una vera fucina di musicisti che faranno la storia del jazz negli anni a venire. Franco Fayenz in questa serie di Birdland ci ripropone le registrazioni di Fletcher Henderson dagli esordi a fine anni ’30 (l’orchestra si sciolse ufficialmente nel 1939), raccolte per la prima volta in un leggendario set di 4 LP nel 1961 a cura di Columbia, sotto enigmatico titolo Fletcher Henderson, a study in frustration.
https://mega.co.nz/#F!zVIzjK6R!7Uy...1OojJVq178-rp8w




Erskine Hawkins e orchestra
Ancora a proposito di swing era, Franco Fayenz si china in queste due puntate di Birdland sulla figura di Erskine Hawkins, trombettista e band leader che fu autore ed interprete di uno dei massimi successi dell’epoca. Il brano Tuxedo Junction - che divenne poi cavallo di battaglia di Glenne Miller e, in tempi più recenti, la sigla musicale dei Manhattan Transfer – è infatti dovuto alla penna di questo musicista oggi dimenticato, nato in Alabama nel 1914 e scomparso a metà degli anni ’90. La sua orchestra, fondata a New York sulla base di una college band dell’Alabama di cui era già il direttore, fu attiva ininterrottamente dal 1934 al 1953.
https://mega.co.nz/#F!HRQljaoB!4ma...GVp1tHbaKbnoBMQ




Red Callender, contrabbassista e tubista
Ogni tanto Birdland si china sulle figure a torto definite minori della storia del jazz.
Quella di Red Callender è una di queste. Nato in Virginia nel 1916, all’anagrafe George Sylverster ma poi conosciuto come Red - per la sua capigliatura rossastra – morì nel 1992 ancora in piena attività.
Callender ha all’attivo una carriera lunghissima che l’ha visto protagonista “trasversale” delle vicende del jazz classico e moderno. Infinite furono le sue collaborazioni con i più diversi leader e di grande interesse le sue avventure come capogruppo. Rinomato musicista di studio - il primo di colore ad essere ingaggiato regolarmente negli studi commerciali – debuttò negli anni ’30 registrando con Louis Armstrong, poi con Lester Young, Nat King Cole, Errol Garner, Charlie Parker, negli anni ’50 con Art Tatum e Dexter Gordon. Lo ritroveremo più tardi accanto ad avanguardisti come Charles Mingus o James Newton.
Nell’ambito della musica leggera collaborò con Bing Crosby, Johnny Otis, Ray Charles e nel 1959 scrisse l’hit Primrose Lane, brano che scalò le classifiche rhythm & blues di quell’annata.
https://mega.co.nz/#F!CF4VUYQA!2fi...OBwbhJg_E348wLQ




Miles Davis & vari “Birth of the cool”
Nell’ambito delle trasmissioni che Birdland dedica in questo periodo a Miles Davis a vent’anni dalla scomparsa Claudio Sessa si china su Birth of the Cool, opera fondamentale del jazz moderno registrata a cavallo tra il gennaio del 1949 e il marzo del 1950, dapprima pubblicata su dischi singoli e solo nel 1957 edita su LP. Accreditato ufficialmente a Miles Davis il lavoro è in realtà opera collettiva dove un’importante ruolo ebbero, oltre a Miles Davis e ai tanti esecutori coinvolti, soprattutto gli arrangiatori Gil Evans, Gerry Mulligan e John Lewis. Tra i primi espliciti tentativi di trovare un’alternativa all’energetica e vitalistica estetica del be-bop, Birth of the cool sin dal titolo un manifesto per un jazz più rilassato e tranquillo, un jazz dalle mezze tinte che si distanziasse appunto dalla musica spesso urlata e sin troppo spettacolare dai be-boppers. Alle tre sessions di registrazione, da cui risultarono le 12 tracce dell’Lp originale, parteciparono oltre ai musicisti già citati anche Lee Konitz al sax alto, J.J. Johnson e Kai Winding al trombone, Gunther Schuller al corno francese, Al Haig al pianoforte e molti altri.
https://mega.co.nz/#F!GARBETSQ!M-c...aSE62r3fvGnECdQ




Woody Shaw, trombettista
Woody Shaw è stato uno dei grandi specialisti dello strumento emersi negli anni '60, in piena epoca hard-bop. Venne alla ribalta dapprima con Eric Dolphy poi soprattutto nel gruppo di uno dei padri del genere, il pianista Horace Silver. Una carriera interrotta presto la sua, quand'era ancora in piena attività e quando le sue potenzialità, messe in risalto da modernisti come Chick Corea, Andrew Hill, Jackie McLean, Joe Henderson e molti altri - con i quali collaborò, erano ancora in divenire. Woody Shaw era nato nel 1944, originario della Carolina del Nord e morì nel 1989 a soli 45 anni.
https://mega.co.nz/#F!uEBECDSJ!EqP...d0SHUS2VnKikgfw





Kenny Burrell, chitarrista
Kenny Burrell, originario di Detroit (1931), è uno dei chitarristi più rilevanti emersi negli anni ’50. Suona all’inizio soprattutto lo strumento acustico, ma poi diventerà uno dei maggiori stilisti della chitarra elettrica, a suo agio con i serrati ricami del be-bop, con le atmosfere più intime del cool e quelle colorate di blues. Dizzy Gillespie, Oscar Peterson (sostituisce per un periodo Herb Ellis nel celebre trio del pianista) e Jimmy Smith sono i primi grandi nomi del jazz con cui collabora. La sua fama cresce verso la fine del decennio sarà chiamato al fianco di Coltrane, Sonny Rollins, Stan Getz e altre stelle del firmamento jazz. Maurizio Franco ci propone in due puntate di Birdland una sintesi della sua brillante carriera che prosegue ancor oggi.
https://mega.co.nz/#F!vAoQQI4Q!NWF...C6Z5vutoj4m5Wbg




Donald Byrd, trombettista
Conterraneo e quasi coetaneo di Kenny Burrell (di cui ci siamo occupati nelle due precedenti puntate di Birdland), Donald Byrd – nato a Detroit nel 1932 come Donaldson Toussaint L'Ouverture Byrd II – ebbe l’arduo compito ad inizio carriera di sostituire nel gruppo di Max Roach quel fenomeno della tromba che fu Clifford Brown, da poco tragicamente scomparso. Era il 1956: Byrd aveva già suonato con Jackie McLean e George Wallington, aveva pure avuto la possibilità l’anno precedente di mettersi in mostra in quella quotata fucina di giovani talenti che erano i Jazz Messengers di Art Blakey. Dal 1957 il nome di Donald Byrd come trombettista tra i più interessanti della nuova generazione è sulla bocca di tutti. Si assocerà per un periodo a Coltrane, registrerà con Sonny Rollins, Horace Silver, Red Garland e molti altri, fonderà un quintetto co-diretto con il sassofonista baritono Pepper Adams. La sua bravura ed una notorietà ormai consolidata gli apriranno le porte per numerose apparizioni nei più prestigiosi festival europei. Accanto all’attività di performer ed interprete, grazie alla quale si è ritagliato un posto preminente tra gli stilisti della tromba del periodo hard-bop, Donald Byrd ha pure sviluppato un’importante carriera didattica. Ad inizio anni ’60 si dedicò infatti agli studi accademici: teoria e storia della musica, composizione e armonia (tra l’altro con Nadia Boulanger a Parigi). Nel 1966 consegue il dottorato e negli anni successivi si impone come uno dei maggiori specialisti statunitensi di cultura musicale afro-americana. Ha insegnato alla Howard University di Washington, all’Univeristà del Nord Carolina e ha diretto il dipartimento di jazz e musica afro-americana del prestigioso Oberlin Conservatory in Ohio, la più vecchia istituzione del genere negli Stati Uniti.
https://mega.co.nz/#F!7FZ0mCxA!l5L...fVF4oYkDv8PHoHw




Il mondo percussivo di Warren Smith
Pochi musicisti del mondo del jazz possono vantare l’infinta e variegata sequela di collaborazioni -sia discografiche che concertistiche - come quella di Warren Smith. Nativo di Chicago (1934), Smith ha lavorato negli anni ‘60 con Nat King Cole, Aretha Franklin, Nina Simone; contemporaneamente lo troviamo in ensemble d’avanguardia come il Composer’s Workshop Ensemble e il Collective Black Artists; sarà poco dopo a fianco di Gil Evans e Sam Rivers ma anche nell’orchestra di Count Basie. E poi ancora con George Russell e Anthony Braxton, nonché direttore musicale del gruppo di percussioni M-Boom di Max Roach. La sua esperienza sarà pure preziosa negli show di Broadway, in trasmissioni di Radio e TV, a teatro. Insomma un musicista che, con il suo gusto di colorista della percussione, ha segnato la musica americana sin dagli anni ’60. Marcello Lorrai ne traccia un profilo dettagliato in queste cinque puntate di Birdland.
https://mega.co.nz/#F!HVZwDQ7Q!1le...n3LuAt7ip5hq8iw




Lampi di jazz-rock europeo
Fenomeno all’inizio prettamente statunitense, il jazz-rock e la fusion non impiegarono molto a sbarcare pure in Europa. Fra i musicisti del Vecchio Continente che per primi si misero in evidenza in quest’avventura ci sono il chitarrista John McLaughlin e i Nucleus del trombettista Ian Carr.
Ma altri solisti e altre band seguirono i pionieri europei del jazz-rock e Riccardo Bertoncelli ce ne ricorda alcuni in queste puntate di Birdland: il violinista francese Jean-Luc Ponty, i due chitarristi - uno belga , l’altro tedesco - Philip Catherine e Volker Kriegel, il gruppo svizzero degli OM o ancora i Passport del sassofonista Klaus Doldinger o le sperimentazioni fusion di Charlie Mariano, americano trapiantato in Europa.
01 Jean Luc Ponty 28-11-2011
02 Philip Catherine & OM 29-11-2011
03 Klaus Doldinger & Passport 30-11-2011
04 Volker Kriegel & United Jazzrock Ensemble 01-12-2011
05 Charlie Mariano 01-12-2011
https://mega.co.nz/#F!7AgGDZ7Q!Nnt...H3khJ_F4Ve43pAw




Per i 50 anni di Impulse!
La Impulse! (con punto esclamativo!) è stata un’etichetta discografica tra le più in vista del jazz moderno a partire dagli anni ’60. Fu ideata quale sottoetichetta della major ABC dal produttore Creed Taylor, colui che era riuscito a metter sotto contratto Ray Charles dopo i primi successi con Atlantic.
E fu proprio Ray Charles a sancire con l’album Genius + Soul = Jazz il clamoroso debutto col botto dell’etichetta. Ma i progetti erano altri e vennero sviluppati principalmente dal successore di Taylor, il giovane Bob Thiele. Con quest’ultimo la Impulse! assunse con più decisione il carattere di etichetta centrale delle nuove tendenze del jazz - la new thing e il free jazz – che aveva espresso in nuce con alcune delle sue prime produzioni, quelle di Gil Evans e Oliver Nelson. Ma il nome che diede l’impulso definitivo alla label fu quello di John Coltrane, messo sotto contratto (cosa rara all’epoca) nel 1961. Dal debutto con l’LP Africa/Brass a Crescent, dalla pietra miliare A Love Supreme alle creazioni estreme del grande sassofonista, tutti i suoi dischi uscirono per l’etichetta nero/arancione, i colori che la distinguevano immediatamente nei reparti jazz dei negozi specializzati.
Fra gli altri artisti del nuovo jazz che pubblicarono regolarmente per Thiele ricordiamo Archie Shepp, Pharoah Sanders, Albert Ayler ma non mancarono aperture verso altri grandi del jazz più legati alla tradizione: Max Roach, Milt Jackson, Sonny Rollins, addirittura Duke Ellington, Coleman Hawkins e Ben Webster.
Negli anni ’70 il cavallo di razza dell’etichetta divenne Keith Jarrett con il suo quartetto americano.
Claudio Sessa ripercorre in 5 puntate di Birdland questa straordinaria esperienza grazie alla quale è stata documentata una parte essenziale dello sviluppo moderno della musica di matrice afro-americana.
https://mega.co.nz/#F!CRwyQSpJ!sYx...LE0raw-yAr2DLuA




John Hammond, produttore
La figura di John Hammond (1910 - 1987) è tra le più significative dell’industria musicale americana dagli anni ‘30 in avanti. E’ stato produttore, organizzatore di concerti e critico musicale, ma soprattutto scopritore di talenti. Importantissimo rimane il suo lavoro per l’etichetta Columbia sotto la cui ala ha portato gli artisti più diversi.
Nell’ambito del jazz contribuì a far conoscere e a portare al successo musicisti classici come Fletcher Henderson, Count Basie, Benny Carter, Billie Holiday, Lionel Hampton, Benny Goodman. Negli anni ’40 non si entusiasmò invece alla rivoluzione del bebop e il suo interesse si rivolse allora al folk, al pop e al rock. Produsse Pete Seeger, scoprì Aretha Franklin, contribuì ai primi dischi di Bob Dylan e lavorò in seguito con Leonard Cohen, Bruce Springsteen e molti altri.
https://mega.co.nz/#!GNBz3KzC!DwVw...GRH_TS2XOfaObxM

Edited by Elrond_55 - 4/4/2015, 17:27
 
Top
15 replies since 17/5/2010, 21:06   8715 views
  Share